giovedì 22 ottobre 2020

Recensione: 'L'ora della scimmia' di Loris Fabrizi

 Come promesso, eccoci qui con la mia recensione di 'L'ora della scimmia' di Loris Fabrizi!


Titolo: L'ora della scimmia

Autore: Loris Fabrizi

Edito da: Pav Edizioni

Genere: Fantasy

Formato: Cartaceo

Prezzo: 15,00€

Link all'acquisto: qui

 

 

 Trama

 Alle soglie dell'età adulta, Lolo commette un errore, un piccolo furto, le cui conseguenze sembrano condurre alla morte di un uomo.
Decide così di andarsene, fugge dalle accuse che lo vogliono colpevole, dal giudizio degli adulti, da un posto e da una vita che non riconosce più come suoi.
Abbandona la comunità di nomadi che lo ha accolto quando era un bambino senza passato e senza futuro e abbandona Rasnia, la ragazza per cui farebbe qualsiasi cosa.
La fuga lenta e senza metà di Lolo lo porta alla scoperta dell'indifferenza, dell'ipocrisia, dell'illusione e degli altri vincoli mentali ed emotivi che l'umanità pone a sé stessa per paura.
Attraverso incontri occasionali e situazioni in apparenza ordinarie impara a vedere oltre il Velo che ricopre la realtà e ne mistifica l'aspetto per volere di Nahel e dei suoi uomini vuoti, che fin dagli albori della civiltà si operano per diffondere la Grande Menzogna e celare agli uomini il loro vero potenziale, meraviglioso e distruttivo allo stesso tempo.

Un viaggio difficile, ma non del tutto solitario, per un ragazzo che si sente diverso dagli altri ed è alla ricerca della propria identità. Un viaggio a ritroso nella memoria e nella storia per riscoprire una Verità che già una volta è stata sepolta e che forse nessuno vorrà accettare.

Ho trovato questo romanzo incredibile sotto molti aspetti: di sicuro la prima cosa che ho notato è come si evolve. La storia prende una piega ben diversa rispetto all'inizio del libro: ci troviamo dopo un centinaio di pagine nel vivo dell'azione e il fatto che ci siamo arrivati con molta calma rende la sorpresa ancor più gradita e impressionante. Questo non è un semplice urban fantasy. Mischia elementi religiosi e filosofici in un connubio che nella maggior parte dei casi potremmo definire pericolante, ma non in questo frangente. Credo, anzi, che in questo libro si arrivi a un punto di incontro che sfocia anche nell'attualità e nei mass media. Sono infatti rimasta sorpresa da quanta carne c'è sul fuoco. Fantasia, religione, filosofia, politica, xenofobia... le tematiche sono molteplici e sono state trattate sia con delicatezza sia con il giusto impatto che ci scuote durante la lettura. Ma andiamo con ordine: Lolo è un ragazzo che dacché ricorda ha sempre vissuto con una comunità di nomadi, adottato da Bato, il padre di Rasnia con cui ha un'affinità molto intensa. Si è sempre reputato diverso, sia perché non ricorda nulla del suo passato, sia perché lo è pure fisicamente. Passa le sue giornate facendo parkour, ma un giorno nel tentativo di rubare un orologio, ecco che viene additato di aver ucciso un poliziotto, crimine che però non ha commesso. Quando alcuni loschi figuri incendiano e creano scompiglio nella comunità dopo aver saputo dell'omicidio, Lolo verrà cacciato -anche se in realtà se n'è già andato da solo- e Rasnia parte a sua volta per cercarlo e scoprire la verità su quanto è accaduto. Ma quello che sembra un viaggio per fuggire da un crimine non commesso, diventa un autentico viaggio alla scoperta di se stesso e nella verità che per molto tempo è rimasta nascosta. Una verità che l'uomo ha celato perché ha compiuto in passato un gesto estremo, impensabile. Hanno ucciso colui in cui credevano e ammiravano, il fratello ha ucciso il fratello in suo nome, e tutto questo è rimasto insabbiato perché era più facile dire che si era soltanto perso la battaglia. Questa menzogna è rimasta a rasentare gli animi di tutte le persone grazie a Maya, che ha tessuto il suo Velo pietoso della vergogna per celare la verità. Ma esistono ancora i Selvaggi, quegli schiavi della Verità che hanno il necessario bisogno di cogliere quel frutto proibito e soggiogare la menzogna una volta per tutte.

