domenica 29 novembre 2020

[Segnalazione] 'La strada del ritorno' di Marco Fortuna

 Oggi vi segnalo 'La strada del ritorno: favole d'amore e di perdono' di Marco Fortuna, il suo primo libro illustrato per bambini edito da La Rondine Edizioni. Ringrazio L'Altrove Ufficio Stampa per tutto il materiale.


“La strada del ritorno. Favole d’amore e di perdono”, edito da La Rondine Edizione, è il primo libro illustrato per bambini dell’autore Marco Fortuna.

Le parole, nello scrittore, diventano storie per allietare le notti e i giorni dei bambini con la tenerezza che è in grado di mutare in riscoperta.

Il ritorno e il perdono sono la chiave di una narrazione che rivolgendosi al mondo dei più piccoli racconta il ritorno a casa e la capacità di perdonare e perdonarsi.

Il superamento dei propri limiti, la capacità di cogliere lo straordinario, la possibilità di scoprirsi migliori rendono “La strada del ritorno. Favole d’amore e di perdono” un libro in grado di emozionare e di parlare al cuore di tutti perché l’aspirazione alla bellezza è un sentimento universale.

Favole per sognare un futuro migliore.

Favole per superare i dolori della vita.

Favole per ritornare a casa e scoprirsi nuovamente bambini.

Il libro si avvale delle illustrazioni di Antonio Spadaro, in grado di suggellare le parole di Marco Fortuna e renderle “viventi”.

La raccolta si compone di cinque brevi storie, ciascuna delle quali costruisce un percorso narrativo differente a partire dall'esigenza di proporre un insegnamento di saggezza morale o pratica. Come in ogni favola che si rispetti, anche in questo caso alcuni comportamenti umani sono trasfusi nei personaggi principali, senza tuttavia la consueta tipizzazione di vizi e virtù della tradizione favolistica antica di Esopo e Fedro. Età di lettura: da 7 anni.

 

L'autore

 

Marco Fortuna è nato e vive nelle Marche, una regione dove le montagne, le colline e il mare cullano i suoi sogni, parlano al suo animo e ritornano con accenni e ricordi nei suoi scritti. Il suo amore per la poesia è iniziato tra i banchi di scuola e si è rinnovato sempre con intensità. Ha iniziato a scrivere poesie nel 2000 ed ancora oggi coltiva questa passione. Una ricerca costante, un viaggio nel cuore dell’uomo.

I suoi interessi letterari nel tempo hanno spaziato in ambito teatrale con la stesura della pièce "Le parole possono cambiare il mondo", messa in scena per la prima volta dalla compagnia teatrale i Lo.co.s. nel 2016 al Teatro Nuovo di Capodarco di Fermo. Prossimamente verrà presentato, in tour per l’Italia, un nuovo spettacolo teatrale dal titolo “L’amore non basta”, incentrato sulle contemporanee forme di solitudine. Importanti le collaborazioni con musicisti di fama nazionale e internazionale come il M° Fabrizio De Rossi Re, il M° Roberta Silvestrini, il M° Paolo Quilichini, il M° Davide Martelli e il M° Antonio Ferdinando De Stefano che ha musicato una sua poesia per uno spettacolo teatrale andato in scena a Bruxelles.

Con il musicista Fabio De Sanctis ha musicato alcune delle sue poesie interpretate dall'attore e poeta Sergio Soldani.

 

Pubblicazioni

▪ “In te ho nascosto un lago” ed. LietoColle – 2019: raccolta di poesie.

▪ “La giovane poesia marchigiana” (Santelli editore) – giugno 2019 – poesia pubblicata nell’antologia curata dallo scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio.

▪ “La strada del ritorno – favole d’amore e di perdono” La Rondine edizioni – aprile 2019: libro di favole illustrate per bambini.

▪ “Dimmi le parole” ed. Italic - 2017: raccolta di poesie e di un racconto breve dal titolo “Le parole possono cambiare il mondo” dal quale è nata l’omonima pièce teatrale.

