Oggi voglio recensire un romanzo storico che mi ha coinvolta moltissimo, non solo perché il luogo di cui si parla è vicino a dove vivo. Sto parlando di 'Ventuno lustri' di Cesare Gigli!
Titolo: Ventuno lustri
Autore: Cesare Gigli
Edito da: Atlantide Editore
Genere: Romanzo storico
Pagine: 184
Formato: Cartaceo (brossura)
Prezzo: 15,00€
Trama
È il 1913. In un piccolo paese del Lazio, l'esercito spara sui
manifestanti, uccidendo sette persone. La carneficina manda in frantumi
tutti i sogni di Giggino, che vede anche la sua migliore amica Fortunata
cadere a terra, colpita a morte. È il 2018: in una birreria molto
particolare di Latina, una giovane coppia, assieme al proprietario del
locale e alla sua aiutante bulgara Giordi, cominciano una ricerca
storica partendo da un vecchio bastone. Due storie diverse, distanti
ventuno lustri, che si intrecceranno in continuazione, alternando
l'Italia di inizio '900 a quella odierna.
Quando ho cominciato a leggere questo romanzo non sono più riuscita a staccarmi dalle pagine, tanto che ogni momento era buono per riprendere a leggerlo. Non solo perché tratta di un evento realmente accaduto, ovvero la carneficina del 6 gennaio 1913 a Roccagorga, paese a me vicino, ma anche perché si è saputo fondere la realtà con la fantasia dando vita a un racconto meraviglioso che ha romanzato in maniera impeccabile quella tragedia. Per me è stato interessante anche perché l'autore ha svolto un incredibile quanto articolato lavoro di ricerca e ho potuto approfondire e conoscere passaggi che non mi erano noti. Prima di procedere analizzando la trama vorrei infatti soffermarmi su quanto sia stata meticolosa questo lavoro: l'autore infatti ha ricercato le fonti ovunque, tramite i quotidiani dell'epoca, tra cui L'Avanti!, trovando i resoconti dei processi con addirittura i certificati di nascita dei personaggi presenti nel libro. Perché sì, alcuni dei personaggi narrati sono persone realmente esistite a cui l'autore ha dato voce rimanendo comunque fedelissimo alle fonti da lui trovate. Altri invece sono personaggi di fantasia e sono quelli che fanno parte dell'arco narrativo che va venti lustri avanti. Il romanzo, infatti, non racconta soltanto gli episodi che hanno portato a quella strage tra le fine del 1912 fino ad arrivare al 6 gennaio 1913, ma arriviamo anche a una storia analoga, a quella del 2018 in cui due giovani fidanzati si ritrovano in un pub di Latina e, dopo aver ritrovato un antico bastone, iniziano una ricerca che li porterà ad analizzare e scoprire come la vita di due persone fu legata in modo indissolubile proprio durante quel periodo. Questo connubio tra realtà e fantasia mi è piaciuto moltissimo: ero estremamente curiosa di scoprire che ruolo avessero i personaggi del 2018 con Fortunata e il delegato Luigi. Ammetto che verso la fine del romanzo mi sono anche commossa, ancor di più essendo cosciente del fatto che alla base di tutto si stava parlando di un evento realmente accaduto.
Cosa è successo, quindi? Nel 1912 Roccagorga era un piccolo paesino dove le persone umili e analfabete conducevano una vita di stenti, nell'assoluta sporcizia dato che non era stato realizzato un impianto fognario. Si stava quindi organizzando una manifestazione volta a chiedere migliori condizioni per i contadini che venne però soffocata dalla Polizia e dall'esercito nel modo peggiore: aprendo il fuoco. Ci furono diverse vittime, cittadini innocenti che neanche sapevano di questa manifestazione, tra le quali Fortunata che si ritrovò lì mentre andava a comprare la pasta e abortì il suo bambino in piazza. Il giorno dopo morì anche lei per le gravi ferite riportate. Il delegato Luigi Mazzucco, da lei chiamato Giggì, si sente terribilmente in colpa per non essere riuscito per ciò che era stato incaricato di fare: mantenere l'ordine pubblico. Si aggrappò quindi a Mussolini, all'epoca socialista, che scrisse un articolo su 'L'Avanti!' riguardo questo eccidio. Peccato però che, come è facile immaginare, una volta avuto il potere, di questa faccenda non se ne ricordò più...
