Eccoci qui con una nuova recensione per partire bene con la settimana! Oggi parliamo di 'Aeternitas' di Marco Valerio La Grasta
Titolo: Aeternitas Act I
Autore: Marco Valerio La Grasta
Formato: cartaceo (brossura), ebook
Edito da: Self-Publishing tramite Streetlib
Genere: Urban fantasy, Cyberpunk
Pagine: 151
Prezzo: 13,52€ cartaceo, 7,99€ Kindle
Trama
Siegfried, giovane rampollo di una importante casata nobiliare, intraprende un viaggio per ricongiungersi a una persona importante. Questa ricerca lo porterà via via sempre più lontano da casa fino a farlo arrivare a Zhou Hang, metropoli orientale, che lo cambierà profondamente. Condividerà il viaggio con Sadanobu, medium enigmatico e pericoloso, dalle cui capacità occulte, però, dipende la riuscita della sua ricerca.
Agli occhi del giovane Siegfried si dispiegherà un mondo sconosciuto e magico, fatto di poche luci e di molte ombre, che prosperano in un mondo di aeronavi e schermi pubblicitari.
Andiamo a conoscere il mondo di Gaia, un posto in cui la magia e la tecnologia si mischiano e allo stesso tempo sembrano scontrarsi. Soltanto in pochi, infatti, hanno la possibilità di manipolare le proprie arti magiche considerando che ci vuole molta dedizione e studio per riuscire ad arrivare a un alto livello di comprensione e utilizzo delle stesse. Ma anche la religione, di cui ne esistono molteplici, ha la sua fondamentale importanza specialmente per ciò che succederà a Misha, in attesa della sua investitura. Conosciamo subito Siegfried, un giovane altolocato che non esita ad arrivare a Zhou Hang per richiedere l'aiuto del potente Sadanobu. E quest'ultimo, nonostante la difficoltà di ciò che Siegfried richiede, sembra volerlo aiutare anche per un tornaconto personale o perché, come gli rammenta spesso, 'è fortunato'. Le storie dei due infatti si intrecciano, e ciò veniamo a scoprirlo man mano, con dei capitoli interamente dedicati al passato di entrambi i protagonisti.
Veniamo quindi a conoscenza di cosa anima Siegfried, cosa per lui è talmente importante da non avere paura nel doversi macchiare l'anima di azioni peccaminose. E di come Sadanobu, capace di manipolare la propria magia attraverso il sangue, tecnica che ho trovato davvero molto interessante, arrivi alla fine a sfidarsi con quello che era il suo più caro amico.
Quello che ho appreso da questo romanzo è che le azioni stesse, le più inconcepibili, vengono sempre mosse dai forti sentimenti che un personaggio prova verso l'altro. E questo l'ho trovato struggente e malinconico. Il romanzo verte principalmente su due coppie distinte che alla fine vediamo in qualche modo riunirsi e confrontarsi anche se alcuni dettagli ancora non ci sono stati svelati.
Da come avrete potuto intendere dall'Act I Aeternitas è infatti il primo romanzo di una trilogia urban fantasy. In questo primo atto veniamo infatti a conoscere meglio alcuni personaggi piuttosto di altri che sicuramente scopriremo meglio nel prossimo romanzo.
Considerando che l'azione e tutto lo svolgimento è incentrato sui personaggi andiamo a parlarne meglio nel dettaglio!
Personaggi
Il primo personaggio di cui veniamo a fare conoscenza è Siegfried. Di lui sappiamo che è un giovane di nobile famiglia, un violinista, e nonostante questo possa forse far intendere di una persona boriosa e un po' indifferente, credo che lui sia tutto il contrario. L'amore che prova per Misha è quanto di più straziante possa esserci: tutto ciò che lui desidera è stare con lui e vederlo realizzato. Lo vediamo felice e trepidante quando Misha si presenta per la sua investitura, orgoglioso per quello che sta per diventare. E quando tutto sembra sgretolarsi davanti a lui, cerca come può di salvarlo. Non può fare molto, anzi, già soltanto nell'urlargli di salvarsi si mette in pericolo e quando l'inevitabile avviene sembra che in lui avvenga una trasformazione. Il dolore che aveva poco prima espresso si trasforma in una ostentata chiusura verso tutto ciò che lo circonda. Non si lascia scappare una lacrima in quel momento, intenzionato a fare tutto ciò che è in suo potere per salvare la persona che ama.
