E per concludere ottimamente febbraio, oggi parliamo di 'Lo scrigno cremisi: le mutazioni' di Antonello Venditti!
Titolo: Lo scrigno cremisi: le mutazioni
Autore: Antonello Venditti
Formato: Cartaceo (brossura)
Edito da: Dark Zone
Genere: Fantasy
Pagine: 404
Prezzo: 14,90€
Trama
Kabian fa gli stessi incubi da quando è piccolo; un problema che lo ha
segnato e che gli fa pensare di essere nato sotto una cattiva stella.
Durante un viaggio di lavoro con suo padre, però, trova un antichissimo
oggetto a forma di uovo. Decide quindi di venderlo a re Almon, con
l'appoggio del genitore, permettendo così non solo a se stesso, ma a
tutta la sua famiglia, di migliorare la propria sorte. Il ragazzo e la
sua famiglia si trasferiscono quindi a Rodash, nel Regno delle Sabbie,
ospiti del re, dove finiranno per scoprire non solo gli inganni della
ciclopica e insidiosa Città Torre, ma anche che Kabian è destinato ad
accogliere dentro di sé l'anima del più grande stregone mai esistito. Ma
i segreti intorno all'uovo - in realtà uno scrigno - sono tanti e
collegati non solo ai sogni del ragazzo, ma anche a una profezia: chi
riuscirà ad aprirlo avrà un potere immenso e potrà sedere sul trono.
Questo romanzo mi aveva subito colpita per la trama originale che aveva stuzzicato la mia curiosità e ora, a lettura conclusa, non posso che essere più soddisfatta di così. Ci troviamo di fronte a un fantasy, mio genere prediletto insieme allo storico, che mescola personaggi interessanti, colpi di scena in un'atmosfera che non ho avvertito in nessun altro libro, il che quindi è già di per sé un punto a suo favore. Kabian e suo padre riescono a trovare, dopo esser partiti per una spedizione, il leggendario scrigno cremisi. Il loro intento è quello di regalarlo a Re Almon sperando nella sua benevolenza. Le cose vanno proprio come si erano aspettati: il re accetta di buon grado il regalo dopo una notte di attesa e convoca tutta la famiglia di Kabian a corte. Viene affidato a ognuno di loro un lavoro sicuramente egregio. A Kabian viene conferito il ruolo di Governante delle creature animali e Affidatario delle biblioteche mentre sua sorella Sitya diventa la Pulcella del Re, ovvero la sua favorita. Presto però le cose prenderanno una piega del tutto diversa: cospirazioni e intrighi metteranno in pericolo la famiglia di Kabian e lui stesso scoprirà qualcosa di sé che non avrebbe mai immaginato. In lui scorre una magia che non riesce ancora a controllare e questo non gli permetterà quindi inizialmente di affrontare nel giusto modo i problemi che si ritroverà di fronte. Ma sarà comunque una magia così potente che lo renderà predestinato a diventare un grande stregone.
Personaggi
Kabian, il protagonista della nostra storia, già fisicamente è diverso dagli altri membri della sua famiglia. Quando scoprirà di possedere la magia ne sarò curioso e volenteroso di impararla, tanto che parlerà con Skilimisia anche quando sua madre sarà contraria. Quello che mi è piaciuto e che ho adorato come particolare perché ha assolutamente senso è che Kabian non sa usare la magia e ciò lo notiamo quando in più di un'occasione non riesce a cavarsi dai guai e anzi, combina dei disastri sbagliando le formule. Il che è più che giusto: è impossibile che un ragazzo che ha appena scoperto di possedere dei poteri magici sappia subito maneggiarli. Il fatto che ci viene mostrato come Kabian fallisca dà il giusto tocco verosimile all'intera vicenda. Siamo anche un po' stufi dei deus ex machina o dei personaggi capaci quando non si sono nemmeno allenati. Kabian quindi lo vediamo come un personaggio predestinato a grandi cose, ma allo stesso tempo non sa come comportarsi e ha paura di questa sua debolezza perché potrebbe perdere la sua famiglia non essendo in grado di salvarla.
Ho adorato la sua sorellina, Sitya, perché è una ragazzina davvero vivace e intelligente che riesce a essere irriverente abbastanza da farsi amare dallo stesso Re che decide di prenderla come Pulcella. Si devono a lei tantissime cose, come anche il nascondere la spada, una scena che ho trovato spassosa e degna di lei. Non si fa problemi a porre domande anche inopportune e la vediamo ottenere quello che vuole grazie alla sua parlantina. Un personaggio quindi che quando compare cattura sicuramente l'attenzione del lettore. Ho apprezzato anche il Dio-Re Almon, questo perché l'ho trovato, almeno sul finale, come un personaggio ambiguo e sono sempre solita preferire personaggi di questo tipo a quelli normali. C'è sicuramente qualcosa che lo affligge, i suoi sogni sono tormentati e allo stesso tempo li segue ciecamente fidandosi di ciò che gli sussurra Olion, fino a quando sembra perdere la ragione. Penso che le sue scene finali siano state davvero affascinanti e che danno la giusta conclusione al romanzo, spingono proprio il lettore ad empatizzare con lui, nonostante tutto ciò che è successo, e spingono quindi anche a voler continuare la lettura e volere subito il secondo volume.
Anche i personaggi secondari hanno carattere: ho amato Fez, con i modi un po' burberi ma affabile, Barhal che farebbe di tutto per la sua famiglia, Elgizio di cui ho provato una grande pena mentre devo ancora inquadrare bene Rasiah. Inoltre penso che sia degno di lode il fatto che abbiamo un bestiario innovativo. I mostri, gli animali, così come tutte le creature non sono già viste ma sono tutte ingegno dell'autore, come il cervallo tricorno. Questa è una cosa che mi è piaciuta tantissimo, perché è in questi dettagli che si vede la cura del proprio mondo, nel voler essere diversi e proporre qualcosa di nuovo. Quindi, anche in questo caso, è un punto a suo favore.
Stile
Nulla da dire riguardo lo stile. Scorre veloce, senza alcun errore, né di battitura né di ortografia. Si legge con tranquillità, non ho trovato scene in cui ho dovuto rileggere una parte perché poco chiara. Ammetto che a volte sbagliavo nel riconoscere Luser e Luren perché hanno nomi simili, ma nulla di assurdo comunque anche perché nel contesto si capisce. Utilizzo ottimo dello show don't tell, ci vengono fornite le giuste spiegazioni senza cadere nell'infodump, quindi a livello stilistico non ho trovato niente che non vada.
Chicca artistica!
E devo per forza scrivere un paragrafo a parte riguardo l'arte! Perché? Perché Antonello non è solo l'autore del romanzo ma anche l'illustratore! La bellissima cover è infatti di sua creazione e sono stata anche una delle fortunate vincitrici che ha ricevuto in regalo l'albo illustrato al giveaway! Non potete immaginare infatti la mia contentezza! Abbiamo quindi una persona che in questa sua opera ha dato vita a entrambe le sue arti: la scrittura e il disegno. Vi consiglio di farvi un giro sulla sua pagina Facebook per ammirare i lavori che fa perché ne vale davvero la pena.
Giudicate voi stessi! Antonello Venditti ART
Infine, il mio voto finale: punteggio pieno!
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giovedì 28 febbraio 2019
martedì 26 febbraio 2019
Recensione: 'La vendetta di Lord Hughes' di Fabiana Redivo
In occasione del review party, oggi 26 febbraio, è il turno della mia recensione per 'La vendetta di Lord Hughes' di Fabiana Redivo!
Titolo: La vendetta di Lord Hughes
Autrice: Fabiana Redivo
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Edito da: Dri editore
Genere: Storico, romance
Pagine: 176
Prezzo: 11,30€ cartaceo, 2,99€ su Kindle
Trama
Lady Judith Blackmore ha accettato di sposare lord Edward Hughes, conte di Brewfield, per mettersi al sicuro dal complotto ordito dallo zio, lord George Blackmore, che la vorrebbe morta. Un matrimonio celebrato in fretta ma nato sotto i migliori auspici. Una magica alchimia d'amore si instaura subito tra Edward e Judith che finalmente sembra poter condurre la sua vita serenamente. Ma lord Hughes ha un lato oscuro che non è disposto a svelare alla sua giovane sposa, di cui è perdutamente innamorato. Una maledizione incombe sui conti di Brewfield. Affonda le radici in un passato non troppo lontano, nientemeno che in India ed è legato alla spietata setta assassina dei thugs. Ancora una volta la vita di Judith è in pericolo ma la "tigre dagli occhi viola" è disposta a metterla in gioco per amore e per spezzare la terribile maledizione.
Ci sono da fare due premesse prima di cominciare la recensione: la prima è che come genere potremmo tranquillamente aggiungere anche il fantastico. Questo perché fa sfondo alla storia anche una terribile maledizione dell'occhio di Kali che i conti Brewfield sono condannati ad avere, il tutto passato tramite una pietra che ora è al dito dell'ignara contessa. E la seconda premessa è che questo è il seguito di 'Una ribelle per Lord Hughes', romanzo che ha avuto un grande successo nel 2018. Comunque sia, non è un problema cominciare la lettura direttamente da questo, dato che la trama è facilmente intuibile e ci viene anche fornito, in una maniera egregia, il riassunto del precedente romanzo senza scadere nel raccontato o nell'infodump. Questo quindi vi permetterà di avere una chiara visione della trama e potrete continuare la lettura senza nessun problema. Naturalmente, vi consiglio anche di leggere il primo! Siamo nel 1816 e Judith è ora la contessa di Brewfield dopo il matrimonio con il conte Edward. Dopo il loro rocambolesco matrimonio sembrerebbe però non esserci ancora pace per i due coniugi. Il padre di Judith, William Blackmore, viene rapito e Judith naturalmente vuole correre a salvarlo. Sarà Edward però a partire per primo, cercando in tutti i modi di deviare la sua consorte in modo tale che non possa mettersi nei guai con la terribile setta assassina dei thugs. In questa avventura però, Judith verrà a conoscenza della maledizione che le è caduta addosso senza volerlo e del rito che sta per consumarsi in onore alla dea Kali, la di cui vittima altro non è che Eleanor. Quello che mi è piaciuto in particolare di questo libro è proprio il fatto che noi stessi viaggiamo, dall'Inghilterra all'India, e notiamo come le tradizioni e l'atmosfera stessa del romanzo cambi, facendoci assaporare le diverse terre che ci ritroviamo a leggere, in un mix di storico ed esotico. Aggiungiamoci anche che la maledizione rende tutto più misterioso e affascinante e ci ritroviamo con un romanzo davvero versatile, capace di mescolare senza appesantire diversi generi.
Personaggi
Judith è diventata la contessa di Brewfield dopo aver sposato il conte Edward Hughes, è una donna volenterosa, seria e caparbia tanto che non indugia nemmeno per un secondo a partire per salvare suo padre che è appena stato catturato. D'altronde è stata cresciuta in India come un ragazzo, e nessuno si preoccupava del suo nome, considerandolo esotico proprio perché di famiglia straniera. Il suo quindi è stato un passato che nulla ha a che vedere con quello di una discreta e raffinata contessina. Il suo coraggio e la sua intraprendenza le serviranno per salvare se stessa dalla maledizione, salvare suo padre e salvare anche Eleanor, venduta dal suo stesso padre a Boscher come vittima sacrificale per il rito in onore alla dea Kali. Non la vediamo mai particolarmente spaventata o angosciata. Certo, in molte occasioni teme più per cosa possa accadere a chi ama piuttosto che per se stessa, ma non vacilla e andrà avanti scoprendo anche che, da suo padre che non vede da molti anni, ha avuto un fratellino di nome Norman o Jay, come a lui piace di più essere chiamato. Da qui vediamo anche quanto sia buona di carattere, amando subito quel fratello che non sapeva di avere così come lega incredibilmente con la madre del piccolo. Addirittura insieme organizzano un piano per salvare Eleanor stringendosi la mano in un segno di supporto e completa fiducia.
Eleanor è un personaggio veramente complesso e mi è piaciuto leggere di lei: è ancora arrabbiata sia con Judith che con Edward dato che doveva essere lei a sposarlo. Edward però sa che è giusto così come è andata: altrimenti, nessuno dei due sarebbe mai stato felice. Per questo rifiuto Eleanor ancora ci soffre tanto che, quando viene venduta a Boscher, la vede in un modo completamente contorto. Boscher, nel suo modo di fare che al lettore può apparire viscido, la vuole per sé ed Eleanor invece di essere spaventata e di non voler essere toccata da quello sconosciuto, lo guarda con occhi imploranti. Finalmente c'è qualcuno che la desidera, che vuole proprio lei, tanto che si lascerà fare di tutto e anche alla fine non cambierà idea su di lui. Credo che sia un personaggio con una psiche molto particolare e naturalmente sono questi i personaggi che tendono sempre ad incuriosirmi di più!
Menzione speciale per Jay, ragazzino sveglio, simpatico e scapestrato. Fa davvero spuntare un sorriso durante il corso della lettura.
Stile
Nulla da dire riguardo lo stile, che considero impeccabile. Innanzitutto come detto all'inizio, per chi non ha letto il precedente romanzo, ci vengono comunque fornite delle spiegazioni che non cadono nel tanto fastidioso infodump. Ma vengono dispensate in modo omogeneo durante il corso del romanzo (quindi nessuna 'botta' di informazioni tutte all'inizio che potremmo dimenticare) e lo stile resta fluido e limpido. Nessun errore, né di battitura né di ortografia. I generi che ci vengono proposti vengono mescolati insieme con cura, quindi non avvertiamo nessun 'brusco' cambiamento di rotta durante la lettura del romanzo. Per questi motivi, do il pieno punteggio!
Vi ricordo inoltre che il review party è cominciato soltanto ieri, quindi non è ancora finito! Se volete leggere le recensioni degli altri blog che partecipano, ecco qui la card per seguire per bene le tappe!
Titolo: La vendetta di Lord Hughes
Autrice: Fabiana Redivo
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Edito da: Dri editore
Genere: Storico, romance
Pagine: 176
Prezzo: 11,30€ cartaceo, 2,99€ su Kindle
Trama
Lady Judith Blackmore ha accettato di sposare lord Edward Hughes, conte di Brewfield, per mettersi al sicuro dal complotto ordito dallo zio, lord George Blackmore, che la vorrebbe morta. Un matrimonio celebrato in fretta ma nato sotto i migliori auspici. Una magica alchimia d'amore si instaura subito tra Edward e Judith che finalmente sembra poter condurre la sua vita serenamente. Ma lord Hughes ha un lato oscuro che non è disposto a svelare alla sua giovane sposa, di cui è perdutamente innamorato. Una maledizione incombe sui conti di Brewfield. Affonda le radici in un passato non troppo lontano, nientemeno che in India ed è legato alla spietata setta assassina dei thugs. Ancora una volta la vita di Judith è in pericolo ma la "tigre dagli occhi viola" è disposta a metterla in gioco per amore e per spezzare la terribile maledizione.
