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venerdì 16 novembre 2018

Recensione: I due regni, la Città Intera I di Alessia Palumbo

Oggi parliamo de 'I due regni, la Città Intera' di Alessia Palumbo!

Titolo: I due regni, la Città Intera, volume I

Autore: Alessia Palumbo

Formato: Cartaceo (copertina rigida e flessibile), Kindle

Edito da: EKT- Edikit

Genere: fantasy, mix tra sword and sorcery e grimdark

Pagine: 603

Prezzo: 18,00€, 2,99€ Kindle

Consigliato: dai 15/16 anni in su




Trama

 In un regno devastato dai conflitti fra maghi e guerrieri, la Città Intera è sorta, baluardo nella lotta contro chiunque possieda sangue magico.
In questo scenario si muove Farwel, decisa a riportare pace ed equilibro in un luogo dove imperversa solo timore e morte.
In un fantasy, certamente non canonico, si muove la sfera umana dell’interiorità e di ogni sua sfumatura, non trovando il malvagio o il corrotto in un mostro da debellare o in una antica maledizione che pende sul capo indistinto della razza umana, ma dentro quegli stessi personaggi che creano e distruggono.
Parallelamente alla vicenda, altri filoni narrativi si intrecciano, mostrando eventi del passato privi del dolore della Città Intera, ma carichi già di un nefasto presagio. 


Questo è sicuramente un romanzo che si discosta dal fantasy vecchio stile, è cupo, adulto e con concetti interessanti sicuramente non adatti a un pubblico infantile. È quello che considero un dark fantasy, uno dei generi che più mi incuriosisce. Mi piacciono tutte le sfumature del fantasy, dal vecchio stile al dark, ed è sempre un piacere vedere come un autore, in questo caso un'autrice, riesce a dare la sua personale sfumatura a quello che è un genere ampio e complesso.
Trattare certi argomenti è difficile per uno scrittore, ma è proprio trattando temi più delicati che si vede la bravura dell'autore. Di che cosa parla questo libro?
Innanzitutto credo che sia doveroso specificare che si tratta del primo volume di una tetralogia, di cui i primi tre volumi sono già disponibili e i primi due ci arrivano adesso con un'edizione del tutto nuova.
Per facilitarvi vi lascio quest'immagine gentilmente concessa dall'autrice.

 Amo le saghe e devo dire che effettivamente, almeno quanto letto dal primo libro, è una storia lunga che merita di essere raccontata. Dall'incipit veniamo a sapere che la Città Intera è sorta contro i maghi. Anche quelli che non hanno mai arrecato problemi a nessuno vengono o uccisi o messi ai lavori forzati, trattati peggio delle bestie. C'è sempre stato un conflitto tra guerrieri e maghi, ma le due fazioni erano riuscite, anche se con difficoltà, a lavorare insieme per poter un giorno combattere in un unico esercito. Le prime distinzioni, anche quando la guerra vera e propria non è ancora scoppiata, le possiamo già notare nell'Accademia dove sia i maghi che i guerrieri si allenano insieme. Infatti, nonostante ciò, le lezioni saranno sempre separate e i futuri guerrieri coveranno comunque un malcelato odio verso i loro compagni maghi. È naturale, si può pensare, che i maghi e i guerrieri debbano imparare cose diverse e che quindi in Accademia vengano divisi, ma anche quando si presenta l'occasione di dover apprendere qualcosa di utile per entrambe le fazioni ecco che le lezioni sono ugualmente separate.
Farwel, la protagonista, ha sempre vissuto con l'idea che un giorno sarebbe diventata una guerriera, onorando così la sua illustre famiglia della Spada Corrosa insieme alle sue migliori amiche. E anche lei è vissuta con il pensiero che hanno tutti i guerrieri, ovvero che i maghi non sono altro che fantocci inutili.
Durante il suo primo giorno all'Accademia però tutto cambia per lei: le viene infatti riconosciuto che ha la magia e che quindi non potrà mai diventare una guerriera come voleva suo padre e come voleva lei stessa. Mi voglio soffermare in particolare su questo momento. Noi sappiamo che Farwel è una maga, ne veniamo a conoscenza sin dal primo capitolo, in cui ci viene presentata una Farwel adulta, che sta scappando dalla guerra che imperversa sulla Città alla ricerca di una soluzione.
Quindi, quando l'autrice ci porta nel passato per mostrarci come tutto per Farwel è iniziato, non siamo sopresi nello scoprire che è, appunto, una maga. Eppure quel capitolo è stato scritto davvero alla perfezione: nonostante sappiamo cosa sta per accadere, lo stile ci fa convivere perfettamente con le sensazioni che Farwel sta provando. L'angoscia, l'ansia, la paura. Nel momento in cui i maestri si stanno avvicinando a Farwel per testare se sia o no una maga vi giuro che avevo il cuore in gola.
Sentiamo perfettamente ciò che prova la protagonista, e dopo la paura iniziale, ecco che subentra il dolore di dover dire addio per sempre al suo sogno e non solo. Anche la sua famiglia, imbarazzata per lei per quel grande disonore che è l'essere maghi nella Spada Corrosa, la abbandona.
Insieme a lei non ci diamo pace: può davvero la sua famiglia abbandonarla per un qualcosa che non ha scelto? E dopo il dolore dell'abbandono ecco che arriva anche la gelosia verso le sue amiche, tutte scelte guerriere. Avvertiamo il senso di oppressione che Farwel prova quando la mattina successiva le sue amiche si svegliano eccitate per il loro primo giorno mentre lei invece non riesce nemmeno ad indossare la sua toga da maga per quanto si sente logorata nell'animo. Scoprire di essere qualcuno che si è sempre odiato non è assolutamente una cosa facile che si supera in poco tempo.
E l'accettazione di Farwel del proprio essere sarà infatti graduale, aiutata dal suo maestro Duncan che le farà scoprire i suoi poteri, i suoi elementi di appartenenza e riuscirà finalmente a farle amare così tanto la magia da rifiutare lei stessa di rivedere quella famiglia che l'ha ripudiata.
Gli anni in Accademia passano, fino a quando tutti i maghi e tutti i guerrieri sono sottoposti alla prova finale che determinerà il passaggio all'essere un vero guerriero per il proprio regno.
Per i maghi la prova consiste nel Rito di Drator, al termine del quale se si avrà vittoria, anche la loro toga cambierà colore, indicando un grado più alto.

