Oggi recensisco una raccolta di racconti davvero interessante e... da brividi!
'Dark Graffiti' è a cura di Kenji Albani nonché uno dei dieci scrittori presenti nell'antologia.
Titolo: Dark Graffiti
Autori: Andrea Carlo Nappi, Scilla Bonfiglioli, Laura Scaramozzino, Luca Di Gialleonardo, Barbara Bottalico, Darko Bay, Kenji Albani, Antonio Tenisci, Andrea Franco, Elisa Bertini
Edito da: Delos Digital
Genere: Raccolta di racconti thriller
Formato: Cartaceo & Digitale
Prezzo: 15.00€ cartaceo, 2.79€ Kindle
Trama
Dieci graffiti, dieci autori, dieci storie. "Dark Graffiti" è
un'antologia di racconti che variano dal giallo classico al thriller,
dal noir all'hard boiled. Storie di strada, di periferia, di pulsioni
morbose, in cui la parola rimane incisa come i graffiti a cui le storie
si ispirano. Con racconti di Andrea Carlo Cappi, Scilla Bonfiglioli,
Laura Scaramozzino, Andrea Franco, Luca Di Gialleonardo, Barbara
Bottalico, Darko Bay, Elisa Bertini, Kenji Albani, Antonio Tenisci.
Un'antologia di dieci racconti di genere thriller, giallo, noir. Un'antologia che inquieta, che fa riflettere e affronta tematiche anche molto difficili da trattare. Eppure, in quei racconti più cupi ho notato una grande maestria nel mostrarci quel lato della realtà terribile, che esiste e che è difficile da combattere. Sono rimasta sorpresa, perché nonostante i racconti possano sembrare anche molto forti si è trovato comunque un ottimo compromesso per trattare certi argomenti nella maniera più delicata possibile. E a volte penso che più si scriva con una certa attenzione che non è spietata, più il messaggio coglie il punto e destabilizza -in maniera positiva- il lettore. Abbiamo quindi dieci autori che ci raccontano dieci storie misteriose diverse l'una dall'altra se non per un filo conduttore comune.
I graffiti. Quelli dark, quelli che inquietano, quelli che al protagonista ricordano qualcosa di cui aver paura e allo stesso tempo da venerare. Che siano omicidi o incontri, i nostri personaggi si ritroveranno a giocare su una scena del crimine o del mistero dove un murales particolare è sempre lì a osservare. Mi è piaciuta tantissimo come idea e mi è piaciuto quindi come gli autori abbiano deciso di creare una storia intorno a questo tema. Il graffito per alcuni rappresenta un elemento simbolico da temere ma che allo stesso tempo è in grado di proteggere. Perché, quindi, non dovrebbe intervenire in caso di necessità? E se non interviene, non è che soltanto questione di tempo? Altri alcuni graffiti non sanno decifrarli, qualcuno ne racconta il suo significato ma non ci si vuole credere. D'altronde, non è che un disegno realizzato da qualche ragazzino. Non c'è niente di sovrannaturale ed è quello che mette i brividi: sono casualità, ma neanche troppo. I racconti ci mostrano una realtà presente, dove la giustizia se la fanno gli altri, da soli. Non c'è nessuno ad aiutare anche se sembra che ci sia qualcuno che guarda pronto a intervenire. Andiamo a conoscere meglio questi dieci racconti. Mi soffermerò su quelli che più mi hanno messo i brividi ma posso comunque assicurarvi che tutti meritano.
Racconti
Dove c'è un graffito particolare non sempre accade qualcosa di buono. Anzi, sembrano essere gli onnipresenti spettatori di un omicidio o di un incontro infausto. Lo sa bene Amanda Kovàcs, una prostituta che cerca vendetta contro Vàndor per averla venduta e che da sempre è costretta a subire una vita che non le sembra le appartenga. O Francesco Terrenzi che proprio davanti al murales del matto vede consumarsi ben due omicidi. La sensazione di impotenza e di paura li attanaglia e non sembra esserci via di scampo neanche quando si pensa che sia arrivato il momento di agire. C'è sempre qualcosa che alla fine non va e che ha risvolti pericolosi. Non importa quanto si combatte.
