Buon pomeriggio a tutti! Oggi vi porto la recensione del nuovo romanzo di Elisa Averna, autrice che già avete imparato a conoscere qui sul blog! Buona lettura!
Titolo: H.H. Figlia della strada
Autrice: Elisa Averna
Edito da: Il Ciliegio Edizioni
Genere: Narrativa contemporanea
Formato: Cartaceo
Prezzo: 19,00€
Trama
Helene, detta la Rafia, il giorno del suo diciottesimo compleanno scappa
dalla sua casa a Torino per sottrarsi agli abusi del patrigno e
all’indifferenza della madre tossicodipendente. La giovane, che con la
rafia crea articoli di bigiotteria ed è una promettente rapper, dovrà
cavarsela da sola. E viene adottata dalla strada, con le sue leggi, la
sua violenza e le sue gang. Inizia così una nuova vita che le riserverà
tante sorprese, incontri e avventure in una continua scoperta del mondo e
delle proprie potenzialità.
Come dico sempre, e lo ribadisco anche qui, leggere un libro di Elisa è sempre un viaggio magnifico. Ho il libro già da un po' ma mi sono ritrovata a centellinare la lettura per fare in modo che finissi il libro il più tardi possibile. Non solo per lo stile di scrittura che scorre sempre liscio e ti fa godere di ogni parola ma anche per la trama che come sempre trovo originale. Ogni volta che leggo un romanzo di Elisa so già che quella storia non l'ho letta da nessun'altra parte, neanche lontanamente simile a quella di un altro testo. Ma qual è quindi la trama? Helene è una ragazza di origini tedesche che vive a Torino con la madre e il patrigno. La sua vita non è certo semplice: dopo continui abusi, una totale indifferenza, sfruttata a lavorare la rafia dai suoi defunti nonni, Helene perde ogni possibilità di avere un futuro in quella misera condizione e decide di scappare da tutto e tutti e iniziare a vivere per strada. Inizialmente cerca di far soldi vendendo la sua bigiotteria fatta appunto con la rafia, ma spera di poter avere successo come rapper. Ha aperto un blog, carica i suoi pezzi su Youtube e riscuote approvazione da parte del suo piccolo iniziale pubblico. La vita da strada non è ovviamente facile. Helene dovrà infatti scontrarsi con pericoli ancora più grandi, che le dilanieranno l'anima, ma allo stesso tempo ha la totale libertà delle sue azioni e può girare il mondo come vuole. Insieme a Helene infatti andremo a Napoli, in Francia, in India, in Giappone, in Cina, in Scozia. E ho amato come ogni luogo sia stato trattato nella maniera più realistica possibile e di come ci siano informazioni che fanno quindi presagire un profondo studio da parte dell'autrice. Non si racconta infatti semplicemente il luogo che Helene visita. Ma il cuore di quel paese, le loro tradizioni, i loro costumi. A volte Helene riesce ad ambientarsi piuttosto bene e in fretta, come in Francia ad esempio. Fa subito amicizia con Noel, Laurene e tutta la loro famiglia perché sono un po' come lei, anche se a differenza sua, una casa ce l'hanno. Ma sono gente della periferia, gente bistrattata e ignorata, costretta a commettere qualche piccolo furtarello per andare avanti. Con loro stringe un'amicizia sincera, un'amicizia che sarà legata anche al suo mondo della musica e addirittura a quello della rafia. La sua maestria in una cosa che odia la porterà brevemente al successo con l'aiuto della sua amica. O come in Giappone: anche lì la ragazza si trova bene, è stupita dalla tecnologia così come dall'eccentricità di alcune zone delle città. Ed è dove conosce Hiroaki.
Ma altri luoghi, come la Cina, l'India, inizialmente non le fanno una bella impressione per via delle regole vigenti. E lei non è abituata ad avere regole.
Una parte che mi è piaciuta tantissimo e che mi ha fatto al meglio comprendere il personaggio di Helene è stato quando diventa animatrice, oltre che aiutante, su una nave. Ho immediatamente pensato che per Helene sarebbe stato un gioco da ragazzi. Pochi mesi di lavoro che le sarebbero volati subito. Perché Helene è una ragazza in gamba, capace di cavarsela da sola in qualsiasi situazione, che ha dormito per strada, che è stata attaccata ma si è difesa, che sa come non farsi mettere i piedi in testa. E invece quel passaggio mi ha stupito: proprio perché è abituata a vivere senza restrizioni, ad andare dove la porta il cuore, quell'esperienza lavorativa è stata traumatica per lei perché doveva naturalmente sottostare alle regole imposte dai suoi superiori. Ed è lì che ho notato veramente quanta cura Elisa avesse messo nella sua ragazza, come l'abbia veramente compresa e l'avesse rilasciata come un personaggio perfetto sotto ogni sfaccettatura.