▪ “Senza una traccia” auto publishing - 2012: raccolta di poesie

▪ “Non lasciarmi” ed. Albatros - 2011: opera d’esordio, raccolta di poesie che parla d’amore e di amicizia

sabato 28 novembre 2020

[Segnalazione] 'Morgan e l'orologio senza tempo' di Silvia Roccuzzo

 Oggi vi segnalo 'Morgan e l'orologio senza tempo' di Silvia Roccuzzo! L'autrice ci ha gentilmente concesso un lungo estratto che troverete alla fine dell'articolo!

Titolo: Morgan e l'orologio senza tempo

Autrice: Silvia Roccuzzo

Edito da: Albatros

Genere: Fantasy

Collana: Nuove Voci/ Narrativa Imago-Fantasy

Pagine: 456

Formato: Cartaceo, digitale, audiobook

Prezzo: 17,50€ cartaceo, 9,48€ digitale

Sul retro della copertina si può trovare un QRCode che, scansioanato, riporta all'anteprima del libro in formato Audiobook (inizio del primo capitolo).

Parte del ricavato della vendita del libro sarà destinato alla realizzazione e al sostegno dei laboratori solidali di scrittura LetterariaMente.

Morgan è un giovane capitano che vive la sua vita all’insegna della pirateria, con la sua fedele ciurma sempre al seguito. Avidità, vanità e presunzione sono tra le sue doti migliori, ne dispensa a profusione mescolandole a una forte ironia e sprezzo del pericolo; nulla di strano, trattandosi di un pirata, peccato che Morgan sia una affascinante piratessa! Un giorno una serie di inspiegabili eventi segnerà il preludio di un’avventura che la porterà a scoprire il suo passato, nonché a segnare il futuro e le sorti della terra in cui vive. Tra inseguimenti, battaglie, inganni e colpi di magia, il capitano e i suoi compagni diventeranno i custodi di un segreto molto antico e di un preziosissimo monile: un misterioso e minuscolo orologio da taschino, le cui lancette stanno ferme sulle dodici esatte… Silvia Roccuzzo esordisce con un fantasy ricco di azione e di sentimento; la straordinaria capacità narrativa, la pienezza delle descrizioni e la sicura padronanza di una vicenda tanto complessa quanto accattivante, fanno di questo romanzo una lettura sorprendente per gli amanti del genere ma anche per chi vi si accosta per la prima volta, in cerca di qualcosa di assolutamente nuovo.



 

Silvia Roccuzzo è nata a Livorno nel 1990, dove vive con la sua famiglia. Laureata in Ingegneria Biomedica e Robotica, partecipa attivamente allo svolgimento di alcuni progetti presso l’Università di Pisa; parallelamente coltiva una grande passione per la scrittura, portata avanti collaborando come articolista presso alcuni giornali locali e stendendo manoscritti e racconti

 

Estratto

Il corridoio, decorato da splendidi arazzi dai colori vivaci appesi alle pareti di marmo, era molto luminoso e le finestre molto grandi.

Proprio mentre correvano sul tappeto rosso, i ragazzi sentirono un tonfo sordo. Uno scossone proveniente dal pavimento li fece trasalire.

Si fermarono di scatto. In quel momento ci fu un gran botto e i vetri delle finestre andarono in frantumi, accompagnanti dal rumore cristallino dell’impatto col pavimento e dallo sferragliare di qualche armatura decorativa che franava per terra. Si udì un altro forte boato e tutto traballò. Seguì uno schianto ed il suolo sotto i piedi dei ragazzi si fece instabile.

A quel punto inaspettatamente, una parte della parete esterna crollò, sommergendo l’aria di polvere.

I ragazzi tossirono senza vedere bene, poi John corse avanti:

- Andiamo! Sta crollando tutto! Sbrigatevi!

Un pietrone gli cadde vicino e lo fece sussultare.

- Così ti ammazzerai! – gli gridò Perdito di rimando, cercando di nascondere il fatto che il panico lo stesse assalendo. Si udì un nuovo boato.

