Ed eccoci con il terzo e ultimo libro della trilogia de 'La Guerra dell'alba e del tramonto' di Le Peruggine! Se avete perso la mia scorsa recensione potete leggerla cliccando su questo link!
Titolo: Purafiamma, libro 3 de 'La Guerra dell'alba e del tramonto'
Autrici: Le Peruggine
Formato: Cartaceo, brossura
Edito da: YouCanPrint, Self-Publishing
Genere: Epic Fantasy
Pagine: 386
Prezzo: 20,00€
Trama
Un regno potente baciato dal sole e un paese lontano incorniciato dal
ghiaccio. Il re ambizioso e il suo amante consigliere. L'eroe dai
capelli di neve e l'assassino dagli occhi dorati. Tra loro la lunga
ombra della guerra e il bacio di sangue dell'amore. "Purafiamma", libro
terzo della serie "La guerra dell'alba e del tramonto"
Come già detto, questo è il capitolo finale della trilogia della guerra dell'alba e del tramonto. Lo scontro decisivo è ormai arrivato e Eliyon, re saggio e generoso, si prepara ad affrontarlo.
E stavolta si ritroveranno tutti a combattere insieme, anche gli stessi Falkan e Nys, che dopo aver pensato di poter diventare suoi prigionieri saranno invece a fianco di Eliyon durante la battaglia contro SohNyssah, la terribile Divinità nonché madre di Nys.
Ho adorato come anche in una clima così bellicoso si sia dato il giusto spazio ai sentimenti delle coppie facendo emergere anche personaggi già conosciuti ma rivelando ciò che realmente provano. Oltre al fatto che, come sempre, si vede quanta cura nei particolari Le Peruggine abbiano messo anche nella descrizione delle tattiche militari. Le scene di guerra infatti sono ben descritte, non appesantiscono la lettura e anzi caricano di giusta ansia il lettore. Il ritmo che si viene a creare è perfetto: abbiamo scene di calma e malinconia intervallati da azioni cariche di adrenalina. In pratica non c'è un momento in cui non avvenga un'azione anche se si tratta di un episodio che richiede maggiore tranquillità.
Come sempre, quando mi appresto a leggere qualcosa de Le Peruggine so che mi sto trovando davanti a un libro di qualità e anche stavolta questo finale non lascia delusi. La trama è avvincente, ci tiene incollati alla pagine fino alla fine, oltre al fatto che come gli scorsi libri troviamo una dettagliata appendice che si rileva essere davvero molto utile. Certo, ormai se siamo arrivati a leggere fino al terzo volume conosciamo i nomi dei posti, dei personaggi, delle loro stagioni e le unità di misura utilizzate, ma aggiungere l'appendice dà sempre quel tocco di classe in più. Come avevo già detto nella scorsa recensione adoro come si siano impegnate per creare un mondo perfetto sotto tutti i punti di vista quindi vi consiglio sempre di dare uno sguardo all'appendice anche prima di iniziare la lettura. Sarà molto utile!
Personaggi
Ovviamente già conosciamo i nostri protagonisti, specialmente le due coppie principali, ma adoro vedere l'attaccamento che hanno verso l'altro in un momento così critico come lo può essere appunto la battaglia finale. Eliyon non esita a pensare a Swaen prima della battaglia, specialmente dopo che gli è stato rivelato l'esito. Si preoccupa per lui e l'unica cosa che vorrebbe è stargli accanto per sempre, anche quando sa che non potrà farlo a lungo. Nys anche la pensa allo stesso modo ma è ancora più sfacciato: se Eliyon infatti va incontro al pericolo con una certa presa di coscienza, Nys è più impulsivo fino ad arrivare a rischiare di farsi male veramente. Così come non esita e accetta anche la morte se questa può essere utile al suo Falkan. Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati e alcuni di essi avranno un importante ruolo all'interno della vicenda, ribaltando le carte in tavola e facendo prendere ai protagonisti decisioni più ponderate.
Le scene d'amore non mancano di certo, sono dolci, passionali e a volte anche sofferte. Eppure è il momento di pace per eccellenza per ogni personaggio che finalmente può abbandonarsi fra le braccia del suo amato anche quando possono rischiare di essere beccati. Anche queste scene sono state introdotte nei giusti momenti, facendo scorrere piacevolmente la lettura.
Se negli scorsi volumi abbiamo conosciuto il passato di Nys e Falkan stavolta tocca a Eliyon e Swaen. Conosciamo appunto come i due si sono incontrati e come a poco a poco il loro amore è sbocciato. Sicuramente per Swaen è stato un colpo di fulmine, non tanto per la bellezza di Eliyon ma quanto per il suo essere dolce e generoso e l'unico che finalmente lo vede come una persona anziché come uno schiavo di piacere. Si ritrova quindi dall'essere venduto come merce ad essere la persona più importante per il futuro re. Eliyon stesso sembra quasi meravigliarsi del cambiamento che Swaen gli ha indotto. Inizialmente infatti non intendeva abusare di lui anche se lo attraeva, intendeva sin da sempre trattarlo come una persona, ma sarà lo stesso Swaen a fargli girare la testa e comincerà a vederlo come lui mai aveva pensato di fare. Questa loro parte dedicata mi è piaciuta talmente tanto che l'ho letta davvero tutta d'un fiato, quasi non mi sono resa conto del tempo che era passato!
Trovo che inserire queste scene sia di fondamentale importanza e specialmente è stata inserita nel momento giusto. Una volta infatti appreso come i due si sono conosciuti se già li amavamo ora li amiamo ancora di più. E capire i sentimenti di Swaen, subito dopo quei capitoli, ci viene ancora più facile. Condividiamo il suo dolore, il suo stato d'animo, la forza e l'energia che mette anche in un momento drammatico. Riusciamo a empatizzare con lui e questo grazie alla perfetta costruzione delle scene e, naturalmemte, dei personaggi stessi.
Stile
Sarò ripetitiva se dico che Le Peruggine sono una garanzia? Lo stile è perfetto, è proprio come dovrebbe essere. Ottima fluidità, ottima padronanza di linguaggio, ottima costruzione del ritmo delle scene. Inoltre non ho trovato un singolo errore in tutto il libro e non ne ho trovati nemmeno nei precedenti. Leggere un loro libro significa che abbiamo davvero la sicurezza di leggere qualcosa di curato, approfondito e studiato. La loro passione esce e traspare: c'è attenzione in ogni loro dettaglio, non solo nel worldbuilding ma anche nella costruzione delle scene. Abbiamo il giusto show don't tell, non abbiamo patetici Deus ex machina perché, anche se effettivamente nel finale un Dio c'è, se abbiamo letto con attenzione i precedenti libri sappiamo che non è un intervento così giusto per fare, per salvare la situazione. Il motivo dietro c'è e lo abbiamo appreso grazie alla storia che ci è stata narrata fino ad adesso. Quindi nessuna pecca nello stile, la lettura è davvero tra le più piacevoli!
Chicca artistica
Potevano forse mancare i loro meravigliosi disegni all'interno di questo libro? Certamente no! Come per gli altri anche stavolta abbiamo delle fantastiche illustrazioni disegnate dalle stesse Peruggine all'interno del romanzo, e non dimentichiamoci ovviamente che anche la cover è stata realizzata da loro. Uniscono quindi i loro più grandi talenti: la scrittura e il disegno! Ed è incredibile come siano bravissime in entrambe le arti, per questo non smetterò mai di dire quanto siano talentuose!
Consiglio, anche se immagino ne sarete curiosi, di non sfogliare le pagine per vedere i disegni se ancora non avete iniziato a leggere il libro, questo perché alcune di queste illustrazioni sono spoiler.
Inoltre ne approfitto anche per ringraziare Le Peruggine per la dedica con il meraviglioso disegno! Come per le scorse volte l'ho amato tantissimo!
Inutile quindi dire che ve lo consiglio, vero?
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martedì 27 novembre 2018
lunedì 26 novembre 2018
Recensione: 'Aeternitas Act I' di Marco Valerio La Grasta
Eccoci qui con una nuova recensione per partire bene con la settimana! Oggi parliamo di 'Aeternitas' di Marco Valerio La Grasta
Titolo: Aeternitas Act I
Autore: Marco Valerio La Grasta
Formato: cartaceo (brossura), ebook
Edito da: Self-Publishing tramite Streetlib
Genere: Urban fantasy, Cyberpunk
Pagine: 151
Prezzo: 13,52€ cartaceo, 7,99€ Kindle
Trama
Siegfried, giovane rampollo di una importante casata nobiliare, intraprende un viaggio per ricongiungersi a una persona importante. Questa ricerca lo porterà via via sempre più lontano da casa fino a farlo arrivare a Zhou Hang, metropoli orientale, che lo cambierà profondamente. Condividerà il viaggio con Sadanobu, medium enigmatico e pericoloso, dalle cui capacità occulte, però, dipende la riuscita della sua ricerca.
Agli occhi del giovane Siegfried si dispiegherà un mondo sconosciuto e magico, fatto di poche luci e di molte ombre, che prosperano in un mondo di aeronavi e schermi pubblicitari.
Andiamo a conoscere il mondo di Gaia, un posto in cui la magia e la tecnologia si mischiano e allo stesso tempo sembrano scontrarsi. Soltanto in pochi, infatti, hanno la possibilità di manipolare le proprie arti magiche considerando che ci vuole molta dedizione e studio per riuscire ad arrivare a un alto livello di comprensione e utilizzo delle stesse. Ma anche la religione, di cui ne esistono molteplici, ha la sua fondamentale importanza specialmente per ciò che succederà a Misha, in attesa della sua investitura. Conosciamo subito Siegfried, un giovane altolocato che non esita ad arrivare a Zhou Hang per richiedere l'aiuto del potente Sadanobu. E quest'ultimo, nonostante la difficoltà di ciò che Siegfried richiede, sembra volerlo aiutare anche per un tornaconto personale o perché, come gli rammenta spesso, 'è fortunato'. Le storie dei due infatti si intrecciano, e ciò veniamo a scoprirlo man mano, con dei capitoli interamente dedicati al passato di entrambi i protagonisti.
Veniamo quindi a conoscenza di cosa anima Siegfried, cosa per lui è talmente importante da non avere paura nel doversi macchiare l'anima di azioni peccaminose. E di come Sadanobu, capace di manipolare la propria magia attraverso il sangue, tecnica che ho trovato davvero molto interessante, arrivi alla fine a sfidarsi con quello che era il suo più caro amico.
