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giovedì 20 dicembre 2018

Recensione: 'Pistola e polvere da sparo' di Angelica Rubino

Eccoci qui per parlare dell'ultimo libro scritto da Angelica Rubino, 'Pistola e polvere da sparo'.
Se vi siete persi le scorse recensioni, cliccate qui per leggere la prima, qui per la seconda e qui per leggere la sua intervista!


Titolo: Pistola e polvere da sparo

Autrice: Angelica Rubino

Edito da: Montedit

Formato: cartaceo (brossura)

Genere: Narrativa, storico

Pagine: 122

Consigliato per: adolescenti





Trama

 Il racconto prende spunto da un avvenimento che accade ai giorni nostri ed è l’inaspettata visita ad una signora, vedova e con un figlio, da parte di un notaio francese, che la informa del fatto che il suo assistito, un tale Pierre Ullieul, l’aveva designata erede delle sue proprietà nella cittadina francese di Carcassonne, appartenute al ducato dei Leroy e avvolta dalla leggenda che narra d’un tesoro nascosto in quel luogo…


La narrazione si apre ai giorni nostri: una donna, che vive in condizioni precarie con suo figlio, riceve una lettera che segnerà per sempre la sua vita. Un suo parente lontano, che non ha mai conosciuto e che vive nella cittadina di Carcassonne, l'ha designata come sua unica erede. Non potendo crederci e pensando a uno scherzo, telefona comunque al numero che trova nella missiva scoprendo però che è tutto vero. Da questo momento abbiamo un cambio di scena e ci ritroviamo catapultati nelle vicende dei suoi antenati. La narrazione si svolge verso la metà/fine del Settecento e conosciamo la protagonista, una bambina di nome Violante che è stata adottata dalla duchessa Leroy e messa come serva nella loro casa. Qui subisce le angherie e le prepotenze del piccolo Julian, un bambino grassoccio e presuntuoso, fino a quando la villa non viene venduta ai Cagiani. Ritroviamo Violante, ormai diciottenne, che continua ad essere vessata dai nuovi proprietari ed è ancora senza un ragazzo, dato che vuole innamorarsi della persona giusta. Quello che non si aspetta è che ritroverà Julian, ora diventato un ragazzo bellissimo ma caratterialmente rimasto lo stesso. Julian è intenzionato a sposarla, non solo perché la trova bella e con qualcosa di unico che le altre non hanno, ma anche perché scopre che la ragazza è di nobili origini. Violante è disperata ma è costretta a sposarlo: si trasferisce nella nuova tenuta insieme al marito dove rincontra Evelyne, la sorella di Julian e conosce le loro zie Agnès e Patricia che in quegli anni si sono occupati di loro. Violante capisce ben presto di non essere apprezzata da Agnès questo perché la ragazza ha un carattere determinato e non si lascia sottomettere facilmente, cosa che la donna non riesce a sopportare. La sua vita cambierà in maniera radicale: da serva si ritrova ben presto a vivere nel lusso e a presentarsi davanti ai regnanti stessi. Quello che non sa è che presto conoscerà segreti della famiglia Leroy che il duca aveva sempre tenuto nascosto diventando così pericolosa e per questo degna di essere eliminata.

Personaggi

Violante è una ragazza genuina, forte e combattiva. Sin da piccola è stata una serva, prima per i Leroy e poi per i Cagiani, ma la sua situazione non scalfisce più di tanto il suo carattere. Certo, immagina anche lei di essere una nobildonna, di poter partecipare ai balli e di sposare un gentiluomo, ma accetta la sua condizione e la condivide con i due più cari amici che ha. Il giorno in cui scopre di essere di nobili origini e con un matrimonio che grava alle sue spalle, è come se il mondo le crollasse addosso. Eppure nonostante l'iniziale crisi riesce a non farsi mettere i piedi in testa dal marito Julian. Lo sposa contro la sua volontà ma non accetterà di passare la prima notte di nozze con lui, anche se questo vuol dire scappare e buttarsi in mare. La vediamo quindi come una donna volenterosa, che accetta e si adegua ovunque ma non per questo è intenzionata a piegarsi alla volontà altrui. Per questo l'arcigna Agnès, che sempre è stata abituata a comandare le altre donne come la defunta madre di Julian e Evelyne, non riuscirà a sopportare la nuova arrivata. Specialmente quando vede che suo nipote Julian, sempre forte e autoritario, si mette addirittura in ginocchio davanti a Violante pur di pregarla di tornare da lui. Una cosa che non aveva mai fatto con nessun altro.
Approfitterà della curiosità di Violante, che non riesce a resistere alla tentazione di entrare in una camera a lei proibita, per metterla in una situazione dannosa, al punto di rischiare la vita.
Julian è un ragazzo complesso e il personaggio che più mi è piaciuto nonostante all'inizio possa sembrare il classico ragazzo pomposo e meschino. Da bambino ha tormentato Violante e ora sembra volerla tormentare ancora: eppure è realmente innamorato di lei, tanto da spingersi a dimostrare il suo affetto in modi che non avrebbe mai ritenuto possibili per lui. Violante scoprirà anche il suo passato travagliato, un segreto di famiglia che ha determinato il carattere irruento del ragazzo.
Ci sono tantissimi altri personaggi secondari, molti dei quali li ho trovati davvero interessanti e avrei voluto che apparissero di più. Tuttavia, per fare una cosa del genere bisognava che il romanzo fosse molto più lungo, quindi si è cercato comunque di dare il giusto spazio a tutti.
A proposito dei personaggi, devo necessariamente fare una menzione per quanto riguarda i personaggi storici realmente esistiti: sto parlando di Maria Antonietta e il consorte Louis.
Quando in un romanzo si citano quindi personaggi reali e famosi bisogna non modificare il loro carattere e le loro azioni. Posso capire che in un romanzo si può inventare ciò che si vuole ma non bisogna intaccare le personalità dei personaggi che tutti conosciamo. La famosa frase 'che mangino le brioches' è un falso storico, Maria Antonietta non l'ha mai detta ma è un dialogo che compare nelle Confessioni di Rousseau. All'epoca è stata impropriamente addebitata questa frase alla regina per metterla in cattiva luce, quindi è necessario non continuare ad alimentare falsi storici. Il re che ha accettato di ballare con Violante ci può stare, ma era un uomo timido, goffo e per nulla intraprendente. La regina inoltre nutriva per lui un affetto sincero, tanto che ha preferito restare insieme al marito e morire, piuttosto che scappare quando ne aveva ancora la possibilità, lasciando andare via soltanto le sue amiche.

