Oggi voglio recensire un romanzo che mi ha davvero colpita per lo stile. Parliamo di 'Iene, narcisi e filistei' di Andrea Mennini Righini!
Titolo: Iene, narcisi e filistei
Autore: Andrea Mennini Righini
Edito da: Echos Edizioni
Genere: Racconti
Formato: Cartaceo (brossura)
Pagine: 208
Prezzo: 14,00€
Trama
Iene, narcisi e filistei conta venti racconti brevi e meno brevi volti a
investigare e drammatizzare l'ordinaria ipocrisia dell'essere umano.
C'è posto per l'attempato avvocato che tenta di abbordare una ragazzina
sull'autobus, la nonnina truffata da finti carabinieri, il peccatore
redento che si finge disabile per evitare la multa, il capitano di
ventura che s'innamora del suo nemico e il primario che perde la testa e
la dignità per una diagnosi sbagliata. E si parla anche di un omicidio
in convento, di uno strozzino idealista e di logge massoniche di
periferia... Donne e uomini che combattono contro sé stessi e i propri
difetti soverchianti, senza mai affrancarsi o elevarsi dalla comoda e
comune miseria cui sono abituati.
Estratto
…
Rosy sporse il labbro inferiore per
mettere il muso e sbatté le ciglia finte. Sfilando obliquamente rispetto al
divano raggiunse una grossa libreria mezza vuota da dove raccolse il
telecomando del condizionatore. Impostò l’aria fredda e andò a sedersi accanto
a Brandi. Si tirò su un attimo dopo e allungò il braccio per aprire il cassetto
di un mobiletto smaltato che si trovava sulla destra rispetto all’ingresso. “Avevo preso una sorpresa. Guarda
cosa avevo preparato per te…” In mano aveva una bustina con
cinque grammi di cocaina, una cannuccia e un piccolo contenitore in argento,
intarsiato e già aperto, in cui s’intuiva la presenza di uno specchio.
“Sai bene che non mi compri con
queste cose” sorrise Bandi. La ragazza si bloccò in
un’espressione attonita, da topo che ha fiutato qualcosa d’interessante o di
pericoloso…
Sono rimasta colpita da questi racconti, non solo per le tematiche che ci presentano ma anche per lo stile che si adatta perfettamente a ogni storia, come se davvero ne seguisse i pensieri dei personaggi. 'Iene, narcisi e filistei' raggruppa dei racconti ognuno dei quali, sostanzialmente, ci pone la stessa riflessione raccontata però in modo diverso.
Quello che comunque traspare alla fine della lettura di ogni racconto è un brivido che ci scuote l'animo in quanto sono raccontate delle vicende e dei comportamenti ravvisabili in persone anche a noi vicine. Proprio perché ogni personaggio deve scontrarsi con l'amarezza della vita, che può essere causata da imbrogli, da impedimenti legati anche verso se stessi, il finale per nessuno di loro è a 'lieto fine'. Il che, però, è assolutamente giusto ai fini del racconto: non vuole essere un vero e proprio insegnamento quanto un rappresentare la realtà che viviamo. Per questo i racconti sono nudi e crudi ed è per questo che li ho apprezzati. Andremo adesso a conoscere i personaggi e le loro storie più nel dettaglio.
Personaggi
Come già detto, i personaggi sono simili tra loro perché simili sono le loro storie anche se ci vengono mostrate sotto sfaccettature diverse. Abbiamo il pover'uomo che intraprende un viaggio della speranza e dopo i continui maltrattamenti, quando arriva ad avere quello che considera un lavoro vero, viene ugualmente sfruttato e non riconosce questo 'sfruttamento', ma lo vede per quello che è: una condizione migliore di quella di prima. C'è poi l'avvocato che si fa film mentali sul mezzo pubblico quando adocchia 'Simo' una ragazza adolescente completamente fuori dal suo target e lo scambio di sguardi, veloci e timorosi, gli fanno pensare che forse, chissà, può esserci davvero una possibilità per lui di scambiare giusto qualche chiacchiera con quella ragazza che può essere sua figlia. La realtà dei fatti lo farà risvegliare... e camminare parecchio sotto una pioggia fredda. Uno dei racconti che può fare più commozione è quello di Aurora, vecchina che viene imbrogliata per telefono e che apre la porta a un perfetto sconosciuto credendo alla sua parola e consegnandogli tutto quello che ha. A quel punto Aurora, che già farneticava riguardo la sua vita, comincia a pensare che sia davvero incapace di fare nulla, forse per la senilità, ma quello che realizza è che non è nemmeno in grado di morire. Il mio racconto preferito è stato certamente il seguente perché il carattere del personaggio si accosta in modo perfetto a quello che sarà lo stile del racconto. Premetto che ciò succede anche negli altri, ma qui in particolar modo l'ho notato ancora di più. Un uomo, alla guida della sua macchina, compie nel giro di poco le più fantasiose -o normali- scorrettezze. Lancia maledizioni ed epiteti di ogni genere contro gli altri automobilisti bloccati nel traffico insieme a lui, pretende di avere ragione quando sorpassa e fa bloccare la circolazione, parcheggia in un posto riservato ai disabili e quando si avvicina la vigilessa finge di esserlo veramente, facendo vergognare la poveretta. Tutto ciò