Ci sono da fare due premesse prima di cominciare la recensione: la prima è che come genere potremmo tranquillamente aggiungere anche il fantastico. Questo perché fa sfondo alla storia anche una terribile maledizione dell'occhio di Kali che i conti Brewfield sono condannati ad avere, il tutto passato tramite una pietra che ora è al dito dell'ignara contessa. E la seconda premessa è che questo è il seguito di 'Una ribelle per Lord Hughes', romanzo che ha avuto un grande successo nel 2018. Comunque sia, non è un problema cominciare la lettura direttamente da questo, dato che la trama è facilmente intuibile e ci viene anche fornito, in una maniera egregia, il riassunto del precedente romanzo senza scadere nel raccontato o nell'infodump. Questo quindi vi permetterà di avere una chiara visione della trama e potrete continuare la lettura senza nessun problema. Naturalmente, vi consiglio anche di leggere il primo! Siamo nel 1816 e Judith è ora la contessa di Brewfield dopo il matrimonio con il conte Edward. Dopo il loro rocambolesco matrimonio sembrerebbe però non esserci ancora pace per i due coniugi. Il padre di Judith, William Blackmore, viene rapito e Judith naturalmente vuole correre a salvarlo. Sarà Edward però a partire per primo, cercando in tutti i modi di deviare la sua consorte in modo tale che non possa mettersi nei guai con la terribile setta assassina dei thugs. In questa avventura però, Judith verrà a conoscenza della maledizione che le è caduta addosso senza volerlo e del rito che sta per consumarsi in onore alla dea Kali, la di cui vittima altro non è che Eleanor. Quello che mi è piaciuto in particolare di questo libro è proprio il fatto che noi stessi viaggiamo, dall'Inghilterra all'India, e notiamo come le tradizioni e l'atmosfera stessa del romanzo cambi, facendoci assaporare le diverse terre che ci ritroviamo a leggere, in un mix di storico ed esotico. Aggiungiamoci anche che la maledizione rende tutto più misterioso e affascinante e ci ritroviamo con un romanzo davvero versatile, capace di mescolare senza appesantire diversi generi.
Personaggi
Judith è diventata la contessa di Brewfield dopo aver sposato il conte Edward Hughes, è una donna volenterosa, seria e caparbia tanto che non indugia nemmeno per un secondo a partire per salvare suo padre che è appena stato catturato. D'altronde è stata cresciuta in India come un ragazzo, e nessuno si preoccupava del suo nome, considerandolo esotico proprio perché di famiglia straniera. Il suo quindi è stato un passato che nulla ha a che vedere con quello di una discreta e raffinata contessina. Il suo coraggio e la sua intraprendenza le serviranno per salvare se stessa dalla maledizione, salvare suo padre e salvare anche Eleanor, venduta dal suo stesso padre a Boscher come vittima sacrificale per il rito in onore alla dea Kali. Non la vediamo mai particolarmente spaventata o angosciata. Certo, in molte occasioni teme più per cosa possa accadere a chi ama piuttosto che per se stessa, ma non vacilla e andrà avanti scoprendo anche che, da suo padre che non vede da molti anni, ha avuto un fratellino di nome Norman o Jay, come a lui piace di più essere chiamato. Da qui vediamo anche quanto sia buona di carattere, amando subito quel fratello che non sapeva di avere così come lega incredibilmente con la madre del piccolo. Addirittura insieme organizzano un piano per salvare Eleanor stringendosi la mano in un segno di supporto e completa fiducia.
Eleanor è un personaggio veramente complesso e mi è piaciuto leggere di lei: è ancora arrabbiata sia con Judith che con Edward dato che doveva essere lei a sposarlo. Edward però sa che è giusto così come è andata: altrimenti, nessuno dei due sarebbe mai stato felice. Per questo rifiuto Eleanor ancora ci soffre tanto che, quando viene venduta a Boscher, la vede in un modo completamente contorto. Boscher, nel suo modo di fare che al lettore può apparire viscido, la vuole per sé ed Eleanor invece di essere spaventata e di non voler essere toccata da quello sconosciuto, lo guarda con occhi imploranti. Finalmente c'è qualcuno che la desidera, che vuole proprio lei, tanto che si lascerà fare di tutto e anche alla fine non cambierà idea su di lui. Credo che sia un personaggio con una psiche molto particolare e naturalmente sono questi i personaggi che tendono sempre ad incuriosirmi di più!
Menzione speciale per Jay, ragazzino sveglio, simpatico e scapestrato. Fa davvero spuntare un sorriso durante il corso della lettura.
Stile
Nulla da dire riguardo lo stile, che considero impeccabile. Innanzitutto come detto all'inizio, per chi non ha letto il precedente romanzo, ci vengono comunque fornite delle spiegazioni che non cadono nel tanto fastidioso infodump. Ma vengono dispensate in modo omogeneo durante il corso del romanzo (quindi nessuna 'botta' di informazioni tutte all'inizio che potremmo dimenticare) e lo stile resta fluido e limpido. Nessun errore, né di battitura né di ortografia. I generi che ci vengono proposti vengono mescolati insieme con cura, quindi non avvertiamo nessun 'brusco' cambiamento di rotta durante la lettura del romanzo. Per questi motivi, do il pieno punteggio!
Vi ricordo inoltre che il review party è cominciato soltanto ieri, quindi non è ancora finito! Se volete leggere le recensioni degli altri blog che partecipano, ecco qui la card per seguire per bene le tappe!
sabato 23 febbraio 2019
Recensione: 'La contrada dei tagliatori di pietra' di Flavia Guzzo
Oggi parliamo di un romanzo davvero toccante, 'La contrada dei tagliatori di pietra' di Flavia Guzzo!
Autrice: Flavia Guzzo
Titolo: La contrada dei tagliatori di pietra
Edito: con la collaborazione di Rigoni di Asiago
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Genere: Romanzo storico
Pagine: 549
Prezzo: 18,00€ cartaceo, 5,99€ su Kindle
Trama
Enego, l'Altopiano di Asiago, le donne, la guerra: un romanzo sulla vita nell'Altopiano di Asiago a inizio '900, sulla Grande Guerra, sull'esodo totale dell'Altopiano di Asiago avvenuto fra il 1916 ed il 1917.
1901: Teresa, della Contrada dei Tagliatori di pietra, Altopiano d’Asiago, ha una madre vedova, donna passionale, che a sessant’anni suonati morirà fra le braccia di uno sconosciuto venuto da chissà dove, ha una sorella, Antonia, bigotta intransigente ed ipocrita, che, pur se vergine ed inesperta, non esiterà a forzare il suo facoltoso ma pio fidanzato ad un rapporto sessuale per guadagnarsi il desiderato matrimonio, e ha un amore, Meni, per il quale manderà a monte il suo matrimonio a pochi giorni dalle nozze.
Corteggiata dal capitano Osvaldo, giovane di buona famiglia attratto dal nascente movimento futurista e dalla bellezza un po’ brusca di Teresa, consigliata dalla vecchia Perpetua Italia, che deve il nome ad un padre attivista nei moti anti-austriaci del ‘48, l’infedele ed eccessiva Teresa trascorre una vita tranquilla, o quasi, in compagnia del marito Meni, dei suoi figli, dei tanti parenti e conoscenti della contrada. Si occupa delle sue vacche, del suo orto e, di quando in quando, di contrabbando di tabacco.
Fino a che il giovane Gavrilo, a Sarajevo uccide con pochi precisi colpi di pistola l’arciduchessa Sofia e l’erede al trono di Austria-Ungheria, scatenando la Grande Guerra.
Leggere questo romanzo è stato davvero un 'viaggio' che mi ha fatto provare diversi sentimenti che hanno influenzato positivamente la lettura. Siamo nel 1901, Teresa è una bellissima ragazza che vive insieme a sua madre Maddalena e sua sorella Antonia nella Contrada dei Tagliatori di pietra, nell'altopiano dell'Asiago. La loro è una vita modesta eppure a nessuno sembra mancare nulla. Tutti si conoscono, tutti lavorano, tutti anche chiacchierano, così come è normale per un paese. Inizialmente Teresa non affronta gravi problemi nella vita, prende anche con ottimismo il suo matrimonio andato all'aria pochi giorni prima delle effettive nozze quando Meni le dichiara il suo amore. Sia sua madre che sua sorella sono disperate, specialmente Antonia che ora che la sorella ha portato vergogna nella loro famiglia è sicura che nessuno vorrà più prenderla in sposa. Non si sprecano nemmeno le chiacchiere nel paese, che puntano tutte contro Teresa, che ha lasciato un uomo di buona famiglia per un altro e nemmeno i commenti acidi di quella che sarebbe stata la sua futura suocera, convinta che sia soltanto una donnetta ignorante che non merita il proprio figlio e a cui, Maddalena, sarà costretta a ridare i soldi del matrimonio. Ma Teresa non sembra preoccuparsene più di tanto e affronta la situazione a testa alta, sposando Meni contro il volere di tutti e avendo da lui molti bambini. La situazione peggiorerà e porterà problemi seri quando nel famoso 28 giugno 1914 il giovane, prima impacciato Gavrilo, ucciderà l'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e la sua consorte Sofia. Un mese dopo con lo scatenarsi della Grande Guerra, per Teresa e i suoi compaesani sembrerebbe esserci ancora un clime mite che li accompagnerà anche per tutto l'inverno successivo, fino a quando il 24 maggio 1915 anche l'Italia, con varie opposizioni che ben conosciamo, entrerà in guerra. Pian piano con il passare dei mesi, la guerra entrerà nella vita di Teresa. Sarà ben presto costretta a convivere con il rumore degli spari, delle esplosioni che sente così vicine, tanto che una delle sue figlie Maddalena, nascerà e crescerà per quello che ne sarà della sua breve vita, completamente immune a qualsiasi tipo di rumore. Difenderà con orgoglio la propria terra e il proprio orto, vivrà la disfatta di Caporetto e quando Asiago verrà distrutta sarà in quel momento che ancora di più la vita cambierà per lei. Costretti tutti a sfollare durante la notte verranno caricati su un treno che avrebbe dovuto portarli in Sicilia ma la famiglia di Teresa si ferma prima, a Campobasso, dato che lei, incinta, si sente male a tal punto da far preoccupare la levatrice che è con loro sul treno. Anche a Campobasso non mancheranno i problemi, di natura primaria, ma le caparbie Teresa e Paolina non si faranno intimidire di certo e riusciranno ad ottenere le risorse necessarie per condurre una vita dignitosa fino a quando non giungerà la terribile febbre spagnola.
Personaggi
Teresa è quella che possiamo definire la protagonista del nostro romanzo. Bellissima, bionda e seducente sin da ragazza ha spezzato molti cuori, mandando all'aria un matrimonio e sposando il suo Meni a cui resterà fedele per tutta la vita, ignorando le attenzioni di Osvaldo, e da cui avrà molti figli. La vediamo come una donna volenterosa, che non si lascia abbattere né dalle chiacchiere né dai problemi che porterà la guerra e che affronterà dignitosamente. Bellissimo infatti l'episodio nel quale dei soldati a cavallo calpestano il suo orto e lei non perde tempo per fare il diavolo a quattro e mancare di rispetto a quegli uomini, pronunciando anche frasi pesanti che in quei tempi di guerra significavano soltanto una multa salata o addirittura la prigione. Ma il suo spirito fiero e combattivo di madre che vede calpestarsi quello che è il cibo per i propri figli la porterà a un risvolto del tutto inaspettato. O che dire quando va a dare conforto ai feriti di guerra, una scena che davvero è il connubio perfetto tra dolcezza, tristezza e umorismo. Quei soldati, giovani, ancora sbarbati, altri non vogliono che l'attenzione di qualche donna ricordando le loro fidanzate, madri o sorelle. Trovo che sia stata una scena scritta magistralmente perché, tra i sorrisi che ci lasciamo scappare per le battute del soldato che inventa storie per attirare Teresa, c'è subito dopo la tristezza della loro condizione, prossima alla morte. Quindi c'è del sorriso mischiato alla lacrima, e per questo ho trovato quella come una delle migliori scene del libro. Ammetto che ho dovuto trattenere le lacrime quando arrivano a Campobasso e dilaga la febbre spagnola con tutto quello che ne conseguirà per Rosina e per la stessa Teresa. Nonostante tutto Teresa rimarrà fino alla fine combattiva ed energica, riuscirà a far ottenere ai suoi parenti il sussidio che gli spetta, non importa se ciò dovesse significare affrontare qualche pezzo grosso. Tutto il contrario è sua sorella Antonia, casta e risoluta, che ha sempre nutrito una profonda gelosia verso la sorella anche quando ancora non mandava a monte le nozze. L'ha sempre considerata come una poco di buono mentre lei come un esempio da seguire per la sua virtù e per la sua compostezza. Quando anche Antonia si sposerà cominceranno a vedersi di rado, fino a quando, in un momento di difficoltà di Teresa lei oserà anche voltarle le spalle, dichiarando che non ha posto per lei. Comunque sia è un personaggio che è fedele a se stesso e certamente non è ipocrita. Non cambierà mai, neanche quando davvero ci sarà il bisogno di lei. E per questo motivo la considero il personaggio negativo del romanzo, ma Teresa anche per questo, non si lascerà abbattere. E riuscirà ad andare avanti da sola insieme alla sua famiglia.
Stile
Il romanzo ha lo stile del raccontato ed è perfetto in questo caso specialmente quando arriviamo alla fine e capiamo chi è il narratore di questa storia. Che tra l'altro è stata una 'sopresa' che ho davvero apprezzato e che ha concluso la mia lettura nel migliore dei modi. Parlando dello storia è davvero encomiabile come sia storicamente accurato. Non c'è un errore, nemmeno stilisticamente parlando. Ho adorato come vengano utilizzate parole locali con la nota a piè di pagina che ci informa del suo attuale significato. In questo modo non solo conosciamo cose nuove ma ci immergiamo meglio nell'atmosfera che si respirava nella contrada dei tagliatori di pietra. Utilizzare infatti il loro linguaggio, le loro espressioni, ha reso ancora più vivo il romanzo oltre al fatto che è incontestabile che ci sia stato dietro un lavoro davvero minuzioso. Un lavoro però che ha dato i suoi frutti!
Per questo motivo, e per le emozioni che mi ha suscitato la lettura di questo romanzo, mi sento di premiarlo con il massimo dei voti.
Autrice: Flavia Guzzo
Titolo: La contrada dei tagliatori di pietra
Edito: con la collaborazione di Rigoni di Asiago
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Genere: Romanzo storico
Pagine: 549
Prezzo: 18,00€ cartaceo, 5,99€ su Kindle
Trama
Enego, l'Altopiano di Asiago, le donne, la guerra: un romanzo sulla vita nell'Altopiano di Asiago a inizio '900, sulla Grande Guerra, sull'esodo totale dell'Altopiano di Asiago avvenuto fra il 1916 ed il 1917.