Personaggi

Lolo è un 'raklo', ovvero uno che non fa parte della comunità di nomadi in cui vive. Per Rasnia non è così, ma effettivamente Lolo non si è mai sentito parte integrante di quella famiglia che lo ha accolto da un passato che neanche ricorda. Il viaggio di Lolo è un vero e proprio viaggio introspettivo. Quando ci immaginiamo che il suo unico obiettivo sia quello di allontanarsi un po' per chiarire bene quello che vuole dalla vita, ecco che la vita stessa lo sconvolge. In seguito a un incidente, viene aiutato da Yakof e successivamente attaccato da Nahel, l'antogonista della nostra storia. Yakof, un tempo amico di Nahel, è il padre di Maya, condannata a tessere il velo della menzogna. Quando Lolo scopre la verità è come se avesse scoperto di nuovo anche se stesso. Ora è consapevole di ciò che deve fare e di ciò che lui ha fatto -sbagliando- in passato. Lolo decide di andare contro la massa, una convinzione che lo motiva quando sente Giano, il politico, infervorare una folla che nessuno sarebbe in grado di fermare. I suoi stessi amici gli dicono di desistere, che è impossibile, perché tanto quella verità non la ascolterà nessuno, specie se sono così in pochi. Ma Lolo acquista una consapevolezza tale da essere più che mai agguerrito e ci prova con tutto se stesso, non importa quanti Vuoti saranno contro di lui. I Vuoti non sono altro che la menzogna che Lolo deve debellare, ma allo stesso tempo, cosa comporterà portare la verità? Quanto potrebbe condannare l'uomo nello scoprire il grave atto che ha compiuto in passato? Certamente è una domanda a cui è difficile rispondere, allo stesso tempo, non si può rimanere all'oscuro soltanto perché hanno cercato di insabbiare un errore, per quanto grave sia stato. Un personaggio che ho amato particolarmente, anche se compare poco, è Maya, proprio per la sua associazione al Velo di Maya di Schopenhauer (tra l'altro, mio filosofo preferito). Il Velo di Maya, secondo il filosofo, è appunto un velo che si crea tra noi e la realtà, siamo incapaci di vedere oltre e quindi di capire cosa sia esattamente la realtà. Ne consegue che ciò che noi vediamo è soltanto una nostra rappresentazione, in pratica, un'illusione. Ho adorato come l'autore abbia preso questo concetto e lo abbia utilizzato nel suo romanzo. Le persone si fanno incantare dalle parole di Giano mentre Lolo riesce a capire cosa realmente sta dicendo: è una persona in realtà disinteressata e pure un burattino nelle mani di qualcun altro. Proprio per enfatizzare questo passaggio, l'autore fa un capitolo a parte, dove ci mostra ciò che in realtà il politico vuole dire. Ovviamente menzogne, tese per ingannare gli altri, proprio come i primi uomini avevano fatto molti anni prima. Un'altra figura che mi è piaciuta è certamente la Belva: l'uomo non può allontanarsi nella foresta perché verrà assalito da questa creatura. Tutti ne hanno paura e la rifuggono. Perché essa è ciò che scatena: terrore. Terrore più che altro verso se stessi. Di fronte a lei, nessuno sembra in grado di andare avanti, non c'è modo di ostacolarla. La paura è infatti il sentimento che più paralizza, allo stesso tempo oserei aggiungere che è anche un istinto primordiale che ha permesso all'uomo di acquisire consapevolezza e fuggire dal pericolo. Lolo ha invece intenzione di affrontarlo, anche quando Rasnia sembra sul punto di cedere. Rasnia è infatti un personaggio che a differenza di Lolo cade molto spesso ed è sempre Lolo a tenderle una mano per farla rialzare. Lo stesso Nahel gli dice che non può continuare a fidarsi di lei, eppure Lolo agisce. Il punto focale della narrazione e della crescita del personaggio è proprio il fatto che è capace di affrontare la situazione, anche se da solo. Ma basta appunto una sola scintilla per far divampare l'icendio.

Stile

Stile decisamente particolare e che non ritroviamo in tutti i romanzi. Innanzitutto la prima cosa che salta all'occhio è che il romanzo non è raccontato al passato, come la maggior parte, ma al presente. Una scelta stilistica che qui funziona molto bene e che non danneggia in alcun modo la lettura, che anzi scorre tranquilla considerando che il linguaggio è fluido e non ho trovato alcun errore, né di battitura, né di ortografia. Particolare è anche la disposizione dei capitoli e come ci vengono presentati: a volte come normale narrazione, a volte come punto di vista di un personaggio, in cui parla direttamente in prima persona. Altre volte invece la storia si interrompe per raccontarci cosa è successo alle origini del tempo e quale è il grave peccato che è stato commesso. Mi è piaciuta come soluzione, perché in questo modo non si incappa in nessun infodump. In più, penso che l'autore sappia molto bene come farci calare nel ritmo della storia, utilizzando un più che adeguato show don't tell. Considerato tutto questo, premio il romanzo con il massimo del punteggio.



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