Quello che ho appreso da questo romanzo è che le azioni stesse, le più inconcepibili, vengono sempre mosse dai forti sentimenti che un personaggio prova verso l'altro. E questo l'ho trovato struggente e malinconico. Il romanzo verte principalmente su due coppie distinte che alla fine vediamo in qualche modo riunirsi e confrontarsi anche se alcuni dettagli ancora non ci sono stati svelati.
Da come avrete potuto intendere dall'Act I Aeternitas è infatti il primo romanzo di una trilogia urban fantasy. In questo primo atto veniamo infatti a conoscere meglio alcuni personaggi piuttosto di altri che sicuramente scopriremo meglio nel prossimo romanzo.
Considerando che l'azione e tutto lo svolgimento è incentrato sui personaggi andiamo a parlarne meglio nel dettaglio!
Personaggi
Il primo personaggio di cui veniamo a fare conoscenza è Siegfried. Di lui sappiamo che è un giovane di nobile famiglia, un violinista, e nonostante questo possa forse far intendere di una persona boriosa e un po' indifferente, credo che lui sia tutto il contrario. L'amore che prova per Misha è quanto di più straziante possa esserci: tutto ciò che lui desidera è stare con lui e vederlo realizzato. Lo vediamo felice e trepidante quando Misha si presenta per la sua investitura, orgoglioso per quello che sta per diventare. E quando tutto sembra sgretolarsi davanti a lui, cerca come può di salvarlo. Non può fare molto, anzi, già soltanto nell'urlargli di salvarsi si mette in pericolo e quando l'inevitabile avviene sembra che in lui avvenga una trasformazione. Il dolore che aveva poco prima espresso si trasforma in una ostentata chiusura verso tutto ciò che lo circonda. Non si lascia scappare una lacrima in quel momento, intenzionato a fare tutto ciò che è in suo potere per salvare la persona che ama.
Non sembra più spaventato, ma motivato. Ed è a questo punto che capiamo il motivo della sua interazione con Sadanobu. Tranquilli, non ho intenzione di fare spoiler importanti! Sadanobu, come già detto, è un mago del sangue. Ciò che Siegfried gli chiede di fare è un qualcosa di così forte che qualsiasi persona rimarrebbe interdetta e ci penserebbe due volte prima di portarla a compimento. Eppure la trasformazione in Siegfried è già avvenuta: non c'è nulla che possa più fermarlo, tanto che non vediamo in lui la minima esitazione. C'è da dire che anche Sadanobu è una persona che non mostra il minimo di cenno di esitazione. Anche di questo personaggio veniamo a conoscere meglio il suo passato e mi ha particolarmente impressionata. Non ha remore di fare nulla: sa ciò che vuole e se non lo può ottenere allora non lo otterrà nessuno. Più che altro, però, la spiegazione che dà Sadanobu in merito a una scelta che si ritrova a compiere è che sarà soltanto lui a portarsi dietro il fardello del dolore del suo amato. Leggendo quella scena si può pensare che sia una persona completamente andata fuori di testa, che in realtà non c'è nulla di romantico in quello che fa, eppure io adoro i personaggi complicati quindi nel capire Sadanobu bisogna andare oltre a quello che si vede. Lo conosciamo come una persona inizialmente fragile, che non accetta di uscire di casa, di interagire, nemmeno se si tratta del suo caro amico Mudabanashi. Anzi, non esiterà ad andare contro di lui per ottenere ciò che vuole. Non voglio definirlo confuso: non lo è per niente, anche se alcuni suoi comportamenti potrebbero farcelo intendere. Credo piuttosto che sia una persona estrema e che per questo motivo per lui è la normalità degli eventi compiere gesta impensabili. Motivo per cui, personaggi del genere li reputo sempre i più interessanti. Penso quindi che possa davvero essere lui l'unico che potrà aiutare Siegfried, è come se si fossero trovati appositamente, due puzzle che si incastrano alla perfezione e che insieme riusciranno ad ottenere ciò che vogliono visto l'audacia e il fuoco dentro che li fa andare avanti. Ma una volta che Siegfried avrà ottenuto ciò che vuole sarà realmente soddisfatto? E se non fosse come ha sempre immaginato?
Un altro personaggio di cui voglio parlare è Suzume, inizialmente l'avevo vista come un personaggio statico ma poi sono stata contenta di ricredermi. All'inizio infatti la conosciamo poco, non riusciamo a capire perché agisce, ma alla fine i capitoli a lei dedicati sono davvero molto belli e fanno riconsiderare tutte le scelte che questo personaggio ha compiuto. Scopriamo il suo passato, il suo rimpianto e l'attaccamento che ha avuto alla famiglia e al suo più grande sogno. Queste due cose andranno a cozzare fra di loro, rendendo Suzume una persona diversa, con un dolore nel cuore per cui non si darà pace.
Infine, prima di passare a parlare dello stile, c'è una piccola nota finale che voglio fare e qua parlerò in modo molto del tutto soggettivo. Sono stata davvero contenta che finalmente la storia d'amore è incentrata su dei ragazzi anche se ancora non ho capito se è una cosa universalmente accettata in Gaia. Il dubbio mi è venuto da una frase detta da Siegfried a Misha, del fatto che non stanno facendo nulla di male e che non deve essere qualche santone a dirgli come vivere la propria vita ma sarà interessante scoprirlo meglio nel prossimo.
Stile
Parliamo ora dello stile, ho da fare alcuni appunti e se verranno seguiti i miei consigli il romanzo può tranquillamente raggiungere le cinque stelle piene. Gli aspetti positivi del romanzo è che lo stile è molto buono e fluido come piace a me. Non ci sono parole di troppo, avverbi inutili e in tutto il romanzo ho trovato solo tre errori, di cui addirittura due di battitura quindi nulla di preoccupante. L'autore ha infatti un'ottima proprietà di linguaggio e secondo me ha quindi tutte le caratteristiche per diventare un ottimo stile. Ho tre appunti da fare di cui però uno è una scelta stilistica utilizzata dall'autore e che quindi di per sé non un errore. Il testo infatti è raccontato al presente, e ripeto, non è un errore perché ogni autore può decidere liberamente qual è il tempo che preferisce utilizzare.
Solo che a un certo punto del racconto, più o meno dopo una cinquantina di pagine, il testo passa dal presente al passato e questo perché un personaggio nell'atto di chiudere gli occhi sta rammentando un evento, appunto, del passato. Il che va bene, ma mi sento di consigliare all'autore di distaccare quel momento e di non passare dal tempo presente al passato anche se il personaggio in questione sta ricordando qualcosa. La lettura cambia all'improvviso e quindi il lettore può restare un attimo confuso dal cambio di tempi. Suggerisco quindi di o staccare l'evento e scriverlo sempre al passato oppure continuare a usare il presente anche se è un ricordo. Aggiungo anche che, sicuramente l'autore preferisce il presente e va più che bene, ma secondo me è bravissimo nell'utilizzo del passato perché quella parte si è letta in modo davvero scorrevole e piacevole.
Secondo appunto: io eliminerei la prefazione. Può sembrare strano detto così perché la prefazione ci aiuta a capire come funziona il mondo di Gaia, la magia, la tecnologia, le religioni che ci sono. Ma come saprete già se avete letto altre mie recensioni io sono sempre a favore del 'mostrare non raccontare'. La prefazione è appunto un raccontato, mentre invece funziona meglio se tutte queste informazioni ci vengono fornite dai personaggi stessi, all'interno del romanzo. Si possono usare diversi modi per farlo: un discorso diretto tra due personaggi, un avvenimento che ci fa capire come le cose funzionano nel mondo, insomma qualsiasi cosa purché appunto detta all'interno del romanzo. Che tra l'altro infatti funziona già benissimo così come si presenta il testo stesso: alcune di queste cose le vengo a sapere dai personaggi ed è così che va bene.
Terzo e ultimo appunto: se l'utilizzo della forma al presente è come già detto una scelta stilistica e quindi non un errore, è però un errore cambiare lo stile del romanzo in quello che potrei definire da role. Non sto dicendo che lo stile da role è sbagliato, non lo è, io stessa ruolo e lo utilizzo, ma quando si ruola e quando si scrive un romanzo si devono utilizzare due stili differenti.
In questo caso per esempio abbiamo all'inizio di un discorso diretto il nome del personaggio che sta parlando. O a volte prima del discorso ci viene fornita l'azione del personaggio.
In certe occasioni però questo stile non viene utilizzato e il testo scorre benissimo!
Detto questo, non vedo l'ora di leggere il secondo atto dato che mi sono affezionata ai personaggi e sono curiosa di conoscere meglio alcuni di loro. Ne consiglio quindi la lettura!
Titolo: Aeternitas Act I
Autore: Marco Valerio La Grasta
Formato: cartaceo (brossura), ebook
Edito da: Self-Publishing tramite Streetlib
Genere: Urban fantasy, Cyberpunk
Pagine: 151
Prezzo: 13,52€ cartaceo, 7,99€ Kindle
Trama
Siegfried, giovane rampollo di una importante casata nobiliare, intraprende un viaggio per ricongiungersi a una persona importante. Questa ricerca lo porterà via via sempre più lontano da casa fino a farlo arrivare a Zhou Hang, metropoli orientale, che lo cambierà profondamente. Condividerà il viaggio con Sadanobu, medium enigmatico e pericoloso, dalle cui capacità occulte, però, dipende la riuscita della sua ricerca.
Agli occhi del giovane Siegfried si dispiegherà un mondo sconosciuto e magico, fatto di poche luci e di molte ombre, che prosperano in un mondo di aeronavi e schermi pubblicitari.
Andiamo a conoscere il mondo di Gaia, un posto in cui la magia e la tecnologia si mischiano e allo stesso tempo sembrano scontrarsi. Soltanto in pochi, infatti, hanno la possibilità di manipolare le proprie arti magiche considerando che ci vuole molta dedizione e studio per riuscire ad arrivare a un alto livello di comprensione e utilizzo delle stesse. Ma anche la religione, di cui ne esistono molteplici, ha la sua fondamentale importanza specialmente per ciò che succederà a Misha, in attesa della sua investitura. Conosciamo subito Siegfried, un giovane altolocato che non esita ad arrivare a Zhou Hang per richiedere l'aiuto del potente Sadanobu. E quest'ultimo, nonostante la difficoltà di ciò che Siegfried richiede, sembra volerlo aiutare anche per un tornaconto personale o perché, come gli rammenta spesso, 'è fortunato'. Le storie dei due infatti si intrecciano, e ciò veniamo a scoprirlo man mano, con dei capitoli interamente dedicati al passato di entrambi i protagonisti.