1901: Teresa, della Contrada dei Tagliatori di pietra, Altopiano d’Asiago, ha una madre vedova, donna passionale, che a sessant’anni suonati morirà fra le braccia di uno sconosciuto venuto da chissà dove, ha una sorella, Antonia, bigotta intransigente ed ipocrita, che, pur se vergine ed inesperta, non esiterà a forzare il suo facoltoso ma pio fidanzato ad un rapporto sessuale per guadagnarsi il desiderato matrimonio, e ha un amore, Meni, per il quale manderà a monte il suo matrimonio a pochi giorni dalle nozze.
Corteggiata dal capitano Osvaldo, giovane di buona famiglia attratto dal nascente movimento futurista e dalla bellezza un po’ brusca di Teresa, consigliata dalla vecchia Perpetua Italia, che deve il nome ad un padre attivista nei moti anti-austriaci del ‘48, l’infedele ed eccessiva Teresa trascorre una vita tranquilla, o quasi, in compagnia del marito Meni, dei suoi figli, dei tanti parenti e conoscenti della contrada. Si occupa delle sue vacche, del suo orto e, di quando in quando, di contrabbando di tabacco.
Fino a che il giovane Gavrilo, a Sarajevo uccide con pochi precisi colpi di pistola l’arciduchessa Sofia e l’erede al trono di Austria-Ungheria, scatenando la Grande Guerra.
Leggere questo romanzo è stato davvero un 'viaggio' che mi ha fatto provare diversi sentimenti che hanno influenzato positivamente la lettura. Siamo nel 1901, Teresa è una bellissima ragazza che vive insieme a sua madre Maddalena e sua sorella Antonia nella Contrada dei Tagliatori di pietra, nell'altopiano dell'Asiago. La loro è una vita modesta eppure a nessuno sembra mancare nulla. Tutti si conoscono, tutti lavorano, tutti anche chiacchierano, così come è normale per un paese. Inizialmente Teresa non affronta gravi problemi nella vita, prende anche con ottimismo il suo matrimonio andato all'aria pochi giorni prima delle effettive nozze quando Meni le dichiara il suo amore. Sia sua madre che sua sorella sono disperate, specialmente Antonia che ora che la sorella ha portato vergogna nella loro famiglia è sicura che nessuno vorrà più prenderla in sposa. Non si sprecano nemmeno le chiacchiere nel paese, che puntano tutte contro Teresa, che ha lasciato un uomo di buona famiglia per un altro e nemmeno i commenti acidi di quella che sarebbe stata la sua futura suocera, convinta che sia soltanto una donnetta ignorante che non merita il proprio figlio e a cui, Maddalena, sarà costretta a ridare i soldi del matrimonio. Ma Teresa non sembra preoccuparsene più di tanto e affronta la situazione a testa alta, sposando Meni contro il volere di tutti e avendo da lui molti bambini. La situazione peggiorerà e porterà problemi seri quando nel famoso 28 giugno 1914 il giovane, prima impacciato Gavrilo, ucciderà l'erede al trono d'Austria-Ungheria Francesco Ferdinando e la sua consorte Sofia. Un mese dopo con lo scatenarsi della Grande Guerra, per Teresa e i suoi compaesani sembrerebbe esserci ancora un clime mite che li accompagnerà anche per tutto l'inverno successivo, fino a quando il 24 maggio 1915 anche l'Italia, con varie opposizioni che ben conosciamo, entrerà in guerra. Pian piano con il passare dei mesi, la guerra entrerà nella vita di Teresa. Sarà ben presto costretta a convivere con il rumore degli spari, delle esplosioni che sente così vicine, tanto che una delle sue figlie Maddalena, nascerà e crescerà per quello che ne sarà della sua breve vita, completamente immune a qualsiasi tipo di rumore. Difenderà con orgoglio la propria terra e il proprio orto, vivrà la disfatta di Caporetto e quando Asiago verrà distrutta sarà in quel momento che ancora di più la vita cambierà per lei. Costretti tutti a sfollare durante la notte verranno caricati su un treno che avrebbe dovuto portarli in Sicilia ma la famiglia di Teresa si ferma prima, a Campobasso, dato che lei, incinta, si sente male a tal punto da far preoccupare la levatrice che è con loro sul treno. Anche a Campobasso non mancheranno i problemi, di natura primaria, ma le caparbie Teresa e Paolina non si faranno intimidire di certo e riusciranno ad ottenere le risorse necessarie per condurre una vita dignitosa fino a quando non giungerà la terribile febbre spagnola.
Personaggi
Teresa è quella che possiamo definire la protagonista del nostro romanzo. Bellissima, bionda e seducente sin da ragazza ha spezzato molti cuori, mandando all'aria un matrimonio e sposando il suo Meni a cui resterà fedele per tutta la vita, ignorando le attenzioni di Osvaldo, e da cui avrà molti figli. La vediamo come una donna volenterosa, che non si lascia abbattere né dalle chiacchiere né dai problemi che porterà la guerra e che affronterà dignitosamente. Bellissimo infatti l'episodio nel quale dei soldati a cavallo calpestano il suo orto e lei non perde tempo per fare il diavolo a quattro e mancare di rispetto a quegli uomini, pronunciando anche frasi pesanti che in quei tempi di guerra significavano soltanto una multa salata o addirittura la prigione. Ma il suo spirito fiero e combattivo di madre che vede calpestarsi quello che è il cibo per i propri figli la porterà a un risvolto del tutto inaspettato. O che dire quando va a dare conforto ai feriti di guerra, una scena che davvero è il connubio perfetto tra dolcezza, tristezza e umorismo. Quei soldati, giovani, ancora sbarbati, altri non vogliono che l'attenzione di qualche donna ricordando le loro fidanzate, madri o sorelle. Trovo che sia stata una scena scritta magistralmente perché, tra i sorrisi che ci lasciamo scappare per le battute del soldato che inventa storie per attirare Teresa, c'è subito dopo la tristezza della loro condizione, prossima alla morte. Quindi c'è del sorriso mischiato alla lacrima, e per questo ho trovato quella come una delle migliori scene del libro. Ammetto che ho dovuto trattenere le lacrime quando arrivano a Campobasso e dilaga la febbre spagnola con tutto quello che ne conseguirà per Rosina e per la stessa Teresa. Nonostante tutto Teresa rimarrà fino alla fine combattiva ed energica, riuscirà a far ottenere ai suoi parenti il sussidio che gli spetta, non importa se ciò dovesse significare affrontare qualche pezzo grosso. Tutto il contrario è sua sorella Antonia, casta e risoluta, che ha sempre nutrito una profonda gelosia verso la sorella anche quando ancora non mandava a monte le nozze. L'ha sempre considerata come una poco di buono mentre lei come un esempio da seguire per la sua virtù e per la sua compostezza. Quando anche Antonia si sposerà cominceranno a vedersi di rado, fino a quando, in un momento di difficoltà di Teresa lei oserà anche voltarle le spalle, dichiarando che non ha posto per lei. Comunque sia è un personaggio che è fedele a se stesso e certamente non è ipocrita. Non cambierà mai, neanche quando davvero ci sarà il bisogno di lei. E per questo motivo la considero il personaggio negativo del romanzo, ma Teresa anche per questo, non si lascerà abbattere. E riuscirà ad andare avanti da sola insieme alla sua famiglia.
Stile
Il romanzo ha lo stile del raccontato ed è perfetto in questo caso specialmente quando arriviamo alla fine e capiamo chi è il narratore di questa storia. Che tra l'altro è stata una 'sopresa' che ho davvero apprezzato e che ha concluso la mia lettura nel migliore dei modi. Parlando dello storia è davvero encomiabile come sia storicamente accurato. Non c'è un errore, nemmeno stilisticamente parlando. Ho adorato come vengano utilizzate parole locali con la nota a piè di pagina che ci informa del suo attuale significato. In questo modo non solo conosciamo cose nuove ma ci immergiamo meglio nell'atmosfera che si respirava nella contrada dei tagliatori di pietra. Utilizzare infatti il loro linguaggio, le loro espressioni, ha reso ancora più vivo il romanzo oltre al fatto che è incontestabile che ci sia stato dietro un lavoro davvero minuzioso. Un lavoro però che ha dato i suoi frutti!
Per questo motivo, e per le emozioni che mi ha suscitato la lettura di questo romanzo, mi sento di premiarlo con il massimo dei voti.
lunedì 18 febbraio 2019
Recensione: 'Quella notte il destino fu deciso' di Giada Bonasia
Ed eccoci con una nuova recensione, oggi vi parlo di 'Quella notte il destino fu deciso' di Giada Bonasia!
Titolo: Quella notte il destino fu deciso
Autrice: Giada Bonasia
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Genere: Storico, Romance
Pagine: 610
Prezzo: 19,12€ cartaceo, 6,64€ su Kindle
Trama
È il 1339. L’Europa sta attraversando una grave crisi. L’aumento demografico, l’agricoltura, tutto si è fermato, niente va più avanti. Due potenze si scontrano in questo difficile scenario, l’Inghilterra e la Francia, che fanno da cornice alla storia d’amore e di tormento tra Armand e Marichelle, protagonisti, loro malgrado, di diaboliche macchinazioni e di perfidi raggiri. Il lungo periodo di guerra, scontri, riappacificazioni e di complotti tra Inghilterra e Francia – conosciuto come guerra dei cent’anni – sarà il teatro di questo incredibile romanzo che, tra intrighi, amori, tradimenti, amicizie e cospirazioni, ci coinvolgerà lasciandoci spesso con il fiato in sospeso, travolti dalle passioni, illuminati dalle speranze e spinti dal soffio del tempo che tutto lentamente trasforma e che ci spingerà al largo nel grande mare della vita.
Prima della recensione vera e propria faccio una piccola menzione al genere: è storico, ma ho volutamente aggiunto 'romance' in quanto è molto predominante nell'intero romanzo. Tutti i personaggi che andremo a conoscere, anche quelli secondari, hanno la loro travagliata storia d'amore quindi penso che sia necessario inserire anche questo genere nelle informazioni. Ma torniamo a noi: la vicenda inizia esattamente nel 1322 quando Loran perde la sua amata moglie Giselle, uccisa da quello che pensa sia il suo stesso re Sigismond. La ragazza, prima di spirare, riesce a dare alla luce la loro figlia per la quale il padre ha un destino ben preciso in mente. Decide infatti di vendicarsi del re che gli ha portato via la sua amata, di cui è convinto l'abbia uccisa perché anche lui innamorato di lei e che quindi non sopportasse di vederla tra le sue braccia. Loran scopre che anche il re ha appena avuto una bambina, e decide di scambiare le piccole. La sua intenzione è quella di crescere la figlia del re come un guerriero, alimentando l'odio verso di lui cosicché un giorno sarà la sua stessa figlia a ucciderlo. Arriviamo quindi al 1339: Marichelle è cresciuta quindi come un maschio, tanto che in molti neanche la riconoscono come una vera e propria ragazza. Celine, invece, è la 'finta' principessa di Francia, bellissima, regale e adatta al suo ruolo. La condizione del popolo però non è delle migliori: la peste che sta arrivando e la carestia stanno mettendo in ginocchio le condizioni generali della Francia, di cui il re sembra non interessarsene minimamente. Dapprima non lo sa nemmeno, e quando lo scopre non sa come intervenire. Su questo punto mi sarebbe piaciuto che se ne fosse parlato di più, posso capire naturalmente che è stato usato come 'background' ma qualche scena in più su questo argomento sarebbe stata gradita. Vediamo in contrapposizione la Francia con l'Inghilterra, ma quando il re parte alla volta del castello dei Leeds lasciando il suo castello alla regina Coleen, sarà quello il momento propizio per i danesi di attaccare. Ho apprezzato molto le scene di guerra, ci sono molti capitoli dedicati che però non annoiano e non rendono il testo pesante. Inoltre dell'intera storia mi è piaciuto non solo il periodo nella quale è ambientata, ma anche la grande quantità di personaggi. Ma di questo adesso ne parliamo nel dettaglio.
Personaggi
Come detto, i personaggi sono tantissimi. E la cosa bella è che per ognuno di loro viene dato il giusto spazio e la giusta storia. Anche i personaggi secondari sono di aiuto ai protagonisti e non rimangono lì soltanto per fare numero. Penso, per esempio, ad Almira e Thea, considerate come personaggi secondari ma che al fine della trama si rivelano essere utili e importanti per il proseguimento della vicenda. Quindi questa è una caratteristica che ho molto apprezzato anche perché immagino non sia stato facile destreggiarsi tra tutti loro. L'unica cosa di cui consiglio di fare attenzione quando ci sono così tanti personaggi è il punto di vista, che a volte è stato ballerino, ovvero appunto 'ballava' da un personaggio all'altro. Tra tutti loro naturalmente c'è chi ho amato e chi mi ha fatto rimanere molto a pensare. Ma tutto sommato, non ho odiato alcun personaggio in particolare.
Partiamo proprio con Loran, che da semplice contadino ha ereditato un feudo da quando ha salvato la vita del re. Per questo non riesce a capire come abbia potuto uccidere sua moglie incinta soltanto perché la voleva per sé. La vendetta lo logora e non fa un passo indietro, specialmente per quanto riguarda l'educazione di Marichelle e di suo nipote Armand. Si vede che li ama, ma con loro si dimostra duro quando serve e non ammette piagnistei. Penso che sia un uomo completamente accecato dal suo senso di vendetta tanto da non rendersi conto del male che fa indirettamente a entrambe le ragazze. Proprio per questo suo attaccamento alla vendetta, c'è un passaggio in cui non ho ben compreso il suo mutamento di carattere. Mi riferisco a quando, durante il suo secondo incontro con la regina Coleen, si dichiara innamorato e che per lei non penserebbe più a Giselle e alla sua vendetta. Che da una parte va più che bene, è anche giusto che Loran pensi ad altro, però penso che sia stato troppo repentino come cambiamento anche perché penso che la più adatta a lui sia Odette -e infatti sono contenta di come poi abbia preso piega la loro relazione, perché è un personaggio che se lo merita. Odette è una levatrice, ha fatto nascere Celine ed è sempre stata al fianco di Loran sin da quando lui aveva ancora Giselle, reprimendo quindi i sentimenti che provava verso di lui. Dopo la morte della moglie comunque sia non si è esposta particolarmente, rimanendogli però sempre accanto e incoraggiandolo in ogni sua scelta. Per questo penso che la più adatta a stare con Loran sia proprio Odette, ha un carattere generoso ma forte, è la donna che non lo ha mai abbandonato, che gli è rimasta fedele non facendo parola con nessuno riguardo lo scambio delle bambine. Certo, durante il corso degli eventi compie un gesto opinabile, ma sono felice per come sia finita per questo personaggio. Parliamo ora delle due protagoniste: Marichelle e Celine. Entrambe sono cresciute nell'imbroglio voluto da Loran e Marichelle si è sempre allenata, alimentata dall'odio del padre verso il re Sigismond. In molti casi la vediamo triste di questa situazione, specie quando viene denigrata perché non somiglia per niente a una donna per via dei suoi capelli e del suo modo di vestire. Allo stesso tempo però non rinuncia mai a un combattimento e più di una volta infatti riesce a salvare il lord inglese Stephan di cui si innamora. Anche Celine però si innamora di Stephan e Marichelle sente che non può competere con lei in quanto a bellezza e a eleganza. Nonostante infatti sia lei a salvare Stephan mentre Celine non fa altro che piangere, Stephan non potrà fare a meno di guardare la bellezza della finta principessa. Un amore però che comunque verrà contrastato dal re, che non vuole assolutamente che la sua figlia francese possa sposare un ragazzo inglese.
