lunedì 28 gennaio 2019

Recensione: 'Il viaggio degli eroi. Il giuramento' di Cristian Taiani

Oggi parliamo del libro di Cristian Taiani, 'Il viaggio degli eroi. Il giuramento'!


Titolo: Il viaggio degli eroi. Il giuramento

Autore: Cristian Taiani

Edito da: Self publishing

Formato: cartaceo (brossura), Kindle

Genere: Fantasy

Pagine: 380

Prezzo: 12,00€ cartaceo, 2,00€ su Kindle





Trama

Nel mondo di Inglor una apparente pace sta per essere minata da un antico e malvagio male, un’oscurità che già in passato aveva causato la più grande guerra che le Sette Terre avessero mai visto. Cantata e narrata dai bardi come la Guerra Sanguinosa, uomini ed elfi ne presero parte abbandonate invece dalle più antiche stirpi dei nani, gloriosa fu la battaglia dove venne cacciato il senza nome e il suo suddito Zetroc. Venti ere dopo il male ritorna, tra le strade di Radigast capitale delle Sette Terre, sul suo cammino incontrerà Rhevi una ragazza per metà umana per metà elfa cresciuta con l’amore di nonno Otan proprietario della locanda l’Orso Bianco, dopo l’abbandono della madre elfa il padre perso nel dolore si arruola nell'esercito dell’imperatore Adon Vesto, di lui la povera bambina perde ogni traccia, la ragazza che sogna di allontanarsi dalla realtà di quella città che non l'accetta avrà il modo di realizzare il suo desiderio ma a che prezzo? In tre sfideranno il destino alla ricerca della libertà cominciando il viaggio, scoprendo misteri più grandi di loro, tra magie, guerre, nani, draghi e viaggi nel tempo si ritroveranno a diventare gli eroi che Inglor aspettava.Conoscerete gli elfi di luce, gnomi a bordo di navi volanti, profezie leggendarie, eccentrici pirati e i perfidi elfi di tenebra.

Prima di cominciare con la recensione vera e propria credo che ci sia un aspetto fondamentale da tenere in mente per comprendere ed entrare al meglio nel mondo di questo libro. L'autore infatti dichiara di aver preso ispirazione per la sua storia dopo una campagna di un gioco di ruolo da lui ideata. Il motivo per cui credo che sia importante saperlo è perché, infatti, il libro ha molte caratteristiche che ricordano un gioco di ruolo, per questo gli amanti del genere potranno apprezzarlo ancora di più. Ed è anche il motivo per cui si discosta da un fantasy se così vogliamo definirlo 'classico', nonostante ne abbia tutte le condizioni: il viaggio, gli eroi, la profezia.
La distinzione è data dal tema del viaggio e dagli eroi stessi, ognuno dei quali è ben determinato e differenziato. Esattamente come in un gdr ognuno di loro svolge il proprio ruolo e il viaggio è intrapreso in modo tale che gli stessi protagonisti possono potenziarsi, incontrare alleati e nemici oltre che nuovi generi di mostri. Il mondo di Inglor ha già visto una guerra sanguinosa e, ora che sono passate venti ere, sembrerebbe che una nuova minaccia stia per ripresentarsi. Nella città di Radigast i primi segni sono chiari: conosciamo i primi due protagonisti, la mezzelfa Rhevi, che vive e lavora nella locanda con suo nonno e Talun, appena diventato un mago a tutti gli effetti. Nel voler soccorrere un uomo ferito che giunge nella locanda, attiveranno quella che sarà la profezia che li aveva già predestinati. I due si ritrovano infatti marchiati, impossibilitati da questo punto in avanti a disobbedire a Cortez, pena la morte. Costretti quindi a cercare la strana foglia che Cortez ambisce, incontreranno un nuovo personaggio, Adalomonte, o semplicemente Ado, e insieme a lui inizieranno il viaggio che li porterà verso un destino che mai avrebbero immaginato di affrontare. Oltre a conoscere gli elfi, i nani e ad affrontare nuovi generi di mostri duranti il viaggio, capiranno anche il vero motivo che spinge Cortez a volere non solo loro, ma Ado stesso. Ho apprezzato la leggenda che si narra riguardo lo strano marchio, quello del lupo e del leone, altri non sono che Zetroc, il maligno e Zarcan, il benevolo. Una volta appresa questa storia cominciamo a ricollegare qualche pezzo per formare il puzzle del racconto cercando di capire cosa lega Cortez a Zetroc stesso. Il viaggio sarà sempre molto movimentato, tanto che infatti non ci imbatteremo mai in momenti di noia dato che i protagonisti passano da un'avventura (o da un pericolo) all'altro. Mi è piaciuto anche il fatto che per spostarsi utilizzino l'Artefatto Vascello. Inizialmente sembrava un vascello come un altro fino a quando, per necessità, non ha cominciato a volare. Una chicca che mi è piaciuta e che ha reso diverso il viaggio intrapreso dagli eroi. Menzione speciale per il finale: senza entrare troppo nel dettaglio credo che sia un messaggio di fondo. Il male è sempre in agguato e può colpire quando meno te lo aspetti.