Stile

Dopo aver letto tutti e tre i libri dell'autrice ormai conosco bene il suo stile. Come già detto nelle precedenti recensioni non c'è lo show don't tell, ma il romanzo è raccontato. Tuttavia ho notato che, anche se questo può risultare un difetto, lo stile è veramente molto vivace. Ci sono un sacco di colpi di scena e si legge molto velocemente perché in ogni capitolo succede sempre qualcosa che ti spinge ad andare avanti. A volte avrei preferito che un colpo di scena venisse descritto con la giusta drammaticità, perché era davvero bello e necessitava di una più lunga descrizione. La storia coinvolge, ti appassiona e se l'autrice in futuro renderà le scene mostrate e leggermente più lunghe direi che potrà tranquillamente raggiungere un punteggio pieno. Inoltre ho anche notato che in questo romanzo i refusi sono molto inferiori rispetto ai precedenti, segno di un miglioramento da parte dell'autrice. Giostrare poi così tanti personaggi non è mai facile: certo come detto prima alcuni avrebbero meritato più spazio, ma bisogna considerare anche la lunghezza del romanzo. 
Detto questo, consiglio questo romanzo a un pubblico giovane, adolescenziale, anche perché potrebbe ritrovarsi nei problemi e nei caratteri dei personaggi che pur vivendo nel Settecento hanno delle caratteristiche in comune con i ragazzi odierni.





domenica 16 dicembre 2018

Recensione: 'Perché sei un essere speciale' di Angelica Rubino

Oggi sono qui per recensire il secondo libro di Angelica Rubino! Se vi siete persi la recensione del primo (comunque scollegato da questo) potete cliccare qui o se volete leggere la sua intervista qui!
Passiamo quindi nel recensire 'Perché sei un essere speciale'!

Titolo: Perché sei un essere speciale

Autrice: Angelica Rubino

Edito da: Montedit

Formato: cartaceo (brossura)

Genere: Narrativa

Pagine: 80

Prezzo: 8,00€

Consigliato per: adolescenti



Trama

 Angelica Rubino, presenta un "caro diario" che racconta la storia di una ragazza che affronta la vita con ottimismo e cerca sempre di trovare una visione luminosa anche nei momenti di difficoltà che si verificheranno sia all'interno della sua famiglia come nei rapporti con gli altri, fino a trovare la sua dimensione nell'avventuroso viaggio della vita...

Il seguente romanzo è raccontato come se fosse il diario della quattordicenne Sibilla, una ragazza dai ricci capelli rossi e un po' robusta. Regalatole da una sua cara amica, comincia a scrivere sulle pagine del suo diario raccontando l'intero anno scolastico, quello che poi sarà il suo primo anno al liceo.
Naturalmente per Sibilla è un'esperienza del tutto nuova: nuovi compagni di classe, tra cui molte snob antipatiche e nuovi professori. Quello che la tranquillizza è che insieme a lei ci sono le due care amiche, Sara e Nicla. Abitano in un paesino della Puglia, lì dove l'inverno in giro sembra non esserci mai nessuno. Sibilla affronterà diversi problemi lungo l'arco dell'anno: non solo quelli normali e tipici di un'adolescente della sua età, ma anche problemi familiari, con le sue amiche, un cambio di carattere repentino oltre a scoprire non solo l'amore ma anche i problemi che questo sentimento comporta.
Suo padre, infatti, dopo aver perso il lavoro decide di allontanarsi dalla sua famiglia non sapendo più come sostenere la situazione e la madre 'fa la mantenuta' così come viene appellata e derisa dalle compagne di classe di Sibilla. Lei mentre cerca di non pensare ai problemi familiari, non raccontandolo nemmeno alle sue migliori amiche, si interessa a un ragazzo che però non sarà come se lo aspettava. Solo verso la metà dell'anno conoscerà Simeone, un ragazzo emo anche lui con problemi familiari ma che grazie a Sibilla riuscirà a vederli e affrontarli in un modo diverso.

Personaggi

Tutto quello che accade a Sibilla nel corso di un anno trasforma in modo molto forte il carattere della ragazza. Se dapprima l'abbiamo vista tranquilla, spensierata, con nessun particolare problema, la vediamo dopo poco catapultata in molteplici avvenimenti che non aveva mai dovuto affrontare prima d'ora. Questo la porterà a cambiare: comincerà a reagire quando le compagne la prendono in giro, addirittura a rispondere a tono ai professori, tanto che comincerà ad essere, non proprio temuta, ma almeno rispettata. Nonostante tutto quello che è costretta a subire, trova la forza di parlarne con Simeone e cominciando a frequentarlo cerca come può di fargli vedere il mondo sotto un'altra prospettiva. Capisce infatti che bisogna apprezzare quello che si ha e goderselo finché la vita lo permette. Grazie a questo, anche Simeone comincerà a rivalutare molte sue scelte, innamorandosi di lei. Anche la sua amica Sara è tormentata: è una delle sue migliori amiche, ma ben presto comincerà a stufarsi di essere etichettata come 'sfigata' dalle compagne più belle e, sapendo di essere bella a sua volta, inizierà a valorizzarsi, vestendosi più da adulta e cominciando a trattare male Sibilla solo per avere l'approvazione delle due belle della classe e diventare così loro amica. Quello che Sibilla non sa è che dietro la situazione di Sara c'è ben altro dal volersi solo atteggiare. Qualcosa che però riuscirà a smuovere di nuovo i sentimenti di Sara facendola tornare sui suoi passi.
Le persone realmente negative in tutto questo non sono soltanto le due oche della classe o Francesco, il ragazzo bello e impossibile che si rivela anche essere un depravato, ma le figure adulte.
I professori, così come lo stesso preside, non accorrono mai in aiuto di Sibilla nemmeno quando lei è in evidente difficoltà. Piuttosto, la mortificano e sospendono. Anche quando uno dei professori scopre -in maniera non del tutto lecita- cosa sta passando Sibilla pensa più che altro a se stesso.
I genitori di Sibilla nemmeno sono personaggi forti anche se comunque c'è una ripresa da parte della madre. Dopo l'abbandono del marito, non presterà ascolto alle parole della figlia, se non verso la fine, quando capirà che li sta perdendo entrambi, non solo lei ma specialmente Giuseppe, il suo primogenito, ormai invischiato in un brutto giro che solo Sibilla riuscirà a capire in modo tale da intervenire in tempo.
Il finale ti rimane nel cuore, è straziante ma allo stesso tempo permette a Sibilla di crescere, di andare avanti e affrontare la vita. Una lezione che la segnerà in modo definitivo.

