martedì 29 dicembre 2020

Recensione: 'Vangelo degli infami' di Luca Atzori

 Oggi vi parlerò della raccolta poetica di Luca Atzori, 'Vangelo degli Infami'!


 

 Titolo: Vangelo degli Infami

Autore: Luca Atzori

Edito da: Eretica Edizioni

Genere: Raccolta di poesie

Formato: Cartaceo

Prezzo: 14,00€




In una delle varie epoche antico romane, compare l'editto di Giuliano per il quale chiunque salisse su un palco con l'intenzione di esibirsi, riceveva l'epiteto di infame. Gli venivano negati i diritti, così finivano costretti ai margini della società, considerati meno che cittadini. Collocati fuori da ogni registro della burocrazia. Privati delle attenzioni statali. Vangelo degli infami colloca nella mitopoiesi l'occidente degli outsider. Generazioni di incollocabili infames. Gli esclusi che diventano massa. Coloro i quali sono considerati inutili. Coloro che portano nel mondo l'abulia della bellezza. Coloro per i quali la vita non ha ragione di proseguire nella catena produttiva. I poeti, gli attori, gli artisti, i letterati, i musicisti etc. Principi e le principesse che non riescono più ad alzarsi dal divano, perché trasportati da un dolore imperdonabile, che nessuno ascolta e dietro cui si cela uno dei mille segreti della Storia.

Questa recensione sarà diversa dalle altre, in quanto si tratta di una raccolta poetica. Non avendola studiata in modo approfondito, per questa volta non ci sarà alcuna scheda tecnica dato che non ne ho le competenze per poter affermare se ci siano errori o di parlarvi di come è stata strutturata, per questo mi limiterò a raccontarvi di quello che mi è stato trasmesso durante la lettura.

Ogni poesia che ho letto mi ha dato l'impressione che urlasse con grazia. In che senso? Nel senso che ogni parola racchiude un lamento o una lotta ma lo fa con calma, quasi con ironia, come se sapesse che altro non potrebbe fare, che quella voce potrebbe anche non essere ascoltata, quindi tanto vale usare toni accesi ma che comunque si spengono in una nota signorile che accompagna anche tutte le altre poesie. Ci parlano degli infami, di quelle persone che sono considerate degli inetti e a che nulla valgono nel mondo. Non possono portare né miglioramenti né hanno qualcosa di buono da offrire nell'immediato. Sono esclusi, persone che forse un tempo valevano qualcosa ma che ora, nell'era moderna, non tengono conto di niente. 

Le poesie dell'autore, in qualche modo, graffiano nell'anima. Come se volessero incidere quell'urlo che tendono a sopprimere per via di una condizione sociale che più non li rappresenta. Vengono usate parole accese ma che ho apprezzato perché vanno dritte al punto. Sono sempre stata una persona che preferisce l'istantaneità e che male apprezza i giri di parole. E così sono queste poesie, se bisogna essere duri, bisogna esserlo senza prendere la strada più sicura e forse più corretta.
Sono poeti, intellettuali, che sono rimasti senza i loro strumenti del mestiere, impossibilitati ad affrontare pienamente la vita forse anche per le loro condizioni economiche. E questo mi ha fatto anche pensare che se è veramente così è proprio perché in questi tempi la loro arte non viene neanche lontanamente apprezzata o vista come lavoro per cui si può sopravvivere oggigiorno.

Penso che la poesia che più ci trafigge e ci fa capire al meglio gli infami sia A stronza così come Infames, in cui forse quando siamo in un momento di incredibile fragilità, subire un altro affronto fa catapultare in una situazione ancora più misera, in cui ci sentiamo addosso quello che gli altri pensano di noi, come se ce lo avessero scritto sulla pelle. Ci si sente come gli infami dell'epoca romana, che non avevano alcun diritto di parola, che erano incatenati in una schiavitù remissiva. E non c'è niente di fare, perché la vita va solo verso una direzione.

Ci sono altre poesie che le ho sentite proprio far parte della nostra quotidianità come Ignoranza o Poeta c'è gente, e in quest'ultima penso anche di essermi un po' rivista. Voglio anche citare Il senso umanitario altra poesia che ho sentito di raffigurare al meglio la nostra quotidianità. Sono tante situazioni che effettivamente possiamo pensare o vedere ogni giorno, e comprendiamo sia lo squallore sia l'ipocrisia di molti. O anche di noi stessi, alla fine nessuno è un santo.

La raccolta poetica si apre e si chiude parlando ai principi e alle principesse di un'epoca che più tornerà. Alla fine però penso che bisogna comunque trovarsi in queste situazioni, viverle anche con tutto il malessere che portano dietro. Leggendo questa raccolta poetica mi sono immedesimata in molte delle poesie e credo che sia una problematica attuale quella che ci presenta l'autore. Sono sicura infatti che potrete apprezzarle e forse sentirvi anche voi parte integrante. Come vi avevo già detto sono poesie che 'mordono', che affondano gli artigli lì dove c'è un problema che altri magari non vogliono vedere: è anche un inno al desiderio di vedere le cose ribaltarsi. Cosa succederebbe se fosse tutto il contrario di ciò che ci appare? Cosa succederebbe se quegli inetti prendessero in mano la loro vita come si deve? Cosa succederebbe se gli altri li guardassero in modo diverso?

Sta a voi scoprirlo.


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