Oggi vi segnalo 'Morgan e l'orologio senza tempo' di Silvia Roccuzzo! L'autrice ci ha gentilmente concesso un lungo estratto che troverete alla fine dell'articolo!
Titolo: Morgan e l'orologio senza tempo
Autrice: Silvia Roccuzzo
Edito da: Albatros
Genere: Fantasy
Collana: Nuove Voci/ Narrativa Imago-Fantasy
Pagine: 456
Formato: Cartaceo, digitale, audiobook
Prezzo: 17,50€ cartaceo, 9,48€ digitale
Sul retro della copertina si può trovare un QRCode che, scansioanato, riporta all'anteprima del libro in formato Audiobook (inizio del primo capitolo).
Parte del ricavato della vendita del libro sarà destinato alla realizzazione e al sostegno dei laboratori solidali di scrittura LetterariaMente.
Morgan è un giovane capitano che vive la sua vita all’insegna della
pirateria, con la sua fedele ciurma sempre al seguito. Avidità, vanità e
presunzione sono tra le sue doti migliori, ne dispensa a profusione
mescolandole a una forte ironia e sprezzo del pericolo; nulla di strano,
trattandosi di un pirata, peccato che Morgan sia una affascinante
piratessa! Un giorno una serie di inspiegabili eventi segnerà il
preludio di un’avventura che la porterà a scoprire il suo passato,
nonché a segnare il futuro e le sorti della terra in cui vive. Tra
inseguimenti, battaglie, inganni e colpi di magia, il capitano e i suoi
compagni diventeranno i custodi di un segreto molto antico e di un
preziosissimo monile: un misterioso e minuscolo orologio da taschino, le
cui lancette stanno ferme sulle dodici esatte… Silvia Roccuzzo
esordisce con un fantasy ricco di azione e di sentimento; la
straordinaria capacità narrativa, la pienezza delle descrizioni e la
sicura padronanza di una vicenda tanto complessa quanto accattivante,
fanno di questo romanzo una lettura sorprendente per gli amanti del
genere ma anche per chi vi si accosta per la prima volta, in cerca di
qualcosa di assolutamente nuovo.
Silvia Roccuzzo è nata a Livorno nel 1990, dove vive con
la sua famiglia. Laureata in Ingegneria Biomedica e Robotica, partecipa
attivamente allo svolgimento di alcuni progetti presso l’Università di Pisa;
parallelamente coltiva una grande passione per la scrittura, portata avanti
collaborando come articolista presso alcuni giornali locali e stendendo
manoscritti e racconti
Estratto
Il corridoio, decorato da splendidi arazzi dai
colori vivaci appesi alle pareti di marmo, era molto luminoso e le finestre
molto grandi.
Proprio mentre correvano sul tappeto rosso, i
ragazzi sentirono un tonfo sordo. Uno scossone proveniente dal pavimento li
fece trasalire.
Si fermarono di scatto. In quel momento ci fu un
gran botto e i vetri delle finestre andarono in frantumi, accompagnanti dal
rumore cristallino dell’impatto col pavimento e dallo sferragliare di qualche
armatura decorativa che franava per terra. Si udì un altro forte boato e tutto
traballò. Seguì uno schianto ed il suolo sotto i piedi dei ragazzi si fece
instabile.
A quel punto inaspettatamente, una parte della
parete esterna crollò, sommergendo l’aria di polvere.
I ragazzi tossirono senza vedere bene, poi John
corse avanti:
- Andiamo! Sta crollando tutto! Sbrigatevi!
Un pietrone gli cadde vicino e lo fece sussultare.
- Così ti ammazzerai! – gli gridò Perdito di
rimando, cercando di nascondere il fatto che il panico lo stesse assalendo. Si
udì un nuovo boato.
Può darsi, pensò John, però quella era l’unica
possibilità che aveva per riuscire ad evitare una catastrofe, e anzi, forse era
già troppo tardi. Probabilmente Silanus aveva già piegato la Capitale, e non
solo: sarebbe anche riuscito a proseguire col suo malvagio progetto.
Per un attimo smise di pensare che fosse tutto
inutile e che il castello gli stava crollando sopra la testa e continuò a
correre in avanti, imperterrito.
- Che si fa? Torniamo indietro e ci salviamo la
pelle o seguiamo John e ci lasciamo le penne? – chiese Juan osservando la
parete del palazzo, che andava incontro allo sfacelo.
Perdito si sbatté una mano in fronte – Andiamo a
recuperare quello sconsiderato!
- Già, non vorrà mica prendersi tutto il merito! –
sdrammatizzò Henry.
- Aspettaci John! – esclamò Matthew seguito dagli
altri, mentre percorreva il corridoio.
Improvvisamente dei dardi provenienti dall’esterno
tagliarono loro la strada ed Henry si fermò di scatto. Vide un arazzo colpito
da una freccia che iniziava a prendere fuoco.
- Ma che diamine…?! – imprecò dopo essere arretrato
di qualche passo.
Guardò fuori: in cielo delle navi volanti avevano
circondato il castello. Quelle navi avevano qualcosa di insolito: erano fatte
di metallo e sembravano emettere calore per restare in aria: una tecnologia che
non aveva mai visto, e insieme a quelle, a completare la flotta, alcuni
dirigibili, armati di cannoni.