Stile

Come detto all'inizio, il romanzo è stato scritto sotto forma di diario. L'ho trovato davvero molto verosimile: vengono utilizzate espressioni tipiche di un'adolescente di quattordici anni, i suoi pensieri e le sue decisioni sono del tutto giuste per la sua età. Anche se in certi versi il lettore potrebbe non concordare con quello che Sibilla fa, bisogna però ricordarsi l'età appunto della ragazza, la sua situazione e cosa può passare per la testa di un'appena adolescente. Con tutte queste informazioni nelle nostre mani, possiamo arrivare alla conclusione che sì, è adatto per quello che il personaggio è. Ovviamente, per lo stesso motivo, consiglio la lettura a un pubblico di giovani adolescenti.
Ricordo che anche io a quell'età avevo un diario segreto e per molte frasi, pensieri, espressioni, mi sono ritrovata a pensare che era esattamente come lo scrivevo io all'epoca.
Ovvio che adesso lo scriverei in modo diverso. Ma per quell'età è davvero verosimile e sono sicura che i coetanei di Sibilla potrebbero davvero apprezzare questo romanzo.
Per questo motivo, il mio voto è quattro su cinque stelle.

sabato 15 dicembre 2018

Recensione: 'I due regni, Le strade di Voros' di Alessia Palumbo

Oggi parleremo dell'ultimo libro finora uscito della saga de 'I due regni' di Alessia Palumbo, la cui uscita del quarto è prevista per il 2020! Se vi siete persi la recensione del primo, potete recuperarla cliccando qui e per la seconda qui!


Titolo: I due regni, le strade di Voros III

Autrice: Alessia Palumbo

Formato: cartaceo (brossura), Kindle

Edito da: EKT Edikit

Genere: fantasy, mix tra sword and sorcery e grimdark

Pagine: 530

Prezzo: 14,99€, 2,99€ su Kindle

Consigliato da: 15/16 anni in su



Trama

Farwel è riuscita a sciogliere il sigillo e ricongiungersi a Idai e ai suoi alleati, mentre il tempo della resa dei conti con la Comandante è sempre più vicino. L'Incantatrice e il visconte sono finalmente giunti a Voros, alla ricerca di antichi alleati che possano dare loro una possibilità in più per trionfare contro la Città Intera. La giovane Farwel, invece, parte per Sehiro per partecipare ai Due Regni, che le potrebbe permettere di diventare Incantatrice. Tuttavia, scoprirà che la prova non è affatto come se l'era aspettata e riuscire a superarla diventerà una corsa contro il tempo. Le Strade di Voros è il terzo capitolo della saga I Due Regni. 

Anche in questo terzo volume, come i precedenti, abbiamo i capitoli che ci raccontano gli avvenimenti del passato e del presente di Farwel che combaciano perfettamente tra loro. Oltre al fatto che ci sono anche i capitoli dedicati alla storia di Faervel e Aechir che ho amato davvero tantissimo, non solo perché arriviamo al punto cruciale ma perché si scopre il motivo per cui Farwel ne è così attratta e cosa da questa storia riesce a trarne insegnamento.
Quello che infatti Farwel arriva a compiere è un grande sacrificio per se stessa, ma che porterà, con il corso degli anni, a veder nascere un bene superiore e comune. Per questo, nonostante tutto il dolore che le provocherà, arriverà a fare la sua scelta finale spinta dalla storia dei due amanti.
Tra l'altro, sempre parlando di Faervel e Aechir, quasi speravo in un 'colpo di scena' del genere quando alla fine Aechir incontra il suo omonimo. Questo mi spinge a pensare che la stessa cosa possa accadere a Farwel con Idai e sono combattuta perché da una parte ci spero e dall'altra sogno un finale che per loro possa essere diverso, chissà!
Farwel e Idai si sono infatti ricontrati, nonostante ormai lui abbia la sua vita, e scoprono insieme che quello che pensavano di poter dimenticare è rimasto intatto nei loro cuori. Ho amato alla follia i loro momenti, li reputo davvero due personaggi perfetti per stare insieme e quindi immedesimarmi in Farwel è stato semplice e triste allo stesso tempo. Prepareranno la battaglia finale contro la Comandante e a condivideranno piccoli e brevi momenti solo per loro.
Intanto, la Farwel del passato si ritrova a dover sostenere la prova dei Due Regni, quella che le conferirà la toga bianca che ormai conosciamo. Devo ammettere che davvero non mi aspettavo che la prova si sarebbe svolta in quel modo e si capisce perché, quindi, è stata chiamata Due Regni.
Quello che poi succede a chi non si risveglia è davvero impressionante: e questo mi porta a pensare... tutti quelli che vivono nell'altro regno altro non sono che tutti i maghi che non si sono mai risvegliati? Penso che sia una teoria affascinante e l'ho trovata più spietata del Rito di Drator.
Con lui, d'altro canto, Farwel ha ancora i conti in sospeso e anche per la prova dei Due Regni sarà costretta ad averci a che fare, stavolta in un modo che certo non si immagina.

Personaggi

Da questo momento in poi vediamo un sostanziale cambiamento in ogni personaggio: non solo nel presente ma anche nel passato. La Farwel che vive ancora in Accademia vede davanti a sé sorgere la Città Intera. Già è nata e vissuta sapendo che i maghi non sono ben accetti, ma comunque sia il clima che ha conosciuto è ben diverso rispetto a quello che ormai sta vedendo nascere. Quando Sehiro è distrutta capisce che c'è qualcosa che ormai si è spezzato e questo lo aveva già inteso durante il suo viaggio di ritorno dalla prova. Se l'astio verso i maghi ormai cresce a dismisura, cresce anche il sentimento che la lega a Idai, ed è talmente forte che la porterà a fare scelte drastiche che le condizioneranno per sempre la vita. Vediamo quindi una Farwel maturata, che prende decisioni non per se stessa ma per la speranza di un futuro migliore, si sente in colpa e sa che deve fare qualcosa specialmente adesso che indossa una toga bianca. Allo stesso tempo la Farwel del presente, dopo tutto quello che ha passato, è più determinata che mai. Non si abbassa davanti a nessuno e davanti a un re strafottente sa come farsi tenere testa. Tra tutte le scelte che ha dovuto compiere voglio fare una menzione speciale a ciò che succede a Mydra: ho trovato quella scena toccante, straziante e che ben rappresenta quello che Farwel è ormai costretta a sostenere. Nonostante possa infatti capire ciò che Mydra ha fatto, allo stesso tempo non può chiudere un occhio e questo sempre per rispettare il suo piano. Ho trovato quella parte perfettamente riuscita e che ben rappresenta l'animo sconvolto di Farwel. Idai anche l'ho amato tantissimo: fa quello che spero faccia, si comporta come si dovrebbe comportare e non si può quindi non adorarlo. Anche se sa che ciò che Farwel sceglie è giusto per loro non riesce comunque a resistere dall'incontrarla in segreto, anche se sarà per poco.
Il suo è un amore sincero e speravo che questo personaggio si sarebbe evoluto in questo modo, che non restasse ad odiare Farwel per la sua fuga. Infine voglio parlare della Comandante: in lei non ho visto alcun cambiamento, ma questo non significa che sia un aspetto negativo, anzi.
Proprio perché è rimasta fedele ai suoi ideali, a quella che possiamo definire la sua pazzia personale, non cambia e cerca di non darla vinta a Farwel neanche quando non ha davvero altre scelte.
Resta esattamente per quello che è stata e questo la rende verosimile.