In questo intreccio amoroso c'è anche Armand, cresciuto insieme a Marichelle che ammira e ama per come è e non per come appare. L'ho trovato un personaggio dolcissimo, che dimostra quanto sia vero e puro il sentimento che prova verso Marichelle. Ogni volta che infatti la ragazza sta male, lui ha sempre una parola per lei. L'ho davvero amato e posso dire che sia uno dei miei personaggi preferiti e che la loro coppia la vedo divinamente. Non si scoraggia mai, anche quando vede Marichelle struggersi per Stephan. Eppure lui le sta sempre a fianco e quando appunto gli domandano perché lo fa, se non soffre appunto a starle vicino, lui risponde che lo fa proprio perché la ama e la vuole vedere felice. Trovo che sia un messaggio bellissimo e che fa acquistare sempre più punti ad Armand!
Un comportamento che invece non ho ben compreso è quello di Antohine nei confronti di Dominique. A volte si dimostra come un perfetto gentiluomo, a volte è spietato e oserei dire quasi 'crudele'. Non ho ben compreso il cambiamento di questo personaggio, che appunto a volte si dimostra amabile e altre volte no. A volte sembra amare davvero Dominique, altre volte sembra solo 'usarla' e basta. Probabilmente è proprio un personaggio volubile. Faccio un'ultima menzione anche a Pierre, che inizialmente non mi piaceva ma che poi ho imparato ad amare. Pensavo che fosse il solito bastardo del re pieno di propositi vendicativi, invece è dolce, stringe subito un bel legame con Marichelle e non compie nessuna azione disastrosa. Per questo anche lui mi piace.
In conclusione posso dire che: alcuni comportamenti mi sono risultati strani ma capisco anche che sia difficile maneggiare così tanti personaggi, tanto che io stessa non riesco a parlare proprio di tutti. Penso che al re Sigismond serva più polso fermo e che dovrebbe spiegare con più determinazione le sue motivazioni, cosa che renderebbe anche le sue relazioni molto più facili.
Stile
Parliamo ora degli aspetti positivi dello stile e poi darò alcuni consigli su come migliorare e affinare il testo. Innanzitutto c'è da dire che è un romanzo di ben 600 pagine, ma si legge molto velocemente perché il testo è pieno di discorsi diretti. Chi segue le mie recensioni da tempo sa che è una cosa che apprezzo tantissimo. I discorsi diretti servono per rendere più scorrevole il testo, per dare informazioni che altrimenti scadrebbero nel raccontato e per tenere alta la concentrazione del lettore. E su questo ci siamo. Ho notato inoltre che l'autrice utilizza lo show don't tell, le consiglio quindi di usarlo anche di più considerando che è sulla buona strada per renderlo ottimo. Qualche volta si cade nel raccontato ma sono casi davvero rari. Infine arriviamo al punto della cura del testo: ci sono alcuni errori di battitura, accenti e apostrofi sbagliati e alcune parole che in alcuni casi sono scritte bene e in altre male, ciò significa che c'è stata una semplice svista. Inoltre faccio notare come spesso manchi lo spazio dopo il punto. Queste però sono minuzie cui dovrebbe dedicarsi la casa editrice quando si fa correzione di bozze/editing. Consiglio quindi all'autrice in futuro, sia per una nuova edizione di questo romanzo sia per altro, di rivolgersi a una casa editrice free per avere la giusta cura che il testo merita. Detto questo, consiglio questo romanzo a chi ama gli intrecci amorosi nello scenario di un paese in guerra. Non fatevi spaventare dalla lunghezza!
Titolo: Quella notte il destino fu deciso
Autrice: Giada Bonasia
Formato: Cartaceo (brossura), Kindle
Genere: Storico, Romance
Pagine: 610
Prezzo: 19,12€ cartaceo, 6,64€ su Kindle
Trama
È il 1339. L’Europa sta attraversando una grave crisi. L’aumento demografico, l’agricoltura, tutto si è fermato, niente va più avanti. Due potenze si scontrano in questo difficile scenario, l’Inghilterra e la Francia, che fanno da cornice alla storia d’amore e di tormento tra Armand e Marichelle, protagonisti, loro malgrado, di diaboliche macchinazioni e di perfidi raggiri. Il lungo periodo di guerra, scontri, riappacificazioni e di complotti tra Inghilterra e Francia – conosciuto come guerra dei cent’anni – sarà il teatro di questo incredibile romanzo che, tra intrighi, amori, tradimenti, amicizie e cospirazioni, ci coinvolgerà lasciandoci spesso con il fiato in sospeso, travolti dalle passioni, illuminati dalle speranze e spinti dal soffio del tempo che tutto lentamente trasforma e che ci spingerà al largo nel grande mare della vita.
Prima della recensione vera e propria faccio una piccola menzione al genere: è storico, ma ho volutamente aggiunto 'romance' in quanto è molto predominante nell'intero romanzo. Tutti i personaggi che andremo a conoscere, anche quelli secondari, hanno la loro travagliata storia d'amore quindi penso che sia necessario inserire anche questo genere nelle informazioni. Ma torniamo a noi: la vicenda inizia esattamente nel 1322 quando Loran perde la sua amata moglie Giselle, uccisa da quello che pensa sia il suo stesso re Sigismond. La ragazza, prima di spirare, riesce a dare alla luce la loro figlia per la quale il padre ha un destino ben preciso in mente. Decide infatti di vendicarsi del re che gli ha portato via la sua amata, di cui è convinto l'abbia uccisa perché anche lui innamorato di lei e che quindi non sopportasse di vederla tra le sue braccia. Loran scopre che anche il re ha appena avuto una bambina, e decide di scambiare le piccole. La sua intenzione è quella di crescere la figlia del re come un guerriero, alimentando l'odio verso di lui cosicché un giorno sarà la sua stessa figlia a ucciderlo. Arriviamo quindi al 1339: Marichelle è cresciuta quindi come un maschio, tanto che in molti neanche la riconoscono come una vera e propria ragazza. Celine, invece, è la 'finta' principessa di Francia, bellissima, regale e adatta al suo ruolo. La condizione del popolo però non è delle migliori: la peste che sta arrivando e la carestia stanno mettendo in ginocchio le condizioni generali della Francia, di cui il re sembra non interessarsene minimamente. Dapprima non lo sa nemmeno, e quando lo scopre non sa come intervenire. Su questo punto mi sarebbe piaciuto che se ne fosse parlato di più, posso capire naturalmente che è stato usato come 'background' ma qualche scena in più su questo argomento sarebbe stata gradita. Vediamo in contrapposizione la Francia con l'Inghilterra, ma quando il re parte alla volta del castello dei Leeds lasciando il suo castello alla regina Coleen, sarà quello il momento propizio per i danesi di attaccare. Ho apprezzato molto le scene di guerra, ci sono molti capitoli dedicati che però non annoiano e non rendono il testo pesante. Inoltre dell'intera storia mi è piaciuto non solo il periodo nella quale è ambientata, ma anche la grande quantità di personaggi. Ma di questo adesso ne parliamo nel dettaglio.
Personaggi
Come detto, i personaggi sono tantissimi. E la cosa bella è che per ognuno di loro viene dato il giusto spazio e la giusta storia. Anche i personaggi secondari sono di aiuto ai protagonisti e non rimangono lì soltanto per fare numero. Penso, per esempio, ad Almira e Thea, considerate come personaggi secondari ma che al fine della trama si rivelano essere utili e importanti per il proseguimento della vicenda. Quindi questa è una caratteristica che ho molto apprezzato anche perché immagino non sia stato facile destreggiarsi tra tutti loro. L'unica cosa di cui consiglio di fare attenzione quando ci sono così tanti personaggi è il punto di vista, che a volte è stato ballerino, ovvero appunto 'ballava' da un personaggio all'altro. Tra tutti loro naturalmente c'è chi ho amato e chi mi ha fatto rimanere molto a pensare. Ma tutto sommato, non ho odiato alcun personaggio in particolare.
Partiamo proprio con Loran, che da semplice contadino ha ereditato un feudo da quando ha salvato la vita del re. Per questo non riesce a capire come abbia potuto uccidere sua moglie incinta soltanto perché la voleva per sé. La vendetta lo logora e non fa un passo indietro, specialmente per quanto riguarda l'educazione di Marichelle e di suo nipote Armand. Si vede che li ama, ma con loro si dimostra duro quando serve e non ammette piagnistei. Penso che sia un uomo completamente accecato dal suo senso di vendetta tanto da non rendersi conto del male che fa indirettamente a entrambe le ragazze. Proprio per questo suo attaccamento alla vendetta, c'è un passaggio in cui non ho ben compreso il suo mutamento di carattere. Mi riferisco a quando, durante il suo secondo incontro con la regina Coleen, si dichiara innamorato e che per lei non penserebbe più a Giselle e alla sua vendetta. Che da una parte va più che bene, è anche giusto che Loran pensi ad altro, però penso che sia stato troppo repentino come cambiamento anche perché penso che la più adatta a lui sia Odette -e infatti sono contenta di come poi abbia preso piega la loro relazione, perché è un personaggio che se lo merita. Odette è una levatrice, ha fatto nascere Celine ed è sempre stata al fianco di Loran sin da quando lui aveva ancora Giselle, reprimendo quindi i sentimenti che provava verso di lui. Dopo la morte della moglie comunque sia non si è esposta particolarmente, rimanendogli però sempre accanto e incoraggiandolo in ogni sua scelta. Per questo penso che la più adatta a stare con Loran sia proprio Odette, ha un carattere generoso ma forte, è la donna che non lo ha mai abbandonato, che gli è rimasta fedele non facendo parola con nessuno riguardo lo scambio delle bambine. Certo, durante il corso degli eventi compie un gesto opinabile, ma sono felice per come sia finita per questo personaggio. Parliamo ora delle due protagoniste: Marichelle e Celine. Entrambe sono cresciute nell'imbroglio voluto da Loran e Marichelle si è sempre allenata, alimentata dall'odio del padre verso il re Sigismond. In molti casi la vediamo triste di questa situazione, specie quando viene denigrata perché non somiglia per niente a una donna per via dei suoi capelli e del suo modo di vestire. Allo stesso tempo però non rinuncia mai a un combattimento e più di una volta infatti riesce a salvare il lord inglese Stephan di cui si innamora. Anche Celine però si innamora di Stephan e Marichelle sente che non può competere con lei in quanto a bellezza e a eleganza. Nonostante infatti sia lei a salvare Stephan mentre Celine non fa altro che piangere, Stephan non potrà fare a meno di guardare la bellezza della finta principessa. Un amore però che comunque verrà contrastato dal re, che non vuole assolutamente che la sua figlia francese possa sposare un ragazzo inglese.
In questo intreccio amoroso c'è anche Armand, cresciuto insieme a Marichelle che ammira e ama per come è e non per come appare. L'ho trovato un personaggio dolcissimo, che dimostra quanto sia vero e puro il sentimento che prova verso Marichelle. Ogni volta che infatti la ragazza sta male, lui ha sempre una parola per lei. L'ho davvero amato e posso dire che sia uno dei miei personaggi preferiti e che la loro coppia la vedo divinamente. Non si scoraggia mai, anche quando vede Marichelle struggersi per Stephan. Eppure lui le sta sempre a fianco e quando appunto gli domandano perché lo fa, se non soffre appunto a starle vicino, lui risponde che lo fa proprio perché la ama e la vuole vedere felice. Trovo che sia un messaggio bellissimo e che fa acquistare sempre più punti ad Armand!
Un comportamento che invece non ho ben compreso è quello di Antohine nei confronti di Dominique. A volte si dimostra come un perfetto gentiluomo, a volte è spietato e oserei dire quasi 'crudele'. Non ho ben compreso il cambiamento di questo personaggio, che appunto a volte si dimostra amabile e altre volte no. A volte sembra amare davvero Dominique, altre volte sembra solo 'usarla' e basta. Probabilmente è proprio un personaggio volubile. Faccio un'ultima menzione anche a Pierre, che inizialmente non mi piaceva ma che poi ho imparato ad amare. Pensavo che fosse il solito bastardo del re pieno di propositi vendicativi, invece è dolce, stringe subito un bel legame con Marichelle e non compie nessuna azione disastrosa. Per questo anche lui mi piace.
In conclusione posso dire che: alcuni comportamenti mi sono risultati strani ma capisco anche che sia difficile maneggiare così tanti personaggi, tanto che io stessa non riesco a parlare proprio di tutti. Penso che al re Sigismond serva più polso fermo e che dovrebbe spiegare con più determinazione le sue motivazioni, cosa che renderebbe anche le sue relazioni molto più facili.
Stile
Parliamo ora degli aspetti positivi dello stile e poi darò alcuni consigli su come migliorare e affinare il testo. Innanzitutto c'è da dire che è un romanzo di ben 600 pagine, ma si legge molto velocemente perché il testo è pieno di discorsi diretti. Chi segue le mie recensioni da tempo sa che è una cosa che apprezzo tantissimo. I discorsi diretti servono per rendere più scorrevole il testo, per dare informazioni che altrimenti scadrebbero nel raccontato e per tenere alta la concentrazione del lettore. E su questo ci siamo. Ho notato inoltre che l'autrice utilizza lo show don't tell, le consiglio quindi di usarlo anche di più considerando che è sulla buona strada per renderlo ottimo. Qualche volta si cade nel raccontato ma sono casi davvero rari. Infine arriviamo al punto della cura del testo: ci sono alcuni errori di battitura, accenti e apostrofi sbagliati e alcune parole che in alcuni casi sono scritte bene e in altre male, ciò significa che c'è stata una semplice svista. Inoltre faccio notare come spesso manchi lo spazio dopo il punto. Queste però sono minuzie cui dovrebbe dedicarsi la casa editrice quando si fa correzione di bozze/editing. Consiglio quindi all'autrice in futuro, sia per una nuova edizione di questo romanzo sia per altro, di rivolgersi a una casa editrice free per avere la giusta cura che il testo merita. Detto questo, consiglio questo romanzo a chi ama gli intrecci amorosi nello scenario di un paese in guerra. Non fatevi spaventare dalla lunghezza!
giovedì 14 febbraio 2019
Recensione: ' Piccole vite infelici' di Stefano Labbia
E dopo la segnalazione, ecco qui anche la mia recensione di 'Piccole vite infelici' di Stefano Labbia!
Titolo: Piccole vite infelici
Autore: Stefano Labbia
Edito da: Maurizio Vetri Editore
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Narrativa
Pagine: 96
Prima edizione: Settembre 2018
Link di acquisto: www.mauriziovetrieditore.com, oltre che su altre importanti piattaforme di vendita online
Trama
Nella Roma dei giorni nostri quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo. Una città, Roma, che sa amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.