Veniamo quindi a conoscenza di cosa anima Siegfried, cosa per lui è talmente importante da non avere paura nel doversi macchiare l'anima di azioni peccaminose. E di come Sadanobu, capace di manipolare la propria magia attraverso il sangue, tecnica che ho trovato davvero molto interessante, arrivi alla fine a sfidarsi con quello che era il suo più caro amico.
Quello che ho appreso da questo romanzo è che le azioni stesse, le più inconcepibili, vengono sempre mosse dai forti sentimenti che un personaggio prova verso l'altro. E questo l'ho trovato struggente e malinconico. Il romanzo verte principalmente su due coppie distinte che alla fine vediamo in qualche modo riunirsi e confrontarsi anche se alcuni dettagli ancora non ci sono stati svelati.
Da come avrete potuto intendere dall'Act I Aeternitas è infatti il primo romanzo di una trilogia urban fantasy. In questo primo atto veniamo infatti a conoscere meglio alcuni personaggi piuttosto di altri che sicuramente scopriremo meglio nel prossimo romanzo.
Considerando che l'azione e tutto lo svolgimento è incentrato sui personaggi andiamo a parlarne meglio nel dettaglio!
Personaggi
Il primo personaggio di cui veniamo a fare conoscenza è Siegfried. Di lui sappiamo che è un giovane di nobile famiglia, un violinista, e nonostante questo possa forse far intendere di una persona boriosa e un po' indifferente, credo che lui sia tutto il contrario. L'amore che prova per Misha è quanto di più straziante possa esserci: tutto ciò che lui desidera è stare con lui e vederlo realizzato. Lo vediamo felice e trepidante quando Misha si presenta per la sua investitura, orgoglioso per quello che sta per diventare. E quando tutto sembra sgretolarsi davanti a lui, cerca come può di salvarlo. Non può fare molto, anzi, già soltanto nell'urlargli di salvarsi si mette in pericolo e quando l'inevitabile avviene sembra che in lui avvenga una trasformazione. Il dolore che aveva poco prima espresso si trasforma in una ostentata chiusura verso tutto ciò che lo circonda. Non si lascia scappare una lacrima in quel momento, intenzionato a fare tutto ciò che è in suo potere per salvare la persona che ama.
Non sembra più spaventato, ma motivato. Ed è a questo punto che capiamo il motivo della sua interazione con Sadanobu. Tranquilli, non ho intenzione di fare spoiler importanti! Sadanobu, come già detto, è un mago del sangue. Ciò che Siegfried gli chiede di fare è un qualcosa di così forte che qualsiasi persona rimarrebbe interdetta e ci penserebbe due volte prima di portarla a compimento. Eppure la trasformazione in Siegfried è già avvenuta: non c'è nulla che possa più fermarlo, tanto che non vediamo in lui la minima esitazione. C'è da dire che anche Sadanobu è una persona che non mostra il minimo di cenno di esitazione. Anche di questo personaggio veniamo a conoscere meglio il suo passato e mi ha particolarmente impressionata. Non ha remore di fare nulla: sa ciò che vuole e se non lo può ottenere allora non lo otterrà nessuno. Più che altro, però, la spiegazione che dà Sadanobu in merito a una scelta che si ritrova a compiere è che sarà soltanto lui a portarsi dietro il fardello del dolore del suo amato. Leggendo quella scena si può pensare che sia una persona completamente andata fuori di testa, che in realtà non c'è nulla di romantico in quello che fa, eppure io adoro i personaggi complicati quindi nel capire Sadanobu bisogna andare oltre a quello che si vede. Lo conosciamo come una persona inizialmente fragile, che non accetta di uscire di casa, di interagire, nemmeno se si tratta del suo caro amico Mudabanashi. Anzi, non esiterà ad andare contro di lui per ottenere ciò che vuole. Non voglio definirlo confuso: non lo è per niente, anche se alcuni suoi comportamenti potrebbero farcelo intendere. Credo piuttosto che sia una persona estrema e che per questo motivo per lui è la normalità degli eventi compiere gesta impensabili. Motivo per cui, personaggi del genere li reputo sempre i più interessanti. Penso quindi che possa davvero essere lui l'unico che potrà aiutare Siegfried, è come se si fossero trovati appositamente, due puzzle che si incastrano alla perfezione e che insieme riusciranno ad ottenere ciò che vogliono visto l'audacia e il fuoco dentro che li fa andare avanti. Ma una volta che Siegfried avrà ottenuto ciò che vuole sarà realmente soddisfatto? E se non fosse come ha sempre immaginato?
Un altro personaggio di cui voglio parlare è Suzume, inizialmente l'avevo vista come un personaggio statico ma poi sono stata contenta di ricredermi. All'inizio infatti la conosciamo poco, non riusciamo a capire perché agisce, ma alla fine i capitoli a lei dedicati sono davvero molto belli e fanno riconsiderare tutte le scelte che questo personaggio ha compiuto. Scopriamo il suo passato, il suo rimpianto e l'attaccamento che ha avuto alla famiglia e al suo più grande sogno. Queste due cose andranno a cozzare fra di loro, rendendo Suzume una persona diversa, con un dolore nel cuore per cui non si darà pace.
Infine, prima di passare a parlare dello stile, c'è una piccola nota finale che voglio fare e qua parlerò in modo molto del tutto soggettivo. Sono stata davvero contenta che finalmente la storia d'amore è incentrata su dei ragazzi anche se ancora non ho capito se è una cosa universalmente accettata in Gaia. Il dubbio mi è venuto da una frase detta da Siegfried a Misha, del fatto che non stanno facendo nulla di male e che non deve essere qualche santone a dirgli come vivere la propria vita ma sarà interessante scoprirlo meglio nel prossimo.
Stile
Parliamo ora dello stile, ho da fare alcuni appunti e se verranno seguiti i miei consigli il romanzo può tranquillamente raggiungere le cinque stelle piene. Gli aspetti positivi del romanzo è che lo stile è molto buono e fluido come piace a me. Non ci sono parole di troppo, avverbi inutili e in tutto il romanzo ho trovato solo tre errori, di cui addirittura due di battitura quindi nulla di preoccupante. L'autore ha infatti un'ottima proprietà di linguaggio e secondo me ha quindi tutte le caratteristiche per diventare un ottimo stile. Ho tre appunti da fare di cui però uno è una scelta stilistica utilizzata dall'autore e che quindi di per sé non un errore. Il testo infatti è raccontato al presente, e ripeto, non è un errore perché ogni autore può decidere liberamente qual è il tempo che preferisce utilizzare.
Solo che a un certo punto del racconto, più o meno dopo una cinquantina di pagine, il testo passa dal presente al passato e questo perché un personaggio nell'atto di chiudere gli occhi sta rammentando un evento, appunto, del passato. Il che va bene, ma mi sento di consigliare all'autore di distaccare quel momento e di non passare dal tempo presente al passato anche se il personaggio in questione sta ricordando qualcosa. La lettura cambia all'improvviso e quindi il lettore può restare un attimo confuso dal cambio di tempi. Suggerisco quindi di o staccare l'evento e scriverlo sempre al passato oppure continuare a usare il presente anche se è un ricordo. Aggiungo anche che, sicuramente l'autore preferisce il presente e va più che bene, ma secondo me è bravissimo nell'utilizzo del passato perché quella parte si è letta in modo davvero scorrevole e piacevole.
Secondo appunto: io eliminerei la prefazione. Può sembrare strano detto così perché la prefazione ci aiuta a capire come funziona il mondo di Gaia, la magia, la tecnologia, le religioni che ci sono. Ma come saprete già se avete letto altre mie recensioni io sono sempre a favore del 'mostrare non raccontare'. La prefazione è appunto un raccontato, mentre invece funziona meglio se tutte queste informazioni ci vengono fornite dai personaggi stessi, all'interno del romanzo. Si possono usare diversi modi per farlo: un discorso diretto tra due personaggi, un avvenimento che ci fa capire come le cose funzionano nel mondo, insomma qualsiasi cosa purché appunto detta all'interno del romanzo. Che tra l'altro infatti funziona già benissimo così come si presenta il testo stesso: alcune di queste cose le vengo a sapere dai personaggi ed è così che va bene.
Terzo e ultimo appunto: se l'utilizzo della forma al presente è come già detto una scelta stilistica e quindi non un errore, è però un errore cambiare lo stile del romanzo in quello che potrei definire da role. Non sto dicendo che lo stile da role è sbagliato, non lo è, io stessa ruolo e lo utilizzo, ma quando si ruola e quando si scrive un romanzo si devono utilizzare due stili differenti.
In questo caso per esempio abbiamo all'inizio di un discorso diretto il nome del personaggio che sta parlando. O a volte prima del discorso ci viene fornita l'azione del personaggio.
In certe occasioni però questo stile non viene utilizzato e il testo scorre benissimo!
Detto questo, non vedo l'ora di leggere il secondo atto dato che mi sono affezionata ai personaggi e sono curiosa di conoscere meglio alcuni di loro. Ne consiglio quindi la lettura!
giovedì 22 novembre 2018
Recensione: Gli eredi di Coeter - Promesse e fantasmi di Matteo Daniele Gualtieri
Per questa nuova recensione parliamo di un altro fantasy, 'Gli eredi di Coeter' di Matteo Daniele Gualtieri!
Titolo: Gli eredi di Coeter - Promesse e fantasmi
Autore: Matteo Daniele Gualtieri
Formato: cartaceo (brossura), ebook
Edito da: Editrice GDS
Genere: Epic fantasy, sword&sorcery
Pagine: 566
Prezzo: 22€ cartaceo, 3,49€ in Ebook
Trama
Le Grandi Nazioni del continente di Coeter vivono una pace apparente, garantita da labili alleanze e un precario equilibrio. Equilibrio che rischia di essere stravolto da un oscuro complotto. Protagonisti ignari sono Eruner e Aider, due giovani guerrieri della Gilda Unita che scopriranno presto che dietro la trappola ordita alle loro spalle si cela qualcosa di più grande. Qualcosa che ha scoperchiato una serie di intrighi e giochi di potere che potrebbero spezzare per sempre il filo sottile che lega le Grandi Nazioni. Tra cospirazioni di palazzo, alleanze imprevedibili e vili tradimenti, il destino di Coeter è nelle loro mani.