Stile

Anche in questo terzo libro lo stile è perfetto. Nessun errore, si legge che è una meraviglia e di nuovo le scene sono state costruite magistralmente. Ho letto che l'autrice ha avuto qualche difficoltà nella stesura di questo terzo libro, che è quello che le ha dato più grattacapi e che ha dovuto riscrivere e cancellare diverse parti. Questo lavoro, questo editing certosino, si sente davvero. Il risultato è infatti ottimo: non c'è niente che stona, niente che scricchiola con il resto del romanzo.
Per questo, nuovamente, il mio voto è pieno.



mercoledì 12 dicembre 2018

Recensione: 'Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta' di Angelica Rubino

Oggi parliamo del primo libro scritto da Angelica Rubino, Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta. Se vi siete persi l'intervista all'autrice potete recuperarla cliccando qui!


Titolo: Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta

Autrice: Angelica Rubino

Formato:Cartaceo (brossura)

Edito da: Apollo Edizioni

Genere: Fantasy

Pagine: 174

Prezzo: 15,00€

Consigliato per: teenager



Trama

 Britannia, anno 999. Il giovane Jeremy aspira a diventare un prestigiatore alla corte del re per sostentare la famiglia. Quando si presenta l’opportunità di accompagnare un cavaliere fino a Flourshing, centro nevralgico della monarchia, Jeremy si affretta a far fagotto e lascia il tranquillo villaggio natale di Adalama per inseguire nuovi orizzonti. Determinato a ottenere un ingaggio come giullare, Jeremy farà la conoscenza di molti personaggi e si ritroverà coinvolto in un’avventura imprevista che richiederà doti non comuni in un ragazzino della sua età. Re Deathproof, infatti, incarna i peggiori difetti dell’animo umano e cova intenti inquietanti: è alla ricerca del Melon, un manufatto celtico con proprietà in grado di conferire vita eterna. Quando allaccia un legame di amicizia con Kamila, la vera erede al trono ridotta in schiavitù dal re abusivo, lo spirito nobile di Jeremy non trova più requie: occorre ostacolare i piani di re Deathphroof a ogni costo.

Prima di cominciare voglio fare una premessa: questo romanzo è da intendersi e da guardare come una vera e propria favola più che come classico fantasy. Motivo per cui mi sento di raccomandare la lettura a un pubblico giovane. Ma andiamo con ordine perché spiegherò passo dopo passo il motivo.
Ci troviamo in Britannia nell'anno 999. Periodo di superstizioni, in cui si vive nella paura dell'arrivo dell'anno Mille ma anche di magia. Il mondo è popolato, anche se praticamente nessuno ne è a conoscenza, di fate dagli straordinari poteri magici. Così come ci sono i celti, popolo ora in netta minoranza ma che conserva le sue tradizioni e i druidi, di cui in particolare ne conosceremo uno che spingerà il re Deathproof verso la ricerca del Melon. Nessuno sa con esattezza cosia sia il Melon, se non le fate stesse che sono in grado di decrifrare le antiche scritture e capire anche dove si possa trovare e cosa può fare. Il Melon sembrerebbe essere un qualcosa che dona la vita eterna, in grado di guarire e far prosperare. Per questo non deve cadere nelle mani del malvagio re, che nonostante le sue parole accorate al popolo, non vorrà certamente trarne vantaggio per loro.
Conosciamo Jeremy, protagonista della vicenda, divenuto giullare del re dopo aver lasciato casa insieme al cavaliere Sam. A corte conoscerà Kamila, legittima erede al trono ma che potrà diventare regina solo dopo il matrimonio. Evento che il re non ha alcuna intenzione di far accadere, per questo la tiene segregata pur di non farle mai incontrare un ragazzo.
Jeremy però la nota e non può fare a meno di innamorarsi di lei e di provare in tutti i modi ad aiutarla contro il malvagio re Deathproof.

Personaggi

Jeremy è un ragazzo che ha appena compiuto i quindici anni di età. Ha da poco perso il padre e il fratello e quindi dovrebbe essere lui ora l'uomo di casa e mandare avanti la fattoria. Tuttavia non ne ha alcuna intenzione ma non per pigrizia: è un ottimo prestigiatore e pensa che potrà trovare la sua fortuna qualora riuscisse a diventare il giullare del re e dare quindi il giusto sostentamento a sua madre e alle sue sorelle. Quando incontra il cavaliere Sam, che sta per recarsi a corte, accetta di buon grado l'offerta di accompagnarlo. Lo vediamo come un ragazzo gentile, volentoroso e sicuramente pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Non ha paura di affrontare il re pur di salvare Kamila, rischia la sua vita per lei ogni volta che la ragazza è in pericolo facendosi trascinare dall'istinto ed è molto schietto e indipendente. Kamila è tutto il suo opposto nonostante comunque alla fine trovi il coraggio per ribellarsi: è una ragazza molto timida, remissiva, che accetta di fare la serva al re e non osa scappare via con Jeremy perché sa che, se scappasse, il suo popolo rimarrebbe soggiogato dal perfido zio. Capisce quindi che deve fare qualcosa per salvare loro e allo stesso tempo se stessa. Nonostante le angherie che deve sopportare, cerca ancora di trovare del buono in Cordelia, sua cugina, nonché figlia del re. Da piccole le due avevano un buon rapporto rovinato poi dalla cocente gelosia di Cordelia ora diventata pura tirannia nei confronti di Kamila. Cordelia l'ho reputata davvero un personaggio interessante, tuttavia non mi ha pienamente convinta il cambio repentino del suo carattere anche se alla fine vediamo una 'ripresa' in cui cade e torna sui suoi passi. Credo che quel passaggio sia molto più verosimile e più indicato a quello che è il suo personaggio, motivo per cui l'ho apprezzato.
Janeka è invece una delle sorelle di Jeremy, la meno femminile di tutte e che infatti sogna di diventare cavaliere. Prenderà la palla al balzo quando vedrà Jeremy andare via di casa con Sam e li seguirà per diventare una spadaccina ammirando il cavaliere. In questo punto devo dire che forse, per rendere più verosimile la scena, avrei fatto Sam molto più titubante nell'accettarla con sé o perlomeno che prima avvertisse Jill. Altra menzione che voglio fare è sicuramente per Juliana, la nonna di Jeremy e Janeka che è in realtà una fata. Conosceremo presto le sue amiche di infanzia in particolare Kaomi che deciderà di seguire Jeremy fiutando il pericolo che lo aspetta.