Può darsi, pensò John, però quella era l’unica possibilità che aveva per riuscire ad evitare una catastrofe, e anzi, forse era già troppo tardi. Probabilmente Silanus aveva già piegato la Capitale, e non solo: sarebbe anche riuscito a proseguire col suo malvagio progetto.

Per un attimo smise di pensare che fosse tutto inutile e che il castello gli stava crollando sopra la testa e continuò a correre in avanti, imperterrito.

- Che si fa? Torniamo indietro e ci salviamo la pelle o seguiamo John e ci lasciamo le penne? – chiese Juan osservando la parete del palazzo, che andava incontro allo sfacelo.

Perdito si sbatté una mano in fronte – Andiamo a recuperare quello sconsiderato!

- Già, non vorrà mica prendersi tutto il merito! – sdrammatizzò Henry.

- Aspettaci John! – esclamò Matthew seguito dagli altri, mentre percorreva il corridoio.

Improvvisamente dei dardi provenienti dall’esterno tagliarono loro la strada ed Henry si fermò di scatto. Vide un arazzo colpito da una freccia che iniziava a prendere fuoco.

- Ma che diamine…?! – imprecò dopo essere arretrato di qualche passo.

Guardò fuori: in cielo delle navi volanti avevano circondato il castello. Quelle navi avevano qualcosa di insolito: erano fatte di metallo e sembravano emettere calore per restare in aria: una tecnologia che non aveva mai visto, e insieme a quelle, a completare la flotta, alcuni dirigibili, armati di cannoni.

- Accidenti… - commentò Matthew.

Di nuovo un grosso scoppio li fece trasalire e ci fu un altro scossone. Una gigantesca crepa nel pavimento dietro ai piedi di Perdito preannunciò che nel giro di pochi secondi l’intero corridoio sarebbe diventato polvere.

- Credo che questo sia il giusto incitamento! – fece Juan.

Corsero più veloci che potevano attraverso il corridoio, mentre il pavimento sotto i loro piedi s’incrinava pericolosamente.

All’improvviso una voce proveniente dal punto da cui erano partiti gridò:

- Perdito!!

Il ragazzo si voltò istintivamente e vide Morgan insieme alle altre e ad Argon giungere all’inizio del corridoio.

- Sta crollando tutto! – rispose lui continuando ad allontanarsi – Mettetevi al riparo!

- Che facciamo? – chiese Lané.

Morgan parve riflettere per un attimo mentre altri scoppi facevano da sottofondo a quel bailamme:

- Forse dovremmo andare anche noi…

Allora l’altra sprezzante del pericolo iniziò ad avanzare, precedendo gli altri tre:

- Dai, si tratta soltanto di una corsetta! Muovetevi, lumache!

Non fece in tempo a voltarsi che si sentì tirare indietro bruscamente; poi udì un tonfo davanti a sé e si formò altra polvere: un blocco di pietra era appena caduto di fronte ai suoi piedi.

Morgan lasciò la presa e per un attimo la guardò con occhi di ghiaccio, mentre le tornava indietro un sorriso simpatico.

Dopodiché, entrambe corsero nel corridoio raggiungendo Argon e Lora, che nel frattempo si erano avviati saltando sulle parti ancora stabili del pavimento.

Il quartetto era quasi giunto in fondo, quando un nuovo fremito li fece sussultare.

L’ultimo cedimento.

Improvvisamente sentirono la gravità trascinarli all'indietro e gli ci vollero un paio di secondi per capire che l’enorme lastrone di marmo stava scivolando verso il basso dall’estremità a sud, quella da cui erano entrati.

Continuarono a correre ancora più velocemente, perché sapevano che se non lo avessero fatto, sarebbero andati incontro alla fine. Argon e Lora saltarono, e dopo di loro Lané. I tre giunsero al sicuro, dove gli altri li stavano aspettando, rotolando o cadendo sulle ginocchia in modo sconclusionato.