Prima di cominciare con la recensione vera e propria è giusto fare una precisazione: questo è il primo capitolo di una trilogia fantasy. Non è classificabile come fantasy classico quanto piuttosto come epic fantasy. I due protagonisti sono Aider e Eruner, entrambi appartenenti alla Gilda Unita. Il romanzo inizia proprio con una missione appena affidatagli: dovranno infatti ricercare un uomo e ucciderlo sul posto. Sanno che gli ordini non si trasgrediscono e anche se, durante una ricognizione, qualche dubbio li affligge, faranno di tutto per portare a termine il loro compito.
Sarà proprio da questo momento che i due si ritroveranno invischiati in qualcosa che non avevano previsto, un raggiro che li ha fatti cadere in una trappola che potrebbe pericolosamente diventare mortale. A questo punto starà ai due riuscire a cavarsela e scampare alla morte, in un momento in cui si cominciano a conoscere diversi personaggi e capire chi tra di loro può essere un probabile traditore.
Come già detto in altre recensioni quando ci sono situazioni del genere mi piace sempre mettermici d'impegno per cercare di arrivare alla soluzione. Anche stavolta ovviamente avevo i miei dubbi, eppure non ero totalmente convinta. Durante il finale, quando si viene a scoprire questo particolare, sono rimasta decisamente impressionata e devo dire che non me lo aspettavo per come il personaggio si era proposto al lettore. Non è ovviamente un fattore negativo: se fosse stato facile immaginarselo, se ci fossero stati troppi indizi e dettagli palesi non sarebbe stato, appunto, impressionante.
E quindi devo dire che sul fattore sorpresa sono rimasta colpita in modo positivo.
La cosa bella di questo romanzo, e che comunque riprenderò più in là per parlarne più nel dettaglio, è che è un susseguirsi di eventi che sempre tengono accesa l'attenzione del lettore. Certo, ci sono capitoli in cui non c'è un episodio d'azione ma sono capitoli che ci introducono nel modo corretto in quello che sta per succedere e che quindi, nonostante la calma apparente, rendono comunque il lettore sempre attivo. Ed è questa una cosa che posso assolutamente apprezzare: le azioni non mancano di certo. I personaggi sono continuamente in movimento, passiamo da una soluzione di un caso a un altro, in questo modo il climax non si spegne e non ci sono stati capitoli che ho ritenuto noiosi.
I nostri due eroi infatti si ritroveranno a cambiare spesso: non solo psicologicamente, ma otterranno diversi incarichi e ognuno di essi è una tappa per la loro formazione. Fino a quando non arriviamo nel momento in cui saranno mandati alla ricerca dell'Inviato del Diavolo.
I capitoli finali che appunto si incentrano su questa ricerca 'non stanno fermi un attimo'. Innanzitutto andiamo a conoscere meglio i necromanti e quindi come funziona la magia in questo mondo. Abbiamo già avuto dettagli precedentemente, ma credo che sia proprio in quegli istanti che li vediamo 'attivarsi'. Come detto è il primo di una trilogia fantasy ed è ovvio quindi che abbiamo un finale parzialmente aperto. Perché dico parzialmente? Perché comunque sia il lettore può ritenersi soddisfatto: la ricerca viene completata, scopriamo chi era l'Inviato del Diavolo, perché ha agito di conseguenza e il modo in cui lo scrittore ce lo riporta mi è piaciuto così tanto che ne parlerò più avanti nella parte dedicata allo stile.
Personaggi/ worldbuilding
Perché associo i personaggi al worldbuilding? Perché anche se forse può non sembrare, ci sono tantissimi personaggi e questo perché il mondo che è stato creato è decisamente vasto. Abbiamo infatti tante nazioni con le loro città, province, eserciti, stemmi e via dicendo.
Se ci sono così tante città ci sono ovviamente diversi personaggi che a parte viverci, le amministrano. Quindi ho trovato una cura maniacale nella creazione dei personaggi e del mondo.
Lo scrittore ci fornisce una utilissima appendice alla fine del romanzo: andate a consultarla perché non è semplicemente un elenco di città, nazioni e quant'altro, ma fornisce anche spiegazioni sull'esercito, sullo stemma e c'è anche una lista di curiosità per ciascuna di esse. Io l'ho trovato davvero un ottimo lavoro, fa sentire quanta cura c'è stata e quanto lavoro dietro è stato fatto per la sua creazione. Dà comunque l'idea di un qualcosa che non è stato inventato da un giorno all'altro, è una certezza. Le appendici non devono essere obbligatorie, ma quando ci sono, io le apprezzo sempre. Parliamo quindi dei personaggi: tanto lavoro c'è dietro ai due protagonisti, Aider e Eruner. Il primo è un lupo mannaro e il secondo è chiamato 'Il Diavolo' e questo per un particolare marchio a seguito di una battaglia a cui ha partecipato insieme al suo amato fratello Isil.
Mi piacerebbe spendere qualche parola in più in merito a questa battaglia ma sarebbe troppo spoiler anche se comunque ho un'annotazione da fare e ne parlerò nella sezione dello stile.
Ho letteralmente adorato il rapporto che c'è tra loro due: nonostante infatti i due si conoscano da appena due anni, il loro legame è davvero fortissimo. Un rapporto di vera fratellanza, di reciproco rispetto e affetto. Ogni volta che uno di loro è nei guai, o pensa di non farcela in quella determinata situazione, ecco che il pensiero va subito all'amico con cui tra l'altro condivide un motto!
Questo si sente, si avverte, ed è costruito in maniera esemplare. Anche il loro background è curato. Per alcune cose ci è stato dato un accenno, di cui infatti sono curiosa, e che quindi vedremo nei prossimi libri. Le loro storie sono davvero interessanti: non so infatti dire chi preferisca tra i due. Credo che lo scrittore sia stato così bravo nel descrivere il loro rapporto che non riesco a scegliere proprio perché li vedo troppo come un duo, davvero indivisibili. Quindi il mio apprezzamento va sinceramente per entrambi. Se vi posso dire con certezza che i due protagonisti sono stati creati bene, non significa che non è stata data la stessa cura anche per gli altri. Essendoci tanti personaggi è difficile ovviamente stare dietro tutti eppure riusciamo a riconoscerli, sono distinti gli uni dagli altri. A me è piaciuto tantissimo il personaggio di Shaeros della Luce, inizialmente infatti non riuscivo a inquadrarlo proprio perché avevo intuito che avesse un carattere particolare. E così è stato. Personaggi del genere, un po' camaleontici, mi affascinano sempre, quindi posso dire che è stato uno dei miei personaggi preferiti del romanzo. Menziono ovviamente anche Kayla, il personaggio femminile protagonista, anche chiamata Figlia del Vento. Coraggiosa e molto malinconica, ecco come la descriverei. Incuriosisce subito e volevo appunto scoprire quale fosse il suo passato. Il motivo di questa sua malinconia è condivisa con Eruner e ciò riesce a creare un legame -non per forza d'amore- con lui davvero personale e profondo.
Motivo che sarà anche lo scatenarsi di un loro 'litigio', se così vogliamo definirlo, che creerà un rimpianto per entrambi ma che proprio grazie alla solidità della loro amicizia e dei loro trascorsi riusciranno comunque a superare.
Stile
Parliamo ora dello stile, in questa sezione ho rimandato la discussione su due argomenti. Ma andiamo con ordine: lo stile è diretto, nel senso che non ci sono parole di troppo che affaticano la lettura. Motivo per cui, nonostante le quasi 600 pagine, ho letto in una maniera molto spedita. Ho notato che non vengono utilizzati molto spesso gli avverbi, il che è ottimo! Sono ridondanti e non fate caso a me se nelle recensioni ne abuso, in un romanzo meno ce ne sono, meglio è. A volte ci sono delle ripetizioni che però non guastano la lettura e che comunque scivolano piuttosto bene.
Il ritmo è calzante, un susseguirsi di eventi che riesce a mantenere alta la tensione.
Le due osservazioni che faccio sono le seguenti: ci sono alcuni errori, anche se pochi, e alcuni di questi non li posso considerare nemmeno dei veri e propri refusi, quanto errori di distrazione dato che successivamente non saranno ripetuti. Quindi delle semplici sviste. Gli altri andrebbero corretti invece, ma comunque sia sono pochi. Questo lo dico per non farvi pensare al fatto che sia pieno zeppo, perché assolutamente non è così. La seconda cosa è sullo show don't tell, al quale mi voglio ricollegare quando ho menzionato il personaggio di Eruner e la battaglia che ha dovuto affrontare contro Suffrix. Questo momento è davvero importante, non solo per conoscere il passato del protagonista, ma anche perché ci offre delle spiegazioni importanti per il proseguimento della lettura. Capisco quindi che deve essere un momento sia di azione, perché c'è una battaglia in corso, sia di spiegazione. Ho notato che a volte l'azione veniva interrotta per fornire la spiegazione, che giustamente al lettore serve! Altrimenti non capisce cosa sta succedendo. Ma consiglierei un maggior utilizzo del 'mostrare', del non avere paura nell'andarci piano. Perché lo dico? Perché lo scrittore è perfettamente in grado di farlo e ne avremo anche la conferma continuando la lettura.
Consiglio sempre, proprio in generale, di non avere fretta nello spiegare una scena. Attenzione: non fretta intesa nel senso letterale, ovvero che la scena è veloce e finisce nel giro di poche righe perché non è così, anzi. Ma alcuni indizi e spiegazioni possono essere dati in modi alternativi senza spezzare l'azione. E lo scrittore lo fa eccome poi: per esempio, c'è un momento in cui Kayla sta ricordando qualcosa e viene usato come pretesto per darci una spiegazione importante. Questo va benissimo. Non stiamo interrompendo niente, anche se detto così può sembrare.