Personaggi
Vorrei prima soffermarmi sui personaggi realmente esistiti, tra i quali Fortunata e Luigi Mazzucco. Fortunata Ciotti è una ragazza di 25 anni, è sposata, ha due figli e il terzo è in arrivo. Appartiene a una famiglia umile, non sa né leggere né scrivere e a Luigi viene presentata come la serva che dovrà rassettare la sua stanza e fargli qualsiasi altra cosa lui desideri. Luigi rimane scandalizzato da come viene apostrofata Fortunata così come non riesce a credere come la gente di quel piccolo paesino di appena 5000 anime viene trattata. Per questo motivo prende subito a cuore Fortunata, la invita a farsi un bagno anziché prepararlo a lui e decide, dopo aver avuto con lei maggior confidenza, di insegnarle a leggere e scrivere. Luigi appare quindi come un personaggio intenzionato davvero a fare quello che si è ripromesso e ce ne verrà data la conferma quando non riuscirà ad ottenere giustizia per Fortunata, decidendo di lasciare la polizia. Sarà una ferita che porterà nell'anima e che lo tartasserà così tanto da essere consapevole di averla ammazzata due volte, così come gli urlerà contro, anni più tardi, il marito di Fortunata. Tra Fortunata e Luigi in un solo mese si viene a creare una grande complicità: agli occhi della ragazza lui è un vero signore che si prodiga per i più umili tanto che, in poco tempo, anche la sua famiglia comincerà a riporre le speranze in lui, nel Delegato Giggì come lo chiama Fortunata. Luigi rimane anche spiazzato quando va a trovarla e nota in che posto angusto vive con suo marito, i due bambini, la madre e la sorella cieca Vittoria. In condizioni che nessun essere umano dovrebbe mai sperimentare. Eppure, quel 6 gennaio, non riuscirà a evitare la tragedia. L'autore ha quindi immaginato quali potrebbero essere state le vite di queste due persone che in cuor loro stavano lottando insieme per gli stessi ideali. Di come Luigi abbia lottato, affinché tutto ciò non accadesse. Fortunata è una donna genuina e per niente imbarazzata dal Delegato. Prende subito condifenza con lui e in poco tempo sa di potersi fidare tanto da cominciare a elogiarlo in famiglia. E' contenta quando Luigi le impartisce lezioni di matematica e di scrittura e si dimostra estremamente intelligente, arrivando a giuste conclusioni. Luigi non può che rimanerne ammaliato giorno dopo giorno: non solo è bella anche nei suoi vestiti logori, ma è anche capace e 'vera'. Trovo che sia stata data giustizia a entrambe queste persone, e che il romanzo ne narri con estrema delicatezza le loro vicende e i loro pensieri.
Anche i personaggi inventati si ricollegano perfettamente alla loro storia. Massimo trova un bastone appartenuto a un suo antenato e lo porta al pub dove va spesso con la sua fidanzata Nat. Lì, Giordi, trova all'interno dell'oggetto un biglietto con una scritta. Da quel momento saranno tutti intenzionati a scoprirne di più, su chi potrebbe mai aver scritto quella frase al trisavolo di Massimo e perché. Giordi sembra la più motivata, tanto che approfitterà di ogni momento per mettersi a cercare informazioni e lo stesso Massimo arriverà a Roma da suo zio per farsi narrare qualcosa in più su questo suo nonno.
A quel punto i tasselli della storia cominceranno a formare il giusto ordine e i nomi degli antenati di Massimo e di Nat salteranno fuori non senza litigi e incomprensioni. Nat infatti ha un passato che preferisce non ricordare: un passato che l'ha costretta a farsi chiamare così, anziché usare il suo vero nome. E con questa ricerca aperta da Massimo tutto per lei tornerà a galla.
Sarà a quel punto che i due giovani dovranno andare a sistemare il loro passato, a far tornare quell'amore perduto, per poter costruire insieme il loro futuro.
Stile
Un'altra cosa che ho apprezzato di questo romanzo è lo stile. Innanzitutto l'inizio è perfetto: è in medias res, con la carneficina appena in atto. In sole tre pagine il lettore è già catapultato all'interno della vicenda con una scena di impatto: la morte di Fortunata, descritta in modo vivido e crudo, esattamente come dovrebbe essere. Mentre stavo leggendo sono rimasta subito folgorata dal romanzo dato che in soli pochi minuti mi aveva già fatto emozionare e assaporare al meglio la scena. Inoltre trovo azzeccato l'utilizzo del dialetto rocchegiano: questo fa in modo che i personaggi siano più veri che mai e la differenza tra loro e il Delegato è giustamente netta e precisa. Essendo un dialetto che più o meno conosco, non ho avuto alcuna difficoltà nel comprenderlo ma credo che anche per altri lettori non sarà di difficile comprensione dato che comunque le parole più ostiche vengono tradotte da Luigi stesso. Inoltre, anche se in alcuni passaggi vi è il raccontato - ma in questo caso ha perfettamente senso - in molti altri c'è l'utilizzo più che ottimo dello show don't tell. Ho visto e non solo letto le scene questo perché, grazie alla descrizione di alcuni dettagli e della cruda realtà dell'avvenimento, il lettore riesce a entrarne nel vivo e a rimanerne scosso.
Per tutti questi motivi non posso far altro che assegnare il massimo del punteggio.
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