Titolo: Yohnna e il Baluardo dei Deserti
Autore: Andreina Grieco
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Edito da: EKT Edikit
Genere: Fantasy
Pagine: 208
Prezzo: 14,00€, 2,99€ su Kindle
Trama
Yohnna,
giovane arrotino, sopravvive ad alterne fortune con il suo talento per i
pugnali da lancio, la sua furbizia e una certa dose di sarcasmo.
Smarrito nel deserto, in preda alla sete stappa una bottiglia trovata
tra le sabbie e libera il malefico Jinn protettore del deserto.
Dovrà
imparare a convivere con l’abominio che ha liberato perché lo spirito
lo perseguiterà con la scusa di un terzo desiderio ancora da esprimere.
Horèb,
gigantesco Jinn dallo spiccato humor nero, svolge alla perfezione il
compito di guardiano dei deserti, salvo fatto il vizio di divorare
esseri umani. Liberato dopo secoli, deve fare i conti con una nuova vita
in cui non può più uccidere, pena la dannazione eterna. Ma le
tentazioni sono sempre in agguato.
Tra
palazzi sontuosi, combattimenti a colpi di sciabola e duelli di magia,
Yohnna trascina il Jinn in una partita d’astuzia dall’esito incerto. Ma
non è importante sapere chi vince finchè si continua a giocare.
Parto con il dire che questo romanzo ha molti elementi che apprezzo: innanzitutto è un fantasy e l'ambientazione è tra le mie preferite. Sono sempre rimasta affascinata dalle storie alla 'mille e una notte' perché hanno quel pizzico di mistero che sempre fa gola. Quindi ho cominciato la lettura di questo libro con molte aspettative e mi sono trovata davanti un romanzo non solo ben scritto e con il giusto ritmo di narrazione ma anche con una storia accattivante e ben strutturata. Avrò molto dire infatti riguardo lo stile, ma a quello ci penserò più avanti.
Yohnna è un giovane ragazzo che si guadagna da vivere facendo l'arrotino. Dopo una brutta esperienza avvenuta in città, scappa nel deserto. Pensa di morire, che non riuscirà mai a uscirne vivo a meno che non riesca ad essere così fortunato da incrociare dei beduini. I suoi progetti non saranno però come se li era immaginati: stappando una bottiglia appena trovata, volendo bere quello che spera non sia un veleno, ne vede uscire fuori un Jinn, Horèb, o anche chiamato Il Corvo. A partire da adesso vedremo un continuo dibattito tra loro, divertente e interessante, nei quali i due cercheranno di farsi valere giocando d'astuzia. Yohnna sa che non riuscirebbe mai a farla franca contro quel mostro colossale intenzionato a tormentarlo, perciò l'unica sua via di fuga è quello di anticiparlo, utilizzando la sua intelligenza.
Horèb dal canto suo si sente ovviamente invincibile. Per lui gli umani non sono altro che niente se non un divertimento saltuario. Ora che è stato liberato, Horèb assaggia nuovamente quella libertà che tanto gli è mancata ma sa anche che non può uccidere Yohnna. Ciò però non lo trattiene dal poter giocare con lui, stuzzicarlo, farlo uscire di testa.
Si diverte e si arrabbia anche quando concede a Yohnna tre desideri, due dei queli non li trova degni della sua potenza. Annoiato decide quindi di lasciar stare Yohnna e di ritornare da lui solo quando avrà pensato a un terzo desiderio che lui possa reputare intelligente. Da quel momento Yohnna vivrà sempre con l'ansia di un suo possibile ritorno.
Personaggi
Yohnna è un ragazzino sveglio, attento e abbastanza sfrontato, caratteristica che di lui mi è piaciuta molto. Nonostante infatti la paura iniziale che chiunque potrebbe avere alla vista di un Jinn, riesce comunque ad accantonarla ribattendo a Horèb con presunzione. Questa sua irriverenza però non sembra far arrabbiare il Jinn più di tanto. Ne rimane infatti affascinato, tanto che deciderà di farlo 'il suo giocattolino', il suo mezzo di divertimento. Non può ucciderlo, però potrà tormentarlo e notando quanto sia impulsivo sa che potrà trarne lo spasso che cerca. Il rapporto tra i due è interessante: se infatti a volte si potrebbe pensare che Horèb lo tratti davvero come il suo giocattolo preferito, in certe occasioni notiamo quasi un cambiamento in cui il Jinn sembra consigliarlo e divertirsi con lui come si fa con un qualunque amico. Lo chiama affettuosamente, anche se a volte per Yohnna questo può sembrare inquietante, e di certo sa che il Jinn è uno che mantiene le promesse. Se davvero non può arrecargli dolore può comunque portarlo allo sfinimento.