E l'altro esempio è perfetto per ricollegarmi al finale di cui volevo parlare: il mostrato qui è usato benissimo. Abbiamo, per avere le informazioni di cui necessitiamo, un diario. Ho adorato quella parte, è esattamente come dovrebbe essere. Quindi: ci viene fornita una spiegazione con un espediente che va più che bene -mi è piaciuto tantissimo leggere quella parte- senza avere nessuna interruzione e gustandoci la scena nella maniera appropriata.
Questo libro è certamente promosso e ne consiglio la lettura, sono sicura anche voi adorerete i due protagonisti e io sono curiosa di sapere cosa succederà!
La mia votazione è quattro stelle e mezzo, aggiustando queste due piccole cose avremo un cinque stelle piene!
Titolo: Gli eredi di Coeter - Promesse e fantasmi
Autore: Matteo Daniele Gualtieri
Formato: cartaceo (brossura), ebook
Edito da: Editrice GDS
Genere: Epic fantasy, sword&sorcery
Pagine: 566
Prezzo: 22€ cartaceo, 3,49€ in Ebook
Trama
Le Grandi Nazioni del continente di Coeter vivono una pace apparente, garantita da labili alleanze e un precario equilibrio. Equilibrio che rischia di essere stravolto da un oscuro complotto. Protagonisti ignari sono Eruner e Aider, due giovani guerrieri della Gilda Unita che scopriranno presto che dietro la trappola ordita alle loro spalle si cela qualcosa di più grande. Qualcosa che ha scoperchiato una serie di intrighi e giochi di potere che potrebbero spezzare per sempre il filo sottile che lega le Grandi Nazioni. Tra cospirazioni di palazzo, alleanze imprevedibili e vili tradimenti, il destino di Coeter è nelle loro mani.
Prima di cominciare con la recensione vera e propria è giusto fare una precisazione: questo è il primo capitolo di una trilogia fantasy. Non è classificabile come fantasy classico quanto piuttosto come epic fantasy. I due protagonisti sono Aider e Eruner, entrambi appartenenti alla Gilda Unita. Il romanzo inizia proprio con una missione appena affidatagli: dovranno infatti ricercare un uomo e ucciderlo sul posto. Sanno che gli ordini non si trasgrediscono e anche se, durante una ricognizione, qualche dubbio li affligge, faranno di tutto per portare a termine il loro compito.
Sarà proprio da questo momento che i due si ritroveranno invischiati in qualcosa che non avevano previsto, un raggiro che li ha fatti cadere in una trappola che potrebbe pericolosamente diventare mortale. A questo punto starà ai due riuscire a cavarsela e scampare alla morte, in un momento in cui si cominciano a conoscere diversi personaggi e capire chi tra di loro può essere un probabile traditore.
Come già detto in altre recensioni quando ci sono situazioni del genere mi piace sempre mettermici d'impegno per cercare di arrivare alla soluzione. Anche stavolta ovviamente avevo i miei dubbi, eppure non ero totalmente convinta. Durante il finale, quando si viene a scoprire questo particolare, sono rimasta decisamente impressionata e devo dire che non me lo aspettavo per come il personaggio si era proposto al lettore. Non è ovviamente un fattore negativo: se fosse stato facile immaginarselo, se ci fossero stati troppi indizi e dettagli palesi non sarebbe stato, appunto, impressionante.
E quindi devo dire che sul fattore sorpresa sono rimasta colpita in modo positivo.
La cosa bella di questo romanzo, e che comunque riprenderò più in là per parlarne più nel dettaglio, è che è un susseguirsi di eventi che sempre tengono accesa l'attenzione del lettore. Certo, ci sono capitoli in cui non c'è un episodio d'azione ma sono capitoli che ci introducono nel modo corretto in quello che sta per succedere e che quindi, nonostante la calma apparente, rendono comunque il lettore sempre attivo. Ed è questa una cosa che posso assolutamente apprezzare: le azioni non mancano di certo. I personaggi sono continuamente in movimento, passiamo da una soluzione di un caso a un altro, in questo modo il climax non si spegne e non ci sono stati capitoli che ho ritenuto noiosi.
I nostri due eroi infatti si ritroveranno a cambiare spesso: non solo psicologicamente, ma otterranno diversi incarichi e ognuno di essi è una tappa per la loro formazione. Fino a quando non arriviamo nel momento in cui saranno mandati alla ricerca dell'Inviato del Diavolo.
I capitoli finali che appunto si incentrano su questa ricerca 'non stanno fermi un attimo'. Innanzitutto andiamo a conoscere meglio i necromanti e quindi come funziona la magia in questo mondo. Abbiamo già avuto dettagli precedentemente, ma credo che sia proprio in quegli istanti che li vediamo 'attivarsi'. Come detto è il primo di una trilogia fantasy ed è ovvio quindi che abbiamo un finale parzialmente aperto. Perché dico parzialmente? Perché comunque sia il lettore può ritenersi soddisfatto: la ricerca viene completata, scopriamo chi era l'Inviato del Diavolo, perché ha agito di conseguenza e il modo in cui lo scrittore ce lo riporta mi è piaciuto così tanto che ne parlerò più avanti nella parte dedicata allo stile.
Personaggi/ worldbuilding
Perché associo i personaggi al worldbuilding? Perché anche se forse può non sembrare, ci sono tantissimi personaggi e questo perché il mondo che è stato creato è decisamente vasto. Abbiamo infatti tante nazioni con le loro città, province, eserciti, stemmi e via dicendo.
Se ci sono così tante città ci sono ovviamente diversi personaggi che a parte viverci, le amministrano. Quindi ho trovato una cura maniacale nella creazione dei personaggi e del mondo.
Lo scrittore ci fornisce una utilissima appendice alla fine del romanzo: andate a consultarla perché non è semplicemente un elenco di città, nazioni e quant'altro, ma fornisce anche spiegazioni sull'esercito, sullo stemma e c'è anche una lista di curiosità per ciascuna di esse. Io l'ho trovato davvero un ottimo lavoro, fa sentire quanta cura c'è stata e quanto lavoro dietro è stato fatto per la sua creazione. Dà comunque l'idea di un qualcosa che non è stato inventato da un giorno all'altro, è una certezza. Le appendici non devono essere obbligatorie, ma quando ci sono, io le apprezzo sempre. Parliamo quindi dei personaggi: tanto lavoro c'è dietro ai due protagonisti, Aider e Eruner. Il primo è un lupo mannaro e il secondo è chiamato 'Il Diavolo' e questo per un particolare marchio a seguito di una battaglia a cui ha partecipato insieme al suo amato fratello Isil.
Mi piacerebbe spendere qualche parola in più in merito a questa battaglia ma sarebbe troppo spoiler anche se comunque ho un'annotazione da fare e ne parlerò nella sezione dello stile.
Ho letteralmente adorato il rapporto che c'è tra loro due: nonostante infatti i due si conoscano da appena due anni, il loro legame è davvero fortissimo. Un rapporto di vera fratellanza, di reciproco rispetto e affetto. Ogni volta che uno di loro è nei guai, o pensa di non farcela in quella determinata situazione, ecco che il pensiero va subito all'amico con cui tra l'altro condivide un motto!
Questo si sente, si avverte, ed è costruito in maniera esemplare. Anche il loro background è curato. Per alcune cose ci è stato dato un accenno, di cui infatti sono curiosa, e che quindi vedremo nei prossimi libri. Le loro storie sono davvero interessanti: non so infatti dire chi preferisca tra i due. Credo che lo scrittore sia stato così bravo nel descrivere il loro rapporto che non riesco a scegliere proprio perché li vedo troppo come un duo, davvero indivisibili. Quindi il mio apprezzamento va sinceramente per entrambi. Se vi posso dire con certezza che i due protagonisti sono stati creati bene, non significa che non è stata data la stessa cura anche per gli altri. Essendoci tanti personaggi è difficile ovviamente stare dietro tutti eppure riusciamo a riconoscerli, sono distinti gli uni dagli altri. A me è piaciuto tantissimo il personaggio di Shaeros della Luce, inizialmente infatti non riuscivo a inquadrarlo proprio perché avevo intuito che avesse un carattere particolare. E così è stato. Personaggi del genere, un po' camaleontici, mi affascinano sempre, quindi posso dire che è stato uno dei miei personaggi preferiti del romanzo. Menziono ovviamente anche Kayla, il personaggio femminile protagonista, anche chiamata Figlia del Vento. Coraggiosa e molto malinconica, ecco come la descriverei. Incuriosisce subito e volevo appunto scoprire quale fosse il suo passato. Il motivo di questa sua malinconia è condivisa con Eruner e ciò riesce a creare un legame -non per forza d'amore- con lui davvero personale e profondo.
Motivo che sarà anche lo scatenarsi di un loro 'litigio', se così vogliamo definirlo, che creerà un rimpianto per entrambi ma che proprio grazie alla solidità della loro amicizia e dei loro trascorsi riusciranno comunque a superare.
Stile
Parliamo ora dello stile, in questa sezione ho rimandato la discussione su due argomenti. Ma andiamo con ordine: lo stile è diretto, nel senso che non ci sono parole di troppo che affaticano la lettura. Motivo per cui, nonostante le quasi 600 pagine, ho letto in una maniera molto spedita. Ho notato che non vengono utilizzati molto spesso gli avverbi, il che è ottimo! Sono ridondanti e non fate caso a me se nelle recensioni ne abuso, in un romanzo meno ce ne sono, meglio è. A volte ci sono delle ripetizioni che però non guastano la lettura e che comunque scivolano piuttosto bene.
Il ritmo è calzante, un susseguirsi di eventi che riesce a mantenere alta la tensione.
Le due osservazioni che faccio sono le seguenti: ci sono alcuni errori, anche se pochi, e alcuni di questi non li posso considerare nemmeno dei veri e propri refusi, quanto errori di distrazione dato che successivamente non saranno ripetuti. Quindi delle semplici sviste. Gli altri andrebbero corretti invece, ma comunque sia sono pochi. Questo lo dico per non farvi pensare al fatto che sia pieno zeppo, perché assolutamente non è così. La seconda cosa è sullo show don't tell, al quale mi voglio ricollegare quando ho menzionato il personaggio di Eruner e la battaglia che ha dovuto affrontare contro Suffrix. Questo momento è davvero importante, non solo per conoscere il passato del protagonista, ma anche perché ci offre delle spiegazioni importanti per il proseguimento della lettura. Capisco quindi che deve essere un momento sia di azione, perché c'è una battaglia in corso, sia di spiegazione. Ho notato che a volte l'azione veniva interrotta per fornire la spiegazione, che giustamente al lettore serve! Altrimenti non capisce cosa sta succedendo. Ma consiglierei un maggior utilizzo del 'mostrare', del non avere paura nell'andarci piano. Perché lo dico? Perché lo scrittore è perfettamente in grado di farlo e ne avremo anche la conferma continuando la lettura.
