Buon pomeriggio a tutti!
Oggi abbiamo come ospite per un'intervista Francesca Lizzio, già presentata qui sul blog con il suo 'Nonostante tutto'. Francesca ha pubblicato, sempre con Panesi Edizioni, anche 'Fiore di cactus', uscito invece nel 2017.
Scopriamo qualcosa in più su di lei!
1.
Ciao Francesca, grazie per essere qui con noi per questa intervista. Cominciamo parlando dell’ispirazione che hai avuto per i tuoi due romanzi. Come sono nati? Da cosa hai preso, appunto, ispirazione?
Ciao Jessica, grazie a te per questo spazio. Il punto di partenza delle mie storie è sempre qualcosa che conosco, ma durante il percorso mi affido alla fantasia. Si tratta di immaginazione, appunto, anche se i romanzi sono nati in momenti particolari della mia vita.
Raccontaci del tuo percorso verso la pubblicazione. Come è stato pubblicare con Panesi Edizioni?
Sono stata fortunata ad essere accolta in casa Panesi. È difficile trovare una casa editrice che pubblica libri con cura e attenzione, mettendoci l’anima, credendo nel lavoro di un autore senza chiedere alcun contributo economico.
Quanto c’è di autobiografico nei tuoi romanzi? Le protagoniste in qualche modo ti rispecchiano?
Sara e Cristina sono una parte di me, ma le storie appartengono soltanto a loro. Non riguardano me, ma ciò che è successo nelle loro vite. Le loro paure, i loro rimpianti, i loro sogni. Le cose che le hanno cambiate rendendole le donne che sono.
Qual è stata la scena più difficile da scrivere, sia stilisticamente che psicologicamente, e qual è stata invece la scena che ti ha reso più felice?
Rispondere a questa domanda evitando spoiler è impossibile. Emotivamente parlando, investo sempre tutta me stessa. Scrivere mi rende felice, anche quando si tratta di temi dolorosi. Per quanto riguarda lo stile, non ho mai studiato per far sì che fosse in un certo modo, è un riflesso della persona che sono.
Le tue protagoniste hanno un passato che continua ancora a tormentarle. Qual è il messaggio che vuoi far trasparire ai tuoi lettori?
Mi piacerebbe che chi leggesse le loro storie trovasse la forza per capire che, nonostante tutto, si può sempre andare avanti. Non significa dimenticare, che è impossibile tra l’altro. Significa prendere coscienza di ciò che è stato, di come ci ha cambiati e riconoscere che non è finita. Possiamo scegliere cosa fare e chi essere, sempre.
Come ti approcci alle recensioni che ti vengono scritte?
Provo sempre gioia e gratitudine, soprattutto quando contengono dei pensieri costruttivi. Ad esempio, quando uscì “Fiore di cactus” una persona mi disse che avrebbe preferito che la storia fosse ambientata in una città precisa. Avevo scelto di non farlo per permettere ai lettori di sentire “più loro” la storia, ma quando ho iniziato a scrivere “Nonostante tutto” ho fatto tesoro di quest’opinione e ho ambientato la storia a Catania, la mia città natale.
Raccontaci come ti rapporti con la scrittura. Scrivi tutti i giorni o hai spesso il classico blocco dello scrittore? Preferisci scrivere in silenzio o il rumore non ti disturba?
Purtroppo non scrivo tutti i giorni, anche se una parte di me è sempre lì a prender nota per poter scrivere successivamente. Spesso mi è capitato di farlo nel cuore della notte, quindi il silenzio non mi dispiace. A volte mi piace ascoltare musica strumentale.
Quali autori ammiri? E quali sono quindi le tue letture preferite?
Sono tantissimi gli autori che ammiro, infatti mi piace parlare delle loro opere sui miei profili social. Se dovessi scegliere dei titoli, sarebbero “I miei piccoli dispiaceri” di Miriam Toews e “Storia di Ásta” di Jón Kalman Stefánsson.
Che consiglio daresti a un autore che si sta per approcciare alla pubblicazione?
Il consiglio che sento sempre di dare è di pensare bene al perché si vuole pubblicare. Bisogna cercare di essere obiettivi, per quanto difficile, e guardarsi intorno con attenzione per evitare di affidarsi a chiunque. Sarebbe una gran cosa evitare anche di essere pressanti con le persone che devono scegliere liberamente se comprare il libro.
Come vivi la parte della promozione di un libro? Lo trovi difficile o per te è uno stimolo a perfezionarti e a farti conoscere?
Non promuovo ogni giorno i miei libri, quando lo faccio m’impegno a non essere invadente e a scegliere bene le persone con cui collaborare. Dopotutto, se qualcuno vorrà leggermi lo farà e basta. Non mi piace chiedere con insistenza, ad esempio, di lasciare una recensione su Amazon o di comprare i miei libri. Mi auguro sempre che le persone lo facciano perché lo vogliono, infatti non credo facilmente ai discorsi troppo belli o ai complimenti troppo generosi perché so che, il più delle volte, non portano a nulla di fatto. L’esperienza mi ha insegnato che, quasi sempre, dietro c’è un tornaconto personale, nulla che mi sarà realmente di beneficio e di supporto. Se gli altri non chiedono nulla sull’argomento, tra l’altro, non ne parlo nemmeno. Spesso mi sento dire che dovrei essere più incalzante, probabilmente hanno ragione ma credo che questo comportamento allontani un potenziale lettore. Un gesto ha reale valore se è spontaneo e non il risultato di una richiesta/pretesa, secondo me.
Anche se immagino sarà molto difficile rispondere, sei più affezionata a un tuo libro piuttosto che a un altro, se sì perché?
Sono affezionata a entrambi allo stesso modo, nonostante li abbia scritti in periodi molto diversi. Vivevo dei momenti particolari che, nel bene e nel male, mi sono cari.
C’è un messaggio o un elemento che secondo te unisce entrambi i tuoi romanzi anche se trattano storie differenti?
La fragilità che abbiamo dentro e che, in tanti modi diversi, cerchiamo di difendere e di nascondere agli occhi degli altri. Tante volte facciamo finta che va tutto bene, che nulla può scalfirci, poi succede qualcosa e ci ritroviamo costretti ad ammettere a noi stessi che abbiamo paura, abbiamo sbagliato, pensiamo di non meritare di meglio o di non poter essere diversi. Diciamo così tante bugie nel tentativo di sentirci al sicuro, che a un certo punto finiamo col crederci veramente. Non basta incontrare “la persona giusta” che si pensa possa aiutarci ad essere migliori, è sempre una nostra scelta autonoma diventarlo.
Grazie Francesca per essere stata con noi!
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