Come promesso, oggi vi porto all'attenzione questo testo che mi ha sinceramente e positivamente coinvolta. Sto parlando di 'Anche la strega cattiva è buona' di Rita Francese che vi avevo segnalato poco tempo fa!
Titolo: Anche la strega cattiva è buona: dialoghi con Oreste
Autrice: Rita Francese
Edito da: Les Flaneur Edizioni
Genere: Narrativa, Humor
Formato: Cartaceo
Prezzo: 14,00€
Pagine: 140
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Trama
Oreste
è un ragazzo “speciale”. Vive in un mondo tutto suo, dove anche la
strega cattiva è buona, Babbo Natale esiste davvero e per sempre, ogni
persona è “bella” e tutto costa un euro. La sua mamma ce lo fa conoscere
attraverso i loro dialoghi quotidiani, fulminanti scambi di battute di
volta in volta surreali, teneri, pungenti… “filosofici” nel senso più
ampio del termine. Tramite le loro voci, alternate ad aneddoti di vita
vissuta, entriamo in punta di piedi nella loro esistenza, fatta di tanto
amore, infinita pazienza, enorme coraggio e difficoltà inimmaginabili.
Non un libro sull’autismo, ma un libro su ciò che Oreste è, nonostante
l’autismo.
Questo non è un testo come gli altri, indi per cui, la recensione non seguirà le stesse impostazioni che siete soliti trovare. In questo libro, la cosa più importante e sulla quale è doveroso soffermarci, è il messaggio che vuole far arrivare al lettore.
In 'Anche la strega buona è cattiva' ci vengono raccontati episodi di vita vissuta di questa mamma con suo figlio Oreste, un bel grosso ragazzo o come lo chiama affettuosamente lei, un marcantonio autistico che ogni giorno le regala delle perle che non può non condividere.
'Dialoghi con Oreste' perché sì, la mamma ha raccolto le più divertenti e acute conversazioni che ha con suo figlio, alcune delle quali mi hanno davvero fatto venire gli occhi lucidi.
Allo stesso tempo, oltre i dialoghi, ci sono anche delle piccole vicende che racconta, di cosa accade, di come è la sua vita, delle ingiustizie e delle problematiche che si trova a subire tutti i giorni ma anche le vicende belle, dove persone coscienziose e benevole le fanno ritrovare la fiducia nell'umanità.
I dialoghi che ha con Oreste li ho trovati non solo simpatici ma anche molto commoventi. Ho avuto una stretta al cuore quando Oreste, rispondendo a una battuta scherzosa della madre, risponde nel modo più semplice ma più lampante possibile. Il più delle volte nelle sue risposte traspare quanto voglia bene a sua madre, di come la mette al centro di tutto e la spiazza con un 'perché ti voglio bene, perché sei tu la mia mamma e non ti cambierei'. Magari era tutto nato come una discussione scherzosa, anche lui ha risposto facendoti sorridere ed ecco che alla fine ti stringe il cuore per quanto tutto si ricolleghi all'immenso amore che prova per lei e non perde occasione per dimostrarglielo nella maniera più semplice e anche più inaspettata possibile.
Quello che mi è piaciuto di questo testo è che infatti non è un 'manuale' per capire l'autismo, assolutamente. Veniamo sensibilizzati direttamente da Oreste, per quello che è Oreste, e non per cosa è l'autismo, il che l'ha reso un testo assolutamente speciale e diverso da tutti gli altri.
La sensibilizzazione arriva in un contesto più che legittimo, facendoci conoscere com'è che si approccia Oreste con gli altri, come si comporta, come risponde a diverse problematiche. Conosciamo lui e la sua famiglia: se è speciale e divertente lo deve soltanto a se stesso, senza etichette che potrebbero piovergli sulla testa. La sua mamma ci ha permesso di entrare nel suo mondo, ha condiviso con noi quello che Oreste pensa ma anche quello che lei stessa si trova ad affrontare.