Helene però mi ha dato anche più di un insegnamento: quando leggevo il suo modo di adattarsi per ogni cosa, di come dimostrava apertamente la sua rabbia verso tutto e tutti, ho cercato di immedesimarmi nella sua condizione. Helene naturalmente dà poco peso ai beni materiali; è abituata a condividere, proprio come farà con Coline. Non le importa di non avere tante cose che per noi sono la norma e che senza ci ritroveremmo nella più totale disperazione. Ho provato a immaginare cosa avrei fatto io e non sarei mai riuscita ad affrontare il tutto con la stessa spigliatezza di Helene. Mi sono resa conto di quello che ho, del valore che forse do per scontato. Ed è una riflessione in cui questo libro mi ha spinta, mi ha fatto ragionare e ha creato quindi questa sintonia tra me e Helene che non mi ha lasciata fino alla fine. Il viaggio finale di Helene è un viaggio di introspezione: deve ritrovare se stessa e abbattere quei muri che sa ancora di avere. Lei non sa perdonare facilmente - e la possiamo ben comprendere - e la rabbia prende troppo spesso il sopravvento su di lei. E' un qualcosa con cui dovrà avere a che fare e confrontarsi: non deve quindi fronteggiare una persona reale, anche se lei avrebbe in mente un nome, ma se stessa, il suo carattere, ragionare su quanto è cambiata negli anni e se ha la forza di trasformare quella rabbia in amore verso gli altri, in un aiuto verso quelli come lei, che hanno bisogno di qualcuno che dia loro un luogo protettivo.
Mario è anche un personaggio che rimane nel cuore, così come tutta la parte dei Gufi. L'ho letta con ansia, con grandi aspettative che non sono rimaste deluse. Helene cerca protezione anche lei, in un certo senso. Sa che deve fare qualcosa per riuscire a sopravvivere in strada, che deve schierarsi per avere salva la vita. Questo passaggio sarà determinante specie quando andrà a conoscere Mario in carcere, il fratello del Gufo. La loro storia è magnifica, da strapparti il cuore dal petto. La promessa che si sono fatti, di viaggiare per il mondo alla stregua dei pirati, è perfetta e ben si intona con il loro carattere spericolato e senza regole. Mario contribuisce alla crescita del carattere di Helene, anche nel momento più drammatico. Momento che sfocia con l'incontro con la signora Dubois che personalmente ho adorato tantissimo. Helene ne diventa la sua dama di compagnia e non scappa come hanno fatto altre ragazze preoccupate delle stranezze della signora. Helene cerca infatti di comprenderla come sa fare lei, di aiutarla come sa fare lei. Le due donne si daranno una forza reciproca che porterà Helene a prendere più considerazione di se stessa e di capire che la gente conta molto su di lei. Che può farcela, che ha tutte le carte in regola per vincere contro le sue paure e affrontare il dolore che si porta dietro.
Voglio fare una menzione speciale per Sigh. Sarò breve perché altrimenti rischierei di fare spoiler: sono rimasta spiazzata in senso positivo quando si è scoperta la sua identità. La storia di Sigh mi ha commossa e il come tutto si ricollega, come il puzzle della storia di Helene si completa, è magnifico.
Tutti avevano fiducia in lei e non si rendeva conto che c'era ancora qualcuno lì nascosto che la amava e proteggeva realmente.
Questo è un libro che apre la mente a differenti culture, a differenti persone. Alla minoranza che allo stesso tempo rappresenta la maggioranza spesso ignorata. Non andremo a conoscere personaggi stereotipati ma ognuno di loro ha una storia sia personale che legata al luogo da cui proviene. Viaggeremo con la Rafia, ci innamoreremo delle piccole cose, impareremo ad apprezzare il suo stile di vita che ci sembra così impossibile. Ho avuto una sensazione di libertà mentre leggevo così come mi è sembrato di poter entrare in sintonia con tutti, non importa chi fossero stati.
Sicuramente è una storia cruda, violenta perché è così che è la vita di strada. Così è la vita di una persona emarginata che deve cercare di farsi avanti da sola, con le unghie e con i denti. Non c'è spazio per la compassione, tranne però in quegli attimi in cui sembra esserci ancora un po' di speranza che la stessa Rafia vorrebbe trasmettere agli altri che vivono la sua situazione.
A fine lettura si rimane a pensare e la storia di Helene è ormai rimasta incisa nel cuore.
Stile perfetto, fluido, che ben si amalgama con il background diverso che ci viene presentato. I dialoghi rispecchiano esattamente il modo di parlare del personaggio, non sono impostati, sono veri, sentiti.
In un libro del genere infatti il linguaggio non solo è importante ma è anche l'elemento per eccellenza. Anche se a volte parlano lingue diverse. In realtà non esistono barriere e questo l'autrice ce lo fa ben intendere. Certo, Helene è poliglotta, ma anche quando non sa come farsi capire trova comunque il modo. E attraverso i dialoghi il risultato è perfetto.
Premio anche questo romanzo di Elisa con il massimo del punteggio e ne consiglio quindi la lettura!