La
casa editrice è stata fondata il 19 marzo 2005 da lei e da Mariacarmela Leto. Quali
sono stati i cambiamenti più importanti della Giulio Perrone Editore nel corso di questi anni?
Alcuni aspetti sono rimasti gli stessi, siamo
partiti dalla narrativa italiana contemporanea perché era quella che ci
interessava di più raccontare facendo scouting su autori esordienti. Abbiamo
avuto la fortuna di far esordire autori come Paolo di Paolo, Chiara Valerio,
Giorgio Nisini, Giuseppe Aloe che si sono fatti strada e alcuni dei quali sono
finiti in case editrici molto importanti. Dall’altra parte c’è stata anche la
ricerca di raccontare delle storie con una formula diversa che era quella del
racconto breve, non particolarmente usata nel mondo editoriale nel 2005-2007,
con autori già affermati come Dacia Maraini e Sandra Petrignani. Nel tempo si
sono aggiunti nuovi progetti, nuove collane, sempre trattando il tema della
contemporaneità, come Biotón che
racconta grandi personaggi del Novecento sia della musica che del cinema, scegliendo
una visuale che fosse quella di persone vicine all’artista e che lo
raccontassero soprattutto dal lato umano oltre che quello professionale e
artistico.
Proprio
in merito a Biotón qual era la
caratteristica che le faceva scegliere un determinato personaggio?
Abbiamo scelto personaggi che hanno raccontato il
Novecento, segnandolo con quello che avevano detto, non solo con quello che
avevano fatto. Ci sono state delle incursioni anche in aree differenti, come il
libro su Giancarlo Siani che anche se non era un artista è stato comunque un
personaggio importante nella società civile.
Come
nasce la collana Passaggi di dogana?
Passaggi di dogana è una collana molto
importante per noi ed è stata ideata da Mariacarmela Leto. Prova a raccontare i
luoghi utilizzando lo strumento letterario, gli scrittori e i loro libri ed è
come se accompagnasse il lettore mano nella mano attraverso le città. È una
collana molto apprezzata dai librai e funziona come insieme, nel senso che i
libri più importanti tendono a trainare quelli più particolari. Da poco è
uscito Profondo Sud scritto da Seba
Pezzani che è un traduttore oltre che esperto di letteratura americana e A Lisbona con Antonio Tabucchi di
Lorenzo Pini. Cerchiamo sempre di far uscire almeno tre-quattro titoli all’anno
per completare il paesaggio.
Qual
è il testo che secondo lei meglio rappresenta la collana Hinc, incentrata sulla nostra attualità?
Ci sono stati molti testi che hanno segnato questa
collana. Sicuramente Raccontami la notte
in cui sono nato di Paolo di Paolo, libro che gli ha consentito di avere
successo e che poi è diventato un autore Feltrinelli ed Einaudi ottenendo molte
ristampe. Un altro titolo molto importante è certamente La logica del desiderio di Giuseppe Aloe che è stato finalista al
premio Strega 2012. Cito altri due titoli Ognuno
sta solo di Chiara Valerio che è stato il suo primo romanzo e La demolizione del mammut di Giorgio
Nisini, entrambi hanno avuto un ottimo successo di critica e ne siamo molto
legati. Un punto di snodo per questa collana è sicuramente Le notti
blu di Chiara Marchelli, candidato al prestigioso premio
Strega 2017 che ha ricevuto sin da prima della sua uscita grandi apprezzamenti
anche da parte dei librai.
Nelle
collane della Giulio Perrone Editore non ne esiste una di genere, potrebbe
nascerne una in futuro?
Ci abbiamo pensato molto e l’unico settore su cui
poteva esserci un interesse reale e forte era il noir che abbiamo già
raccontato attraverso Hinc. Preferiamo
però concentrarci sull’uscita di tre-quattro titoli all’anno che potrebbero
anche essere di genere, ma che abbiano comunque qualcosa di importante da
raccontare. Nella seconda parte dell’anno uscirà una nuova collana per ragazzi, sempre di
narrativa perché l’idea rimane quella di raccontare delle storie ma con un
taglio diverso e che potrebbe quindi diventare un genere specifico, appunto
quello per ragazzi.
È
stata sua l’idea di fondare il ‘Circolo di lettura
Walter Mauro’?
È stata un’idea condivisa con Mariacarmela.
L’obiettivo era quello di aprirsi all’esterno perché pensiamo che la casa
editrice debba stare vicina al pubblico, agli autori, agli scrittori, a
chiunque voglia farne parte. Ci sembrava adatto almeno una volta al mese
aprirci ai libri degli altri, dar loro uno spazio per incontrarsi con i lettori per la
presentazione delle loro opere. Il nostro scopo era quello di ospitare
scrittori, coinvolgerli e creare una sinergia con il pubblico.
Avete
mai aperto dei concorsi di scrittura?
Li abbiamo fatti per diversi anni anche con l’idea
di fare scouting, ora non ce ne occupiamo più. Autori però come Gabriele
Santoni o Giuseppe Rizzo sono usciti dai concorsi che abbiamo organizzato. Ora
pensiamo che si debba trovare una formula differente, delle caratterische nuove
altrimenti è un meccanismo che ha perso la sua efficacia.
Per
la pubblicazione dei vostri libri vi affidate ai testi che vi arrivano per mail
o attraverso lo scouting?
Sia per scouting e leggiamo quello che riceviamo
tramite mail. Negli ultimi anni lavoriamo in sinergia con nuove agenzie letterarie
,con agenti giovani che stanno portando una ventata di novità nel settore. Sono
degli interlocutori preziosi perché conoscono il nostro catologo e ci fanno
delle proposte interessanti.
Consigli
per gli editori che vogliono aprire una casa editrice?
Adesso è più difficile perché nel 2005, soprattutto
a Roma, l’editoria ha vissuto un momento magico inziato nel ‘95 e proseguito
per molti anni. Siamo partiti con piccole risorse, oggi serve un investimento
più grande e delle nuove idee, una visione diversa. Mi auguro che arrivino
nuovi editori con progetti differenti e spero sempre che lo spazio si allarghi
per arricchire il progetto e il ragionamento intorno ai libri.
Da
quanto tempo partecipate al Salone Internazionale del libro di Torino?
Da sempre, tranne per il primo anno perché eravamo
nati troppo tardi e non potevamo iscriverci. Credo che rappresenti una sfida
importante quest’anno, soprattutto per noi editori indipendenti che abbiamo
sostenuto il Salone portando avanti il progetto perché l’obiettivo è che continui,
che abbia una sua storia.
La
casa editrice offre l’opportunità di partecipare a corsi di editoria, scrittura
creativa e giornalismo culturale. Da quando avete iniziato?
Abbiamo iniziato subito nel 2006 perché pensiamo che
la formazione sia un elemento importante che ci ha consentito di trasmettere
quello che avevamo imparato e perché tanti che vi hanno partecipato hanno
continuato a lavorare nel settore.
Ringrazio ancora Giulio Perrone per questa intervista e colgo l'occasione per segnalarvi anche il suo ultimo libro uscito per la casa editrice Rizzoli Consigli pratici per uccidere mia suocera.
A presto!