Consiglio sempre, proprio in generale, di non avere fretta nello spiegare una scena. Attenzione: non fretta intesa nel senso letterale, ovvero che la scena è veloce e finisce nel giro di poche righe perché non è così, anzi. Ma alcuni indizi e spiegazioni possono essere dati in modi alternativi senza spezzare l'azione. E lo scrittore lo fa eccome poi: per esempio, c'è un momento in cui Kayla sta ricordando qualcosa e viene usato come pretesto per darci una spiegazione importante. Questo va benissimo. Non stiamo interrompendo niente, anche se detto così può sembrare.
E l'altro esempio è perfetto per ricollegarmi al finale di cui volevo parlare: il mostrato qui è usato benissimo. Abbiamo, per avere le informazioni di cui necessitiamo, un diario. Ho adorato quella parte, è esattamente come dovrebbe essere. Quindi: ci viene fornita una spiegazione con un espediente che va più che bene -mi è piaciuto tantissimo leggere quella parte- senza avere nessuna interruzione e gustandoci la scena nella maniera appropriata.
Questo libro è certamente promosso e ne consiglio la lettura, sono sicura anche voi adorerete i due protagonisti e io sono curiosa di sapere cosa succederà!
La mia votazione è quattro stelle e mezzo, aggiustando queste due piccole cose avremo un cinque stelle piene!
venerdì 16 novembre 2018
Recensione: I due regni, la Città Intera I di Alessia Palumbo
Oggi parliamo de 'I due regni, la Città Intera' di Alessia Palumbo!
Titolo: I due regni, la Città Intera, volume I
Autore: Alessia Palumbo
Formato: Cartaceo (copertina rigida e flessibile), Kindle
Edito da: EKT- Edikit
Genere: fantasy, mix tra sword and sorcery e grimdark
Pagine: 603
Prezzo: 18,00€, 2,99€ Kindle
Consigliato: dai 15/16 anni in su
Trama
In un regno devastato dai conflitti fra maghi e guerrieri, la Città Intera è sorta, baluardo nella lotta contro chiunque possieda sangue magico.
In questo scenario si muove Farwel, decisa a riportare pace ed equilibro in un luogo dove imperversa solo timore e morte.
In un fantasy, certamente non canonico, si muove la sfera umana dell’interiorità e di ogni sua sfumatura, non trovando il malvagio o il corrotto in un mostro da debellare o in una antica maledizione che pende sul capo indistinto della razza umana, ma dentro quegli stessi personaggi che creano e distruggono.
Parallelamente alla vicenda, altri filoni narrativi si intrecciano, mostrando eventi del passato privi del dolore della Città Intera, ma carichi già di un nefasto presagio.
Questo è sicuramente un romanzo che si discosta dal fantasy vecchio stile, è cupo, adulto e con concetti interessanti sicuramente non adatti a un pubblico infantile. È quello che considero un dark fantasy, uno dei generi che più mi incuriosisce. Mi piacciono tutte le sfumature del fantasy, dal vecchio stile al dark, ed è sempre un piacere vedere come un autore, in questo caso un'autrice, riesce a dare la sua personale sfumatura a quello che è un genere ampio e complesso.
Trattare certi argomenti è difficile per uno scrittore, ma è proprio trattando temi più delicati che si vede la bravura dell'autore. Di che cosa parla questo libro?
Innanzitutto credo che sia doveroso specificare che si tratta del primo volume di una tetralogia, di cui i primi tre volumi sono già disponibili e i primi due ci arrivano adesso con un'edizione del tutto nuova.
Per facilitarvi vi lascio quest'immagine gentilmente concessa dall'autrice.
Amo le saghe e devo dire che effettivamente, almeno quanto letto dal primo libro, è una storia lunga che merita di essere raccontata. Dall'incipit veniamo a sapere che la Città Intera è sorta contro i maghi. Anche quelli che non hanno mai arrecato problemi a nessuno vengono o uccisi o messi ai lavori forzati, trattati peggio delle bestie. C'è sempre stato un conflitto tra guerrieri e maghi, ma le due fazioni erano riuscite, anche se con difficoltà, a lavorare insieme per poter un giorno combattere in un unico esercito. Le prime distinzioni, anche quando la guerra vera e propria non è ancora scoppiata, le possiamo già notare nell'Accademia dove sia i maghi che i guerrieri si allenano insieme. Infatti, nonostante ciò, le lezioni saranno sempre separate e i futuri guerrieri coveranno comunque un malcelato odio verso i loro compagni maghi. È naturale, si può pensare, che i maghi e i guerrieri debbano imparare cose diverse e che quindi in Accademia vengano divisi, ma anche quando si presenta l'occasione di dover apprendere qualcosa di utile per entrambe le fazioni ecco che le lezioni sono ugualmente separate.
Farwel, la protagonista, ha sempre vissuto con l'idea che un giorno sarebbe diventata una guerriera, onorando così la sua illustre famiglia della Spada Corrosa insieme alle sue migliori amiche. E anche lei è vissuta con il pensiero che hanno tutti i guerrieri, ovvero che i maghi non sono altro che fantocci inutili.
Durante il suo primo giorno all'Accademia però tutto cambia per lei: le viene infatti riconosciuto che ha la magia e che quindi non potrà mai diventare una guerriera come voleva suo padre e come voleva lei stessa. Mi voglio soffermare in particolare su questo momento. Noi sappiamo che Farwel è una maga, ne veniamo a conoscenza sin dal primo capitolo, in cui ci viene presentata una Farwel adulta, che sta scappando dalla guerra che imperversa sulla Città alla ricerca di una soluzione.
Quindi, quando l'autrice ci porta nel passato per mostrarci come tutto per Farwel è iniziato, non siamo sopresi nello scoprire che è, appunto, una maga. Eppure quel capitolo è stato scritto davvero alla perfezione: nonostante sappiamo cosa sta per accadere, lo stile ci fa convivere perfettamente con le sensazioni che Farwel sta provando. L'angoscia, l'ansia, la paura. Nel momento in cui i maestri si stanno avvicinando a Farwel per testare se sia o no una maga vi giuro che avevo il cuore in gola.
Sentiamo perfettamente ciò che prova la protagonista, e dopo la paura iniziale, ecco che subentra il dolore di dover dire addio per sempre al suo sogno e non solo. Anche la sua famiglia, imbarazzata per lei per quel grande disonore che è l'essere maghi nella Spada Corrosa, la abbandona.
Insieme a lei non ci diamo pace: può davvero la sua famiglia abbandonarla per un qualcosa che non ha scelto? E dopo il dolore dell'abbandono ecco che arriva anche la gelosia verso le sue amiche, tutte scelte guerriere. Avvertiamo il senso di oppressione che Farwel prova quando la mattina successiva le sue amiche si svegliano eccitate per il loro primo giorno mentre lei invece non riesce nemmeno ad indossare la sua toga da maga per quanto si sente logorata nell'animo. Scoprire di essere qualcuno che si è sempre odiato non è assolutamente una cosa facile che si supera in poco tempo.
E l'accettazione di Farwel del proprio essere sarà infatti graduale, aiutata dal suo maestro Duncan che le farà scoprire i suoi poteri, i suoi elementi di appartenenza e riuscirà finalmente a farle amare così tanto la magia da rifiutare lei stessa di rivedere quella famiglia che l'ha ripudiata.
Gli anni in Accademia passano, fino a quando tutti i maghi e tutti i guerrieri sono sottoposti alla prova finale che determinerà il passaggio all'essere un vero guerriero per il proprio regno.
Per i maghi la prova consiste nel Rito di Drator, al termine del quale se si avrà vittoria, anche la loro toga cambierà colore, indicando un grado più alto.
Worldbuilding
Prima di continuare vorrei soffermarmi sul worldbuilding riallacciandomi a quanto ho appena detto a proposito delle toghe dei maghi. Si vede che c'è stato un enorme lavoro dietro: sia per quanto riguarda le toghe, molto importanti per i maghi non solo per indicarne il livello ma anche per ciò che hanno appreso, sia per quanto riguarda l'Accademia stessa.
Ho trovato bellissimo il fatto che ogni volta che un mago scopre e impara un nuovo incantesimo sulla toga si vengono a creare dei nuovi disegni e scritte -che soltanto Duncan è ancora in grado di leggere. Questo fa sì che la toga, oltre ad essere come un'armatura per i maghi, li rappresenti alla perfezione, raccontando tutto il passato del mago. Ciò significa quindi che ogni toga è diversa dall'altra. Farwel, che si ritrova con una magia potentissima, ha dei disegni diversi rispetto agli altri maghi sin dal primo giorno in Accademia. Per questo ha l'ansia quando si diletta a studiare incanti proibiti, perché sa che imparandoli potrebbero formarsi nuovi disegni sulla sua toga.
Anche l'Accademia ha le sue regole, nulla è lasciato al caso o all'immaginazione del lettore: ci vengono infatti spiegati quanti anni occorrono per finirla, la possibilità per alcuni guerrieri di andarsene prima con una raccomandazione, la prova finale che spetta agli allievi e cosa succederà subito dopo. Non solo: le lezioni del maestro Duncan non vengono sorvolate.
Insieme a Farwel e i suoi compagni assistiamo agli insegnamenti di Duncan, scoprendo così come la magia viene impiegata, i serbatoi di cui ognuno predispone, venendo così a conoscenza di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere la natura di un mago.
È una cosa che ho apprezzato tantissimo perché mi ha fatto capire quanto l'autrice ci abbia pensato, di quanta passione abbia messo nella costruzione del suo mondo.