Così come si trovano in difficoltà nella ricerca di indizi il professor Allingham e Robert che indagano sulla morte di una ragazza. A volte la soluzione è semplice ma allo stesso tempo anche quella che meno ci si aspetta. Ma quand'è che la giustizia però non fa il suo dovere? In quel caso per la vittima c'è un profondo scoramento e non può fare altro che appellarsi a quel murales che da sempre gli hanno detto che veglia su tutti loro. Ed è esattamente quello che pensa Kamal, un bambino italiano di origini egiziane che gioca sempre in un quartiere con un murales a proteggerlo. Ma quando Genny, drogato e senza possibilità di redenzione lo investe, ecco che non si sa da quale parte la giustizia potrà fare davvero il suo corso. Genny, in un istinto folle, lo carica sulla macchina e sparisce, impazzendo su quello che deve fare secondo dopo secondo. O di quando Marco Viaggiatori decide, anche se inizialmente con poca convinzione, di aiutare quella ragazza dal nome insolito, Zucchero Salato, per liberare il suo ragazzo Alfio da una setta. Lì Marco seguirà una scia di indizi fino a quando non arriverà nei luoghi più impensabili. Anche se per Alfio non ci sarà nulla da fare, Marco ha intenzione comunque di andare fino in fondo a quella questione così enigmatica. I graffiti portano ovunque: un disegno su una saracinesca può far arrivare al covo di alcuni narcotrafficanti che hanno appena ucciso un agente che fingeva di essere Emilio Serra Garcia, top manager della Serrvisa. Helena, che lavora insieme a Toni, deve riuscire a trovare questo graffito che potrà finalmente condurla sul luogo del delitto e arrestare i narcotrafficanti. Quando invece l'assassino ammette tranquillamente la sua colpa è un altro tipo di shock. Lo sanno bene i due fratelli Giacomo e Giulio, uno senza gamba e uno considerato idiota che da sempre ha voluto restaurare 'il santo'. Perché il santo protegge dal nemico che durante la guerra ha bombardato la sua città e ucciso le persone che amava. Ma non era il santo a porre giustizia: una bel altra 'assassina delle luminarie' è più vicina a loro di quanto pensino. Marco invece è intenzionato a giustiziare l'assassino di sua sorella. Un suo grande amico di vent'anni fa che smise pian piano di parlargli e tutti archiviarono l'accaduto come un incidente. Per questo ora vuole farsi giustizia da solo e fargli provare esattamente quello che provato lui. E infine voglio parlarvi di due racconti che mi hanno scossa particolarmente per il tema trattato: il mio preferito è stato quello dove Berenice sembra non essere più la stessa da quando suo marito è stato trovato morto affogato nella diga. Un giorno l'ésen, un tizio poco raccomdabile, bussa alla sua porta perché ha bisogno di aiuto. Ma lei non chiama la polizia come gli ha promesso di fare e il giorno dopo viene ritrovato morto. Ben presto si ritroverà a parlare con Irene, la ragazzina che ha subito violenza proprio dall'èsen e che per questo aveva chiesto aiuto a Yewande. Anche Berenice le aveva chiesto aiuto: e quando una donna subisce una violenza è Mami Wata che arriva ad aiutarle. Berenice aveva visto il murales di Mami Wata, simile a una creatura marina. Ma sa anche molto bene che Mami Wata non esiste e che le donne si fanno giustizia da sole. Ecco, ho trovato questo racconto molto intenso: la violenza sulle donne viene trattata in maniera esemplare e anche il colpo di scena è ben riuscito dato che proprio non me lo aspettavo. Mi ha tenuta incollata alle pagine e anche l'utilizzo della prima persona mi ha permesso di entrare per bene nei pensieri di Berenice. Anche il tema della pedofilia è stato trattato con molta delicatezza e crudeltà al tempo stesso. Carlo, un bambino, muore cadendo dalla terrazza. Almeno così sembra. Roberto è un pittore che abita lì vicino e su cui Silvia inizia ben presto a indagare. E saranno proprio i suoi quadri, i suoi dipinti a fornirgli gli indizi necessari. Penso che sia stato un elemento molto originale e ben ponderato quello di usare i disegni di Roberto come filo conduttore. E la violenza che è stata fatta su quei bambini, di cui alcuni vogliono solo dimenticare, mette davvero i brividi. Quindi, in sostanza: sono temi che scottano, che scuotono. E non dovrebbe essere diversamente dato che il lettore ha bisogno quanto più possibile di rimanere affascinato -e anche terrorizzato- da un racconto. Un plauso enorme a questi autori per aver saputo come interpretare caratteri difficili da portare su carta.
Stile
Essendo un'antologia di racconti, ogni autore ha, naturalmente, uno stile differente. C'è chi utilizza la terza e chi la prima persona, ma ho trovato che tutti, in egual misura, abbiano saputo come descrivere bene elementi forti. Tutti hanno saputo come usare lo show don't tell e i dialoghi erano fantastici. Chi invece ha deciso di non abusare dei dialoghi e quindi di cimentarsi totalmente sulla prosa ha comunque svolto un ottimo lavoro. Non ho trovato nessun errore, né di battitura né ortografico. In generale trovo che sia un'antologia che tutti dovrebbero leggere anche solo per identificarsi in questi protagonisti. Per questo la premio con il massimo del punteggio.
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