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giovedì 5 luglio 2018

Recensione: Reset, Il linguaggio dell'Universo di John Brown

Recensione per 'Reset, Il linguaggio dell'Universo' di John Brown, edito da Idea!

Titolo: Reset, Il linguaggio dell'universo

Autore: John Brown

Formato: Cartaceo, brossura

Edito da: Immagina Di Essere Altro

Genere: Fantascienza, Fantasy

Pagine: 384

Prezzo: 12,00€




Trama

 Un mix di fantasy e fantascienza che vi condurrà in mondi nuovi e appassionanti. Strane creature accompagneranno i protagonisti in un viaggio meraviglioso e mai semplice alla scoperta dell'Universo. Cosa si cela dietro alla porta?

Oggi voglio parlare di un libro che mi ha catturata grazie alla sua originalità e alla sua capacità di farci addentrare in mondi completamente nuovi. Sono concorde nell'affermare che sia un mix perfetto tra frantasy e fantascienza ma penso che possa essere una lettura interessante anche per i meno amanti del genere grazie alla scorrevolezza del testo e su come ci vengono mostrate (e non raccontate!) le vicende dei nostri protagonisti.
L'inizio parte benissimo: entriamo subito nel pieno della vicenda conoscendo uno dei protagonisti, Tom, un ragazzino incredibilmente sveglio per la sua età, all'apparenza molto mite e introverso.
I suoi genitori stanno per partire per una vacanza con i genitori di Mary Ann di cui Tom ha una cotta e hanno intenzione di lasciarli insieme con una baby sitter. Naturalmente Tom è felicissimo della situazione, un'intera settimana con la ragazzina di cui è innamorato è tutto ciò che potrebbe desiderare in quel momento, un po' meno per la 'selezione' della baby sitter. Decide quindi di riuscire a convincere i genitori nel chiamare Anthony, il bibliotecario che trova molto simpatico e con cui pensa si troverebbe meglio che con la signora Yorkmire.
Quando riesce nell'impresa, mai avrebbe immaginato che il signor Anthony Spiklington li avrebbe rapiti. E meno che mai li avrebbe portati in un altro mondo, popolato da creature mai viste.
Essendo Reset un primo volume, ancora non ci è dato sapere perché Tom è la chiave, così come dice Anthony e per quale motivo sono destinati a compiere questo viaggio.
C'è da dire che il testo prende immediatamente, che anche quando ci troviamo all'inizio e assistiamo a questo rapimento non riusciamo lo stesso ad odiare Anthony, crediamo davvero che sia una persona a modo e che ciò che sta compiendo ha un fine ben preciso.
Anthony ci viene presentato e descritto con una cura incredibile, conosciamo i suoi modi di parlare, di progettare e di pensare quindi ci viene spontaneo fidarci subito di lui anche in una situazione non proprio tranquilla come quella del rapimento.
Una volta che il viaggio comincia riesce a mantenere la situazione sotto controllo, non perde la sua lucidità, la sua calma e specialmente la sua gentilezza anche nelle situazioni che non aveva calcolato. Per questo motivo ho apprezzato particolarmente questo personaggio e ho seguito con interesse i suoi ragionamenti.
Il nuovo mondo in cui i nostri protagonisti approdano è dettagliato e ben curato: ci vengono infatti presentate delle nuove razze (e il testo è accompagnato anche dai disegni di queste creature, una cosa che ho molto apprezzato anche se sono descritte così bene che non abbiamo problemi ad immaginarcele) con i loro costumi, il loro linguaggio e i loro 'riti'.
In un primo momento viene spontaneo figurarcele come nemici, specie se i protagonisti vengono subito catturati e il loro aspetto non è proprio rassicurante. La cosa bella di questo libro è scoprire come qualsiasi creatura che è stata inventata ha le sue sfaccettature, che le loro azioni non vengono dettate dal caso ma secondo la propria logica.
Voglio anche menzionare il personaggio di Kurtwaq, completamente ottenebrato dalla follia. Leggere dei suoi monologhi interiori è stata una delle chicche che più ho adorato. Solitamente mi piacciono sempre quei personaggi con problemi 'psicologici' se così vogliamo definirli che riescono a intrigare e a non destare sospetti proprio grazie alla loro doppia personalità, il che può sembrare un paradosso.
Sono dell'idea che inserire elementi del genere rende ancora più dinamico il racconto e stai sempre lì nell'attesa di scoprire che cosa può inventarsi (o chi ucciderà!) e quale sarà il suo prossimo obiettivo.

Stile

Lo stile è limpido, scorrevole e arguto. Non esagero quando dico che vi ritroverete ben presto incollati alle pagine senza rendervi conto del tempo che è passato.
Uno dei motivi per cui lo stile è così amabile è non solo perché viene utilizzato egregiamente lo show don't tell ma anche perché ci sono moltissimi discorsi diretti.
Questa è sempre un aspetto da non sottovalutare; i discorsi diretti riescono infatti a coinvolgere di più il lettore e fargli conoscere meglio i personaggi, ad entrare nella loro testa.
Oltre al fatto che sono perfettamente verosimili. Ci sono molti libri che abbondano di discorsi diretti ma che mi fanno comunque storcere il naso perché sono troppo costruiti, troppo 'falsi'.
In questo caso invece ciò che dicono è che ciò che diremmo anche noi nella realtà. Per questo si leggono così bene, sono freschi e fluidi.
Questo è uno stile che cattura, è conciso ma allo stesso tempo dà le informazioni necessarie per farci immaginare l'universo creato senza appensatire la lettura con descrizioni dettagliatissime e inutili.

In conclusione abbiamo un romanzo che ha saputo: rendersi originale inventando una storia che non ha richiami forti da qualche altro contesto che possiate aver letto, offre personaggi non stereotipati ma con la loro complessità che li rende ancor più interessanti e ha uno stile fluido e verosimile.
Direi promosso a pieni voti!

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