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lunedì 23 luglio 2018

Recensione: 'Mosaico: una storia veneziana' di Marco de Luca

Eccoci per una nuova recensione, oggi è la volta di 'Mosaico: una storia veneziana' di Marco de Luca!

Titolo: Mosaico: una storia veneziana

Autore: Marco de Luca

Formato: Kindle

Edito da: Amazon Media

Genere: storico, thriller

Pagine: 270

Prezzo: 10,40€, disponibile a 0,00€ su Kindle Unlimited




Trama

Anno Domini 1583. Venezia è la città dei Dogi, la regina del Mediterraneo, centro nevralgico di tutti i commerci. Il capitano Iñacio Cortés, avventuriero portoghese, intraprendente e senza scrupoli, cercherà di farsi strada dai bassifondi della città di San Marco fino a raggiungere, forse, i vertici della piramide. Attraversando calli e sottoporteghi, districandosi tra intrighi e inganni, il portoghese verrà catapultato in una Spalato leggendaria, dove su suggerimento di un geniale ebreo, si è deciso di fare della città adriatica un fiorente scalo commerciale per favorire l’amicizia tra Venezia e i Turchi. Iñacio cadrà, si rialzerà e imparerà a proprie spese che nella vita ci sono tre tipi di persone: quelli che stanno fermi, quelli che muovono e quelli che sono mossi.
La vera protagonista di Mosaico è però la Serenissima Repubblica, e più ancora gli uomini e le donne che la animano come tessere di un mosaico: uomini di stato, cortigiane deliziose, sicari, avidi mercanti, nobili decaduti, eroi di guerra, corsari rinnegati e cospiratori visionari.


In questo romanzo storico andiamo a visitare quella che era la Venezia del '500, incontrastata regina del Mediterraneo per gli scambi commerciali, con i suoi intrighi e i suoi delicati rapporti con i Turchi e il Sultano. Abbiamo un vero e proprio mosaico della città: man mano che continuiamo a leggere un nuovo tassello va a inserirsi in quello che sarà il quadro completo della Serenissima.
Ho notato, con grande piacere, che c'è stato uno studio davvero minuzioso per qualsiasi aspetto nel costruire e dar vita a questo libro. Non soltanto ci è narrata perfettamente la storia, ma anche i modi, i costumi e specialmente il parlato, cosa che farò menzione più avanti perché merita davvero il soffermarcisi sopra. Quando leggo un romanzo storico, essendo uno dei miei generi preferiti, quello che mi piace in particolar modo è vedere se imparerò qualcosa di nuovo, scoprire un dettaglio che non conoscevo, una bella curiosità che mi rimarrà impressa.
In questo caso sono rimasta più che accontentata: ammetto che molte cose le ho piacevolmente scoperte con questa lettura, delle chicche che di certo non scorderò e che mi hanno fatto pensare che sì, questa è stata non solo una lettura piacevole, ma anche significativa.
Mi ha lasciato qualcosa, arricchendo le mie curiosità storiche.
Sia la città che i personaggi sono stati studiati con attenzione: l'autore ci fa visitare la città indicandoci i luoghi, ci descrive come sono vestiti i personaggi, che armi utilizzano.
Quindi nessun dettaglio viene dato al caso. Ho apprezzato come infatti questo particolare delle armi non sia stato sottovalutato e notiamo come anche i nemici utilizzino armi diverse di cui ce ne viene menzionato il nome. Una cura maniacale che in romanzi del genere serve e rende completo il quadro, o in questo caso il mosaico, della vicenda.
Iñacio Cortés è un portoghese che sin dalle prime pagine lo vediamo mettersi nei guai con lo Schiavone ma che proprio grazie al suo codice morale viene 'ripreso' e portato a fare affari commerciali. Sarà a quel punto che oltre allo Schiavone un altro personaggio farà la sua comparsa lasciando Cortés tra l'incudine e il martello. Quello che accadrà a questo punto è un susseguirsi di piani, intrighi con un colpo di scena che non mi aspettavo -brava Inès!- che porteranno a un risvolto che, ancora, non avevo previsto. Chi ha letto altre mie recensioni sa quanto mi piace pensare a cosa accadrà in seguito ed essere subito dopo smentita. Significa che l'autore non è stato scontato, banale, con una storia uguale alle altre. Un personaggio ci lascia quando pensavo che ci avrebbe accompagnato fino alla fine e questo è stato un risvolto che mi ha colpita positivamente.
I capitoli finali si fanno sempre più energici ma non posso dire che 'cominciamo ad entrare nel vivo dell'azione' soltanto verso la conclusione.
Una cosa lodevole e che ho molto amato in questo romanzo è che abbiamo sempre l'azione: non ci sono capitoli 'di stallo', ma ognuno di loro ci regala un momento emozionante.
Sin dall'inizio siamo sempre all'interno della vicenda, le pagine si susseguono velocemente perché la scena che stiamo leggendo è dinamica e frizzante. Ci vengono date delle pause nelle quali però ci viene un offerto un duello verbale, quindi la nostra mente è sempre attenta e vigile.
E appena finisce quel capitolo ecco che abbiamo subito la scena d'azione che continua a tenerci incollati alle pagine, e ogni azione ne precede subito un'altra.
Quello che ho pensato è che infatti l'autore ha saputo giocare bene con le scene, ha inserito i discorsi intriganti con le scene d'azione ognuna nel punto giusto in modo tale da fornire al lettore un certo ritmo senza farlo annoiare nemmeno per una pagina.
Parliamo infatti dei discorsi diretti: questo testo ne è pieno ed è sempre un punto a favore quando abbiamo più discorsi diretti che indiretti. È infatti un modo per suscitare più interesse, per far scorrere piacevolmente la lettura e anche per dare una nota diversa al personaggio.
Di questo, come già detto prima, ne parlerò a breve.