E glielo dimostrerà. Horèb è spietato e questo lo si capisce sin da subito: proprio come fa il gatto con il topo gioca con la sua vittima prima di finirla e la situazione non cambia anche quando sarà lo stesso Yohnna a chiedere di smetterla. Una parte che mi ha molto colpita di questo romanzo, e che fa intendere meglio e che anzi, fa riflettere, sul comportamento di Horèb è quando quest'ultimo si chiede come mai gli esseri umani possano essere così ipocriti riguardo gli animali. Perché alcuni vengono mangiati e altri ancora vengono amati come animaletti da compagnia? Non è questa, appunto, ipocrisia? Cosa li fa porta a scegliere quale animale uccidere e quale animale amare? Alla fine Horèb si rende conto di essere caduto lui stesso in questa condizione. Gli esseri umani per lui sono proprio come gli animali per loro. Alcuni li mangia, altri ancora li prende in simpatia. E non sa spiegarselo.
Penso che questo passo faccia intendere molto il personaggio di Horèb. Trovo sia adatto a un essere come lui e non è per nulla scontato. Mi spiego meglio: durante il corso del romanzo Horèb avrebbe potuto subire un cambiamento che non avrebbe rispecchiato il suo essere, ma questo non succede. Anche quando sembra tenere a Yohnna non lo fa come potrebbe appunto pensarlo un essere umano, ma lo fa a seconda di come lui realmente è.
Motivo per cui l'ho trovato attinente e per nulla assurdo.
Salima è il personaggio femminile forte e testardo. Testardo perché, nonostante sia lei a dire a Yohnna come comportarsi e cosa fare, la maggior parte delle volte è lei stessa a non seguire i consigli che dà.
Sembra che niente possa scalfirla nonostante abbia sofferto molto in passato. Credo che sia proprio il suo dolore che la porti a rischiare il tutto e per tutto, adoperandosi in maniera tale da far rimanere impressionato anche il Jinn.
E se una normalissima essere umana cattura la sua attenzione vuol dire che particolare lo è eccome.
Mi è piaciuto anche il rapporto che c'è tra Yohnna e Salima: i due sono fratellastri anche se molte volte entrambi hanno il dubbio che siano effettivamente fratelli di sangue. C'è una bella complicità e un aiuto reciproco anche quando quest'ultimo non viene chiesto. Nel momento del pericolo infatti l'uno pensa per primo sempre all'altra.
E questa è una cosa che ho davvero molto apprezzato.
Stile
Lo stile è esattamente come dovrebbe essere: è in prima persona, una scelta che personalmente apprezzo, e l'utilizzo dello show don't tell è usato ottimamente e si 'vede'. Credo che si capisca quando uno scrittore utilizza al meglio questo regola quando mette in moto tutti i cinque sensi: in questo romanzo sentiamo i profumi, ci sembra di essere realmente lì, ci vengono mostrate le scene senza saltare o dare per scontato. Quando il protagonista si sveglia dopo uno svenimento, nel riaprire gli occhi la prima cosa che sente è l'odore del sangue. Già capiamo che sta per risvegliarsi in una situazione non proprio ottimale. Insieme a lui scopriamo dove si trova, le prime percezioni, la sua ansia e la sua determinazione. Non credo ci sia un pezzo che non abbia apprezzato, perché ogni volta che andavo avanti nella lettura rimanevo soddisfatta di quanto l'immagine dell'azione fosse vivida nella mia mente.
Un'altra cosa che mi è piaciuta molto è anche come è strutturato il romanzo, ovvero a forma di racconto: è Yohnna stesso che ci sta raccontando questa storia, avvenuta vent'anni prima. Parla a noi come se fossimo davanti a lui e lo stessimo pagando per farci raccontare la sua avventura. Il tono è divertente, confidenziale, sembra davvero di avere il personaggio davanti che ci fa delle battute e conversa con noi.
In alcuni momenti della storia infatti 'sentiamo' nuovamente la voce del narratore che ci commenta un avvenimento e si rivolge al lettore con una battuta. Ammetto che queste 'battute' e i toni scherzosi usati li ho amati da morire: mi hanno fatta veramente sorridere e non li ho trovati per nulla forzati. Ho pensato che fosse un ottimo modo per utilizzare la prima persona, ovvero quella di coinvolgere quanto più possibile il lettore. Così il focus, che dovrebbe essere appunto su un singolo personaggio, non rimane statico. Le parti infatti in cui 'si ritornava' davanti a Yohnna e Horèb sono state tra le mie preferite. Ero sempre in attesa di ritornare 'a parlare' con loro perché sapevo sarebbe stato divertente e interessante.
Non ho mai letto romanzi del genere e se mi è capitato probabilmente non mi è rimasto impresso. In questo caso direi che ha fatto centro: la lettura scorre veloce, e se mi sono soffermata è proprio perché la scena era davvero simpatica e molto accattivante.
Come detto a inizio recensione uno dei punti di forza di questo romanzo, oltre allo stile, è anche l'ambientazione: potrei essere di parte proprio perché, come detto, il deserto è sempre un posto che mi ha affascinato e io stessa mi sono andata a documentare sui Jinn e sulle loro leggende ancor prima di leggere questo libro, ma vi posso assicurare che potrà essere apprezzato da chiunque. Anzi, è un ottimo modo per apprendere qualcosa che non si conosce.
Detto questo non mi resta quindi che consigliarvi questa splendida lettura.