Worldbuilding
 Prima di continuare vorrei soffermarmi sul worldbuilding riallacciandomi a quanto ho appena detto a proposito delle toghe dei maghi. Si vede che c'è stato un enorme lavoro dietro: sia per quanto riguarda le toghe, molto importanti per i maghi non solo per indicarne il livello ma anche per ciò che hanno appreso, sia per quanto riguarda l'Accademia stessa.
Ho trovato bellissimo il fatto che ogni volta che un mago scopre e impara un nuovo incantesimo sulla toga si vengono a creare dei nuovi disegni e scritte -che soltanto Duncan è ancora in grado di leggere. Questo fa sì che la toga, oltre ad essere come un'armatura per i maghi, li rappresenti alla perfezione, raccontando tutto il passato del mago. Ciò significa quindi che ogni toga è diversa dall'altra. Farwel, che si ritrova con una magia potentissima, ha dei disegni diversi rispetto agli altri maghi sin dal primo giorno in Accademia. Per questo ha l'ansia quando si diletta a studiare incanti proibiti, perché sa che imparandoli potrebbero formarsi nuovi disegni sulla sua toga.
Anche l'Accademia ha le sue regole, nulla è lasciato al caso o all'immaginazione del lettore: ci vengono infatti spiegati quanti anni occorrono per finirla, la possibilità per alcuni guerrieri di andarsene prima con una raccomandazione, la prova finale che spetta agli allievi e cosa succederà subito dopo. Non solo: le lezioni del maestro Duncan non vengono sorvolate.
Insieme a Farwel e i suoi compagni assistiamo agli insegnamenti di Duncan, scoprendo così come la magia viene impiegata, i serbatoi di cui ognuno predispone, venendo così a conoscenza di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere la natura di un mago.
È una cosa che ho apprezzato tantissimo perché mi ha fatto capire quanto l'autrice ci abbia pensato, di quanta passione abbia messo nella costruzione del suo mondo.

Struttura e stile
In questo romanzo ogni capitolo ci mostra un lato differente della storia con l'intenzione, almeno credo, di riunirsi nei libri successivi. La cosa certa è che hanno la funzione di fornirci un quadro generale della storia, non facendoci perdere di vista nessun elemento. Abbiamo infatti i capitoli che sono dedicati all'attuale Farwel, desiderosa di porre fine all'annientamento ingiusto dei maghi e di fermare i Custodi, i veri nemici della Città, i capitoli dedicati al passato di Farwel, ai suoi momenti in Accademia fino al momento in cui dovrà affrontare il Rito di Drator e i capitoli che ho trovato più particolari ovvero quelli del principe e di Faervel, di cui abbiamo entrambi i punti i vista.
Chi sono questi personaggi? Sono i protagonisti di una storia d'amore che Farwel sta leggendo e di cui sono sicura avranno un significato particolare che in questo primo volume non è stato ancora spiegato. Sono davvero curiosa infatti! Con questa tecnica, inoltre, non abbiamo i classici errori dei punti di vista ballerini, ma sappiamo sempre chi sta parlando. Una cosa decisamente da non sottovalutare dato che spesso si tende a fare questo errore.
Il romanzo è scritto in prima persona e l'utilizzo che ne viene tratto è ammirevole. Come già detto precedentemente infatti, lo show don't tell è utilizzato alla perfezione. Ogni volta che ci viene presentato un nuovo ambiente, un nuovo evento per il personaggio, avvertiamo le sue sensazioni tramite i cinque sensi. Il che è la maniera ottimale per la descrizione di una scena. Non stiamo soltanto leggendo, stiamo anche vivendo le sensazioni che i personaggi stanno provando.
È uno scoprire e un 'respirare' allo stesso tempo. Su questo punto infatti il mio voto non può che essere un 10/10. Anche i capitoli con meno discorsi diretti e che quindi potrebbero appesantire la lettura, sono in realtà fluidi e assolutamente scorrevoli. Questo perché l'autrice è in grado di immettere nel discorso indiretto sempre dei dettagli curiosi o interessanti che rendono gradevole la lettura anche di una parte più compatta.