Stile

Arriviamo ora al motivo per cui inizialmente ho detto che consiglio questa lettura a un pubblico di giovani adolescenti, ma anche bambini. Il motivo principale è, come detto, che si tratta davvero di una favola. Non per questo non dovrebbe piacere a un pubblico più adulto! Il romanzo infatti si legge davvero in modo piacevole, l'ho divorato perché in ogni capitolo succede qualcosa, la storia quindi ti incalza e sei portato a continuare la lettura. Il motivo vero e proprio per cui mi sento di non consigliarlo a un normale divoratore di fantasy è che anche come stile siamo su quello di una favola classica. Lo show don't tell è infatti inesistente: è tutto un raccontato, il che di per sé in questo caso non è proprio un male. Anche io da appena adolescente ho letto tantissimi libri che ho adorato che erano un raccontato continuo. Tuttavia, riprendendoli ora mi stona il fatto che appunto non venga mostrato nulla. In questo romanzo lo stile è quindi quello del raccontato. Per esempio, ci vengono descritti come sono caratterialmente i personaggi, non ci vengono presentati tramite un'azione. Le azioni naturalmente ci sono, ma quando avvengono, ce le aspettiamo le reazioni. 
Ancora un esempio: la madre Jill non vuole che Jeremy faccia il prestigiatore. Questa parte l'avrei mostrata tramite un dialogo e, approfittando di questo, avrei anche aggiunto il particolare della dipartita del marito e del figlio maggiore.
In più ci sono delle scene che sono improbabili ma che, appunto, possono andare bene in una favola. Sam per esempio si fida subito di Janeka e Jeremy e racconta dei sospetti che ha verso il re. Dobbiamo considerare che i due ragazzi sono molto giovani mentre Sam ha quasi trent'anni, quindi mi aspetterei sì, una fiducia da parte sua, ma una fiducia comunque ben coltivata dal tempo.
Stessa identica cosa per quanto riguarda i genitori di Kaomi che accettano la piccola Delen con loro per proteggerla. Mi sta benissimo che loro lo facciano ma la scena doveva susseguirsi in maniera più lenta e mi aspettavo che i genitori facessero più domande.
Tutte queste cose a cui ho accennato però, sono facilmente passabili per un pubblico più giovane, ecco il motivo della mia premessa. Da ragazzina non ci avrei fatto appunto molto caso.
Una cosa che invece ne consiglio la correzione, magari per una futura ristampa, è di controllare i refusi, sistemare la punteggiatura -la virgola non va mai tra soggetto e verbo- e di fare attenzione al pov (punto di vista) che in alcune scene è ballerino (ma sono poche).
Detto questo è una lettura graziosa, che ci fa catapultare in una terra magica, in cui magia e realtà convivono sfiorandosi appena.


martedì 11 dicembre 2018

Intervista all'autrice Angelica Rubino

A breve, qui sul blog, recensirò i tre libri di Angelica Rubino Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta, Perché sei un essere speciale, Pistola e polvere da sparo. Se volete conoscerla prima, questa è l'occasione giusta! Qui di seguito, l'intervista con l'autrice:


Da che cosa prendi ispirazione per le tue storie? Da persone importanti nella tua vita, da

un avvenimento, da un sogno? Che cosa condiziona quindi la tua scrittura?



Ciao! Beh sì, il mio primo libro ‘’Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta’’ nacque da un sogno. Sognai questo ragazzo di nome Jeremy che annunciava alla sua famiglia di dover partire per fare il prestigiatore alla corte di un re malvagio



C’è un personaggio delle tue storie che senti di preferire e perché?



Amo tutti in maniera diversa. Il coraggio e la dolcezza di Jeremy, la sensibilità e la tenacia di Sibilla, la cocciutaggine e l’orgoglio di Violante



Per quale motivo hai scelto l’elemento fantastico nelle tue storie? E quale morale pensi che possa dare ai tuoi lettori alla fine della lettura?


L’elemento fantasy è in realtà presente solo nel primo libro. I miei personaggi superano tutti mille peripezie ma alla fine c’è sempre un lieto fine. Hanno molta forza, credo più di me. Infatti dico: non credo più alle favole ma mi piace ancora scriverle



Quali autori ti hanno ispirata? Anche loro erano autori fantasy?



L’Inghilterra è il mio regno in questo senso: C.S Lewis, Jane Austen, le sorelle Bronte, Oscar Wilde.



Sei una scrittrice che ha bisogno di ispirazione durante la scrittura o sei in grado di

scrivere ovunque e in qualsiasi momento?



 No, ho bisogno di ispirazione, calma e concentrazione. Impossibile scrivere in qualsiasi momento, a volte lo faccio di notte


Hai mai dovuto affrontare il blocco dello scrittore? Se sì, come lo hai superato?



Ho sempre scritto da quando avevo sette anni. Nell’adolescenza ho avuto un blocco, abbozzai i primi capitoli del mio primo libro ma li ripresi anni dopo. Oggi credo che in realtà fosse la poca fiducia in me stessa. Certo i problemi personali fanno molto, è bugia che gli artisti si esprimono meglio quando stanno male. Ho superato tutto grazie a un incontro fortunato al mare…



Che emozione hai provato quando hai scoperto che il tuo libro era stato accettato? Qual è

stata quindi la tua esperienza con la casa editrice?



Ho provato una grande emozione, non mi sembrava vero! Entrambe le esperienze con le due case editrici sono state buone




Hai vinto anche dei concorsi di scrittura e per questo ti faccio i miei complimenti. Come li

hai scoperti e come giudichi l’esperienza?



Questa è una domanda molto interessante che non mi hanno mai fatto.  Nel 2011, al mare, conobbi  una signora. Le dissi che mi piaceva scrivere, lei volle leggere qualcosa di mio. Solo dopo mi rivelò di essere la fondatrice del premio Moicarte. Mi invitò a partecipare e arrivai seconda. Questa signora purtroppo poco dopo è scomparsa. Nel 2014 ho partecipato nuovamente al  premio, con il libro edito "perché sei un essere speciale", arrivando sempre seconda.

Nel 2012 ho ricevuto una menzione speciale per il premio ‘’Accendi una stella’’, organizzato dalla cattolica di Milano . La premiazione si tenne a Torino, dove conobbi l’allora esordiente Francesca Fialdini, Giusy Versace e tanti altri. Sono seguiti altri premi, l’elenco completo lo trovate nella mia homepage di club degli autori.

Nel 2018 un mio racconto è stato pubblicato da Apollo Edizioni nell’antologia perle d’amore,  un altro nell’antologia ‘’Racconti pugliesi’’ di Historica Edizioni e delle mie citazioni in una raccolta della monte grappa Edizioni. Anche quest’anno le soddisfazioni non sono mancate!



C’è qualcosa che vorresti cambiare dei tuoi libri ora che sono stati pubblicati, se sì cosa?



In "perché sei un essere speciale", è sfuggito un errore di battitura: mood light invece che mood ring!  E ho affrontato il tema della leucemia in modo un po’ superficiale. Per il resto, poco o nulla.



Hai mai partecipato a fiere, presentazioni in cui erano esposti i tuoi libri? Se no, ti

piacerebbe?