Morgan era l’ultima, c’era un metro di distanza tra la superficie su cui si trovava e quella che voleva raggiungere, ma man mano che lei si avvicinava, il blocco su cui si trovava scivolava ancora più giù e il distacco aumentava. Non ce l’avrebbe mai fatta e rimase agghiacciata da quel pensiero.

John corse verso il ciglio che Morgan voleva raggiungere e la chiamò. Senza nessuna esitazione le lanciò un oggetto. Il suo orologio.

Lo prese al volo con entrambe le mani, mentre si sentiva sbilanciare all’indietro e subito, d'istinto premette il pulsante, che scattò.

Il tempo si bloccò in quell’ istante.

 Continuò a scivolare per un paio di metri sulla lastra polverosa, poi finalmente riuscì fermarsi.

Tutto era immobile intorno a lei, la lastra di granito su cui si trovava aveva smesso di precipitare.

Incredibile: era tutto vero.

Si buttò di peso in avanti per non scivolare ancora e, sempre tenendo stretto l’orologio in mano, risalì il lastrone fino a giungere sul ciglio.

Qui si rialzò precariamente in piedi e per un attimo notò le espressioni congelate dei suoi compagni sull’altra sponda del corridoio. Prese lo slancio e spiccò un salto. Cadde in ginocchio sul pavimento dell’altra sponda, ancora stabile, appoggiandosi con le mani a terra. Ce l’aveva fatta.

Tirò un sospiro di sollievo e quando si rialzò, batté le mani per togliere la polvere che era rimasta sui palmi. Ma non era ancora il momento di rilassarsi. Si guardò intorno e vide all’esterno delle mura ormai diroccate del castello delle imponenti navi volanti, simili a quella che aveva creato Cozza per loro, ma molto più grandi, con i cannoni puntati verso il palazzo.

Dovevano fare in fretta o li avrebbero rasi al suolo insieme al castello stesso. Guardò l'orologio e con sua grande sorpresa vide che le lancette stavano girando normalmente, poi fece scattare di nuovo il pulsante.

I suoi compagni finirono di incitarla a saltare, cosa che stavano facendo prima che lei fermasse il tempo, quando però si accorsero che era già lì, rimasero un po' interdetti. Morgan guardò di nuovo l'orologio e le lancette erano di nuovo immobili sulle 12. Alla fine, guardò i compagni, e soprattutto John, che con un lampo di genio le aveva salvato la vita, e dopo un cenno ripresero ad avanzare verso la fine del corridoio, John per primo.

 


giovedì 26 novembre 2020

Recensione: 'Mamma torna presto' di Angela Madonia

 Oggi vi porto una recensione decisamente diversa. Si tratta di una storia vera, di 45 giorni sofferti. Oggi ricorre l'anniversario della morte di Concita e sua figlia, Angela Madonia, fa uscire proprio in questo giorno le sue memorie per onorarla.

 

 

Titolo: Mamma torna presto: gli ultimi 45 giorni di Concita

Autrice: Angela Madonia

Edito da: Athenaeum

Sito dell'autrice: qui 

 Data di lancio: 26 novembre 2020




Un libro necessario: ciascuna pagina è lì a ricordarti, tra carezze, sorrisi e schiaffi alla coscienza, che ogni giorno è prezioso, che gli abbracci e le parole del cuore non si dovrebbero mai frenare, rinviare ad un domani che rischia di giungere troppo tardi o non arrivare mai. Un racconto struggente e intenso, scritto con tutti i colori e la verità della vita.