Questo è sicuramente un romanzo che lascia molto a riflettere il lettore. Ci troviamo in una Roma stagnante, in cui niente sembra cambiare. Quasi ci si scorda della bellezza che ha, quando si è impegnati nella vita quotidiana che annienta completamente le energie. I protagonisti hanno molti sogni: sperano di riuscire a realizzarli e ce la mettono anche tutta, nonostante le loro vite siano ormai alla deriva. Quando si incontrano sono tutti animati dallo stesso desiderio: quello di riuscire a sfondare realizzando una web serie ideata da Melina. Tutti loro sono personaggi con alle spalle un bagaglio culturale adatto a questo progetto, c'è chi infatti viene cercato appositamente, come Marco Marcello, uno scrittore con tanti romanzi nel cassetto perché non ha ancora trovato il coraggio di mandarli a qualche editore. O come Caio Sano che potrebbe davvero dare una mano a Melina ma che alla fine si tira indietro. Abbiamo dei personaggi le cui vite si intrecciano e la cosa che più fa riflettere è che quegli stessi personaggi sono un po' come noi. Afflitti da quella che è la società moderna che sembra sorda a qualsiasi richiamo, in cui l'arte viene distrutta nonostante gli sforzi che una persona può fare. Arrivano al limite, e per loro non ci sarà un vero e proprio lieto fine nonostante tutti gli sforzi che faranno e questo per ricalcare ancora quanto la vita possa essere una vera e propria battaglia in quella che è una città che dovrebbe dare le migliori opportunità. Mi è piaciuto particolarmente il pezzo in cui Melina, arrabbiata con se stessa e con il mondo perché nessuno accetta la sua web serie alla quale ha lavorato così tanto, un giorno esce senza nulla con sé e si perde nella città di Roma, unendosi a un gruppetto di turisti. Ed è in quel momento che si lascia trascinare dalla bellezza di Roma, sembra guardarla con occhi diversi, gli occhi di un turista meravigliato che la vede per la prima volta. Senza niente con sé, se non se stessa, sembra quasi riscoprire la bellezza che ha ogni giorno a portata di mano. Quasi. Perché talmente presa a seguire gli altri turisti si ritrova per un bus in partenza per Firenze e anche quando riesce a ritornare sembra che quel viaggio l'abbia soltanto condannata. Ci rispecchiamo tutti nei personaggi: progetti che non vengono realizzati, viaggi che si fanno nella speranza di poter cambiare qualcosa, scelte di vita che ci danno solo contro, relazioni che non vanno nella direzione che vorremmo. Quella che ci presenta Stefano è la realtà cruda e spietata in cui siamo immersi ogni giorno. Eppure, nonostante tutto, nonostante anche alcuni personaggi 'mollino' i loro sogni, ci ho visto comunque tantissima voglia di fare e provare, anche se poi alla fine nulla va come dovrebbe. La colpa, infatti, non è secondo me dei personaggi stessi: certo, hanno molti difetti ma sono proprio quei difetti che rispecchiano quello che noi siamo davvero e ce li fanno sentire vivi. La colpa è proprio della realtà stessa in cui viviamo, in cui non c'è un appiglio per i desideri, anche se ci si mette tutta la propria volontà. Maya, per esempio, forse non fa un buon lavoro, tanto che gli episodi si rivelano un fallimento, ma la vediamo ottenere un altro impiego anche se pure quest'ultimo le causa molte difficoltà. Il suo epilogo non potrà che essere il peggiore.
Personaggi
Andiamo a conoscere più nel dettaglio i personaggi e cosa ci vogliono raccontare. Caio Sano è un quarantenne ateo, fumatore. Si unisce a Melina e a Marco nel progetto della web serie horror ma alla fine si tira fuori, facendo restare sconcertato lo stesso Marco che non ne capisce il motivo. Il suo sarà un vero e proprio discendere. Si sente così avvilito, così insoddisfatto della sua vita, anche con la sua compagna, che deciderà di farla finita. Non è una decisione presa alla leggera e mentre leggevo ero anche quasi sicura che in realtà non ci avrebbe mai provato: e invece mi sbagliavo. Caio ci prova eccome, anche se non riesce nell'intento. Questo sarà un atto di 'coraggio' che avrebbe dovuto mettere fine alle sue sofferenze, ma che in realtà gliele amplifica. Dopo il suo tentato suicidio non avrà nessuna illuminazione, nessuna presa di coscienza e un nuovo modo di guardare la realtà perché sarà la stessa vita a distruggerlo definitivamente, privandolo di tutto quello che aveva. Melina mette tanta voglia e dedizione nel suo progetto: raggruppa persone che pensa siano adatte e ci prova con tutta se stessa, anche se poi gli episodi si rivelano fallimentari. L'unico che sembra rincuorarla e farla stare meglio è Marco, che a differenza di Caio non aveva abbandonato il progetto, la ascolta sempre al telefono e cerca come può di tirarla su di morale. Le sue chiamate hanno l'effetto desiderato e Melina sembra calmarsi dopo aver parlato con lui. Ma non basta. Quando decide di riprendere in mano la sua vita, di cambiarla esattamente come avrebbe sempre voluto, annega nella disperazione. Abbandona l'università e questo fa infuriare la madre che la caccia di casa. Anche quando è disperata così tanto da prendere decisioni che dovrebbero portarla ad essere felice e concentrarsi su se stessa, non ha l'aiuto e la realizzazione che sperava. Quando ruba la carta di credito della madre e va ad abbuffarsi in un ristorante quella che ci viene mostrata è una scena che mette i brividi: quasi soffoca e muore nell'indifferenza generale di tutti che si accorgono di lei soltanto alla fine. E tra le mani non le rimane niente, e anche per lei l'epilogo non è felice. Marco sembra essere tra tutti il personaggio che forse ha una spinta in più: ci prova anche lui ma ogni tanto i suoi tentativi hanno un lieto fine, come quando riesce finalmente a trovare il coraggio di mandare i suoi scritti a un editore serio non a pagamento che glieli pubblica. Avrà un successo discreto, ma per Marco è già una vittoria, un qualcosa che è riuscito a superare. Si avventura, parte per Londra nella speranza di avere una nuova vita anche se poi torna a Napoli e scopre con terrore cosa è appena successo a Melina.
Non ha avuto relazioni facili: si era innamorato di Caterina e poi ancora di Rossana. Ma non era mai stato amore vero e dietro l'iniziale interessamento c'era in realtà un altro motivo. Come anche Amelia, che vuole soltanto farlo ingelosire e che per questo suo caratteraccio Marco la rinomina Wasabi. Di Marco si era innamorata anche Maya, ma non aveva mai confessato il suo amore perché ancora ricordava la pessima esperienza avuta con Lucio. Erano piccoli entrambi ma Maya sente come se quel dolore l'avesse accompagnata per tutta la vita segnando in modo irreversibile la sua sfera sentimentale. E neanche per gli altri le relazioni vanno bene. Melina, tempo addietro, si era innamorata di Carlo, ma Carlo è fidanzato con una ragazza con cui dopo qualche tempo si lascia. Questo perché anche Carlo non era soddisfatto della sua vita ma almeno all'apparenza faceva sembrare tutto il contrario. Quello che vediamo emergere da tutti questi personaggi è una continua ricerca, una continua lotta che porta a uno sfinimento che li accomuna tutti. E leggendo di loro, delle storie vere e crudeli, ci sembra quasi di leggere di noi.
Stile
Il tutto ci viene raccontato nel vero senso letterale del termine. Lo stile è proprio quello del 'raccontato', è come se fosse un flusso di coscienza che imperterrito va a toccare tutti i pensieri e le azioni dei personaggi coinvolgendole in unico testo. I discorsi diretti infatti sono rari, ci si sofferma più sul pensiero che sull'azione stessa, stilisticamente parlando. L'unico consiglio che posso dare è di fare attenzione al sì affermativo che deve essere sempre accentato.
Detto questo, penso che sia la stile giusto per un romanzo del genere e che quindi consiglio davvero di leggere.
Titolo: Piccole vite infelici
Autore: Stefano Labbia
Edito da: Maurizio Vetri Editore
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Narrativa
Pagine: 96
Prima edizione: Settembre 2018
Link di acquisto: www.mauriziovetrieditore.com, oltre che su altre importanti piattaforme di vendita online
Trama
Nella Roma dei giorni nostri quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo. Una città, Roma, che sa amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.
Questo è sicuramente un romanzo che lascia molto a riflettere il lettore. Ci troviamo in una Roma stagnante, in cui niente sembra cambiare. Quasi ci si scorda della bellezza che ha, quando si è impegnati nella vita quotidiana che annienta completamente le energie. I protagonisti hanno molti sogni: sperano di riuscire a realizzarli e ce la mettono anche tutta, nonostante le loro vite siano ormai alla deriva. Quando si incontrano sono tutti animati dallo stesso desiderio: quello di riuscire a sfondare realizzando una web serie ideata da Melina. Tutti loro sono personaggi con alle spalle un bagaglio culturale adatto a questo progetto, c'è chi infatti viene cercato appositamente, come Marco Marcello, uno scrittore con tanti romanzi nel cassetto perché non ha ancora trovato il coraggio di mandarli a qualche editore. O come Caio Sano che potrebbe davvero dare una mano a Melina ma che alla fine si tira indietro. Abbiamo dei personaggi le cui vite si intrecciano e la cosa che più fa riflettere è che quegli stessi personaggi sono un po' come noi. Afflitti da quella che è la società moderna che sembra sorda a qualsiasi richiamo, in cui l'arte viene distrutta nonostante gli sforzi che una persona può fare. Arrivano al limite, e per loro non ci sarà un vero e proprio lieto fine nonostante tutti gli sforzi che faranno e questo per ricalcare ancora quanto la vita possa essere una vera e propria battaglia in quella che è una città che dovrebbe dare le migliori opportunità. Mi è piaciuto particolarmente il pezzo in cui Melina, arrabbiata con se stessa e con il mondo perché nessuno accetta la sua web serie alla quale ha lavorato così tanto, un giorno esce senza nulla con sé e si perde nella città di Roma, unendosi a un gruppetto di turisti. Ed è in quel momento che si lascia trascinare dalla bellezza di Roma, sembra guardarla con occhi diversi, gli occhi di un turista meravigliato che la vede per la prima volta. Senza niente con sé, se non se stessa, sembra quasi riscoprire la bellezza che ha ogni giorno a portata di mano. Quasi. Perché talmente presa a seguire gli altri turisti si ritrova per un bus in partenza per Firenze e anche quando riesce a ritornare sembra che quel viaggio l'abbia soltanto condannata. Ci rispecchiamo tutti nei personaggi: progetti che non vengono realizzati, viaggi che si fanno nella speranza di poter cambiare qualcosa, scelte di vita che ci danno solo contro, relazioni che non vanno nella direzione che vorremmo. Quella che ci presenta Stefano è la realtà cruda e spietata in cui siamo immersi ogni giorno. Eppure, nonostante tutto, nonostante anche alcuni personaggi 'mollino' i loro sogni, ci ho visto comunque tantissima voglia di fare e provare, anche se poi alla fine nulla va come dovrebbe. La colpa, infatti, non è secondo me dei personaggi stessi: certo, hanno molti difetti ma sono proprio quei difetti che rispecchiano quello che noi siamo davvero e ce li fanno sentire vivi. La colpa è proprio della realtà stessa in cui viviamo, in cui non c'è un appiglio per i desideri, anche se ci si mette tutta la propria volontà. Maya, per esempio, forse non fa un buon lavoro, tanto che gli episodi si rivelano un fallimento, ma la vediamo ottenere un altro impiego anche se pure quest'ultimo le causa molte difficoltà. Il suo epilogo non potrà che essere il peggiore.
Personaggi
Andiamo a conoscere più nel dettaglio i personaggi e cosa ci vogliono raccontare. Caio Sano è un quarantenne ateo, fumatore. Si unisce a Melina e a Marco nel progetto della web serie horror ma alla fine si tira fuori, facendo restare sconcertato lo stesso Marco che non ne capisce il motivo. Il suo sarà un vero e proprio discendere. Si sente così avvilito, così insoddisfatto della sua vita, anche con la sua compagna, che deciderà di farla finita. Non è una decisione presa alla leggera e mentre leggevo ero anche quasi sicura che in realtà non ci avrebbe mai provato: e invece mi sbagliavo. Caio ci prova eccome, anche se non riesce nell'intento. Questo sarà un atto di 'coraggio' che avrebbe dovuto mettere fine alle sue sofferenze, ma che in realtà gliele amplifica. Dopo il suo tentato suicidio non avrà nessuna illuminazione, nessuna presa di coscienza e un nuovo modo di guardare la realtà perché sarà la stessa vita a distruggerlo definitivamente, privandolo di tutto quello che aveva. Melina mette tanta voglia e dedizione nel suo progetto: raggruppa persone che pensa siano adatte e ci prova con tutta se stessa, anche se poi gli episodi si rivelano fallimentari. L'unico che sembra rincuorarla e farla stare meglio è Marco, che a differenza di Caio non aveva abbandonato il progetto, la ascolta sempre al telefono e cerca come può di tirarla su di morale. Le sue chiamate hanno l'effetto desiderato e Melina sembra calmarsi dopo aver parlato con lui. Ma non basta. Quando decide di riprendere in mano la sua vita, di cambiarla esattamente come avrebbe sempre voluto, annega nella disperazione. Abbandona l'università e questo fa infuriare la madre che la caccia di casa. Anche quando è disperata così tanto da prendere decisioni che dovrebbero portarla ad essere felice e concentrarsi su se stessa, non ha l'aiuto e la realizzazione che sperava. Quando ruba la carta di credito della madre e va ad abbuffarsi in un ristorante quella che ci viene mostrata è una scena che mette i brividi: quasi soffoca e muore nell'indifferenza generale di tutti che si accorgono di lei soltanto alla fine. E tra le mani non le rimane niente, e anche per lei l'epilogo non è felice. Marco sembra essere tra tutti il personaggio che forse ha una spinta in più: ci prova anche lui ma ogni tanto i suoi tentativi hanno un lieto fine, come quando riesce finalmente a trovare il coraggio di mandare i suoi scritti a un editore serio non a pagamento che glieli pubblica. Avrà un successo discreto, ma per Marco è già una vittoria, un qualcosa che è riuscito a superare. Si avventura, parte per Londra nella speranza di avere una nuova vita anche se poi torna a Napoli e scopre con terrore cosa è appena successo a Melina.
Non ha avuto relazioni facili: si era innamorato di Caterina e poi ancora di Rossana. Ma non era mai stato amore vero e dietro l'iniziale interessamento c'era in realtà un altro motivo. Come anche Amelia, che vuole soltanto farlo ingelosire e che per questo suo caratteraccio Marco la rinomina Wasabi. Di Marco si era innamorata anche Maya, ma non aveva mai confessato il suo amore perché ancora ricordava la pessima esperienza avuta con Lucio. Erano piccoli entrambi ma Maya sente come se quel dolore l'avesse accompagnata per tutta la vita segnando in modo irreversibile la sua sfera sentimentale. E neanche per gli altri le relazioni vanno bene. Melina, tempo addietro, si era innamorata di Carlo, ma Carlo è fidanzato con una ragazza con cui dopo qualche tempo si lascia. Questo perché anche Carlo non era soddisfatto della sua vita ma almeno all'apparenza faceva sembrare tutto il contrario. Quello che vediamo emergere da tutti questi personaggi è una continua ricerca, una continua lotta che porta a uno sfinimento che li accomuna tutti. E leggendo di loro, delle storie vere e crudeli, ci sembra quasi di leggere di noi.
