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lunedì 8 luglio 2019

Recensione: 'Storie di pietra ed acqua' di Marco Mastroleo

Iniziamo la settimana con una nuova recensione, oggi voglio infatti parlarvi di 'Storie di pietra ed acqua' di Marco Mastroleo!

Titolo: Storie di pietra ed acqua: la Preistoria nell'Agro Pontino

Autore: Marco Mastroleo

Edito da: Atlantide Editore

Genere: Narrativa

Formato: Cartaceo (brossura)

Pagine: 100

Prezzo: 11,00€

Anno di uscita: 2019



Trama

“Questo libro è scritto… “con i piedi”! Perché è da lì che parte tutto: dai piedi e dai passi, uno dietro l’altro, delle lunghe camminate che conducono tutti i personaggi di questa raccolta di racconti preistorici da un luogo ad un altro, da un tempo ad un altro. Questo è, sì, un libro che parla di scienza e di archeologia ma lo fa affidandosi alle avventure di Mino, il piccolo Dinosauro cantastorie (ispirato alle impronte di Rio Martino), e a Sira, la sacerdotessa della Mater Matuta, passando per Gea, Circe e tanti altri. Lasciandosi trasportare dalla spasmodica ricerca della luce, nei meandri dell’oscurità, o dallo sciabordio dell’acqua, che tutto cela e tutto svela, o dai sussurri del vento, ognuno di noi potrà scoprire la faccia meno conosciuta dei luoghi che ci circondano… La faccia preistorica dell’Agro Pontino”.

Uno dei motivi per cui per me è stato molto interessante leggere questo romanzo è perché... sono storie della mia terra, l'Agro Pontino! Il romanzo presenta infatti dei racconti preistorici, ognuno dei quali va a narrare una storia diversa a seconda del luogo. Questo libro è un tuffo nel passato, nella Preistoria narrata con passione e dedizione. Perché, infatti, quello che ho molto apprezzato è il fatto che a parte i racconti ci siano delle vere e proprie sezioni che forniscono spiegazioni accurate riguardo al periodo narrato nel racconto che si è appena letto. L'ho trovato davvero molto ben articolato e studiato e sicuramente è un'importante appendice per chiunque voglia approfondire e vivere appieno la storia raccontata. Il romanzo è suddiviso in tre parti che narrano, quindi, tre racconti diversi: il racconto del Buio, dell'Acqua e del Vento. Ci vengono presentati diversi aspetti, il tutto spiegato alla fine in maniera molto schematica e semplice. Andiamo adesso a vederli più nel dettaglio, conoscendone anche i suoi personaggi.

Il racconto del Buio

Il buio è naturalmente associato alla notte, alla dimenticanza, all'oblio ed è così che si presenta. Eppure, nonostante nel corso del tempo dimenticare è forse inevitabile, c'è un'unica creatura che invece si impegna per andare a ripescare quei racconti perduti, che cerca di andare a riallacciare quei fili che compongono una storia dimenticata ma che è la sua stessa origine: l'uomo.
Ovviamente non tutti gli uomini si premurano affinché possano riscoprire vicende passate, ma finché ci sarà qualcuno a farlo, ecco che le storie dimenticate riemergono. Possono essere presentate come miti o leggende, ma nonostante ciò, sappiamo benissimo che nascondono sempre un fondo di verità e vanno a spiegarci come tutto per noi è iniziato. Nel primo capitolo, infatti, andiamo a conoscere il personaggio di Eba, anziano che conosce tutto e che ha sempre una risposta a tutto. Il nipote, dopo aver visto avvicinarsi quella che sembra essere una pericolosa tempesta, non ha dubbio alcuno: se vuole capire di cosa si tratta, c'è solo una persona al quale può rivolgersi, colui che sa tutto perché nella sua vita ha visto e conservato: suo nonno Eba. Il nonno infatti conosce la tempesta che sta per arrivare e narra al nipote la storia di Gea, la Madre, colei che ha creato qualsiasi cosa, la nostra terra e che dopo tanta fatica è andata a riposarsi. Da questa storia, Mui ottiene un importante insegnamento: bisogna rispettare la nostra terra, impegnarsi a non farle alcun male e ringraziarla per il mondo che ci ha donato e sul quale possiamo vivere. Sono attraverso questi ricordi e queste lezioni che l'uomo può sopravvivere attraverso i secoli. Nel buio si nascondono altrettante luci che danno la possibilità di spaziare e di essere ricordati per sempre. Una delle storie che più mi è piaciuta è infatti quella del Mignonsauro, vissuto nel Cretaceo, 80 milioni di anni fa. Ovviamente, non è mai esistito un dinosauro talmente piccolo da non essere visto, chiamato in questo modo. Quello a cui si fa riferimento nella storia è un Cinodonte, esseri dai quali anni dopo sarebbero nati i primi mammiferi. La storia racconta di Mino, questo dinosauro, e Teo un piccolo di Ptenarodonte che per un caso si incontrano e fanno amicizia. Quello che Mino ama più di qualsiasi altra cosa è osservare le stelle; quelle piccole luci che, se collegate, possono formare un disegno. E da lì nulla poteva più fermare la sua fantasia. Inventa storie sulle figure che riesce a immaginare e guardare il cielo notturno diventa la sua principale fonte di divertimento. Per questo Teo agli occhi di Mino ha qualcosa di speciale: lui è infatti in grado di volare e gli chiede un piccolo favore, la realizzazione di un suo grande desiderio. La possibilità di farlo volare vicino a quelle stelle. Naturalmente non vi racconterò il finale, ma mi ha davvero commossa e fatto spuntare un sorriso. Quella di Mino sarà sicuramente una storia che verrà per sempre narrata, così come noi possiamo sempre raccontare la storia dei nostri antenati.
Anche il racconto che segue, che ha di per sé un pizzico di drammatico, ci fa capire come le scoperte di oggigiorno siano indispensabili per andare a rispolverare quelle storie degne di essere raccontate e che altrimenti sarebbero rimaste per sempre nascoste. Una vita che è stata vissuta troppo brevemente, in questo caso, ha la sua rivincita. Per sempre ora verrà ricordata.

