Oggi parliamo del secondo volume di Marco De Luca, ovvero 'Mosaico: le due croci'! Se avete perso la mia recensione del primo volume, 'Mosaico: una storia veneziana', potete recuperarla cliccando qui!
Titolo: Mosaico: Le due croci
Autore: Marco De Luca
Formato: Kindle, cartaceo (brossura)
Edito da: Self-publishing
Genere: Narrativa storica
Pagine: 365
Prezzo: 13,00€ cartaceo, 0,00€ su Kindle Unlimted, 2,99€ Kindle
Trama
Anno Domini 1581. Il Vicerè di Napoli è disposto a tutto pur di
conquistare Venezia, la regina del Mediterraneo. Alfredo Dandolo, nobile
veneziano senza scrupoli, è l’uomo adatto per colpire la città dei Dogi
dall’interno. Una reliquia custodita a Costantinopoli è la merce di
scambio richiesta all’uomo per diventare Doge; Iñacio Cortés il mercante
scelto per riportarla a Venezia. Tra intrighi e inganni, Cortés verrà
catapultato nella Mantova dei Gonzaga, città tanto bella quanto
pericolosa. Passando da pedina a giocatore, accompagnato da due donne,
sarà lui a dover fermare l’avanzata spagnola. Ci riuscirà?
La vera
protagonista di Mosaico è però la Serenissima Repubblica, e più ancora
gli uomini e le donne che la animano come tessere di un mosaico: uomini
di stato, seducenti cortigiane, sicari senza scrupoli, avidi mercanti e
cospiratori visionari.
Siamo nel 1581, quindi prima degli eventi narrati in 'Mosaico: una storia veneziana'. Ciò significa che scopriremo come alcuni personaggi che già conosciamo si siano incontrati, dettaglio che ho trovato davvero molto interessante e che mi ha anche fatto affezionare di più ai personaggi stessi perché ho potuto comprenderli meglio.
Ma andiamo con ordine: il nobiluomo Alfedo Dandolo paga al nostro protagonista, Iñacio Cortés, un viaggio per Venezia portando con sé una reliquia, un cranio di San Gregorio Illuminatore, per fare in modo che la città possa beneficiare del suo sacro influsso. Ben presto però Cortés che è stato semplicemente sfruttato, rischia di passare la sua vita ai Pozzi e che Dandolo altro non vuole fare che prendere Venezia con l'aiuto degli spagnoli. Sarà a questo punto che intercorre Florian, che liberando Cortés gli propone un accordo per sventare Alfredo: ovvero partire con due donne per Mantova, fingendosi un pittore per incontrarne il duca e fare in modo che possa trattenere Dandolo il tempo necessario. Le due donne con cui Cortés si metterà in viaggio le abbiamo già conosciute: sono Inés e Chiara Fracassa, l'una completamente diversa dall'altra e, ovviamente, avranno differenti ruoli. Inés è obbligata a fare il lavoro sporco, mettendo in gioco la sua integrità sia fisica che morale, mentre per quanto riguarda Chiara è la donna perfetta per ammaliare il duca e riuscire ad ottenere un appoggio in cambio, naturalmente, di favori vantaggiosi. La trama è davvero molto intrigante, perché non solo ci ritroviamo con dei complotti da entrambe le parti, ma abbiamo anche scene d'azione da far rimanere con il fiato in gola oltre che un'accuratezza storica davvero sublime.
Andiamo quindi a vedere meglio com'è che si muovono questi personaggi, la cui maggior parte, abbiamo già conosciuto nel precedente volume.
Personaggi
Come non riconoscere subito il protagonista, Iñacio Cortés grazie alla sua solita imprecazione! Dopo il viaggio con Alfredo Dandolo si ritrova immediatamente nei guai. Sarà Florian che riuscirà a farlo uscire dalle prigioni, ma in cambio, dovrà agire per lui e ottenere il favore del duca di Mantova per la cattura dello stesso Alfredo in combutta con gli spagnoli. Sicuramente Iñacio non è uno sprovveduto: sa come adattarsi e non si lamenta molto della missione affidatagli se non alla fine ritenendo di non avere ottenuto la giusta ricompensa. Gli viene chiesto di comportarsi come non si era mai aspettato di fare ma riesce a reggere al gioco e a interpretare un pittore in visita al duca scortato da Chiara Fracassa. Lei stessa alla fine della messinscena lo adula, dicendogli di aver fatto un ottimo lavoro riuscendo ad apparire distante e misantropo quanto bastava. Inutile dire, dato che già lo sappiamo, che Cortés avrà un colpo al cuore sin dal primo momento che la incontra. Vorrebbe poter stare soltanto una notte con lei, ma sa anche che vale troppi ducati per uno come lui. E anche quando ha la disponibilità di stare in sua compagnia, rimanda, sapendo che ciò non farebbe altro che accrescere la sua bramosia nei confronti della ragazza. Chiara è indubbiamente bella, una 'leonessa', scaltra e intelligente. Quando Florian la incontra per la prima volta sa che è la donna perfetta a cui affidare la sua missione: sa come comportarsi con gli uomini, sa essere discreta, sa fingere all'occorrenza. Nonostante la veda come una semplice ragazza di appena sedici o diciassette anni rimane incantato dalla sua intelligenza di cui ne dà prova la stessa casa di Chiara, piena di oggetti e libri molto rari che solo un