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giovedì 20 luglio 2023

Recensione: 'Il Tempo del Risveglio. La Guerra del Vespro, Vol. 2' di Estelwen Oriel

 Buonasera a tutti!
Oggi vi voglio parlare del secondo volume della trilogia di 'La Guerra del Vespro' di Estelwen Oriel, 'Il Tempo del Risveglio'! Nel caso aveste perso la mia prima recensione, potete recuperarla cliccando qui


 

Titolo: Il Tempo del Risveglio. La Guerra del Vespro, Vol. 2

Autrice: Estelwen Oriel

Edito da: Words Edizioni

Genere: Epic Fantasy

Formato: Digitale

Prezzo: 3,99€, ora in sconto a 2,69€

Data di lancio: 17 luglio 2023

 

 

 

Trama

Dopo la caduta di Galadin, il caos si espande in ogni angolo del mondo. Senza più regole né credi a cui appigliarsi, i popoli si sono persi. A sedere sulle macerie della città è ora Talrion, mentre Re Noematar è costretto alla fuga. Ad Ankànuba, invece, la comunità dalle forti credenze religiose è del tutto fuori controllo. È da qui che Talrion tenterà di sradicare l’illusione del mondo, servendosi dell’aiuto del fidato Belfodor e di Anudharazel. Il nuovo Re di Galadin vuole non solo governare i loro eserciti, ma condurre i popoli conquistati alla rivelazione. Intanto, Steldahel decide di tornare ad Alvea per cercare Man’thur, trovandosi di fronte a una scoperta che svelerà la vera natura dell’odestàr che affianca Talrion.

Lo scontro tra bene e male, luce e ombra, entra nel vivo in questo secondo volume della saga epica di Estelwen Oriel. “Il Tempo del Risveglio” ci catapulta di nuovo nell’universo sfaccettato di Tiristel, dove i protagonisti, di volta in volta, saranno portati a compiere scelte che determineranno irrimediabilmente il futuro dell’intero mondo in cui vivono.  

 Torniamo a Tiristel, nel momento in cui infuria la battaglia e Galadin non è più la stessa. Il finale del primo volume era stato carico di avvenimenti; molti eventi funesti erano accaduti e ci troviamo quindi catapultati subito in un buon inizio in medias res, nel pieno dell'azione. Il Re è fuggito e ora sul trono di Galadin c'è suo figlio, Talrion, insieme a Belfodor. Già nella scorsa recensione avevo accennato all'estrema cura che viene data a questo libro in ogni suo aspetto e il secondo volume non viene meno; la trama è ben particolareggiata, il worldbuilding è fantastico, dettagliato, ogni popolo ha le proprie credenze, le proprie religioni, così come è stato curato lo stile e la lingua. Ma andiamo con ordine; non lasciatevi spaventare dalla mole di luoghi e personaggi perché oltre a esser stato fatto un ottimo lavoro di incluing, quindi le informazioni vi verranno centellinate nel momento più opportuno, avrete comunque una comoda appendice a inizio libro e chi sa chi legge spesso le mie recensioni è sempre una chicca che apprezzo. 

Qual è la trama? In questo romanzo c'è il tempo delle illusioni e degli inganni. Dopo la caduta di Galadin, Talrion ha intenzione di aprire gli occhi ai popoli soggiogati e che ha intenzione di conquistare. Togliere il velo dell'illusione, dimostrare la verità, strappare le convizioni che sono ancora proprie di molti uomini. E tutto questo lo farà con l'aiuto di Belfodor che si rivelerà agli uomini di Ankànuba come la loro divinità. Per questo dovrà imparare a comportarsi come tale, recitare una parte che non gli appartiene ma in nome di un bene superiore, desiderato da Talrion. O almeno è ciò che crede.

Lo avevo già intravisto nel primo volume ma adesso ho la conferma a ciò che pensavo; questo libro colpisce nel segno perché in realtà non c'è un confine netto tra bene e male. Ed è questo l'elemento che io amo ritrovare, ma in qualsiasi libro, non soltanto in un fantasy. A volte, siamo anche sicuri durante la lettura, come è stato nel mio caso, che un determinato comportamento fosse sbagliato, questo perché magari porta alla sofferenza o all'inganno di altre persone innocenti. Allo stesso tempo però, prima di giudicare frettolosamente, bisogna immergerci nella psiche del personaggio, capirlo e guardare la situazione attraverso i suoi occhi. Per quanto potrà sembrarci ancora sconvolgente, dal suo punto di vista ha un senso, e non necessariamente agisce per brama personale. Il disvelamento dalle illusioni, che a me ha ricordato per certi versi il Velo di Maya, caratteristica presente nelle azioni di Talrion, non me lo ha fatto giudicare negativamente; o meglio, Talrion sa come giostrarsi, sa sicuramente quali sono le parole migliori da usare, ma ha una sua credenza, una sua etica che è intenzionato a perseguire, non importa i sacrifici. Magari tutto questo ragionamento cadrà nel terzo volume e mi ricrederò ma per il momento posso dire che l'ho trovato un personaggio eclettico, enigmatico e sicuramente questo fa di lui un personaggio interessante e differente da quelli che potremmo considerare i classici antagonisti. E che per certi versi rispecchia anche la realtà odierna.