- Accidenti… - commentò Matthew.
Di nuovo un grosso scoppio li fece trasalire e ci fu
un altro scossone. Una gigantesca crepa nel pavimento dietro ai piedi di
Perdito preannunciò che nel giro di pochi secondi l’intero corridoio sarebbe
diventato polvere.
- Credo che questo sia il giusto incitamento! – fece
Juan.
Corsero più veloci che potevano attraverso il
corridoio, mentre il pavimento sotto i loro piedi s’incrinava pericolosamente.
All’improvviso una voce proveniente dal punto da cui
erano partiti gridò:
- Perdito!!
Il ragazzo si voltò istintivamente e vide Morgan
insieme alle altre e ad Argon giungere all’inizio del corridoio.
- Sta crollando tutto! – rispose lui continuando ad
allontanarsi – Mettetevi al riparo!
- Che facciamo? – chiese Lané.
Morgan parve riflettere per un attimo mentre altri
scoppi facevano da sottofondo a quel bailamme:
- Forse dovremmo andare anche noi…
Allora l’altra sprezzante del pericolo iniziò ad
avanzare, precedendo gli altri tre:
- Dai, si tratta soltanto di una corsetta!
Muovetevi, lumache!
Non fece in tempo a voltarsi che si sentì tirare
indietro bruscamente; poi udì un tonfo davanti a sé e si formò altra polvere:
un blocco di pietra era appena caduto di fronte ai suoi piedi.
Morgan lasciò la presa e per un attimo la guardò con
occhi di ghiaccio, mentre le tornava indietro un sorriso simpatico.
Dopodiché, entrambe corsero nel corridoio
raggiungendo Argon e Lora, che nel frattempo si erano avviati saltando sulle
parti ancora stabili del pavimento.
Il quartetto era quasi giunto in fondo, quando un
nuovo fremito li fece sussultare.
L’ultimo cedimento.
Improvvisamente sentirono la gravità trascinarli
all'indietro e gli ci vollero un paio di secondi per capire che l’enorme
lastrone di marmo stava scivolando verso il basso dall’estremità a sud, quella
da cui erano entrati.
Continuarono a correre ancora più velocemente,
perché sapevano che se non lo avessero fatto, sarebbero andati incontro alla
fine. Argon e Lora saltarono, e dopo di loro Lané. I tre giunsero al sicuro,
dove gli altri li stavano aspettando, rotolando o cadendo sulle ginocchia in
modo sconclusionato.
Morgan era l’ultima, c’era un metro di distanza tra
la superficie su cui si trovava e quella che voleva raggiungere, ma man mano
che lei si avvicinava, il blocco su cui si trovava scivolava ancora più giù e
il distacco aumentava. Non ce l’avrebbe mai fatta e rimase agghiacciata da quel
pensiero.
John corse verso il ciglio che Morgan voleva
raggiungere e la chiamò. Senza nessuna esitazione le lanciò un oggetto. Il suo
orologio.
Lo prese al volo con entrambe le mani, mentre si
sentiva sbilanciare all’indietro e subito, d'istinto premette il pulsante, che
scattò.
Il tempo si bloccò in quell’ istante.
Continuò a
scivolare per un paio di metri sulla lastra polverosa, poi finalmente riuscì
fermarsi.
Tutto era immobile intorno a lei, la lastra di
granito su cui si trovava aveva smesso di precipitare.
Incredibile: era tutto vero.
Si buttò di peso in avanti per non scivolare ancora
e, sempre tenendo stretto l’orologio in mano, risalì il lastrone fino a
giungere sul ciglio.
Qui si rialzò precariamente in piedi e per un attimo
notò le espressioni congelate dei suoi compagni sull’altra sponda del
corridoio. Prese lo slancio e spiccò un salto. Cadde in ginocchio sul pavimento
dell’altra sponda, ancora stabile, appoggiandosi con le mani a terra. Ce
l’aveva fatta.
Tirò un sospiro di sollievo e quando si rialzò,
batté le mani per togliere la polvere che era rimasta sui palmi. Ma non era
ancora il momento di rilassarsi. Si guardò intorno e vide all’esterno delle
mura ormai diroccate del castello delle imponenti navi volanti, simili a quella
che aveva creato Cozza per loro, ma molto più grandi, con i cannoni puntati
verso il palazzo.
Dovevano fare in fretta o li avrebbero rasi al suolo
insieme al castello stesso. Guardò l'orologio e con sua grande sorpresa vide
che le lancette stavano girando normalmente, poi fece scattare di nuovo il
pulsante.
I suoi compagni finirono di incitarla a saltare,
cosa che stavano facendo prima che lei fermasse il tempo, quando però si
accorsero che era già lì, rimasero un po' interdetti. Morgan guardò di nuovo
l'orologio e le lancette erano di nuovo immobili sulle 12. Alla fine, guardò i
compagni, e soprattutto John, che con un lampo di genio le aveva salvato la
vita, e dopo un cenno ripresero ad avanzare verso la fine del corridoio, John
per primo.