 Oggi per l'autrice è un giorno intenso, un giorno che ho potuto vivere attraverso i suoi ricordi. Un anno fa infatti la sua mamma si è spenta di cancro, dopo 45 giorni di lotta in ospedale. Il giorno in cui tutto è cominciato l'autrice lo ricorda come un giorno nefasto, che lo è sempre stato. Anni prima, nel 2006, quando lei aveva diciotto anni, morì suo padre. Ci racconta del rapporto che aveva con i suoi genitori, che forse non era dei più affettuosi, ma c'era empatia, c'era affetto, c'era protezione. Dopo la morte del padre Angela è rimasta quindi con sua madre e per un po' separata da lei dato che Concita era a Enna mentre lei si è trasferita a Bologna per continuare i suoi studi di canto. Studi che in seguito le hanno fruttato dei contratti. Alla fine però anche Concita si trasferisce a Bologna e Angela si prende cura di lei, dato che deve spesso subire numerosi controlli in ospedale. Ma all'epoca il mostro non era stato ancora scoperto, forse nemmeno esisteva. Perché i controlli venivano fatti e non c'era niente che potesse dare avvisaglie. A dir la verità, l'autrice pensa che forse quelle avvisaglie c'erano state ma lei, anche se preoccupata, aveva dato retta a sua madre, che la tranquillizzava di stare bene. Quando si sentiva particolarmente in ansia e in quel momento non poteva stare con sua madre, mandava qualche amica e quando si sentiva dire che andava tutto bene era come togliersi -quasi- un grosso peso dallo stomaco. Il messaggio finale che l'autrice vuole trasmettere con questo romanzo, oltre a raccontare gli ultimi momenti della mamma, è dare come una rintronata a tutti i genitori: è un bene infatti che un figlio si debba preoccupare di loro, è giusto che dicano di stare male, è giusto che non minimizzino quello che provano pur di non far preoccupare. Come possiamo non capire perfettamente quello che vuole intendere Angela? I genitori hanno fatto e faranno sempre così. Pur di non farci preoccupare, si costruiscono una corazza che allo stesso tempo è come se volessero adagiare anche su di noi. Essere forti, sopportare, è questo il lungo viaggio che porta una malattia. Eppure nessuno ha mai una colpa. L'autrice ha fatto il possibile, le visite venivano effettuate regolarmente. Purtroppo il cancro è una brutta bestia che compare all'improvviso e poi o lentamente o velocemente in alcuni casi porta via. Nel momento in cui Angela ci racconta di quando le hanno comunicato la notizia della malattia di sua madre, mi sono sinceramente commossa. Ho vissuto anche io una situazione analoga, anche se non con un genitore, ma con con un nonno che per me è stato un secondo padre. Sentirsi dare quella notizia in un momento in cui non se lo si aspetta è sconvolgente. Angela però è rimasta forte, inizialmente ha scelto di non rivelare nulla a sua madre e ha convissuto per alcuni giorni con quel grande peso da sola. Si è mostrata sorridente quando l'andava a trovare, scherzava con lei, addirittura arrivò anche a bisticciare ma nonostante tutto adorò anche quell'attimo, perché le sembrò finalmente di vivere un momento di normalità. Con sua madre litigava spesso per piccole cose e farlo anche lì all'ospedale fu come ritornare tra le mura di casa.

Viviamo 45 giorni in cui vedremo le piccole gioie, i piccoli traguardi raggiunti, come quando Concita finalmente può di nuovo mangiare del brodo, il suo piatto preferito e Angela non ci pensa un secondo nel tornare a casa e prepararglielo. Assistiamo anche ai momenti di sconforto, di pianti liberatori, di preghiere e di speranza. Angela ha inserito nel suo racconto alcune foto che ha fatto a sua madre durante quei giorni in ospedale. Sua madre ci scherzava su, voleva vedere come stava e lei stessa si faceva dei selfie che Angela ritroverà successivamente sul cellulare. Vedere sia lei che Concita è stato come essere davvero con loro nel rivivere quei giorni. Mi sono sentita catapultata in quella camera d'ospedale, tra le loro chiacchiere, le loro battute perché Concita non si scoraggiava mai. La frase che più mi è rimasta impressa è quando dice all'infermiera che lei aveva tutta l'intenzione di vivere. E ce l'aveva, gli stessi infermieri si rendono conto di quanto sia forte il suo cuore, che un altro al suo posto se ne sarebbe già andato. Ma come dice Angela, sua madre avrà potuto soffrire di diversi problemi ma aveva davvero un cuore d'acciaio. Un cuore che pompava e che l'ha resa forte, fino alla fine.

