mercoledì 20 marzo 2019

Recensione: 'Babbaluci a Mosca' di Fabio Testa

Oggi parliamo di 'Babbaluci a Mosca' di Fabio Testa, che ringrazio ancora per avermi inviato il suo romanzo!

Titolo: Babbaluci a Mosca

Autore: Fabio Testa

Edito da: Self publishing

Genere: Fantascienza

Formato: Kindle

Pagine: 124

Prezzo: 0,99€

Data di uscita: 14 febbraio 2019




Trama

Simona è una studentessa italiana immersa in una Mosca-metafisica, sospesa tra il 1962 e un tempo indefinito.
Nelle sue avventure, Simona si imbatterà in un marinaio senza nave, un uomo-lumaca, una bambola giapponese, un vecchio kirghiso, strani matematici cecoslovacchi e altri paradossali arnesi umani.


La lettura di questo romanzo è stata davvero particolare: mi sono trovata di fronte a un libro che certamente è studiato nei dettagli e con una profonda conoscenza della Russia del 1962. Non intendo solo per una questione storica, ma anche per i numerosi dettagli che ci vengono presentati. Quello che ho apprezzato è stato anche l'utilizzo delle note alla fine del romanzo che forniscono la spiegazione a quelle parole che non tutti potrebbero conoscere. Quello che otteniamo è un immergersi perfetto nel clima russo. Personalmente, amo la storia russa e qualsiasi cosa ne provenga, tanto che spesso mi piace documentarmi per mio diletto personale. Perciò questo libro non solo mi ha incuriosita ma ammetto che mi ha insegnato anche cose che non sapevo e di cui sono stata contenta di apprendere.
Sghidda, o Simona Zanobi, è una brillante ragazza che va a studiare a Mosca, ottenendo sin da subito dei risultati eccellenti. Una volta in città, incontra il tanto strampalato Babbaluciaru, amico di suo nonno, le cui chiacchierate fanno sempre rimanere Simona un po' interrogativa. Mentre sta cercando di descrivere le equazioni di campo nello spazio, di cui ne chiede un parere al suo professore, fa la conoscenza di Zhigansky, marinaio che incontra in una festa. Quando andrà a casa sua farà conoscenza di altri personaggi, tutti interessanti e all'apparenza strambi con cui intratterrà conversazioni al limite dell'assurdo, facendo congetture e provando a realizzare una macchina in grado di riprodurre il cervello umano. Tra questa e tanti altri discorsi profondi, Simona si ritroverà in un momento in cui però tutto... sembra essere ricominciato daccapo, come in una sorta di deja-vu.

Personaggi

Sghidda, scheggia, è il soprannome di Simona Zanobi perché realmente la rappresenta: la ragazza è infatti molto intelligente e sta portando avanti una sua ricerca per descrivere le equazioni di campo nello spazio. Questi suoi studi la concentrano così tanto che non si fa mancare occasione per parlarne con chiunque, sia con il professore che con gente appena incontrata. Il suo acume le fornisce risposte e spiegazioni lì dove nessun altro riesce ad arrivare, risolve problemi con un po' di matematica applicata tanto che addirittura in un'occasione riesce anche a far terminare un litigio grazie a una deduzione che lei stessa considera assurda. E la sua intelligenza le permette anche di ignorare la supponenza della ragazza origami, Kukla. Durante una festa, incontra il marinario Zhigansky che la porta nella sua kommunalka. Anche se a un certo punto capisce che potrebbe sentirsi a disagio essendo tra sconosciuti, il suo timore passa subito non appena comincia a parlare dei suoi studi con il marinaio e con Dedushka, un kirghiso amante della meccanica quantistica intenzionato a creare una macchina in grado di riprodurre il cervello umano. Una macchina che sarà molto importante ai fini della trama e che cambierà parecchio la loro esistenza, specie Zhigansky stesso. Ogni personaggio che incontriamo è incredibile nella sua logica e nella sua intelligenza che a volte può essere vista al limite della pazzia. Eppure, anche quando Simona pensa che ci sia qualcosa che non va nel suo interlocutore ecco che invece ne scopre qualcosa che glielo rende interessante e con cui si approccia. Fa parecchi viaggi anche con l'amico strambo di suo nonno, Babbaluciaru, chiamato così perché in ogni ristorante cerca sempre le babbaluci da mangiare, altri non sono che le lumachine terrestri la cui casetta ha una spirale che ricorda la sequenza di Fibonacci. L'interesse per la fisica e per l'assurdo la porta anche ad affrontare un viaggio alla ricerca dello scomparso Eichler, matematico in gamba di cui non si hanno più notizie. E quando lo trovano, ecco che anche lui è un personaggio fuori dal comune, intento a trasfomare una macchina di Turing in un simulatore quantistico universale. Anche la sua assistente, Shirshasana, è una 'sciroccata' tanto che Simona dovrà dar prova di tutte le sue capacità per cercare di attirare la sua attenzione e quindi il suo aiuto. E ci riesce, anche grazie a uno speciale cappuccino... con schiuma quantica.
Ma a quel punto sembra che tutto ciò che hanno cercato, tutto ciò su cui lei stessa ha studiato così assiduamente si realizzi. Portandoli indietro nel tempo, facendoli ripercorrere lo stesso tragitto instillando in Simona un senso di deja-vu che si farà via via sempre più pressante.

Stile

Nulla da dire riguardo lo stile, non ho trovato nessun errore ortografico né di battitura. Lo stile di questo romanzo è certamente adatto è quella che è la trama in sé, in quanto particolare. Ciò che ne è il fulcro è certamente l'utilizzo dei discorsi diretti che sono, non solo importanti per la caratterizzazione dei personaggi, ma anche perché ci fanno intendere che tipo di romanzo abbiamo davanti. Non mancano termini tecnici, nozioni di fisica quantistica e, come detto a inizio recensione, termini russi di cui però abbiamo le note con la spiegazione. L'unica cosa che posso consigliare per rendere più fluida l'impaginazione è di andare a capo ogni volta che si introduce un nuovo discorso diretto.
Detto questo, vi consiglio questo romanzo specie per chi ha voglia di approcciarsi a qualcosa di veramente cervellotico e interessante.

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