occhio intenditore può capirne la preziosità. Nonostante lei si vesta in modo semplice, Florian capisce, così come Cortés, che si trova davanti a una donna dalle straordinarie capacità che in qualche modo riesce a nascondere. Chiara fa impazzire qualsiasi uomo, non solo grazie al suo charme, al suo profumo di calicanto che incanta subito il duca, ma anche grazie al suo acume e al fatto che sembra avere una risposta a tutto. Durante una spiegazione che Chiara dà a Cortés mentre sono in viaggio, la stessa Inés rimane ammaliata dalle sue parole. Il che vuol dire molto perché Inés sta bene alla larga da Chiara: sa che sono due donne troppo diverse. Inés l'avevo adorata nel precedente libro e non ho potuto fare altro che provare una grandissima compassione nei suoi confronti. Viene ingaggiata per questa missione perdendo molti dei suoi affetti nella speranza che possa vedere di nuovo sua madre. Quando viene torturata, nonostante la scena non sia descritta in una maniera cruenta e brutale, mi ha lasciato comunque un groppo in gola e sono stata in agitazione tutto il tempo. Quando però, anche la sua morale alla fine viene macchiata, mi sono sentita di compatirla ancora di più. Quella, se posso dire, è stata una scena che seppur brevissima è stata anche più toccante della tortura stessa. Stavolta non è un male fisico, è un male che colpisce Inés nell'anima in modo perpetuo come lo sarà anche la menomazione alla sua mano. Se quindi Inés ne esce abbastanza annientata, anche se conserva il suo carattere forte e autoritario, Chiara ne esce come una donna che con eleganza e furbizia ha ottenuto ciò che voleva. Con questo non voglio dire che per questo motivo io odi Chiara, assolutamente. Per come sono i personaggi e considerata la loro origine è più che giusto e naturale che le cose, anche se possono far male, debbano andare verso questa direzione. Le ho amate entrambe e sicuramente hanno fatto più di Cortés per lo sviluppo della trama.
Cortés per gran parte della missione lo vediamo geloso di Chiara. Quando il duca chiede che lei gli venga a fare compagnia, non è che finga più di tanto nella sua recita nel mostrarsi un po' contrariato.
Poi, anche a lui spetterà il lavoro sporco, macchiandosi anche del sangue di un innocente.
Mi è piaciuto inoltre il discorso finale che Inés ha con Florian: quando Florian le offre dei ducati mensili per sua madre, Inés gli ricorda che quella si fa pagare non è certo lei ma qualcun'altra. Non ho potuto fare a meno di sorridere e di trovare questa una risposta degna di Inés.
Non ve la riporto corretta e per intero perché fa molto effetto nel leggerla da soli, vi dico solo che io l'ho molto apprezzata! Su Florian sono combattuta: inizialmente mi stavo affezionando ancora di più a lui. Sappiamo che è un personaggio ambiguo, che sfrutta la gente ma allo stesso tempo se vuole la aiuta e ammetto che mi stava piacendo fino alla fine. Ho pensato che avrebbe dovuto comportarsi in una maniera diversa con Inés e Cortés ma ragionandoci bene se si fosse comportato diversamente non avrebbe ricalcato quello che è il suo personaggio: scaltro ed egoista. E alla fine è proprio per quello che il personaggio può piacere! Molta compassione per il duca, che si è trovato nella ragnatela di Chiara non dubitando di nulla. Una scena davvero piacevole da leggere perché fa rimanere il lettore incollato alle pagine e dove quindi vediamo Chiara sfoderare le sue abilità.
Stile
Limpido, preciso, non ho trovato il minimo errore e soprattutto scorrevole. Anche quando ci sono delle digressioni storiche l'attenzione è sempre alta. Sarà perché già di mio amo la storia quindi parti del genere sono sempre interessanti per me, ma davvero, non appesantiscono il romanzo e non fanno scendere il climax. Ottimo uso dei dialoghi diretti che rendono più accesa l'andatura del testo e ottimo show don't tell. Come per il primo libro ho adorato l'uso, durante la scrittura delle lettere, del parlato comune del tempo o comunque dell'utilizzo dei termini dell'epoca. Sono chicche che piacciono e che fanno capire quanto studio e lavoro c'è stato dietro il libro. Studiarsi infatti tutta la storia, tutti gli usi e i costumi e rappresentare la Venezia della fine del '500 in maniera impeccabile è un lavoro mostruoso che però ha dato i suoi frutti. Questo rende interessante il libro non solo a livello di trama ma anche a livello storico: non so voi, ma io sono sempre interessata a imparare cose nuove o ritrovarmi in un libro elementi che già so e che voglio quindi vedere come verranno utilizzati. Mi è piaciuto il primo libro, lo avevo infatti premiato con cinque stelle perché c'era lo stesso lavoro certosino. Questo secondo, devo dire che l'ho anche apprezzato di più!
E quindi, naturalmente, premiato anche il seguito -per non dire prequel!- con cinque stelle piene.
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