Personaggi
Farwel è la protagonista di questo racconto e la cosa importante secondo me, quando si scrive in prima persona e tutto è focalizzato quindi sul personaggio principale, è riuscire a creare un'intesa perfetta con il lettore. Il protagonista e i suoi pensieri non devono risultare fastidiosi o non logici. Il che è chiaro, ma fidatevi che quando questo accade e si sta appunto parlando del protagonista, è difficile se non impossibile continuare la lettura del romanzo. Farwerl non è la classica Mary Sue tanto odiata ormai dalla letteratura fantasy: a parte che, come già detto, l'ottimo utilizzo dello show don't tell ce la fa amare, ma vediamo noi stessi che nulla è regalato per lei. L'estremo sacrificio che compie la annienta proprio in ciò che è lei stessa. Nonostante sappia che ciò che sta per fare potrebbe deviarla, mandarla contro ciò che ama, lei ci prova lo stesso, portando a compimento il desiderio che Diane aveva per lei. Ora, non posso dilungarmi oltre su questo aspetto perché rischierei di fare troppi spoiler, ma è un gesto che la segnerà per sempre. Posso appunto solo dirvi che la intaccherà nell'anima, in ciò che lei è, ed è da questo momento in avanti che il romanzo comincerà a farsi più cupo. Farwel non ha più la sicurezza su nessuno: è completamente da sola. Non c'è il suo maestro, non ci sono le sue amiche e nemmeno la sua famiglia è lì accanto a lei. Tutto ciò che ha lei stessa, fino a rendersi conto che nemmeno quello potrà avere. A questo punto mi immagino quanto possa essere difficile la scrittura di un cambiamento del genere: è un mostrare due lati della stessa medaglia che a lungo andare possono separarsi del tutto. Tutto ciò che lei affronta non sarà più un qualcosa di speciale di cui ne può trarre solo giovamento e insegnamento, ma vedrà davanti a sé pericoli e lotte che la muteranno radicalmente, dolori indicibili e la presa di coscienza che pur di vincere sta combattendo dalla parte 'sbagliata'. 
A questo punto sarà interessante vedere come si evolverà questo personaggio che è destinato a non essere più lo stesso: tutto ciò che sta passando, tutto ciò che sta facendo, quanto la cambierà o sconvolgerà se un giorno ne prenderà nuovamente atto?
Sinceramente non vedo l'ora di scoprirlo perché è un argomento molto avvicente, quello dell'identità del protagonista. D'altronde, non c'è storia senza un cambiamento radicale del personaggio cui tutto ruota intorno.
Gli altri personaggi rimangono lo stesso impressi, anche se alcuni sono più marginali. Mi sono piaciute molte le amiche di Farwel. Ero convinta che si sarebbero comportate proprio come le loro famiglie, ovvero che non avrebbero più accettato Farwel come una di loro dopo aver scoperto la sua natura di maga. Invece no, nonostante i pregiudizi che hanno tutti i guerrieri, per la loro amica li hanno messi da parte, supportandola e incoraggiandola. Sono state loro a incitarla nell'indossare la toga, a farla sentire sempre a suo agio anche se ormai non potevano far altro che condividere solo la stanza.
Anche i suoi compagni di Accademia sono stati interessanti e ognuno con una dote particolare. C'è chi ha deciso di continuare e affrontare il Rito, chi ha deciso di non sentirsi ancora sufficientemente pronto. Menzione speciale va per Duncan, il Maestro che è anche un supporto morale per Farwel. Le sue conoscenze sappiamo che sono incredibili, come lo dimostra il fatto che è in grado di leggere ciò che compare sulle toghe dei maghi. Ma non solo, è saggio, calmo e paziente. Ama ciò che fa ed è desideroso di far uscire il meglio da ogni allievo che prende sotto la sua ala. Il rapporto però che ha con Farwel è destinato a subire una trasformazione di cui sarà interessante vedere gli sviluppi nei prossimi libri. Così come infatti non vedo l'ora di sapere di più su Idai.
Ultima menzione che voglio fare è per il padre di Farwel. Speravo che sarebbe successa una cosa simile e quei capitoli sono stati davvero dolci da leggere.

Detto questo credo che sia una saga che ha l'assoluto bisogno di essere letta dagli amanti del genere dark fantasy che hanno voglia di immergersi in una storia differente dalle altre.
Il mio voto è pieno!
 
 

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