Personaggi

Cominciamo a parlare dei protagonisti e poi mi concentrerò sui personaggi secondari che più mi sono piaciuti. Rhevi è una mezzelfa bellissima, che non avendo padre e madre vive con suo zio Otan aiutandolo nella locanda l'Orso Bianco. Nonostante un lavoro del genere, Rhevi si tiene allenata con la scimitarra elfica lasciata da sua madre, di cui riesce ad intuire un qualcosa di magico e certamente diverso da qualsiasi altra scimitarra. La vediamo come un personaggio molto energico e combattivo, è sicura di se stessa e inizia il viaggio con coraggio, pur mancandole il nonno. Talun è appena diventato mago e per festeggiare si reca alla locanda dove quindi conoscerà Rhevi. Come personaggio mi è piaciuto ancora di più, l'ho trovato sia dolce che con il giusto caratterino capace di affrontare i battibecchi con Ado. Non ha fatto altro che studiare la magia per tutta la sua vita, impossibilitato a uscire dall'Accademia e per questo motivo ha dedicato tutto il suo tempo allo studio rendendolo il migliore. Quando finalmente diventa mago e può finalmente uscire ed essere libero, certo non si immaginava un'avventura del genere. Il viaggio penso che cambi più Talun che Rhevi. Talun infatti, non solo si rende molto spesso utile grazie alla sua magia -non per questo Rhevi sia da meno- ma è anche il personaggio che ha una perdita significativa e che corromperà irrimediabilmente il suo futuro. Quando si scopre il legame che c'è tra lui e il cronomante sono rimasta veramente spiazzata perché non me lo immaginavo. E mi sono posta a quel punto la stessa domanda di Elanor. Ne parlerei ancora ma mi sto rendendo conto che rischierei di fare troppo spoiler. Anche il finale del personaggio mi ha scossa e su questo mi ricollegherò in seguito. Parliamo ora di Adalomonte. Quando viene trovato in pessime condizioni da Rhevi e Talun ho cominciato a sospettare di lui, anche per via di come si rende odioso a tratti agli occhi del mago. Man mano che si avanza nella lettura ci si rende conto di quanto sia complesso il personaggio, della sua fuga e del suo viaggio tormentato, destinato ad essere il corpo di rimpiazzo di un altro. Burbero, facilmente irascibile e potente, lo si apprezza di più quando il viaggio prende il pieno ritmo. Ho anche apprezzato il legame che si viene a creare tra lui e Rhevi questo perché pensavo che un qualcosa del genere sarebbe nato con Talun, il che me lo avrebbe reso abbastanza prevedibile. Dato che così non è stato, ho ammirato e apprezzato questa scelta. Voglio citare anche altri personaggi come il re degli elfi Oronar e del dolore che ha provato in seguito a ciò che accade a Melidor, suo figlio. Ne aveva avuto già una visione ma non ne era mai stato preparato. Considerando che io mi ero affezionata subito a Melidor quella scena è stata abbastanza traumatica e ne sono rimasta dispiaciuta. Agata e Breno anche sono stati due personaggi adorabili, anche se avrei preferito che il loro primo incontro fosse stato più passionale. Non che lo sia stato ma penso che Breno, prima di dare le dovute spiegazioni ad Agata, avrebbe fatto meglio a correre subito da lei per abbracciarla. O forse sono troppo sentimentale io, c'è da dire!
Infine, un cenno anche ai cattivi della situazione: Cortez, l'alchimista Horsk e Creep. Hanno macchinato tutto e già da tempo cercavano una soluzione al loro problema catturando Ado. Io amo i cattivi e direi che tra tutti loro spicca ed è promosso a pieni voti Creep. Proprio come il suo nome, appena mi ritrovavo a leggere una scena in cui lui c'era, ecco che diventava inquietante. Ne avevo, vi giuro, quasi paura. Credo che sia uno dei personaggi più d'impatto, quello che davvero quando sta per arrivare ne si temono le conseguenze. Quando si legge che si intravede una chioma di capelli rossi già si sa che è lui e ci si prepara a quello che combinerà stavolta. L'ho adorato, nonostante sia così terribile... ma è proprio questo il motivo! Inoltre verso il finale si comincia a capire qualcosa su ciò che succede dopo una sua probabile morte dalla quale riesce sempre a venirne fuori. Trovo che sia un aspetto assolutamente interessante e quindi sono curiosa di saperne di più. Quindi sì, Creep di sicuro domina la scena. Mi ricollego, come avevo già preannunciato, a ciò che succede a Talun. E purtroppo mi accorgo ancora di non poter fare spoiler, ma se vi ho incuriosito a sufficienza, beh, è un buon pretesto per leggere il romanzo!