Quello che mi ha lasciata impressionata e di cui spesso mi sono domandata durante la lettura su come davvero avesse fatto, è la grande capacità dell'autrice di destreggiarsi tra lavoro e ospedale con una forza davvero fuori dal comune. Quanto deve essere difficile andare al lavoro, dover cantare, dover avere un sorriso stampato perché di fronte al pubblico non puoi permetterti di piangere? Come si riesce a rimanere concentrati pensando che vuoi soltanto passare più tempo con quella persona che ha bisogno di te? Ho ammirato Angela per la tenacia che ha dimostrato. Anche se non la conosco leggendo i suoi ricordi mi ha dato l'impressione di una ragazza con una tempra di ferro, capace di affrontare qualsiasi avversità, anche con il dolore a straziarle il cuore. Lavorare, andare da sua madre e sorriderle, questo tutti i giorni per quei quarantacinque giorni. Uno dei momenti più toccanti del racconto è quando insieme alla sua amica si reca in chiesa a pregare. Si è sentita subito meglio, come pacificata e credo di aver inteso molto bene quella sensazione. 

Concita, o meglio Concetta ma lei proprio non voleva essere chiamata così, è stata anche lei una donna forte e da questo racconto posso capire molto bene da chi Angela ha preso! Due donne caparbie, amanti della vita che hanno combattuto insieme nascondendo tutte le tribolazioni. Concita ingoiava le lacrime, sopprimeva il dolore quando Angela andava a trovarla. E Angela faceva lo stesso. Credo che in occasioni del genere sia i genitori che i figli riescono a far emergere una forza così incredibile che mai avrebbero pensare di avere. Ma si fa, perché l'uno ama l'altro e la cosa più terribile per chi si ama è vederlo soffrire. Ho amato tutto di questo racconto, per un momento mi è sembrato quasi di conoscerle, di capire ciò che provavano, di capire quanto è devastante una battaglia contro un mostro del genere. Non vi nascondo che in più di un passo ho pianto perché le parole dell'autrice sono così dolci, così toccanti che davvero è stato come essere lì. 

Penso che Angela abbia fatto benissimo a riportare sua madre a Enna per quell'ultimo viaggio anche se lei aveva espresso diversamente. Io avrei fatto lo stesso. La mamma meritava di riposare nella sua terra natia, insieme a tutte le persone che le hanno voluto bene in vita. Angela avrà sempre l'occasione di passare, di portarle un mazzo di fiori. Non è la distanza che distrugge la memoria. Io spero davvero che abbiate tutti voi modo di leggere questo racconto, di immergervi nei pensieri intimi dell'autrice e di far parte un po' con voi di quei quarantacinque giorni.

Grazie Angela.



 


mercoledì 25 novembre 2020

[Segnalazione] 'Come la pioggia e la Scozia' di Giulia De Martin

 Esce oggi il nuovo romanzo edito da Words Edizioni, 'Come la pioggia e la Scozia' di Giulia De Martin! Oltre a tutte le informazioni troverete anche un estratto!

 

Titolo: Come la pioggia e la Scozia

Autrice: Giulia De Martin

Edito da: Words Edizioni

Genere: Regency

Formato: Ebook & Cartaceo

Prezzo: 15.90€ cartaceo, 2.99€ digitale, oggi a 0.99€

Data di lancio: 25 novembre 2020



Trama

 Quando lady Freya Howard arriva a Charlton Park, ha l’animo e il cuore a pezzi: suo padre, il Conte di Norfolk, ha perso ai dadi l’intero patrimonio, lasciando figlia e moglie sole e nella più completa disperazione. Lusso e balli sono ormai solo un lontano ricordo, così come il fidanzamento con l’amato
James, e alla giovane si prospetta un futuro da sguattera. Freya è però una donna intelligente e intraprendente, determinata a riconquistare da sola il proprio posto nella società. La sua tenacia cattura anche l’attenzione di lord Suffolk, padrone di casa vedovo e affascinante, e durante un viaggio in Scozia tra i due sboccia un sentimento difficile da tenere a bada. Ma proprio in Scozia torna a farsi vivo il passato di Freya, rischiando di mandare in frantumi quel barlume di felicità a fatica ritrovato. All’epoca della Reggenza, fra il lusso dei grandi palazzi e la brughiera foderata d’erica, scopriamo un mondo celato e distante dai ricchi salotti, dove amore, passione e desiderio di riscatto si mescolano in un turbinio di pioggia scozzese.