Certo che ho partecipato! Per ogni libro ci sono state delle presentazioni nelle librerie di tutta la provincia di Taranto, organizzate dall’associazione culturale Aracnea e da Inchiostro di Puglia. I libri rimasti li ho venduti tutti alle fiere



Che rapporto hai con i tuoi lettori?



Un rapporto ottimo, amo il contatto con i miei lettori soprattutto durante le fiere. Quest’estate ho partecipato a tante notti bianche dove ho esposto i miei scritti.  Vedere persone che credono in te e  ti danno speranza anche se sei lì con la tua bancarella è qualcosa di unico. Tremo dall’emozione ogni volta che firmo un autografo.





Quale consiglio ti sentiresti di dare a uno scrittore alle prime armi? Che cosa hai capito

riguardo l’editoria italiana?



Allora, faccio una premessa: io per prima mi sento alle prime armi. So che il mio nome non dice niente a moltissime persone, quindi mi risulta strano dare consigli agli altri. Il mondo dell’editoria è difficile, bisogna scrivere innanzitutto per sé stessi. L’unica cosa che posso dire è di partecipare a molti concorsi e non puntare per forza in alto da subito



C’è qualcuno dei tuoi amici o della tua famiglia che vorresti ringraziare perché ha

creduto in te e ti ha spinta a diventare una scrittrice?



Grazie mamma e papà!



C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?



Potete seguirmi su instagram




e su Facebook 
https://www.facebook.com/laragazzadeilibri123/ 



dove sono anche editor della pagina



Grazie!


 Ringrazio ancora l'autrice per questa intervista! Noi ci ritroviamo prossimamente sempre su queste pagine con le recensioni dei suoi libri!

sabato 8 dicembre 2018

Recensione: 'Loro ci salveranno' di Chiara Borghi

Oggi parleremo di 'Loro ci salveranno' di Chiara Borghi!


Titolo: Loro ci salveranno

Autrice: Chiara Borghi

Formato: Cartaceo, digitale

Edito da: Il seme bianco

Genere: Fantascientifico

Pagine: 151

Prezzo: 14,90€





Trama

Dagli anni Settanta gran parte dell’umanità è in fibrillazione per la sopravvivenza del nostro pianeta a causa dell’inquinamento inarrestabile del nostro habitat. La salvezza tuttavia non arriverà dai movimenti ambientalisti, i Bastardi Verdi, assetati di potere, ma da una specie aliena umanoide super evoluta: i Fuel Super Rosso.
Siamo nel 2020 e i Fuel stanno per entrare nell’atmosfera terrestre aiutati da un manipolo ristretto di persone illuminate, capeggiate da Tomaso, benzinaio depresso con qualche guaio con la giustizia, e Nicola, un ex attivista politico, interessato unicamente al consumo di hashish e alle partite della
“Magica”. I due uniscono le forze per organizzare un evento che riveli al mondo la portata rivoluzionaria di questa scoperta. Si mobilitano milioni di persone, pronte ad accogliere i Fuel Super Rosso, perché in fondo tutti vogliono credere che Loro ci salveranno.
 
Estratto
«Senza fretta. Io sto al Rivoluzione Permanente. Là dentro mi chiamano tutti Cilotto», e si allontanò sul ciglio della strada continuando a guardare Tomaso ancora per un po’, come se lui potesse prendere in quel momento la decisione che stava aspettando. Quando fu distante una decina di metri, quello urlò:
«Ehi Nico! Loro ci salveranno! Lo sai?». 
 
Questo romanzo l'ho trovato estremamente interessante. Si sviluppa ponendo al lettore interrogativi che man mano che si avanza nella lettura crescono sempre di più, facendoci ragionare su diverse possibilità e lasciandoci una morale che potrebbe scatenare un dibattito più che stimolante.
Tomaso è un benzinaio con un passato che lo ha lasciato scombussolato ma allo stesso tempo gli ha dato la giusta dose di volontà per rimettersi in gioco. Ed è proprio quello che fa, dopo aver ascoltato James Lebron, magazziniere di Walmart in Minnesota. Secondo lui, gli alieni stanno per arrivare e il loro scopo non è quello di conquistarci ma di salvarci da noi stessi, rendendoci superiori.
Il movimento viene così chiamato Fuel Super Rosso, e i Fuel non sono altro che umani come noi ma che sono riusciti a scoprire come far vivere il corpo anche dopo la morte, permettendo quindi una sorta di immortalità. Respirano idrocarburi e anidride carbonica, bevono benzina rossa a 100 ottani e vogliono che anche i terrestri imparino a farlo, che possiamo vivere anche senza respirare ossigeno e bere acqua. Gli ambientalisti, o anche chiamati i Bastardi Verdi, non hanno assolutamente a cuore il pianeta come vogliono far credere: anzi, il loro falso contributo al pianeta, sta mettendo a rischio gli stessi Fuel che, per loro colpa, sono rimasti intrappolati nella Via Lattea per mancanza di benzina.
L'uomo potrebbe quindi svilupparsi, modificarsi geneticamente e passare da sapiens sapiens a sapiens fuel. Ma gli ambientalisti non capiscono che stanno impedendo anche alla stessa natura di progredire. Ed è così, che dopo aver ascoltato le parole di James, Tomaso decide di diffondere la sua parola anche in Italia. Non pensava che in breve tempo avrebbe raggiunto un così tanto seguito!
Il movimento fuelista si sviluppa a partire dagli Settanta, ma sarà con l'arrivo del nuovo Millennio e quindi di Internet che comincerà ad essere più conosciuto. Certo, anche prima aveva avuto successo grazie all'utilizzo di cartoline con la scritta They save us ma è adesso, alle porte del 2020, che il movimento si è consolidato.
Ci troviamo a Roma sud, tra San Paolo e Garbatella e vedremo come le storie dei diversi personaggi si intrecceranno, unite proprio grazie ai Fuel, e di come la loro visione del mondo cambierà drasticamente.