Struttura e stile
In questo romanzo ogni capitolo ci mostra un lato differente della storia con l'intenzione, almeno credo, di riunirsi nei libri successivi. La cosa certa è che hanno la funzione di fornirci un quadro generale della storia, non facendoci perdere di vista nessun elemento. Abbiamo infatti i capitoli che sono dedicati all'attuale Farwel, desiderosa di porre fine all'annientamento ingiusto dei maghi e di fermare i Custodi, i veri nemici della Città, i capitoli dedicati al passato di Farwel, ai suoi momenti in Accademia fino al momento in cui dovrà affrontare il Rito di Drator e i capitoli che ho trovato più particolari ovvero quelli del principe e di Faervel, di cui abbiamo entrambi i punti i vista.
Chi sono questi personaggi? Sono i protagonisti di una storia d'amore che Farwel sta leggendo e di cui sono sicura avranno un significato particolare che in questo primo volume non è stato ancora spiegato. Sono davvero curiosa infatti! Con questa tecnica, inoltre, non abbiamo i classici errori dei punti di vista ballerini, ma sappiamo sempre chi sta parlando. Una cosa decisamente da non sottovalutare dato che spesso si tende a fare questo errore.
Il romanzo è scritto in prima persona e l'utilizzo che ne viene tratto è ammirevole. Come già detto precedentemente infatti, lo show don't tell è utilizzato alla perfezione. Ogni volta che ci viene presentato un nuovo ambiente, un nuovo evento per il personaggio, avvertiamo le sue sensazioni tramite i cinque sensi. Il che è la maniera ottimale per la descrizione di una scena. Non stiamo soltanto leggendo, stiamo anche vivendo le sensazioni che i personaggi stanno provando.
È uno scoprire e un 'respirare' allo stesso tempo. Su questo punto infatti il mio voto non può che essere un 10/10. Anche i capitoli con meno discorsi diretti e che quindi potrebbero appesantire la lettura, sono in realtà fluidi e assolutamente scorrevoli. Questo perché l'autrice è in grado di immettere nel discorso indiretto sempre dei dettagli curiosi o interessanti che rendono gradevole la lettura anche di una parte più compatta.
Personaggi
Farwel è la protagonista di questo racconto e la cosa importante secondo me, quando si scrive in prima persona e tutto è focalizzato quindi sul personaggio principale, è riuscire a creare un'intesa perfetta con il lettore. Il protagonista e i suoi pensieri non devono risultare fastidiosi o non logici. Il che è chiaro, ma fidatevi che quando questo accade e si sta appunto parlando del protagonista, è difficile se non impossibile continuare la lettura del romanzo. Farwerl non è la classica Mary Sue tanto odiata ormai dalla letteratura fantasy: a parte che, come già detto, l'ottimo utilizzo dello show don't tell ce la fa amare, ma vediamo noi stessi che nulla è regalato per lei. L'estremo sacrificio che compie la annienta proprio in ciò che è lei stessa. Nonostante sappia che ciò che sta per fare potrebbe deviarla, mandarla contro ciò che ama, lei ci prova lo stesso, portando a compimento il desiderio che Diane aveva per lei. Ora, non posso dilungarmi oltre su questo aspetto perché rischierei di fare troppi spoiler, ma è un gesto che la segnerà per sempre. Posso appunto solo dirvi che la intaccherà nell'anima, in ciò che lei è, ed è da questo momento in avanti che il romanzo comincerà a farsi più cupo. Farwel non ha più la sicurezza su nessuno: è completamente da sola. Non c'è il suo maestro, non ci sono le sue amiche e nemmeno la sua famiglia è lì accanto a lei. Tutto ciò che ha lei stessa, fino a rendersi conto che nemmeno quello potrà avere. A questo punto mi immagino quanto possa essere difficile la scrittura di un cambiamento del genere: è un mostrare due lati della stessa medaglia che a lungo andare possono separarsi del tutto. Tutto ciò che lei affronta non sarà più un qualcosa di speciale di cui ne può trarre solo giovamento e insegnamento, ma vedrà davanti a sé pericoli e lotte che la muteranno radicalmente, dolori indicibili e la presa di coscienza che pur di vincere sta combattendo dalla parte 'sbagliata'.
A questo punto sarà interessante vedere come si evolverà questo personaggio che è destinato a non essere più lo stesso: tutto ciò che sta passando, tutto ciò che sta facendo, quanto la cambierà o sconvolgerà se un giorno ne prenderà nuovamente atto?
Sinceramente non vedo l'ora di scoprirlo perché è un argomento molto avvicente, quello dell'identità del protagonista. D'altronde, non c'è storia senza un cambiamento radicale del personaggio cui tutto ruota intorno.
Gli altri personaggi rimangono lo stesso impressi, anche se alcuni sono più marginali. Mi sono piaciute molte le amiche di Farwel. Ero convinta che si sarebbero comportate proprio come le loro famiglie, ovvero che non avrebbero più accettato Farwel come una di loro dopo aver scoperto la sua natura di maga. Invece no, nonostante i pregiudizi che hanno tutti i guerrieri, per la loro amica li hanno messi da parte, supportandola e incoraggiandola. Sono state loro a incitarla nell'indossare la toga, a farla sentire sempre a suo agio anche se ormai non potevano far altro che condividere solo la stanza.
Anche i suoi compagni di Accademia sono stati interessanti e ognuno con una dote particolare. C'è chi ha deciso di continuare e affrontare il Rito, chi ha deciso di non sentirsi ancora sufficientemente pronto. Menzione speciale va per Duncan, il Maestro che è anche un supporto morale per Farwel. Le sue conoscenze sappiamo che sono incredibili, come lo dimostra il fatto che è in grado di leggere ciò che compare sulle toghe dei maghi. Ma non solo, è saggio, calmo e paziente. Ama ciò che fa ed è desideroso di far uscire il meglio da ogni allievo che prende sotto la sua ala. Il rapporto però che ha con Farwel è destinato a subire una trasformazione di cui sarà interessante vedere gli sviluppi nei prossimi libri. Così come infatti non vedo l'ora di sapere di più su Idai.
Ultima menzione che voglio fare è per il padre di Farwel. Speravo che sarebbe successa una cosa simile e quei capitoli sono stati davvero dolci da leggere.
Detto questo credo che sia una saga che ha l'assoluto bisogno di essere letta dagli amanti del genere dark fantasy che hanno voglia di immergersi in una storia differente dalle altre.
Il mio voto è pieno!
Titolo: I due regni, la Città Intera, volume I
Autore: Alessia Palumbo
Formato: Cartaceo (copertina rigida e flessibile), Kindle
Edito da: EKT- Edikit
Genere: fantasy, mix tra sword and sorcery e grimdark
Pagine: 603
Prezzo: 18,00€, 2,99€ Kindle
Consigliato: dai 15/16 anni in su
Trama
In un regno devastato dai conflitti fra maghi e guerrieri, la Città Intera è sorta, baluardo nella lotta contro chiunque possieda sangue magico.
In questo scenario si muove Farwel, decisa a riportare pace ed equilibro in un luogo dove imperversa solo timore e morte.
In un fantasy, certamente non canonico, si muove la sfera umana dell’interiorità e di ogni sua sfumatura, non trovando il malvagio o il corrotto in un mostro da debellare o in una antica maledizione che pende sul capo indistinto della razza umana, ma dentro quegli stessi personaggi che creano e distruggono.
Parallelamente alla vicenda, altri filoni narrativi si intrecciano, mostrando eventi del passato privi del dolore della Città Intera, ma carichi già di un nefasto presagio.
Questo è sicuramente un romanzo che si discosta dal fantasy vecchio stile, è cupo, adulto e con concetti interessanti sicuramente non adatti a un pubblico infantile. È quello che considero un dark fantasy, uno dei generi che più mi incuriosisce. Mi piacciono tutte le sfumature del fantasy, dal vecchio stile al dark, ed è sempre un piacere vedere come un autore, in questo caso un'autrice, riesce a dare la sua personale sfumatura a quello che è un genere ampio e complesso.
Trattare certi argomenti è difficile per uno scrittore, ma è proprio trattando temi più delicati che si vede la bravura dell'autore. Di che cosa parla questo libro?
Innanzitutto credo che sia doveroso specificare che si tratta del primo volume di una tetralogia, di cui i primi tre volumi sono già disponibili e i primi due ci arrivano adesso con un'edizione del tutto nuova.
Per facilitarvi vi lascio quest'immagine gentilmente concessa dall'autrice.
Amo le saghe e devo dire che effettivamente, almeno quanto letto dal primo libro, è una storia lunga che merita di essere raccontata. Dall'incipit veniamo a sapere che la Città Intera è sorta contro i maghi. Anche quelli che non hanno mai arrecato problemi a nessuno vengono o uccisi o messi ai lavori forzati, trattati peggio delle bestie. C'è sempre stato un conflitto tra guerrieri e maghi, ma le due fazioni erano riuscite, anche se con difficoltà, a lavorare insieme per poter un giorno combattere in un unico esercito. Le prime distinzioni, anche quando la guerra vera e propria non è ancora scoppiata, le possiamo già notare nell'Accademia dove sia i maghi che i guerrieri si allenano insieme. Infatti, nonostante ciò, le lezioni saranno sempre separate e i futuri guerrieri coveranno comunque un malcelato odio verso i loro compagni maghi. È naturale, si può pensare, che i maghi e i guerrieri debbano imparare cose diverse e che quindi in Accademia vengano divisi, ma anche quando si presenta l'occasione di dover apprendere qualcosa di utile per entrambe le fazioni ecco che le lezioni sono ugualmente separate.
Farwel, la protagonista, ha sempre vissuto con l'idea che un giorno sarebbe diventata una guerriera, onorando così la sua illustre famiglia della Spada Corrosa insieme alle sue migliori amiche. E anche lei è vissuta con il pensiero che hanno tutti i guerrieri, ovvero che i maghi non sono altro che fantocci inutili.
Durante il suo primo giorno all'Accademia però tutto cambia per lei: le viene infatti riconosciuto che ha la magia e che quindi non potrà mai diventare una guerriera come voleva suo padre e come voleva lei stessa. Mi voglio soffermare in particolare su questo momento. Noi sappiamo che Farwel è una maga, ne veniamo a conoscenza sin dal primo capitolo, in cui ci viene presentata una Farwel adulta, che sta scappando dalla guerra che imperversa sulla Città alla ricerca di una soluzione.