  

L'autrice. Classe 1991, una laurea in letteratura inglese, una in giornalismo e due anni vissuti in Irlanda, Giulia De Martin oggi ha trovato la sua occupazione nel mondo del digitale, ma non ha abbandonato la sua passione per i classici e la loro bellezza. Vive fra le Dolomiti con un pallanuotista e due gatti, Loki e Thor, alternando web e carta stampata, lavorando come modella e viaggiando per l’Europa. Il romanzo storico è per Giulia il mezzo per trattare temi attuali e riflessioni profonde conferendo al tutto un’anima romantica. I suoi personaggi, donne forti e determinate che combattono per mantenere la loro posizione e felicità, rispecchiano le giovani di oggi, sognatrici e pragmatiche, che bevono la vita in un sorso solo assaporandone ogni goccia.


«Dalla prima volta che ti ho vista, mi sei entrata dentro, Freya. Sono arrivato persino a spiarti,
mentre citavi il Giulio Cesare ai maiali.»
Scoppiammo a ridere all’unisono.
Ero colpita e un po’ in imbarazzo, considerando l’inusuale passatempo.
«Non capivo se fossi totalmente pazza, o immensamente speciale» proseguì, senza perdere il sorriso.
«Quando ti ho scoperto a leggere quel libro in biblioteca, eri piccola e indifesa come un passero, ma con lo sguardo fiero di un’aquila. In quell’istante, non ho avuto più dubbi.»

sabato 21 novembre 2020

[Segnalazione] 'Tornava una rondine al tetto' di Daniela Laura Redondi

 Oggi vi segnalo un libro uscito giusto ieri per EKT Edikit, 'Tornava una rondine al tetto' di Daniela Laura Redondi! Di seguito tutte le informazioni.

 

 Titolo: Tornava una rondine al tetto

Autrice: Daniela Laura Redondi

Edito da: EKT Edikit

Genere: Narrativa contemporanea

Formato: Cartaceo & digitale

Prezzo: 10,00€ cartaceo, 2,99€ digitale

Data di lancio: 20 novembre 2020



Trama

Questo è il racconto dello smarrimento di una donna che ha perso in modo violento l'uomo che amava. Separati da appena 10 chilometri, lei e il marito non hanno potuto stare vicini nel momento più difficile, costretti all'isolamento da un virus. Questo racconto è un grido di dolore, ma nello stesso tempo un inno all'amore. Un omaggio a una persona che in tanti hanno imparato ad apprezzare come medico e che Daniela ha amato di un amore immenso, totale. 

"La vita mi ha dato tanto, un grande amore, una famiglia, un lavoro che mi ha appassionato... ma non mi ha preparato a un dolore così esagerato."


Daniela Laura Redondi, nata a Crema nel 1956, vive a Castelleone. Nel 1981 si sposa con uno studente di medicina, Gian Battista Bertolasi, per tutti Giamba, e ha due figli. Ha lavorato fino al 2017 come maestra elementare.

 

Edikit, casa editrice bresciana nata da un’esperienza decennale e internazionale nell’editoria musicale, è impegnata nella promozione di scrittori emergenti. La sua missione è quella di divenire un punto di riferimento per gli scrittori esordienti, seguendoli passo per passo nel loro lavoro creativo.

 

Il libro sarà ordinabile sul sito della casa editrice, su ibs.it, su Amazon e sarà disponibile in tutte le librerie che vorranno esporlo.