Personaggi
 
 Come già accennato, è Tomaso a far arrivare il movimento fuelista in Italia colpito dalle parole di James Lebron. Riesce a mettersi in contatto con lui, parlando un inglese smozzicato e viene esortato a creare eventi, giornate di raccolta e diffondere quanto più possibile il messaggio dei Fuel che ormai stanno per arrivare sulla Terra. Nicola, o anche detto Cilotto, rimane impressionato da Tomaso. E così, senza pensarci troppo, va a cercarlo per proclamarsi suo vice e aiutarlo nell'organizzazione di un evento per raccogliere tutti i credenti. Per Tomaso sarà un avvenimento più che strano, per la prima si ritrova a parlare con un suo seguace dal vivo, cosa che prima era rimasta ancorata soltanto sul web. Nonostante non lo conosca, avverte in lui qualcosa di diverso, che lo spinge ad accettare la sua proposta. Nicola crede veramente nelle parole di Tomaso e si adopera per organizzare l'evento che dovrebbe portare gli alieni a presentarsi davanti all'umanità per la prima volta. Anche lui come Tomaso ha avuto un passato burrascoso: ma se per Tomaso i problemi sono stati causati da un suo probabile invischiamento in un attentato a San Giovanni, per Nicola sono d'amore.
Sara, il suo unico vero amore, lo ha lasciato molti anni prima, andandosene a Londra per fare le sue esperienze. Pensa di averla persa per sempre quando un incontro fortuito gliela farà rincontrare proprio a Roma. Sara è personaggio che ho davvero ammirato. Era sì, andata a Londra provando ad avere successo con i suoi gioielli, ma non aveva ottenuto quello che si prospettava di ottenere. Il suo lavoro non era mai decollato e si era sposata più che altro per convenienza, divorziando dopo poco.
Tornare a Roma, in una casa vuota dopo aver perso la madre, senza altri parenti se non una zia che aveva mantenuto le distanze, le provoca una profonda angoscia. Nemmeno tentare un riavvicinamento con la sua migliore amica dei tempi riuscirà a smuoverla. Tuttavia, tornare a Roma è un'altra possibilità. Anche se riprendere una relazione con Nicola le sembra del tutto impossibile: tornare con lui significherebbe che il suo viaggio a Londra non ha significato nulla, che tutto quello che aveva lasciato era esattamente quello che le serviva. E a quel punto le sembrerà di aver buttato degli anni della sua vita. Ho compreso questo personaggio e ho anche capito il suo punto di vista. Vederla poi riprendere in mano la situazione, avvicinarsi a Nicola e vedere il suo scetticismo nei confronti dei Fuel, fa di lei una donna davvero interessante e volenterosa.
Menzione speciale va per i coniugi Morando, in particolare per Viola Pia. Moglie del celebre artista, diventato famoso all'improvviso, si sente come se il tempo le stesse per scivolare fra le dita. Per tutta la vita ha cercato di avere figli che non sono mai arrivati e certo non può pretendere di averli ora alle soglie della vecchiaia. Eppure continua a sentirsi sia viva che disperata, posa per suo marito diventando un'opera d'arte che verrà esposta nei musei delle città più importanti, ma è come se le mancasse qualcosa. Per questo anche lei vede una speranza nei Fuel e attende con impazienza il famoso incontro.

Stile
 
Lo stile è limpido, incisivo, va dritto al punto. Ho davvero amato lo stile di scrittura dell'autrice perché, anche in un solo breve passaggio, riesce a rendere il testo brillante.
I capitoli, infatti, sono corti ma la chiarezza e l'andare a centrare subito l'obiettivo rendono questo stile di per sé unico e accattivante. Una cosa che fa sempre piacere mentre si legge un libro è trovare delle giuste 'chicche di cultura'. La cura nei dettagli e nei suoi personaggi è lodevole: non solo per la morale che vuole far passare e che capiremo nel finale, ma anche come ha costruito questa piccola cerchia di personaggi, facendoli interagire ognuno con le sue opinioni e trascorsi differenti.
Ho adorato quei dettagli culturali come il fatto che negli anni Settanta il movimento veniva chiamato semplicemente Fuel Super, non osando menzionare il rosso per non farlo invischiare nella politica. O la spiegazione del nome di Tomaso con una sola emme. Sono piccole cose, certo, ma sono proprio questi particolari che fanno capire al lettore la dedizione che c'è dietro. Continuando a leggere il romanzo ne troveremo tantissimi altri che ci faranno sempre apprezzare di più questo romanzo.
Il finale, in particolare, dà il giusto senso al libro.
Per questo motivo ne consiglio la lettura e lo premio con le cinque stelle piene.

 Biografia
Chiara Borghi vive e lavora a Roma. Laureata in Filosofia, sceneggiatrice per la televisione e il teatro, ha pubblicato Drake’s Heaven (Edizioni Joker, 2001), Il tempo è scaduto (Edizioni Joker, 2007), Lucia non cade (Alter Ego edizioni, 2016).
 
 


mercoledì 5 dicembre 2018

Recensione: 'I due regni, le porte di Eshya II' di Alessia Palumbo

Ed eccoci giunti alla recensione del secondo capitolo della saga de 'I due regni' di Alessia Palumbo! Se non avete letto la mia scorsa recensione, potete recuperarla cliccando QUI!


Titolo: I due regni, le porte di Eshya II

Autore: Alessia Palumbo

Formato: Cartaceo (brossura), Kindle

Edito da: EKT Edikit

Genere: fantasy, mix tra sword and sorcery e grimdark

Pagine: 479

Prezzo: 18,00€, 2,99€ su Kindle

Consigliato:  dai 15/16 anni in su



Trama

 La Città Intera è più forte che mai e Farwel, persa nei suoi oscuri meandri, si accorge a sue spese che non può fronteggiare questo colosso da sola. In attesa del momento giusto continua a servire la Comandante nelle vesti di Asur, non immaginando i pericoli che si celano ad ogni angolo. Intanto, da giovane, ancora prima dell'avvento della Città Funesta, la protagonista sarà costretta ad affrontare le conseguenze del Rito di Drator e del malvagio marchio che la perseguiterà per tutti gli anni a venire. In una morbosa spirale che avvolge il lettore della prima all'ultima pagina, continua la storia di Farwel e di un Delor devastato dalla guerra civile.