Il racconto dell'Acqua

Anche l'acqua, grazie al suo costante fluire è fonte di vita e mantiene i ricordi. Li riversa, a disposizione di chi poi li ritroverà. Uno dei racconti, narra la storia di una comune ragazza del Paleolitico, diventata poi famosa circa 20.000 anni dopo per aver fatto qualcosa di diverso, di incredibile e che avrebbe dato il via a quella che noi oggi chiamiamo 'arte'. Fu infatti lei la prima a fare i graffiti nelle grotte, quei segni che poi gli uomini avrebbero studiato e la sua storia non sarebbe mai più andata perduta. Il merito di tutto questo, se lo prende l'acqua. Esattamente: l'acqua di un ruscello che ha condotto la ragazza nella grotta ed è sempre l'acqua che anni più avanti ha fatto in modo che altre persone la seguissero, la studiassero, ritrovassero oggetti perduti che lei ha custodito per tutto questo tempo. Da questo momento in avanti segue una breve ma concisa spiegazione su come la Pianura Pontina si sia trasformata nel corso di diecimila anni. Del mito di Enea, della via dell'ossidiana e della nascita dell'agricoltura, tutte vicende che in effetti avevo sentito raccontare e che mi è stato di grande interesse leggere, specialmente quando alla fine del racconto, come vi avevo già citato, c'è la possibilità di andare a studiare le fonti e di come gli studi preistorici nella Provincia di Latina siano possibili anche grazie alla 'Fondazione Marcello Zei Onlus' con cui collabora anche l'autore stesso. Per questo, continuo a pensare che unire la propria passione per la scrittura, per la terra in cui si nasce con l'amore per la preistoria renda questo libro carico di trasporto e sentimento. Si avverte proprio durante la lettura, la dedizione che permae questo romanzo perché non ci si è limitati soltanto a raccontare una storia, ma l'autore si è premurato anche di spiegarla attraverso delle pagine che fungono da mappe didattiche -con immagini, ovviamente- che danno al libro un tocco di vera e propria professionalità. Per esempio, nel racconto successivo, quando Giorgio si mette in viaggio verso Cori ho veramente apprezzato la scelta di rendere più vivo il personaggio facendogli utilizzare un linguaggio dialettale. In questo modo la storia la viviamo in tutti i sensi, riusciamo a entrare perfettamente nella vicenda di Giorgio e simpatizziamo per lui.

Il racconto del Vento

Il vento, elemento mutevole, che può sussurrare oppure urlare forte a tal punto da scatenare una vera e propria tempesta. Ma il vento porta anche alle nostre orecchie nuove storie, di dèi, ma specialmente che riguardano Gea. Il racconto che ci viene presentato in questa sezione ha davvero qualcosa di magico, ed è esattamente questa la sensazione che provo io stessa quando si parla di Circe. Sarà stata un'allucinazione? Una semplice visione? O davvero la ragazza protagonista ha davvero visto la misteriosa Circe mentre cercava delle erbe? Il profumo di artemisia che la ragazza ha sentito, odore a lei associato, è però stato troppo forte da pensare che fosse un abbaglio. Di questo racconto ho anche adorato lo stile: penso che infatti sia stato utilizzato un ottimo show don't tell in quanto non ci viene appunto raccontato ma mostrato e stavolta con uno dei sensi che più mi piace quando viene utilizzato in una storia: l'olfatto. In questo caso sembra quasi di sentirlo anche noi il profumo di artemisia e la ragazza è in grado di riconoscerlo dato che ama e studia le erbe. Un'attenzione dei particolari che mi ha sinceramente colpita. Anche l'ultima storia offre un importante spunto di riflessione.
E di nuovo, abbiamo una scheda che, in breve, ci illustra il percorso che si è sviluppato nella Pianura Pontina tra la fine del Paleolitico e l'inizio della storia romana. Mi è piaciuto come sono stati indicati luoghi che infatti io stessa conosco.

Per la grande cura dedicata a  questo romanzo e per come storia e racconti si siano intrecciati perfettamente, do a questo libro il massimo del punteggio.




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