Stile

Ed eccoci, infine, a parlare dello stile di cui avrei una annotazione da fare, che possa essere un consiglio futuro per l'autore. Come avvenimenti non ho nulla da dire: il climax è sempre alto proprio perché come avevo già detto in ogni capitolo succede qualcosa quindi l'attenzione del lettore rimane sempre alta. Non ho trovato nessun errore ortografico se non qualche sparuto errore di battitura.
Quello che invece può essere migliorato è l'utilizzo dello show don't tell. Quando infatti ci viene presentato un nuovo personaggio si tende a descriverlo subito, o a menzionare il fatto che sia, per esempio, buono, forte, intelligente e via dicendo. Queste caratteristiche di un personaggio è sempre meglio non descriverle, ma appunto mostrarle. Troppe descrizioni devono essere affievolite con questa bella tecnica, che tra l'altro ogni tanto viene usata specialmente nei combattimenti, quindi il mio consiglio è di usarla più spesso e di mostrare quindi come si comporta un personaggio piuttosto che descriverlo. A parte questa annotazione non ho però altro da dire.
Il romanzo si aggiudica un punteggio quasi pieno!


L'autore



Cristian Taiani nasce a Civitavecchia il quindici ottobre 1983, figlio di un'umile famiglia il papà pasticcere e la mamma casalinga, fin dalla tenera età dimostra la sua inesauribile fantasia, è solo un bambino quando comincia a scrivere storie e a desiderare di diventare uno scrittore. L'illuminazione per il Viaggio degli eroi nasce durante una notte, dopo aver concluso una campagna da lui ideata di un gioco di ruolo. Comincia a buttare giù alcune idee, scritte a mano su un quaderno, completamente autodidatta e senza nessuno studio letterario viene guidato solo dalla sua passione, ardente e acquisita leggendo i suoi autori preferiti, tra questi spiccano i due maestri inglesi Dickens e Tolkien. Pian piano le sue idee si trasformano in dialoghi, eventi e infine in un racconto. Affina la sua visione trasformandolo in un romanzo vero e proprio. Lascia però la sua opera incompleta per qualche anno, fino al giorno in cui si imbatte di nuovo nel piccolo file lasciato lì. La passione, la volontà e la determinazione lo aiutano a finire quello che aveva iniziato, dimostrando a molti che i sogni, anche piccoli e a volte dimenticati, possono avverarsi.

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