Personaggi
Dopo un'accurata descrizione sia storica che geografica conosciamo in maniera egregia la Venezia di fine '500. Che dire invece dei personaggi?
Iñacio Cortés è un avventuriero che pensa a quello che vuole fare e anche se rischioso lui tenta comunque. Verso la fine vedremo però un cambiamento nel personaggio, da impulsivo credo si faccia più riflessivo, in grado di prendere decisioni più calcolate e indirizzare la sua vita verso un percorso diverso da quello che aveva sempre visto per lui.
Lo Schiavone e Florian sono due personaggi controversi, sembrano avere molto in comune ma già dopo poche pagine riusciamo a intravedere il profondo distacco che c'è tra i due, su come si muovono e giocano per riuscire a prevalere. Mi sono piaciuti entrambi e penso che, in virtù dei loro caratteri, si siano comportati proprio come avrebbero dovuto comportarsi.
Abbiamo poi due donne in particolare, ognuna di loro dà il suo contributo e spicca grazie alla propria dote. Riusciamo a vedere quindi come l'autore riesce a giostrarsi tra due donne completamente diverse, mettendone in luce le qualità e come grazie ad esse, riescano a sopravvivere.
In un caso del genere infatti si parla proprio di sopravvivenza, sia nell'una che nell'altra.
Inès è una donna che non ha nulla da perdere, una sicaria che non tentenna davanti a un lavoro sporco ma allo stesso tempo quando capisce che le cose stanno andando male o che qualcuno vuole solo approfittarsi di lei, sa come uscirne fuori traendo il vantaggio della situazione.
Chiara Fracassa è delicata, quasi angelica, e mai si sporcherebbe le mani di sangue. Tuttavia ha dalla sua una intelligenza sopraffina. Dopo anni sa come deve comportarsi con certi personaggi, sa cosa deve dire per ottenere ciò che vuole, quindi le basta conversare nel modo giusto per aiutare se stessa e gli altri. In più di un'occasione Iñacio Cortés riesce a scamparsela proprio grazie a lei, che con molta eleganza e quasi con nonchalance riesce a sistemare quello che per il portoghese sembra essere un problema insormontabile. Ma è nel finale che l'ho vista più 'attiva', cambiata anche lei.
Stavolta la mossa che fa è molto più audace e scopriamo un lato del suo carattere che ce la fa piacere ancora di più!

Stile
A inizio recensione ho detto che avrei parlato più avanti riguardo la lingua dei personaggi. Ebbene, è una delle cose che ho amato di più in questo romanzo.
Quando dicevo che ogni dettaglio è curato in maniera maniacale intendevo davvero ogni dettaglio. Quanti autori conoscete che si premurano di andare a studiare esattamente come si parlava all'epoca? Sicuramente molti, ma in questo caso il parlato non viene 'italianizzato' nel nostro, appunto, italiano attuale. Vengono proprio utilizzate le stesse parole, lo stesso dialetto della Venezia del 1500. In diverse occasioni vediamo delle lettere scritte dai personaggi e queste ci vengono presentate scritte similmente nel linguaggio del tempo. Una cosa che ho apprezzato davvero tantissimo perché per fare una cosa del genere vuol dire che c'è stato uno studio approfondito dietro, significa che l'autore voleva che ci immergessimo quanto più possibile in quell'epoca, che la vivessimo in ogni suo dettaglio. Ricordate sempre che dietro un libro ben studiato c'è sempre un buon libro. Scrivere di un qualcosa che non si conosce senza informarsi porta sempre a una conclusione sgangherata che ci fa chiudere il libro senza aver apprezzato o imparato nulla.
Questa cosa rende il personaggio vivo e diverso dagli altri. Quando andiamo a leggere un discorso diretto prima ancora che ci viene detto chi sta parlando noi già sappiamo chi è. Lo riconosciamo.
Come infatti non pensare subito a Iñacio Cortés quando leggiamo la sua solita imprecazione?
Questi sono tratti che noto molto. Vuol dire che il personaggio è stato costruito alla perfezione: è quasi sempre il linguaggio che fa la differenza e direi che qui la fa eccome.
Per concludere non posso fare a meno che consigliarvi questo libro: ne trarrete insegnamento, avrete dei personaggi che sanno come differenziarsi e una scena d'azione dopo l'altra.
Per questo do le cinque stelle!


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