Stile
Il tutto ci viene raccontato nel vero senso letterale del termine. Lo stile è proprio quello del 'raccontato', è come se fosse un flusso di coscienza che imperterrito va a toccare tutti i pensieri e le azioni dei personaggi coinvolgendole in unico testo. I discorsi diretti infatti sono rari, ci si sofferma più sul pensiero che sull'azione stessa, stilisticamente parlando. L'unico consiglio che posso dare è di fare attenzione al sì affermativo che deve essere sempre accentato.
Detto questo, penso che sia la stile giusto per un romanzo del genere e che quindi consiglio davvero di leggere.
mercoledì 13 febbraio 2019
Recensione: 'Time Vampires. Codice Agatha' di Therry Romano
Dopo il BlogTour, inizia il Review Party! Oggi, 13 febbraio, è il giorno della mia tappa. Se vi siete persi gli estratti da leggere, potete recuperarli cliccando qui!
Titolo: Time Vampires. Codice Agatha
Autrice: Therry Romano
Edito da: Astro Edizioni
Formato: Cartaceo
Genere: Fantasy Romanca, Mitologia
Prezzo: 16,90€, acquistabile sul sito dell'editore
Trama
Leggere questo romanzo è un'esperienza fantastica, non solo per la trama in sé, ma per come mescola vari generi permettendo quindi a una cerchia molto più ampia di lettori di apprezzarlo. Non abbiamo soltanto un urban fantasy, ma anche un thriller, un romanzo di mistero ed è la lettura perfetta per chi ama la mitologia greca. Kira è un'agente che ha appena ricevuto una nuova missione: deve cercare gli assassini del dottor Krainager e scoprire cosa è successo alla piccola Agatha. Ma proprio quando comincia a indagare scopre che c'è qualcosa di assurdo, di anormale che le sta dando contro. Capta segnali che non dovrebbe captare e i suoi occhi riescono a percepire qualcuno o qualcosa che sembra abbia una strana tuta mimetica. Quello che capirà alla fine è che non c'è nessun militare con una strana tuta adatta alla mimetizzazione, ma due ragazzi che letteralmente sembrano diventare invisibili a occhio umano. Jamal e Damien sono infatti due 'predatori' simili a vampiri ma che invece di succhiare il sangue, sottraggono qualcosa di ancora più prezioso: il tempo. Kira stessa proverà la terribile sensazione di aver perso ore delle sua vita senza essersene nemmeno accorta, ma una cosa c'è che lei può fare e che un essere normale non è in grado: riesce a captarli.
Una volta conosciuti meglio i due scoprirà dell'esistenza di una dimensione parallela popolata da diverse fazioni alcune delle quali in contatto con i dèi greci stessi. Ho apprezzato come viene data una spiegazione logica per tutto: in particolare quella del cristallo che grazie alla sua energia permette loro l'invisibilità e non la consapevolezza di quel mondo agli umani.
Ma ora che Kira è invece in grado di captarli sa che questa scoperta le sconvolgerà la vita: specie quando, mentre è alla ricerca di indizi, la sua preda le viene sottratta dalle grinfie e avverte nuovamente la presenza di un altro personaggio simile a Damien e Jamal. La sua ricerca di Metzi diventerà ben presto un lavoro più grosso di quanto si sarebbe mai immaginata.
Personaggi
La cosa bella dei personaggi è che questi interagiscono direttamente con gli dèi greci. Ho trovato molto utile l'appendice che c'è alla fine del libro dove vengono elencati tutti gli dèi con una piccola descrizione: credo che sia ottima per chi non è molto avvezzo alla mitologia greca o per chi vorrebbe soltanto dare una veloce ripassata prima di cominciare la lettura. Tra gli dèi che più compaiono abbiamo Demetra, Persefone, Ade e come non menzionare il simpaticissimo Ermes. Naturalmente non conosceremo soltanto loro ma anche tutti gli altri dèi, ognuno dei quali ha un compito preciso e si trova nella situazione di giudicare l'operato di Kira dato che potrebbe avere effetti proprio su loro stessi. Ho amato il carattere di Kira, come lei si comporta anche di fronte a un Dio: non perde infatti il suo carisma e specialmente le sue battute pronte. Non le importa infatti di avere a che fare con una divinità: dipende come quella si approccia con lei, non avrà di certo riguardo. Il suo è un carattere forte, deciso: è quello di una ragazza che è stata adottata e istruita per combattere e fare l'agente per missioni importanti e segrete. Questo suo passato l'ha plasmata in un modo tale da renderla tenace anche nelle situazioni più improbabili. Non la vediamo mai arrendersi o piangersi addosso e quindi non si farà mettere i piedi in testa, nemmeno da Zeus stesso. Come dice lei, bisogna aver timore di una bionda con le sue glock! Il suo viaggio la porterà alla scoperta di chi sono i suoi genitori e anche di chi e cosa rappresenta per lei Agatha. Questi sono stati colpi di scena che non mi sarei mai aspettata. Adoro quando sto leggendo un romanzo, faccio le mie supposizioni e non indovino. Significa che non era palese e l'effetto sorpresa dà proprio il giusto sapore che volevo. Inoltre ho anche adorato come si approccia e cosa fa con Ade: d'altronde lui, insieme ad Apollo, sono sempre stati i miei dèi preferiti quindi leggere la parte di Ade per me è stato davvero un piacere e me la sono goduta con quanto più interesse possibile. Credo che si sia dato il giusto carattere per ogni dio, che non si sia sfociato nel banale o nell'out of character, il che è molto difficile quando si parla di personaggi che già esistono nel nostro immaginario collettivo. Damien anche l'ho amato: inizialmente lo conosciamo come un personaggio che stava cominciando a stancarsi della vita eterna che stava conducendo. Obbligato a sottrarre qualche ora solo a particolari persone. Quando però incontra Kira, tutto per lui cambia, è come se avesse cominciato veramente a vivere dal momento del loro primo incontro. Lei è stata la sua svolta: anche se Damien non ha veri e propri sentimenti umani, qualcosa si accende in lui, un amore mai provato verso quella splendida ragazza combattiva. Il loro rapporto si basa sulla fiducia, sulla forza che hanno come squadra e sulla loro eternità. Sanno che ciò che promettono a loro stessi non avrà mai fine, per questo le loro scelte e decisioni son ben ponderate. Il discepolo di Damien, Jamal, è un ragazzo all'apparenza adolescente, simpatico e sempre pronto ad aiutare i due protagonisti: è il classico personaggio di cui ci si può fidare, con quel pizzico di allegria che lo rende amabile. Una menzione la vorrei fare anche per Haru e Max: Haru è il vice strategos addestrato da Nicia che subito forse non vediamo di buon occhio. Eppure a me era piaciuto sin dall'inizio e il suo cambio di comportamento non solo è motivato e giusto ma fa anche capire quanto sia diligente e capace di apparire come dovrebbe per ogni situazione. Max è invece l'uomo che ha adottato Kira e che l'ha istruita. Penso che sia un personaggio davvero buono e che la ama sul serio. Il loro rapporto, nonostante le scoperte che farà Kira e che la costringeranno per un momento a stare lontana da lui, non cambierà. Il loro amore rimarrà lo stesso e la fiducia non verrà scalfita. Vorrei parlare anche di Agatha ma lei è talmente dolce e meravigliosa che vi consiglio di leggere il romanzo per scoprirla per bene da voi!
Stile
Questo è un romanzo davvero molto lungo ma la lettura scorre fluida e pulita. Non ho trovato alcun errore e l'ho letto davvero con piacere perché viene utilizzata la regoletta d'oro così amata: lo show don't tell! Non solo: nel momento in cui è necessario dare una spiegazione l'autrice utilizza l'espediente più che ottimo, dei discorsi diretti: questo è il metodo che io preferisco e apprezzo di più. Non abbiamo quindi lunghe scene di descrizioni a volte noiose che il lettore tende a saltare, ma la spiegazione ci viene fornita in un contesto 'attivo' e il discorso diretto è sempre quello che tiene alta la concentrazione di chi sta leggendo. Ci ritroviamo inoltre a sorridere per alcune battute di Kira, che sono veramente carine e per niente pesanti, i colpi di scena ci spingono a procedere con la lettura e andare subito al capitolo successivo quindi anche il climax si mantiene sempre bello alto.
Per tutti questi motivi, mi sento di dare il punteggio massimo!
Titolo: Time Vampires. Codice Agatha
Autrice: Therry Romano
Edito da: Astro Edizioni
Formato: Cartaceo
Genere: Fantasy Romanca, Mitologia
Prezzo: 16,90€, acquistabile sul sito dell'editore
Trama
Kira, un’agente di una squadra “fantasma” assoldata da
un’organizzazione privata, indaga sulla strana morte del professor
Krainager, amico di Max, suo capo e tutore. Dopo essere approdata a
Memphis sulle tracce di un sospettato, incontra Damien, un uomo
misterioso che scambia per un militare. Al loro primo contatto fisico, Kira riceve una strana scossa e una
sensazione sgradevole che la destabilizza e le fa comprendere che
quell’uomo non è ciò che appare. Proseguendo nelle sue indagini, scopre
che Damien nasconde un segreto e l’incontro con il suo discepolo, Jamal,
solleverà il velo su una dimensione sconosciuta e affascinante, che
cancella tutte le razionali certezze della ragazza.
Kira viene così catapultata nel mondo di esseri antichi, che appartengono a una élite di predatori. Simili a “vampiri”, sottraggono al genere umano una cosa di vitale importanza: il tempo.
Kira viene così catapultata nel mondo di esseri antichi, che appartengono a una élite di predatori. Simili a “vampiri”, sottraggono al genere umano una cosa di vitale importanza: il tempo.
Leggere questo romanzo è un'esperienza fantastica, non solo per la trama in sé, ma per come mescola vari generi permettendo quindi a una cerchia molto più ampia di lettori di apprezzarlo. Non abbiamo soltanto un urban fantasy, ma anche un thriller, un romanzo di mistero ed è la lettura perfetta per chi ama la mitologia greca. Kira è un'agente che ha appena ricevuto una nuova missione: deve cercare gli assassini del dottor Krainager e scoprire cosa è successo alla piccola Agatha. Ma proprio quando comincia a indagare scopre che c'è qualcosa di assurdo, di anormale che le sta dando contro. Capta segnali che non dovrebbe captare e i suoi occhi riescono a percepire qualcuno o qualcosa che sembra abbia una strana tuta mimetica. Quello che capirà alla fine è che non c'è nessun militare con una strana tuta adatta alla mimetizzazione, ma due ragazzi che letteralmente sembrano diventare invisibili a occhio umano. Jamal e Damien sono infatti due 'predatori' simili a vampiri ma che invece di succhiare il sangue, sottraggono qualcosa di ancora più prezioso: il tempo. Kira stessa proverà la terribile sensazione di aver perso ore delle sua vita senza essersene nemmeno accorta, ma una cosa c'è che lei può fare e che un essere normale non è in grado: riesce a captarli.
Una volta conosciuti meglio i due scoprirà dell'esistenza di una dimensione parallela popolata da diverse fazioni alcune delle quali in contatto con i dèi greci stessi. Ho apprezzato come viene data una spiegazione logica per tutto: in particolare quella del cristallo che grazie alla sua energia permette loro l'invisibilità e non la consapevolezza di quel mondo agli umani.
Ma ora che Kira è invece in grado di captarli sa che questa scoperta le sconvolgerà la vita: specie quando, mentre è alla ricerca di indizi, la sua preda le viene sottratta dalle grinfie e avverte nuovamente la presenza di un altro personaggio simile a Damien e Jamal. La sua ricerca di Metzi diventerà ben presto un lavoro più grosso di quanto si sarebbe mai immaginata.
Personaggi
La cosa bella dei personaggi è che questi interagiscono direttamente con gli dèi greci. Ho trovato molto utile l'appendice che c'è alla fine del libro dove vengono elencati tutti gli dèi con una piccola descrizione: credo che sia ottima per chi non è molto avvezzo alla mitologia greca o per chi vorrebbe soltanto dare una veloce ripassata prima di cominciare la lettura. Tra gli dèi che più compaiono abbiamo Demetra, Persefone, Ade e come non menzionare il simpaticissimo Ermes. Naturalmente non conosceremo soltanto loro ma anche tutti gli altri dèi, ognuno dei quali ha un compito preciso e si trova nella situazione di giudicare l'operato di Kira dato che potrebbe avere effetti proprio su loro stessi. Ho amato il carattere di Kira, come lei si comporta anche di fronte a un Dio: non perde infatti il suo carisma e specialmente le sue battute pronte. Non le importa infatti di avere a che fare con una divinità: dipende come quella si approccia con lei, non avrà di certo riguardo. Il suo è un carattere forte, deciso: è quello di una ragazza che è stata adottata e istruita per combattere e fare l'agente per missioni importanti e segrete. Questo suo passato l'ha plasmata in un modo tale da renderla tenace anche nelle situazioni più improbabili. Non la vediamo mai arrendersi o piangersi addosso e quindi non si farà mettere i piedi in testa, nemmeno da Zeus stesso. Come dice lei, bisogna aver timore di una bionda con le sue glock! Il suo viaggio la porterà alla scoperta di chi sono i suoi genitori e anche di chi e cosa rappresenta per lei Agatha. Questi sono stati colpi di scena che non mi sarei mai aspettata. Adoro quando sto leggendo un romanzo, faccio le mie supposizioni e non indovino. Significa che non era palese e l'effetto sorpresa dà proprio il giusto sapore che volevo. Inoltre ho anche adorato come si approccia e cosa fa con Ade: d'altronde lui, insieme ad Apollo, sono sempre stati i miei dèi preferiti quindi leggere la parte di Ade per me è stato davvero un piacere e me la sono goduta con quanto più interesse possibile. Credo che si sia dato il giusto carattere per ogni dio, che non si sia sfociato nel banale o nell'out of character, il che è molto difficile quando si parla di personaggi che già esistono nel nostro immaginario collettivo. Damien anche l'ho amato: inizialmente lo conosciamo come un personaggio che stava cominciando a stancarsi della vita eterna che stava conducendo. Obbligato a sottrarre qualche ora solo a particolari persone. Quando però incontra Kira, tutto per lui cambia, è come se avesse cominciato veramente a vivere dal momento del loro primo incontro. Lei è stata la sua svolta: anche se Damien non ha veri e propri sentimenti umani, qualcosa si accende in lui, un amore mai provato verso quella splendida ragazza combattiva. Il loro rapporto si basa sulla fiducia, sulla forza che hanno come squadra e sulla loro eternità. Sanno che ciò che promettono a loro stessi non avrà mai fine, per questo le loro scelte e decisioni son ben ponderate. Il discepolo di Damien, Jamal, è un ragazzo all'apparenza adolescente, simpatico e sempre pronto ad aiutare i due protagonisti: è il classico personaggio di cui ci si può fidare, con quel pizzico di allegria che lo rende amabile. Una menzione la vorrei fare anche per Haru e Max: Haru è il vice strategos addestrato da Nicia che subito forse non vediamo di buon occhio. Eppure a me era piaciuto sin dall'inizio e il suo cambio di comportamento non solo è motivato e giusto ma fa anche capire quanto sia diligente e capace di apparire come dovrebbe per ogni situazione. Max è invece l'uomo che ha adottato Kira e che l'ha istruita. Penso che sia un personaggio davvero buono e che la ama sul serio. Il loro rapporto, nonostante le scoperte che farà Kira e che la costringeranno per un momento a stare lontana da lui, non cambierà. Il loro amore rimarrà lo stesso e la fiducia non verrà scalfita. Vorrei parlare anche di Agatha ma lei è talmente dolce e meravigliosa che vi consiglio di leggere il romanzo per scoprirla per bene da voi!
