Segnalo oggi 'Piccole vite infelici' di Stefano Labbia, premio Elison 2017 come miglior romanzo inedito!
Titolo: Piccole vite infelici
Autore: Stefano Labbia
Edito da: Maurizio Vetri Editore
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Narrativa
Pagine: 96
Prima edizione: Settembre 2018
Link di acquisto: www.mauriziovetrieditore.com, oltre che su altre importanti piattaforme di vendita online
Trama
Nella Roma dei giorni nostri quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo. Una città, Roma, che sa amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.
Vi ispira? Potete leggere qui alcuni passi che mi sono stati gentilmente concessi.
Incipit
Aveva appena compiuto quarant’anni e da tutti era soprannominato Caio Sano. Caio perché ricordava, seppur di origini toscane, un romano verace, sguaiato, contraddittorio e pigro. Sano perché si professava un ateo – che ce l’aveva col mondo intero – e dunque, secondo la sua coscienza, era uno dei pochi sani in un pianeta di pazzi.
Caio aveva problemi di fiducia in se stesso, un po’ come tutti, direte voi. Ecco… I suoi problemi, però, erano un pelino più gravi. Seri. Forti. Radicati nel suo DNA. Era perennemente dominato da uno stato di agitazione quotidiana e ciò aveva avuto risvolti anche sulle sue condizioni di salute. Accanito fumatore, acquistava pacchetti di tabacco sfuso e, seduto in un angolo, si rollava le sue sigarettine che fumava a distanza di qualche minuto, una dopo l’altra. Amava il cinema, Caio. Il mondo dello spettacolo un po’ meno. Era un uomo alto, dinoccolato, si sarebbe detto un tempo, e magro. Salvo per il ventre prominente che pendeva all’ingiù, sino a formare una grossa piega di pelle tremula. Scherzando, Caio diceva a tutti che i suoi erano addominali. Solo un po’ “sblusati”. Caio,
fumava e beveva cappuccini rigorosamente bollenti. Da ustione al palato. Talvolta, assieme, vi mangiava biscotti o brioche. Ma solo se costavano meno di un euro. Caio amava il cinema e scriveva di cinema. Egli aveva un piccolo blog online che aggiornava saltuariamente, pubblicandovi articoli e recensioni che scriveva per conto di un sito specializzato. A stento riusciva ad arrivare alla fine del mese, trascorrendo gran parte del suo tempo in una casa a lui donata dai suoi genitori, in pieno centro a Roma. Quarant’anni.
Estratto
Il cast era formato ed avevano approfittato dell’occasione per girare anche alcune mini interviste, su spinta di Melina, pro raccolta fondi. Marco si mostrò titubante sul puntare tutto sul “Crowdfunding” anche alla luce dei costi della serie per la sola prima stagione che avevano ottenuto calcolandoli seppur sommariamente… Con la crew in parte acquisita ed il cast quasi al completo, adesso non restava che trovare un produttore per il web serie.
Marco e Melina vollero adoperarsi per avere i conti nel dettaglio. Caio si rifiutò. I conti non tornavano. La serie costava troppo e anche se non erano mai stati produttori, i due giovani sapevano in cuor loro che se non altro per quel motivo, non avrebbero trovato in Italia qualcuno così folle da investire in una web-serie horror sapendo già di andare in perdita. Ritornò di nuovo prepotente la parola “Crowdfunding” nel progetto di Melina. La ragazza incalzava, spingeva, visto che a parte qualche opinione positiva, niente di concreto era stato sancito dal giro d’Italia delle produzioni effettuato sinora. MM, seppur un po’ titubante, annuì e acconsentì quantomeno a provarci. Un
mese di campagna: social network usati in modo prepotente. Visibilità. Totale soldi raccolti? Zero. Si, zero. Sconsolati, i tre si sostennero – anche se Caio era sempre più amaro e sfiduciato in proposito. I progetti tra lui e Marco continuavano: Caio però era a tratti prepotente e voleva per forza imporre la sua visione delle cose su quella di MM.
Quest’ultimo, a volte trascinato dalla parlantina del toscano, si lasciava in qualche modo catturare e convincere. Talvolta desisteva e o posponeva il progetto o lo modificava ma a suo modo. In ogni caso, Caio si inseriva tutte le sante volte come autore assieme a Marco…
Anche solo per aver suggerito una modifica. Magari un accento o una virgola sfuggita al povero MM. Confuso e fiducioso, Marco, seppur a tratti a malincuore, accettava di buon grado la maggior parte dei suggerimenti del toscano perché reputava Caio Sano uno del giro, uno del settore da molto prima di lui. Che idiota… In breve la metà dei progetti, delle serie, dei film di Marco portavano anche il nome di Caio che così sperava anche lui, per la legge dei numeri, di recuperare qualche soldo in caso di cessione – vendita o similia, facendo il minimo sforzo e non cacciando alcuna idea. Idee, le sue, che si teneva belle strette. Ma poi, a dirla tutta, non ne aveva poi neanche tante, di valide. Una tantum se ne lasciava sfuggire qualcuna, parlando al telefono durante i suoi voli pindarici di ore ed
ore ed ore, e a Marco o non piacevano… o sembravano sciocche… copie di altre cose che aveva visto in giro…
Insomma, una sorta di fusion confusion, ecco. Ma stava zitto. Perché Marco non era falso: non avrebbe potuto dire crema al cioccolato qualora fosse stata merda. Il progetto di Melina, nonostante Marco e la giovane continuassero a lavorarci su, era in stand by. Così, le continue pressioni di Maya su Marco per girare dei mini episodi a zero budget per la sua serie web, ebbero la meglio.
L'autore
Stefano Labbia è un giovane autore italiano di origine brasiliana. 1984, nato nella Capitale d’Italia. Ha scritto e pubblicato, nel 2016, “Gli orari del cuore” per Leonida Edizioni, raccolta poetica che racchiude alcune liriche composte tra l’adolescenza e la maturità. Nel 2017 è tornato in
libreria con “I giardini incantati” (Talos Edizioni). Il Faggio Edizioni ha pubblicato nel 2018 la sua prima raccolta di racconti “Bingo Bongo & altre storie“. Questo è il suo primo romanzo.
Spero che questa segnalazione abbia stuzzicato la vostra curiosità in merito a questo libro!
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