certamente non ci dà il quadro di una persona a modo. Piuttosto ce lo mostra come la classica persona che dalla vita pretende tutto, probabilmente ognuno di noi ha avuto a che fare almeno una volta nella vita con persone del genere e cosa ci soprende alla fine più di tutto? Che sono le classiche persone che all'esterno mostrano un lato del carattere ma all'interno sono tutt'altro. L'uomo in questione, alla fine del racconto, ha scelto una via che dovrebbe farcelo passare come una persona perbene, uno di cui fidarsi. Ma nella realtà, lì dove non ha bisogno di mascherarsi, ecco che invece si rivela essere tutt'altro. D'altronde lo diceva già lo stesso Pirandello, ognuno di noi ha tante maschere, non una soltanto, e utilizziamo quella che più ci aggrada nel momento che ci sembra più opportuno. Tra l'altro, come dicevo prima, di questo racconto ho apprezzato tantissimo anche lo stile che si modella perfettamente a seconda di come si comporta il personaggio. Ottimo, davvero. Abbiamo altri personaggi come Mirko, personaggio che nella vita non gliene ne va bene una né con il gioco né con le ragazze di strada che gli fanno subito capire come rispettarle. O dell'uomo che ama stare in mezzo alla natura, ama la riflessione che ne concerne un luogo del genere, ama stare immerso in quel silenzio ristoratore e ne ama i suoi colori. Peccato che è lì soltanto per scaricare la peggior immondizia.O che dire della suora che commette un omicidio, taciuto anche con l'approvazione delle consorelle che trovano il giusto pretesto, come se fosse logico e normale? Anche l'uomo che va a farsi il tatuaggio justice and freedom pensa che la frase lo rispecchi completamente. Aveva proprio voglia di tatuarsi sul proprio corpo qualcosa che fosse soltanto per lui, dopo essersi scritto il nome di suo figlio. E giustizia e libertà è la sua essenza: la stessa che dà ai suoi clienti e di come li minaccia con grazia. Non sono da meno i due tizi che fanno scommesse coinvolgendo dei malati ignari, del figlio di papà senza alcun problema economico che vuole giustizia per gli operai ma in fabbrica non vuole entrarci neanche per sogno, dell'onorevole che fa un bel discorso contro la prostituzione ma non vede l'ora di andare a farsi un bel massaggio dalla cinesina minorenne, il dottore che vuole fare l'istruito, che ama vedere il timore riflesso negli occhi di chi sta ancora imparando il mestiere ma in realtà il suo non lo sa fare di certo. Un altro che ho trovato molto bello è stato quello di Domitilla che ha passato tutto il periodo dopo la morte di suo marito a chiedere aiuto perché non sa più come campare i suoi figli. Quando manda una lettera all'amico che l'aveva sempre aiutata, ci viene da pensare che voglia di nuovo soldi da lui. Ma la sua missiva ci soprende, non è come ci aspettavamo. Quello che però ci soprende ancora di più è come si comporta l'amico quando scopre cosa è successo a Domitilla. In quell'ultimo abbraccio rivediamo la pura essenza della malvagità umana, di quanto un uomo possa abbassarsi per un suo tornaconto personale, non andando a pensare a quello che ne può conseguire per gli altri -e in questo caso verso i figli di Domitilla. Un altro che mi ha colpito è stato il racconto di Nick, o meglio Antonio, che logorato dalla vita di tutti i giorni pensa bene che l'unica sua liberazione possa essere internet. Lì si crea un avatar, appunto Nick, che a differenza sua ha tutto ciò che desidera: bel fisico, bei vestiti, ottimo conto in banca. E sente che quella timidezza che ha nella vita reale nell'approcciarsi con le ragazze, con Nick non esista. Si sente sicuro, stavolta, non ha problemi a familiarizzare. Peccato che però, la realtà tornerà lo stesso a colpirlo e sarà proprio per colpa di ciò che ha fatto online, che non lo rende diverso da quello che è nella vita reale.
Stile
Come detto inizialmente quello che mi ha colpito, a parte la morale di ogni racconto che fa molto riflettere, è lo stile. L'ho trovato ottimo, non solo per la fluidità ma anche perché sembra cambiare a seconda del personaggio che ci ritroviamo a leggere. Per questo motivo, mi sento di affidare un bel 10 pieno e lo considero uno dei miglior scritti che abbia mai letto. Nel racconto di Domitilla si vede la cura nello stile quando ci viene presentata la lettera che scrive la donna. Non è una donna istruita quindi la lettera presenta degli errori ortografici e non solo. Anche lo stile cambia, diventa quasi un accumulo caotico di pensieri. Questo perché è così che è Domitilla, così ci viene presentata e una lettera scritta perfettamente non sarebbe stata verosimile. Ho anche apprezzato il racconto della battaglia di Siena contro Perugia, non solo per i personaggi che ho amato, ovvero Orso e Braccioforte, ma perché è scritta cercando di utilizzare lo stile dell'epoca. Un lavorone assurdo che ho apprezzato tantissimo. Per tutto ciò, mi sento di dare a questi racconti il massimo del punteggio.
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