Stile
Questo è un romanzo davvero molto lungo ma la lettura scorre fluida e pulita. Non ho trovato alcun errore e l'ho letto davvero con piacere perché viene utilizzata la regoletta d'oro così amata: lo show don't tell! Non solo: nel momento in cui è necessario dare una spiegazione l'autrice utilizza l'espediente più che ottimo, dei discorsi diretti: questo è il metodo che io preferisco e apprezzo di più. Non abbiamo quindi lunghe scene di descrizioni a volte noiose che il lettore tende a saltare, ma la spiegazione ci viene fornita in un contesto 'attivo' e il discorso diretto è sempre quello che tiene alta la concentrazione di chi sta leggendo. Ci ritroviamo inoltre a sorridere per alcune battute di Kira, che sono veramente carine e per niente pesanti, i colpi di scena ci spingono a procedere con la lettura e andare subito al capitolo successivo quindi anche il climax si mantiene sempre bello alto.
Per tutti questi motivi, mi sento di dare il punteggio massimo!
lunedì 11 febbraio 2019
[Segnalazione] 'Piccole vite infelici' di Stefano Labbia
Segnalo oggi 'Piccole vite infelici' di Stefano Labbia, premio Elison 2017 come miglior romanzo inedito!
Titolo: Piccole vite infelici
Autore: Stefano Labbia
Edito da: Maurizio Vetri Editore
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Narrativa
Pagine: 96
Prima edizione: Settembre 2018
Link di acquisto: www.mauriziovetrieditore.com, oltre che su altre importanti piattaforme di vendita online
Trama
Nella Roma dei giorni nostri quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo. Una città, Roma, che sa amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.
Vi ispira? Potete leggere qui alcuni passi che mi sono stati gentilmente concessi.
Incipit
Aveva appena compiuto quarant’anni e da tutti era soprannominato Caio Sano. Caio perché ricordava, seppur di origini toscane, un romano verace, sguaiato, contraddittorio e pigro. Sano perché si professava un ateo – che ce l’aveva col mondo intero – e dunque, secondo la sua coscienza, era uno dei pochi sani in un pianeta di pazzi.
Caio aveva problemi di fiducia in se stesso, un po’ come tutti, direte voi. Ecco… I suoi problemi, però, erano un pelino più gravi. Seri. Forti. Radicati nel suo DNA. Era perennemente dominato da uno stato di agitazione quotidiana e ciò aveva avuto risvolti anche sulle sue condizioni di salute. Accanito fumatore, acquistava pacchetti di tabacco sfuso e, seduto in un angolo, si rollava le sue sigarettine che fumava a distanza di qualche minuto, una dopo l’altra. Amava il cinema, Caio. Il mondo dello spettacolo un po’ meno. Era un uomo alto, dinoccolato, si sarebbe detto un tempo, e magro. Salvo per il ventre prominente che pendeva all’ingiù, sino a formare una grossa piega di pelle tremula. Scherzando, Caio diceva a tutti che i suoi erano addominali. Solo un po’ “sblusati”. Caio,
fumava e beveva cappuccini rigorosamente bollenti. Da ustione al palato. Talvolta, assieme, vi mangiava biscotti o brioche. Ma solo se costavano meno di un euro. Caio amava il cinema e scriveva di cinema. Egli aveva un piccolo blog online che aggiornava saltuariamente, pubblicandovi articoli e recensioni che scriveva per conto di un sito specializzato. A stento riusciva ad arrivare alla fine del mese, trascorrendo gran parte del suo tempo in una casa a lui donata dai suoi genitori, in pieno centro a Roma. Quarant’anni.
Estratto
Il cast era formato ed avevano approfittato dell’occasione per girare anche alcune mini interviste, su spinta di Melina, pro raccolta fondi. Marco si mostrò titubante sul puntare tutto sul “Crowdfunding” anche alla luce dei costi della serie per la sola prima stagione che avevano ottenuto calcolandoli seppur sommariamente… Con la crew in parte acquisita ed il cast quasi al completo, adesso non restava che trovare un produttore per il web serie.
Marco e Melina vollero adoperarsi per avere i conti nel dettaglio. Caio si rifiutò. I conti non tornavano. La serie costava troppo e anche se non erano mai stati produttori, i due giovani sapevano in cuor loro che se non altro per quel motivo, non avrebbero trovato in Italia qualcuno così folle da investire in una web-serie horror sapendo già di andare in perdita. Ritornò di nuovo prepotente la parola “Crowdfunding” nel progetto di Melina. La ragazza incalzava, spingeva, visto che a parte qualche opinione positiva, niente di concreto era stato sancito dal giro d’Italia delle produzioni effettuato sinora. MM, seppur un po’ titubante, annuì e acconsentì quantomeno a provarci. Un
mese di campagna: social network usati in modo prepotente. Visibilità. Totale soldi raccolti? Zero. Si, zero. Sconsolati, i tre si sostennero – anche se Caio era sempre più amaro e sfiduciato in proposito. I progetti tra lui e Marco continuavano: Caio però era a tratti prepotente e voleva per forza imporre la sua visione delle cose su quella di MM.
Quest’ultimo, a volte trascinato dalla parlantina del toscano, si lasciava in qualche modo catturare e convincere. Talvolta desisteva e o posponeva il progetto o lo modificava ma a suo modo. In ogni caso, Caio si inseriva tutte le sante volte come autore assieme a Marco…
Anche solo per aver suggerito una modifica. Magari un accento o una virgola sfuggita al povero MM. Confuso e fiducioso, Marco, seppur a tratti a malincuore, accettava di buon grado la maggior parte dei suggerimenti del toscano perché reputava Caio Sano uno del giro, uno del settore da molto prima di lui. Che idiota… In breve la metà dei progetti, delle serie, dei film di Marco portavano anche il nome di Caio che così sperava anche lui, per la legge dei numeri, di recuperare qualche soldo in caso di cessione – vendita o similia, facendo il minimo sforzo e non cacciando alcuna idea. Idee, le sue, che si teneva belle strette. Ma poi, a dirla tutta, non ne aveva poi neanche tante, di valide. Una tantum se ne lasciava sfuggire qualcuna, parlando al telefono durante i suoi voli pindarici di ore ed
ore ed ore, e a Marco o non piacevano… o sembravano sciocche… copie di altre cose che aveva visto in giro…
Insomma, una sorta di fusion confusion, ecco. Ma stava zitto. Perché Marco non era falso: non avrebbe potuto dire crema al cioccolato qualora fosse stata merda. Il progetto di Melina, nonostante Marco e la giovane continuassero a lavorarci su, era in stand by. Così, le continue pressioni di Maya su Marco per girare dei mini episodi a zero budget per la sua serie web, ebbero la meglio.
L'autore
Stefano Labbia è un giovane autore italiano di origine brasiliana. 1984, nato nella Capitale d’Italia. Ha scritto e pubblicato, nel 2016, “Gli orari del cuore” per Leonida Edizioni, raccolta poetica che racchiude alcune liriche composte tra l’adolescenza e la maturità. Nel 2017 è tornato in
libreria con “I giardini incantati” (Talos Edizioni). Il Faggio Edizioni ha pubblicato nel 2018 la sua prima raccolta di racconti “Bingo Bongo & altre storie“. Questo è il suo primo romanzo.
Spero che questa segnalazione abbia stuzzicato la vostra curiosità in merito a questo libro!
Potete acquistare il libro direttamente sul sito dell'editore o ancora, cercarlo sulle piattaforme di vendita online!
Titolo: Piccole vite infelici
Autore: Stefano Labbia
Edito da: Maurizio Vetri Editore
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Narrativa
Pagine: 96
Prima edizione: Settembre 2018
Link di acquisto: www.mauriziovetrieditore.com, oltre che su altre importanti piattaforme di vendita online
Trama
Nella Roma dei giorni nostri quattro personaggi in cerca di pace nella quotidianità caotica del mondo (a)sociale del nuovo millennio. Quattro persone si incontrano, si sfiorano, collaborano, vivono, si amano. Poi si perdono di vista, perdono opportunità, occasioni, fanno scelte (talvolta opinabili), si maledicono. Come se niente fosse. Come se tutto ciò che hanno condiviso nel passato recente non avesse alcun valore. Ne emotivamente, nè lavorativamente. Piccole vite infelici parla delle esistenze di Melina, Marco Marcello, Caio Sano e Maya in una Capitale d’Italia glaciale, non per il freddo ma per la nuda e gelida umanità che la anima. Una Roma multiculturale che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti bramosi di essere finalmente valorizzati dall’altro e maledettamente insicuri e complessati nei loro confronti al contempo. Una città, Roma, che sa amarli per poi nascondersi tra le pieghe della sua imponente fragilità, raggomitolandosi su sé stessa per giocare al gatto con il topo con i suoi cittadini tutti. Che l’abitano, la visitano, la colorano. E poi la violentano brutalmente senza alcuna pietà.
Vi ispira? Potete leggere qui alcuni passi che mi sono stati gentilmente concessi.
Incipit
Aveva appena compiuto quarant’anni e da tutti era soprannominato Caio Sano. Caio perché ricordava, seppur di origini toscane, un romano verace, sguaiato, contraddittorio e pigro. Sano perché si professava un ateo – che ce l’aveva col mondo intero – e dunque, secondo la sua coscienza, era uno dei pochi sani in un pianeta di pazzi.
Caio aveva problemi di fiducia in se stesso, un po’ come tutti, direte voi. Ecco… I suoi problemi, però, erano un pelino più gravi. Seri. Forti. Radicati nel suo DNA. Era perennemente dominato da uno stato di agitazione quotidiana e ciò aveva avuto risvolti anche sulle sue condizioni di salute. Accanito fumatore, acquistava pacchetti di tabacco sfuso e, seduto in un angolo, si rollava le sue sigarettine che fumava a distanza di qualche minuto, una dopo l’altra. Amava il cinema, Caio. Il mondo dello spettacolo un po’ meno. Era un uomo alto, dinoccolato, si sarebbe detto un tempo, e magro. Salvo per il ventre prominente che pendeva all’ingiù, sino a formare una grossa piega di pelle tremula. Scherzando, Caio diceva a tutti che i suoi erano addominali. Solo un po’ “sblusati”. Caio,
fumava e beveva cappuccini rigorosamente bollenti. Da ustione al palato. Talvolta, assieme, vi mangiava biscotti o brioche. Ma solo se costavano meno di un euro. Caio amava il cinema e scriveva di cinema. Egli aveva un piccolo blog online che aggiornava saltuariamente, pubblicandovi articoli e recensioni che scriveva per conto di un sito specializzato. A stento riusciva ad arrivare alla fine del mese, trascorrendo gran parte del suo tempo in una casa a lui donata dai suoi genitori, in pieno centro a Roma. Quarant’anni.
Estratto
Il cast era formato ed avevano approfittato dell’occasione per girare anche alcune mini interviste, su spinta di Melina, pro raccolta fondi. Marco si mostrò titubante sul puntare tutto sul “Crowdfunding” anche alla luce dei costi della serie per la sola prima stagione che avevano ottenuto calcolandoli seppur sommariamente… Con la crew in parte acquisita ed il cast quasi al completo, adesso non restava che trovare un produttore per il web serie.
Marco e Melina vollero adoperarsi per avere i conti nel dettaglio. Caio si rifiutò. I conti non tornavano. La serie costava troppo e anche se non erano mai stati produttori, i due giovani sapevano in cuor loro che se non altro per quel motivo, non avrebbero trovato in Italia qualcuno così folle da investire in una web-serie horror sapendo già di andare in perdita. Ritornò di nuovo prepotente la parola “Crowdfunding” nel progetto di Melina. La ragazza incalzava, spingeva, visto che a parte qualche opinione positiva, niente di concreto era stato sancito dal giro d’Italia delle produzioni effettuato sinora. MM, seppur un po’ titubante, annuì e acconsentì quantomeno a provarci. Un
mese di campagna: social network usati in modo prepotente. Visibilità. Totale soldi raccolti? Zero. Si, zero. Sconsolati, i tre si sostennero – anche se Caio era sempre più amaro e sfiduciato in proposito. I progetti tra lui e Marco continuavano: Caio però era a tratti prepotente e voleva per forza imporre la sua visione delle cose su quella di MM.
Quest’ultimo, a volte trascinato dalla parlantina del toscano, si lasciava in qualche modo catturare e convincere. Talvolta desisteva e o posponeva il progetto o lo modificava ma a suo modo. In ogni caso, Caio si inseriva tutte le sante volte come autore assieme a Marco…
Anche solo per aver suggerito una modifica. Magari un accento o una virgola sfuggita al povero MM. Confuso e fiducioso, Marco, seppur a tratti a malincuore, accettava di buon grado la maggior parte dei suggerimenti del toscano perché reputava Caio Sano uno del giro, uno del settore da molto prima di lui. Che idiota… In breve la metà dei progetti, delle serie, dei film di Marco portavano anche il nome di Caio che così sperava anche lui, per la legge dei numeri, di recuperare qualche soldo in caso di cessione – vendita o similia, facendo il minimo sforzo e non cacciando alcuna idea. Idee, le sue, che si teneva belle strette. Ma poi, a dirla tutta, non ne aveva poi neanche tante, di valide. Una tantum se ne lasciava sfuggire qualcuna, parlando al telefono durante i suoi voli pindarici di ore ed
ore ed ore, e a Marco o non piacevano… o sembravano sciocche… copie di altre cose che aveva visto in giro…
Insomma, una sorta di fusion confusion, ecco. Ma stava zitto. Perché Marco non era falso: non avrebbe potuto dire crema al cioccolato qualora fosse stata merda. Il progetto di Melina, nonostante Marco e la giovane continuassero a lavorarci su, era in stand by. Così, le continue pressioni di Maya su Marco per girare dei mini episodi a zero budget per la sua serie web, ebbero la meglio.