Parliamo di Belfodor; ammetto che mi sarebbe piaciuto vederlo di più perché è stato tra i miei personaggi preferiti del primo volume. Ma di nuovo, è un personaggio che mi ha colpita. Per chi leggerà il libro forse potrà non trovarsi d'accordo con me, specialmente nei momenti in cui, seguendo gli ordini di Talrion, finge di essere la divinità Azhau. Ciò che lui commette, specialmente in una delle scene finali a lui dedicate, è abbastanza di effetto. Ma proprio per questo a me rimane impresso positivamente parlando; Belfodor è un personaggio che al momento lo vedo preso dalle rivelazioni, le stesse rivelazioni che Talrion vorrebbe vedere dipinte negli occhi delle persone di tutto il mondo. Belfodor sa che è costretto a sacrifici, sa che dovrà comportarsi come mai aveva fatto prima d'ora. Ho adorato tantissimo una scena in particolare, che annovero tra le mie preferite, quando ha un attimo di scoramento, vorrebbe toccarsi la testa come farebbe qualsiasi umano sconsolato ma si ricorda subito che non può assumere un atteggiamento del genere. Ecco, in quella scena ho visto tutto. Ho visto il suo lato umano, la divergenza dentro di lui, in un atteggiamento attivo-passivo. Inoltre, non teme di esprimere le sue perplessità a Talrion e a pregarlo di condurlo sulla via del ragionamento affinché possa apprendere ciò che ancora non gli è chiaro.

Ma c'è stato un mio personale 'colpo di scena'; se nel primo volume Nidaena aveva attirato la mia attenzione, adesso è diventata per me la protagonista indiscussa di questo secondo volume, a mio parere più di Belfodor. Avevo detto che non l'avevo inquadrata benissimo all'inizio, ma adesso posso dire di star imparando a conoscerla molto bene e non ho potuto non amarla, molto più rispetto al precendente volume. Nidaena è tutto; è devota, pronta a morire, con una sofferenza tale che quasi non avverte più il dolore fisico per quanto i tormenti dell'anima la soffochino; è però decisa, intraprendente, sa come usare le parole, sa essere anche piuttosto autoritaria. Si considera pazza ed è così che la reputa chi entra in contatto con lei, quando la ritrovano naufragata; in particolare Ahali. Dopo averla trovata e condotta con sé, non ha più cuore di separarsi da lei. Come gli suggerisce Nidaena, potrebbe venderla e ottenere molto denaro dato che una donna dalla pelle chiara è ricercata, ma Ahali non lo fa. O meglio, non svolge azioni che non siano proprio necessarie. In altri momenti, infatti, si comporta in un certo qual modo ma perché, come poi spiegherà infatti in seguito, lui non avrebbe potuto farci niente. Il loro rapporto inizialmente è strano, ero anzi certa che non si sarebbe evoluto. E invece mi sono dovuta ricredere. Ma Nidaena l'ho amata e ha conquistato tutta la mia ammirazione quando si è ritrovata in presenza del principe Jazhìn come sua prossima sirwana. La scena è sicuramente potente; trasmette disperazione, dolore, sia compassione che ammirazione per lei ma anche la giusta dose di 'giustizia'. Di certo sarà una di quelle scene che non dimenticherò. Ho adorato come parla, come sa porsi con persone diverse, rimanendo anche irriverente, nonostante la situazione poco felice.
Voglio fare una menzione speciale a Levante e Ponente, che ho adorato nel primo e che continuo ad adorare nel secondo. Spero che ci saranno molte più scene con loro nel prossimo volume perché secondo me meritano tantissimo. E anche Levradan, ora capitano della nuova Galadin, mi ha trasmesso delle vibes positive.

Come detto a inizio recensione, ci sono tanti aspetti che bisogna apprezzare in questo romanzo, non soltanto la trama e la cura della caratterizzazione dei personaggi, che nonostante siano tantissimi, si differenziano alla perfezione l'uno dall'altro. Ma questo romanzo è fantastico anche per lo stile, ricercato, aulico, adatto a un'opera epica come questa che abbiamo davanti. Come si può non prestare attenzione, poi, al linguaggio proprio degli abitanti? L'autrice ha creato una lingua vera e propria, con la sua grammatica, (come ci fa notare quando Belfodor cerca di imparare e commette qualche errore), testi interamente scritti in lingua con accanto la traduzione... Non è affatto una cosa da poco. Ci vuole tempo, tantissimo tempo e tanta cultura per far nascere, da zero, un linguaggio. Questo è un lavoro enorme che non va sottovalutato, per questo ci tengo a sottolinearlo in questa recensione. Non è di certo una cosa che si vede in ogni fantasy e va apprezzata la cura per ogni dettaglio.

Detto questo, non posso fare altro che consigliarvi questo splendido romanzo. Se ancora non lo conoscevate, recuperate subito il primo volume! Se siete amanti del genere, se specialmente adorate Il Signore degli Anelli, questa è una saga che non potete lasciarvi scappare.





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