Oltre ai dialoghi, come vi ho già detto, la mamma racconta anche quello che deve affrontare nella vita di tutti i giorni. Se molte di queste vicende sono belle e ti fanno riaffiorare la fiducia nelle persone, dato che alle volte veramente basta un semplice abbraccio per migliorare la giornata di qualcuno, allo stesso tempo non ho potuto che provare rabbia in certe situazioni.
Innanzitutto ha mille cose a cui pensare. Non siamo dei robot, siamo umani, e in una situazione in cui hai già troppo da dover controllare può capitare l'errore, il dimenticare di dare quella pasticca salvavita. E non si può giudicare una persona che se ne dimentica, che nel momento stesso in cui se ne rende conto sta già male di suo per quanto possa sentirsi colpevole e mortificata.
Così come non si può puntare il dito e pensare che quel genitore non sappia educare il figlio se vedono Oreste comportarsi in modo problematico.
Il punto è semplicemente uno: a parte la scarsa emotività e sensibilità di una persona, sono dell'opinione che è molto facile giudicare senza esserci mai passati. Che tu, che non hai queste incombenze, non sai cosa significa pensare a tutto, a lottare ogni giorno con degli enti che non ti danno nemmeno ciò che ti è dovuto, che addirittura danno la colpa a te se non hai cercato aiuto fin dal principio -e quando lo cerchi, perdono tempo e nemmeno ti offrono assistenza.
Per queste alcune di queste storie che la mamma ha riportato mi hanno fatto salire brividi di rabbia.
Per fortuna non è sempre così: e quella persona gentile, quella tanto cara che si ricorda di Oreste anche dopo anni, c'è sempre. Nel bene e nel male.
Ci sono due elementi di questo testo che mi hanno lasciata molto a pensare.
Innanzitutto il tema del bullismo: ammetto candidamente che pensavo che in casi simili fosse, purtroppo, molto facile cadere in una così terribile problematica dato che è psicologicamente grave per ogni essere umano. Invece sono rimasta sorpresa e non ho potuto che condividere la riflessione che ha fatto la mamma: per essere bullizzati bisogna essere visti. E i ragazzi autistici sono perlopiù invisibili. E questo l'ho inteso bene anche quando ha parlato del calcetto, di come non lo avvertissero nemmeno se per quella giornata l'allenamento saltasse. Si può essere talmente invisibili?
Si può essere, gli altri intendo, così disumani? O pensano che non bisogna stare dietro ai bisogni di tutti? Non è così che si deve porre la questione.
Il secondo aspetto che mi ha colpito è stato l'argomento del dopo, quel futuro incerto. Le associazioni si prendono cura di questi ragazzi -bene o male, diciamocelo- finché sono minorenni. Anzi, sembrerebbe anche fino a circa dodici anni. Dopodiché sembra che diventino impossibili da controllare, non ci sono strutture adatte, non c'è personale adatto. E allora, quando saranno adulti, quando i genitori non ci saranno, cosa si fa? Ed è normale che un genitore ci pensi.
Voglio spendere anche due parole per Guglielmo, il fratello di Oreste. Ho apprezzato tantissimo la sua prefazione, mi sono messa nei suoi panni e ho capito tutte le emozioni che può aver provato e con quale forza ha affrontato tutto quando era bambino. Anche la mamma pone il 'problema' che si possa essere considerati 'l'altro figlio', che non si potrebbero ricevere le dovute attenzioni, che non si potrebbe essere seguiti e questo Guglielmo l'ha passato. Inizialmente non lo ha capito come immagino sia anche normale, ma alla fine è diventato parte integrante della vita di Oreste. Che ora che si sono trovati, che si sono capiti non possono fare a meno l'uno dell'altro. E che lui ci sarà sempre, passo dopo passo.
Vi consiglio di leggere questo romanzo, ma non solo. Passatelo ad altri, fatelo conoscere. Discutetene, dite la vostra. Credo che sia la cosa più importante.
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