Il primo volume ci aveva lasciati con dei grandi cliffhanger, infatti smaniavo dalla voglia di scoprire come Farwel fosse riuscita in determinate situazioni. Certo, per alcune lo possiamo immaginare, dato che la struttura del testo ha dei capitoli che sono incentrati sul passato di Farwel in Accademia, ma la curiosità era forte comunque. Questo perché nei capitoli ambientati nel 'presente' ci viene dato giusto qualche dettaglio, quindi la voglia di conoscere come sono andati davvero i fatti rimane persistente.
Questo voglio sottolinearlo perché non è facile accendere l'interesse nel lettore se già sappiamo per esempio che alcuni personaggi vivranno, che Farwel supererà il rito di Drator, eppure in questo caso funziona tutto egregiamente grazie ai dettagli che ci vengono disseminati che sono pochi, giusti ed essenziali. Esattamente quello che ci serve per proseguire la lettura.
Ritroviamo quindi Farwel ancora intrappolata nel corpo di Asur al seguito della Comandante e la Farwel del passato, che finalmente supera il rito di Drator a un prezzo così elevato che la segnerà per tutta la vita. Da questo momento in poi i tasselli cominciano a ricollegarsi, capiamo cos'è quel peso che Farwel si porta dietro, che cosa ha visto e specialmente chi ha perso. Problemi che la danneggeranno immediatamente superata la prova: troverà infatti già delle difficoltà causate dallo stesso rito quando partirà in missione con i suoi due compagni, missione che sarebbe dovuta essere una semplice prova per prepararli al futuro. Non solo quindi Farwel è già provata di suo da quello che ha dovuto patire durante il rito ma si ritrova anche ad affrontare quello che sarà il primo scontro che la segnerà macchiandole l'anima ma che, per ironia della sorte, la porterà sempre più vicina a Idai.
Per quanto riguarda la Farwel del presente, nel corpo di Asur, sono rimasta davvero scioccata da ciò che è successo. Ora, non voglio dire troppo per non fare spoiler, ma non me lo immaginavo. Non mi sarei aspettata che Calatar potesse fare una simile mossa e che addirittura l'avesse fatta sin dal principio. Immaginavo che prima o poi quel che è successo sarebbe successo, ma sapere che era stato tutto progettato dall'inizio, è stata davvero una sorpresa. Chi ha già letto altre mie recensioni sa come mi piace cercare di trovare gli indizi, fare congetture, e vedere se alla fine era come avevo immaginato. E stavolta no! Ovviamente è un fattore positivo perché ti lascia con il giusto senso di stupore che un lettore desidera durante tutto il romanzo. Le scene cruente, tristi, non sono di certo mancate. Mi hanno lasciato un senso di malinconia e sono riuscita ad immedesimarmi in quello che Farwel provava durante la sua vita come Asur: il dover combattere contro i maghi, vederli morire brutalmente davanti a lei, rincontrare le sue care amiche o conoscenze ormai macchiate e perse e specialmente la frustrazione e la paura di quando Asur sembrava acquistare potere ogni giorno di più. Ho cominciato davvero a temere quando Asur si è resa conto per quale motivo era stata creata.
Ma le parti che più adorato sono state quelle con Idai. E allo stesso tempo mi facevano male.
Ammiro davvero tantissimo Farwel, non so io al suo posto come avrei fatto, se sarei riuscita ad avere la stessa fermezza che ha avuto lei. Certo, ci viene detto che sembra aver superato tutto, che riesce a guardarlo provando nient'altro che affetto, che quei sentimenti sono scomparsi, ma per me è difficile lo stesso e sento che Farwel forse, mente a se stessa.

Personaggi

E parliamo quindi proprio di Idai. Per tutto il primo volume mi aveva affascinata e non vedevo l'ora di vederlo in azione. Lo ritroviamo come visconte, zoppo, sposato e con la paura di poter perdere tutto quello che ha. Per questo motivo chiederà l'aiuto di Farwel per combattere contro la Comandante ma mai chiederà il suo aiuto per alleviare le sue sofferenze fisiche che lo hanno reso quel che è ora. Allo stesso tempo, Idai compare anche nei capitoli del passato. Devo dire che è stato veramente dolce e delicato come questi due sono riusciti pian piano ad avvicinarsi. Dopo aver affrontato quella terribile missione, dopo che Farwel gli ha salvato la vita, il legame tra di loro è diventato più forte. Non si conoscono bene eppure il romanzo ci fa capire come siano piuttosto le azioni a parlare per loro. Azioni che allo stesso modo li hanno fatti allontanare.
Come personaggio Idai mi piace davvero molto e non vedo l'ora di scoprire cosa cambierà, se cambierà qualcosa, tra i due nel prossimo romanzo. Ora che si sono ritrovati sembra esserci da parte di Idai un nuovo accostamento mentre Farwel è, giustamente, rimasta più distante.
Sa che ormai ha la sua vita e non può imporsi. Calatar è un personaggio che invece ho rivalutato per quello che ha fatto: ha dato la sua motivazione, anche più che comprensibile, però capisco la rabbia di Farwel e la condivido pienamente. Allo stesso tempo anche Asur è stata interessante: mi trasmettava sempre una giusta dose di ansia ma comunque sia mi piaceva il suo carisma e la sua forza.
Devo dire che le due parti sono stati ben equilibrate, arrivando fino al limite, quando il legame tra le due entità si stava ormai per spezzare. Non deve essere stato facile giocare con entrambi i personaggi, saper gestire le diverse reazioni e i diversi comportamenti, ma il risultato è più che riuscito.
Avevo anche la curiosità riguardo i due personaggi del libro che Farwel leggeva, il principe e la sua Faervel. La loro storia d'amore mi piace sempre di più e sono sempre più smaniosa di scoprire come quest'ultima inciderà sulla vita di Farwel, che lei stessa durante il romanzo menziona più volte.
Firrian è quello che mi ha lasciata più intristita: posso capire il suo comportamento dopo quello che è sucesso con Eyon ma allo stesso tempo non è veramente colpa di Farwel. Anche Farwel stessa se ne dà la colpa sin da quel giorno eppure la sua conoscenza, quella che secondo lei è stata la causa del suo male, è stata anche la soluzione a molti dei suoi problemi. Come se fosse una bilancia, ma che lei vede sempre pendere dal lato sbagliato.

Stile

Come per il primo romanzo, anche in questo secondo troviamo una scrittura perfetta, limpida, senza errori. E anche stavolta è stato utilizzato perfettamente lo show don't tell. Amo troppo i dettagli che la scrittrice utilizza, anche banalità come il 'sentire il ruvido della carta sotto i polpastrelli'. Sono piccole cose, che magari molti neanche ci fanno caso, ma che io apprezzo tantissimo. La cura nello stile, il farci assaporare ogni singolo dettaglio come se noi fossimo là, come se addirittura fossimo Farwel stessa è tutto ciò che rende un libro degno di essere letto. Il romanzo è in prima persona e siamo davvero nella sua testa, viviamo davvero le sue avventure, sentiamo il suo dolore e la sua felicità. Di nuovo apprezzo la scelta di intervallare i capitoli tra presente, passato e la storia dei due amanti. Funziona alla perfezione: è un incastro che ci permette di continuare a leggere il presente e scoprire il passato allo stesso ritmo! Non è per niente facile riuscire a fare un qualcosa del genere. Ho prestato molta attenzione alle diverse scene che l'autrice utilizza per ogni capitolo. Andiamo davvero di pari passo, ci vengono fornite le spiegazioni giuste al momento opportuno e fidatevi quando vi dico che è un lavorone non da poco. Far combaciare tutto negli stessi periodi è dura: e da qui vedo anche l'impegno e il lavoro che ha messo nella costruzione delle scene, roba che farebbe impazzire chiunque per raggiungere il giusto intreccio. Quindi davvero complimenti all'autrice perché è anche grazie alla costruzione delle scene che un libro riesce ad andare avanti con il giusto ritmo senza mai far perdere l'interesse nel lettore, anzi! Il metodo che viene usato fa nascere sempre di più la curiosità, arrivando al punto in cui non riesci più a smettere di leggere. Infatti questo secondo libro l'ho letteralmente divorato, dimentica delle ore che passavano.
Anche stavolta le cinque stelle piene sono più che meritate.
A presto con la recensione del terzo volume!