L'autore
Stefano Labbia è un giovane autore italiano di origine brasiliana. 1984, nato nella Capitale d’Italia. Ha scritto e pubblicato, nel 2016, “Gli orari del cuore” per Leonida Edizioni, raccolta poetica che racchiude alcune liriche composte tra l’adolescenza e la maturità. Nel 2017 è tornato in
libreria con “I giardini incantati” (Talos Edizioni). Il Faggio Edizioni ha pubblicato nel 2018 la sua prima raccolta di racconti “Bingo Bongo & altre storie“. Questo è il suo primo romanzo.
Spero che questa segnalazione abbia stuzzicato la vostra curiosità in merito a questo libro!
Potete acquistare il libro direttamente sul sito dell'editore o ancora, cercarlo sulle piattaforme di vendita online!
sabato 9 febbraio 2019
Recensione: 'I racconti incantati' di Gloria Donati
Oggi parliamo di un libro per bambini, 'I racconti incantati' di Gloria Donati!
Titolo: I racconti incantati
Autrice: Gloria Donati
Edito da: Europa Edizioni
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Racconti per bambini
Pagine: 92
Prezzo: 9,50€
Trama
Un mondo magico è quello dove a volte ognuno di noi vorrebbe rifugiarsi. Un luogo senza tempo, dove a narrare le vicende è la voce della fantasia. Così basta lasciarsi trasportare dalle parole di questo libro per entrare in un mondo popolato di piccole fate colorate, folletti dai buffi cappelli appuntiti, elfi, alberi centenari parlanti, unicorni, ma anche streghe malefiche e crudeli. Vagheremo in luoghi fantastici, tra le terre del Sud e Ovesfalda, nel regno meraviglioso di Feirivord, dove il tempo scorre in modo diverso che sulla nostra Terra, oppure ci perderemo nella bellezza di boschi, castelli e vallate, dove le paure a volte corrono sul filo di antiche leggende. Dietro a ogni storia si celano insegnamenti e ogni racconto è un'occasione per riflettere sulla vita. Età di lettura: da 8 anni.
Il libro è composto da quindici racconti per bambini: ognuno di loro narra le imprese eroiche che compiono i protagonisti o mostra il cambiamento di un personaggio scorretto che inizia a capire, tramite un insegnamento, i motivi dei suoi sbagli raggiungendo quindi una consapevolezza di sé e un perdono collettivo che gli permetterà poi di essere reintegrato nella cerchia familiare ( o amicale) di cui faceva parte. Ogni racconto ha sempre una morale diversa da insegnare, quindi sono dell'opinione che possono essere dei racconti certamente adatti per dei bambini: non solo infatti sono avventurosi perché nella maggior parte dei casi i personaggi si ritrovano a dover affrontare un viaggio fantastico, ma anche perché anche quando non c'è una vera e propria eroica spedizione, la tensione è sempre alta e ha un insegnamento da dare alla fine. I racconti sono anche intervallati da carinissimi disegni che rendono il testo ancora più vivo e certamente più allettante per un bambino. In questo modo possono vedere e riconoscere i vari personaggi dalle figure e interagiscono di più con la storia. Ma adesso andiamo a conoscere qualcuno dei protagonisti e l'insegnamento che si ricava dalle loro imprese!
Personaggi
Come detto, ogni personaggio ha un qualcosa da insegnare al piccolo lettore. Conosciamo il principe Kim che parte per un viaggio alla ricerca del padre e della sorella, sconfiggendo l'usurpatore al trono e facendo quindi emergere la sua vena eroica che è riuscita, non solo a fargli salvare la famiglia, ma anche a riconquistare ciò che aveva di diritto. In un altro racconto anche Victor, abbandonato quando era in fasce, scopre poi tramite un foulard di essere di sangue blu e da qui inizierà l'accettazione di se stesso in via di questa nuova e sensazionale scoperta. O ancora molto vivo è il richiamo che si vuole dare alla fantasia: come nel racconto di Kila e Sheila che attraverso delle pozzanghere finiscono in un altro mondo incantato, con le proprie bellezze e negatività, diventandone infine le principesse. Un altro molto bello e che ho davvero apprezzato è stato quello di Sony, la ballerina che non riusciva più a danzare dopo aver avuto paura di esibirsi davanti alla regina che la adorava. Dopo quell'evento per lei disastroso, l'insicurezza ha cominciato a divorarla non riuscendo più a ballare. Riuscirà infine a sconfiggere questa sua paura, tornando di nuovo a danzare magnificamente una volta che avrà di nuovo riacquistato fiducia in se stessa. A mio parere credo che questo sia un bellissimo messaggio da dare a un bambino, quello di non arrendersi mai davanti a nessuna difficoltà. Poi abbiamo Filippo, un trovatello che una volta cresciuto viene cacciato dal villaggio: quando torna è un medico e viene di nuovo accettato dalla gente che gli chiede perdono. Filippo, invece di serbare rancore, decide addirittura di aprire un suo studio in quel villaggio per aiutarli. Abbiamo altre storie di cavalieri e principi: come il cavaliere Osvaldo che, incaricato dal principe, ricerca il motivo del malcontento del popolo o del bambino che salva la sua famiglia e una principessa intrappolati su un'isola.
Mi è piaciuto molto anche il racconto della gallina Vanity che vanitosa e strafottente si separa dalle sue compagne perché non degne di stare con lei. Quando però viene ingannata da una volpe che la vuole mangiare capisce che la sua vanità non la salverà di certo: tornata dalle altre smette di essere vanitosa e ottiene il perdono delle amiche, arrivando quindi a un clime mite e amichevole oltre al fatto che la protagonista ha imparato dai suoi errori. Stesso identico messaggio è quello che ci viene mostrato nel racconto dedicato alla principessa Priscilla, anche lei viziata e superba. Ma quando sente arrivare il suo primo rifiuto, dal cavaliere che non accetta di regalarle il proprio cavallo, il suo atteggiamento cambia: prima ancora più in negativo dato che comincia a sbraitare ma sarà proprio questo sfogo che le farà capire non solo che non le servirà a niente ma che le persone che la circondavano sono essenziali per lei e che non può andare avanti senza di loro. Altro racconto molto bello è quello dell'agnellino e della farfalla che nonostante la loro evidente diversità fanno amicizia lo stesso. Un bel messaggio da dare, il volersi bene e coltivare un legame qualunque sia la diversità che ognuno di noi può avere. Ce ne sono ovviamente altri che trasmettono questi messaggi positivi, come anche il solo credere in se stessi e in quello che si è, piuttosto che cambiare. Sono quindi dei racconti che non solo fanno divertire un bambino ma gli forniscono anche un importante insegnamento.
Stile
Sono appunto quindici racconti che utilizzano uno stile semplice, pulito e appunto, raccontato.
Alcuni di loro sono in prima persona, altri ancora in terza. Lo stile del raccontato in questo caso ci sta eccome: sono appunto delle storie che vanno lette a dei bambini e bisogna utilizzare uno stile adatto a questi piccoli ascoltatori. L'unica cosa che posso consigliare è di 'spezzare' in più frasi alcuni passaggi lunghi e di prestare attenzione a delle ripetizioni nella stessa frase.
Detto questo trovo che sia un romanzo dolcissimo, che va benissimo per dei bambini che vogliono divertirsi leggendo delle storie avventurose e significative per la loro crescita. Come già detto, i disegni sono anche una chicca in più che certamente attireranno la loro attenzione, oltre al fatto che sono davvero carinissimi. Quindi, sì: consiglio questo libro per i piccoli lettori del domani.
Titolo: I racconti incantati
Autrice: Gloria Donati
Edito da: Europa Edizioni
Formato: Cartaceo (brossura)
Genere: Racconti per bambini
Pagine: 92
Prezzo: 9,50€
Trama
Un mondo magico è quello dove a volte ognuno di noi vorrebbe rifugiarsi. Un luogo senza tempo, dove a narrare le vicende è la voce della fantasia. Così basta lasciarsi trasportare dalle parole di questo libro per entrare in un mondo popolato di piccole fate colorate, folletti dai buffi cappelli appuntiti, elfi, alberi centenari parlanti, unicorni, ma anche streghe malefiche e crudeli. Vagheremo in luoghi fantastici, tra le terre del Sud e Ovesfalda, nel regno meraviglioso di Feirivord, dove il tempo scorre in modo diverso che sulla nostra Terra, oppure ci perderemo nella bellezza di boschi, castelli e vallate, dove le paure a volte corrono sul filo di antiche leggende. Dietro a ogni storia si celano insegnamenti e ogni racconto è un'occasione per riflettere sulla vita. Età di lettura: da 8 anni.
Il libro è composto da quindici racconti per bambini: ognuno di loro narra le imprese eroiche che compiono i protagonisti o mostra il cambiamento di un personaggio scorretto che inizia a capire, tramite un insegnamento, i motivi dei suoi sbagli raggiungendo quindi una consapevolezza di sé e un perdono collettivo che gli permetterà poi di essere reintegrato nella cerchia familiare ( o amicale) di cui faceva parte. Ogni racconto ha sempre una morale diversa da insegnare, quindi sono dell'opinione che possono essere dei racconti certamente adatti per dei bambini: non solo infatti sono avventurosi perché nella maggior parte dei casi i personaggi si ritrovano a dover affrontare un viaggio fantastico, ma anche perché anche quando non c'è una vera e propria eroica spedizione, la tensione è sempre alta e ha un insegnamento da dare alla fine. I racconti sono anche intervallati da carinissimi disegni che rendono il testo ancora più vivo e certamente più allettante per un bambino. In questo modo possono vedere e riconoscere i vari personaggi dalle figure e interagiscono di più con la storia. Ma adesso andiamo a conoscere qualcuno dei protagonisti e l'insegnamento che si ricava dalle loro imprese!
Personaggi
Come detto, ogni personaggio ha un qualcosa da insegnare al piccolo lettore. Conosciamo il principe Kim che parte per un viaggio alla ricerca del padre e della sorella, sconfiggendo l'usurpatore al trono e facendo quindi emergere la sua vena eroica che è riuscita, non solo a fargli salvare la famiglia, ma anche a riconquistare ciò che aveva di diritto. In un altro racconto anche Victor, abbandonato quando era in fasce, scopre poi tramite un foulard di essere di sangue blu e da qui inizierà l'accettazione di se stesso in via di questa nuova e sensazionale scoperta. O ancora molto vivo è il richiamo che si vuole dare alla fantasia: come nel racconto di Kila e Sheila che attraverso delle pozzanghere finiscono in un altro mondo incantato, con le proprie bellezze e negatività, diventandone infine le principesse. Un altro molto bello e che ho davvero apprezzato è stato quello di Sony, la ballerina che non riusciva più a danzare dopo aver avuto paura di esibirsi davanti alla regina che la adorava. Dopo quell'evento per lei disastroso, l'insicurezza ha cominciato a divorarla non riuscendo più a ballare. Riuscirà infine a sconfiggere questa sua paura, tornando di nuovo a danzare magnificamente una volta che avrà di nuovo riacquistato fiducia in se stessa. A mio parere credo che questo sia un bellissimo messaggio da dare a un bambino, quello di non arrendersi mai davanti a nessuna difficoltà. Poi abbiamo Filippo, un trovatello che una volta cresciuto viene cacciato dal villaggio: quando torna è un medico e viene di nuovo accettato dalla gente che gli chiede perdono. Filippo, invece di serbare rancore, decide addirittura di aprire un suo studio in quel villaggio per aiutarli. Abbiamo altre storie di cavalieri e principi: come il cavaliere Osvaldo che, incaricato dal principe, ricerca il motivo del malcontento del popolo o del bambino che salva la sua famiglia e una principessa intrappolati su un'isola.
Mi è piaciuto molto anche il racconto della gallina Vanity che vanitosa e strafottente si separa dalle sue compagne perché non degne di stare con lei. Quando però viene ingannata da una volpe che la vuole mangiare capisce che la sua vanità non la salverà di certo: tornata dalle altre smette di essere vanitosa e ottiene il perdono delle amiche, arrivando quindi a un clime mite e amichevole oltre al fatto che la protagonista ha imparato dai suoi errori. Stesso identico messaggio è quello che ci viene mostrato nel racconto dedicato alla principessa Priscilla, anche lei viziata e superba. Ma quando sente arrivare il suo primo rifiuto, dal cavaliere che non accetta di regalarle il proprio cavallo, il suo atteggiamento cambia: prima ancora più in negativo dato che comincia a sbraitare ma sarà proprio questo sfogo che le farà capire non solo che non le servirà a niente ma che le persone che la circondavano sono essenziali per lei e che non può andare avanti senza di loro. Altro racconto molto bello è quello dell'agnellino e della farfalla che nonostante la loro evidente diversità fanno amicizia lo stesso. Un bel messaggio da dare, il volersi bene e coltivare un legame qualunque sia la diversità che ognuno di noi può avere. Ce ne sono ovviamente altri che trasmettono questi messaggi positivi, come anche il solo credere in se stessi e in quello che si è, piuttosto che cambiare. Sono quindi dei racconti che non solo fanno divertire un bambino ma gli forniscono anche un importante insegnamento.
Stile
Sono appunto quindici racconti che utilizzano uno stile semplice, pulito e appunto, raccontato.
Alcuni di loro sono in prima persona, altri ancora in terza. Lo stile del raccontato in questo caso ci sta eccome: sono appunto delle storie che vanno lette a dei bambini e bisogna utilizzare uno stile adatto a questi piccoli ascoltatori. L'unica cosa che posso consigliare è di 'spezzare' in più frasi alcuni passaggi lunghi e di prestare attenzione a delle ripetizioni nella stessa frase.
Detto questo trovo che sia un romanzo dolcissimo, che va benissimo per dei bambini che vogliono divertirsi leggendo delle storie avventurose e significative per la loro crescita. Come già detto, i disegni sono anche una chicca in più che certamente attireranno la loro attenzione, oltre al fatto che sono davvero carinissimi. Quindi, sì: consiglio questo libro per i piccoli lettori del domani.
L'autrice
Gloria Donati
è nata nel 1992 a Bracciano (RM).
Si è laureata in Scienze
dei Beni Culturali alla Tuscia e si è poi iscritta
alla Magistrale a Roma Tre. Vincitrice del Servizio Civile Universale, è stata
per un anno volontaria presso
il Museo Napoleonico come accompagnatrice nelle
visite. Ha partecipato a concorsi letterari ottenendo vari riconoscimenti: Centro culturale “Giuseppe Gioa- chino Belli”, Ibiscos,
Cristian Enderson, Pontedera “Giovanni Gronchi” (primo
premio ex-aequo negli anni 2006- 2010-2011, secondo
premio ex-aequo nell’anno 2002), centro culturale “I giardini dell’anima” vincitrice del terzo premio
per la festa
della donna, Concorso letterario Giovanile “Roberto
Bertelli” (due segnalazioni anno 2004-2005), partecipazione a Capit Concorso Nazionale
di Poesia e Narrativa
Terzo Millennio Roma, concorso
di narrativa e poesia “Franco
Bargagna” (primo
premio ex-aequo anno 2008).
Ha
pubblicato alcune poesie
e storie e il libro
fantasy Regno di Ehiart (Nep Edizioni, 2015).