Quindi, quando l'autrice ci porta nel passato per mostrarci come tutto per Farwel è iniziato, non siamo sopresi nello scoprire che è, appunto, una maga. Eppure quel capitolo è stato scritto davvero alla perfezione: nonostante sappiamo cosa sta per accadere, lo stile ci fa convivere perfettamente con le sensazioni che Farwel sta provando. L'angoscia, l'ansia, la paura. Nel momento in cui i maestri si stanno avvicinando a Farwel per testare se sia o no una maga vi giuro che avevo il cuore in gola.
Sentiamo perfettamente ciò che prova la protagonista, e dopo la paura iniziale, ecco che subentra il dolore di dover dire addio per sempre al suo sogno e non solo. Anche la sua famiglia, imbarazzata per lei per quel grande disonore che è l'essere maghi nella Spada Corrosa, la abbandona.
Insieme a lei non ci diamo pace: può davvero la sua famiglia abbandonarla per un qualcosa che non ha scelto? E dopo il dolore dell'abbandono ecco che arriva anche la gelosia verso le sue amiche, tutte scelte guerriere. Avvertiamo il senso di oppressione che Farwel prova quando la mattina successiva le sue amiche si svegliano eccitate per il loro primo giorno mentre lei invece non riesce nemmeno ad indossare la sua toga da maga per quanto si sente logorata nell'animo. Scoprire di essere qualcuno che si è sempre odiato non è assolutamente una cosa facile che si supera in poco tempo.
E l'accettazione di Farwel del proprio essere sarà infatti graduale, aiutata dal suo maestro Duncan che le farà scoprire i suoi poteri, i suoi elementi di appartenenza e riuscirà finalmente a farle amare così tanto la magia da rifiutare lei stessa di rivedere quella famiglia che l'ha ripudiata.
Gli anni in Accademia passano, fino a quando tutti i maghi e tutti i guerrieri sono sottoposti alla prova finale che determinerà il passaggio all'essere un vero guerriero per il proprio regno.
Per i maghi la prova consiste nel Rito di Drator, al termine del quale se si avrà vittoria, anche la loro toga cambierà colore, indicando un grado più alto.
Worldbuilding
Prima di continuare vorrei soffermarmi sul worldbuilding riallacciandomi a quanto ho appena detto a proposito delle toghe dei maghi. Si vede che c'è stato un enorme lavoro dietro: sia per quanto riguarda le toghe, molto importanti per i maghi non solo per indicarne il livello ma anche per ciò che hanno appreso, sia per quanto riguarda l'Accademia stessa.
Ho trovato bellissimo il fatto che ogni volta che un mago scopre e impara un nuovo incantesimo sulla toga si vengono a creare dei nuovi disegni e scritte -che soltanto Duncan è ancora in grado di leggere. Questo fa sì che la toga, oltre ad essere come un'armatura per i maghi, li rappresenti alla perfezione, raccontando tutto il passato del mago. Ciò significa quindi che ogni toga è diversa dall'altra. Farwel, che si ritrova con una magia potentissima, ha dei disegni diversi rispetto agli altri maghi sin dal primo giorno in Accademia. Per questo ha l'ansia quando si diletta a studiare incanti proibiti, perché sa che imparandoli potrebbero formarsi nuovi disegni sulla sua toga.
Anche l'Accademia ha le sue regole, nulla è lasciato al caso o all'immaginazione del lettore: ci vengono infatti spiegati quanti anni occorrono per finirla, la possibilità per alcuni guerrieri di andarsene prima con una raccomandazione, la prova finale che spetta agli allievi e cosa succederà subito dopo. Non solo: le lezioni del maestro Duncan non vengono sorvolate.
Insieme a Farwel e i suoi compagni assistiamo agli insegnamenti di Duncan, scoprendo così come la magia viene impiegata, i serbatoi di cui ognuno predispone, venendo così a conoscenza di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere la natura di un mago.
È una cosa che ho apprezzato tantissimo perché mi ha fatto capire quanto l'autrice ci abbia pensato, di quanta passione abbia messo nella costruzione del suo mondo.
Struttura e stile
In questo romanzo ogni capitolo ci mostra un lato differente della storia con l'intenzione, almeno credo, di riunirsi nei libri successivi. La cosa certa è che hanno la funzione di fornirci un quadro generale della storia, non facendoci perdere di vista nessun elemento. Abbiamo infatti i capitoli che sono dedicati all'attuale Farwel, desiderosa di porre fine all'annientamento ingiusto dei maghi e di fermare i Custodi, i veri nemici della Città, i capitoli dedicati al passato di Farwel, ai suoi momenti in Accademia fino al momento in cui dovrà affrontare il Rito di Drator e i capitoli che ho trovato più particolari ovvero quelli del principe e di Faervel, di cui abbiamo entrambi i punti i vista.
Chi sono questi personaggi? Sono i protagonisti di una storia d'amore che Farwel sta leggendo e di cui sono sicura avranno un significato particolare che in questo primo volume non è stato ancora spiegato. Sono davvero curiosa infatti! Con questa tecnica, inoltre, non abbiamo i classici errori dei punti di vista ballerini, ma sappiamo sempre chi sta parlando. Una cosa decisamente da non sottovalutare dato che spesso si tende a fare questo errore.
Il romanzo è scritto in prima persona e l'utilizzo che ne viene tratto è ammirevole. Come già detto precedentemente infatti, lo show don't tell è utilizzato alla perfezione. Ogni volta che ci viene presentato un nuovo ambiente, un nuovo evento per il personaggio, avvertiamo le sue sensazioni tramite i cinque sensi. Il che è la maniera ottimale per la descrizione di una scena. Non stiamo soltanto leggendo, stiamo anche vivendo le sensazioni che i personaggi stanno provando.
È uno scoprire e un 'respirare' allo stesso tempo. Su questo punto infatti il mio voto non può che essere un 10/10. Anche i capitoli con meno discorsi diretti e che quindi potrebbero appesantire la lettura, sono in realtà fluidi e assolutamente scorrevoli. Questo perché l'autrice è in grado di immettere nel discorso indiretto sempre dei dettagli curiosi o interessanti che rendono gradevole la lettura anche di una parte più compatta.
Personaggi
Farwel è la protagonista di questo racconto e la cosa importante secondo me, quando si scrive in prima persona e tutto è focalizzato quindi sul personaggio principale, è riuscire a creare un'intesa perfetta con il lettore. Il protagonista e i suoi pensieri non devono risultare fastidiosi o non logici. Il che è chiaro, ma fidatevi che quando questo accade e si sta appunto parlando del protagonista, è difficile se non impossibile continuare la lettura del romanzo. Farwerl non è la classica Mary Sue tanto odiata ormai dalla letteratura fantasy: a parte che, come già detto, l'ottimo utilizzo dello show don't tell ce la fa amare, ma vediamo noi stessi che nulla è regalato per lei. L'estremo sacrificio che compie la annienta proprio in ciò che è lei stessa. Nonostante sappia che ciò che sta per fare potrebbe deviarla, mandarla contro ciò che ama, lei ci prova lo stesso, portando a compimento il desiderio che Diane aveva per lei. Ora, non posso dilungarmi oltre su questo aspetto perché rischierei di fare troppi spoiler, ma è un gesto che la segnerà per sempre. Posso appunto solo dirvi che la intaccherà nell'anima, in ciò che lei è, ed è da questo momento in avanti che il romanzo comincerà a farsi più cupo. Farwel non ha più la sicurezza su nessuno: è completamente da sola. Non c'è il suo maestro, non ci sono le sue amiche e nemmeno la sua famiglia è lì accanto a lei. Tutto ciò che ha lei stessa, fino a rendersi conto che nemmeno quello potrà avere. A questo punto mi immagino quanto possa essere difficile la scrittura di un cambiamento del genere: è un mostrare due lati della stessa medaglia che a lungo andare possono separarsi del tutto. Tutto ciò che lei affronta non sarà più un qualcosa di speciale di cui ne può trarre solo giovamento e insegnamento, ma vedrà davanti a sé pericoli e lotte che la muteranno radicalmente, dolori indicibili e la presa di coscienza che pur di vincere sta combattendo dalla parte 'sbagliata'.
A questo punto sarà interessante vedere come si evolverà questo personaggio che è destinato a non essere più lo stesso: tutto ciò che sta passando, tutto ciò che sta facendo, quanto la cambierà o sconvolgerà se un giorno ne prenderà nuovamente atto?
Sinceramente non vedo l'ora di scoprirlo perché è un argomento molto avvicente, quello dell'identità del protagonista. D'altronde, non c'è storia senza un cambiamento radicale del personaggio cui tutto ruota intorno.
Gli altri personaggi rimangono lo stesso impressi, anche se alcuni sono più marginali. Mi sono piaciute molte le amiche di Farwel. Ero convinta che si sarebbero comportate proprio come le loro famiglie, ovvero che non avrebbero più accettato Farwel come una di loro dopo aver scoperto la sua natura di maga. Invece no, nonostante i pregiudizi che hanno tutti i guerrieri, per la loro amica li hanno messi da parte, supportandola e incoraggiandola. Sono state loro a incitarla nell'indossare la toga, a farla sentire sempre a suo agio anche se ormai non potevano far altro che condividere solo la stanza.
Anche i suoi compagni di Accademia sono stati interessanti e ognuno con una dote particolare. C'è chi ha deciso di continuare e affrontare il Rito, chi ha deciso di non sentirsi ancora sufficientemente pronto. Menzione speciale va per Duncan, il Maestro che è anche un supporto morale per Farwel. Le sue conoscenze sappiamo che sono incredibili, come lo dimostra il fatto che è in grado di leggere ciò che compare sulle toghe dei maghi. Ma non solo, è saggio, calmo e paziente. Ama ciò che fa ed è desideroso di far uscire il meglio da ogni allievo che prende sotto la sua ala. Il rapporto però che ha con Farwel è destinato a subire una trasformazione di cui sarà interessante vedere gli sviluppi nei prossimi libri. Così come infatti non vedo l'ora di sapere di più su Idai.
Ultima menzione che voglio fare è per il padre di Farwel. Speravo che sarebbe successa una cosa simile e quei capitoli sono stati davvero dolci da leggere.
Detto questo credo che sia una saga che ha l'assoluto bisogno di essere letta dagli amanti del genere dark fantasy che hanno voglia di immergersi in una storia differente dalle altre.
Il mio voto è pieno!