Non sembra più spaventato, ma motivato. Ed è a questo punto che capiamo il motivo della sua interazione con Sadanobu. Tranquilli, non ho intenzione di fare spoiler importanti! Sadanobu, come già detto, è un mago del sangue. Ciò che Siegfried gli chiede di fare è un qualcosa di così forte che qualsiasi persona rimarrebbe interdetta e ci penserebbe due volte prima di portarla a compimento. Eppure la trasformazione in Siegfried è già avvenuta: non c'è nulla che possa più fermarlo, tanto che non vediamo in lui la minima esitazione. C'è da dire che anche Sadanobu è una persona che non mostra il minimo di cenno di esitazione. Anche di questo personaggio veniamo a conoscere meglio il suo passato e mi ha particolarmente impressionata. Non ha remore di fare nulla: sa ciò che vuole e se non lo può ottenere allora non lo otterrà nessuno. Più che altro, però, la spiegazione che dà Sadanobu in merito a una scelta che si ritrova a compiere è che sarà soltanto lui a portarsi dietro il fardello del dolore del suo amato. Leggendo quella scena si può pensare che sia una persona completamente andata fuori di testa, che in realtà non c'è nulla di romantico in quello che fa, eppure io adoro i personaggi complicati quindi nel capire Sadanobu bisogna andare oltre a quello che si vede. Lo conosciamo come una persona inizialmente fragile, che non accetta di uscire di casa, di interagire, nemmeno se si tratta del suo caro amico Mudabanashi. Anzi, non esiterà ad andare contro di lui per ottenere ciò che vuole. Non voglio definirlo confuso: non lo è per niente, anche se alcuni suoi comportamenti potrebbero farcelo intendere. Credo piuttosto che sia una persona estrema e che per questo motivo per lui è la normalità degli eventi compiere gesta impensabili. Motivo per cui, personaggi del genere li reputo sempre i più interessanti. Penso quindi che possa davvero essere lui l'unico che potrà aiutare Siegfried, è come se si fossero trovati appositamente, due puzzle che si incastrano alla perfezione e che insieme riusciranno ad ottenere ciò che vogliono visto l'audacia e il fuoco dentro che li fa andare avanti. Ma una volta che Siegfried avrà ottenuto ciò che vuole sarà realmente soddisfatto? E se non fosse come ha sempre immaginato?
Un altro personaggio di cui voglio parlare è Suzume, inizialmente l'avevo vista come un personaggio statico ma poi sono stata contenta di ricredermi. All'inizio infatti la conosciamo poco, non riusciamo a capire perché agisce, ma alla fine i capitoli a lei dedicati sono davvero molto belli e fanno riconsiderare tutte le scelte che questo personaggio ha compiuto. Scopriamo il suo passato, il suo rimpianto e l'attaccamento che ha avuto alla famiglia e al suo più grande sogno. Queste due cose andranno a cozzare fra di loro, rendendo Suzume una persona diversa, con un dolore nel cuore per cui non si darà pace.
Infine, prima di passare a parlare dello stile, c'è una piccola nota finale che voglio fare e qua parlerò in modo molto del tutto soggettivo. Sono stata davvero contenta che finalmente la storia d'amore è incentrata su dei ragazzi anche se ancora non ho capito se è una cosa universalmente accettata in Gaia. Il dubbio mi è venuto da una frase detta da Siegfried a Misha, del fatto che non stanno facendo nulla di male e che non deve essere qualche santone a dirgli come vivere la propria vita ma sarà interessante scoprirlo meglio nel prossimo.
Stile
Parliamo ora dello stile, ho da fare alcuni appunti e se verranno seguiti i miei consigli il romanzo può tranquillamente raggiungere le cinque stelle piene. Gli aspetti positivi del romanzo è che lo stile è molto buono e fluido come piace a me. Non ci sono parole di troppo, avverbi inutili e in tutto il romanzo ho trovato solo tre errori, di cui addirittura due di battitura quindi nulla di preoccupante. L'autore ha infatti un'ottima proprietà di linguaggio e secondo me ha quindi tutte le caratteristiche per diventare un ottimo stile. Ho tre appunti da fare di cui però uno è una scelta stilistica utilizzata dall'autore e che quindi di per sé non un errore. Il testo infatti è raccontato al presente, e ripeto, non è un errore perché ogni autore può decidere liberamente qual è il tempo che preferisce utilizzare.
Solo che a un certo punto del racconto, più o meno dopo una cinquantina di pagine, il testo passa dal presente al passato e questo perché un personaggio nell'atto di chiudere gli occhi sta rammentando un evento, appunto, del passato. Il che va bene, ma mi sento di consigliare all'autore di distaccare quel momento e di non passare dal tempo presente al passato anche se il personaggio in questione sta ricordando qualcosa. La lettura cambia all'improvviso e quindi il lettore può restare un attimo confuso dal cambio di tempi. Suggerisco quindi di o staccare l'evento e scriverlo sempre al passato oppure continuare a usare il presente anche se è un ricordo. Aggiungo anche che, sicuramente l'autore preferisce il presente e va più che bene, ma secondo me è bravissimo nell'utilizzo del passato perché quella parte si è letta in modo davvero scorrevole e piacevole.
Secondo appunto: io eliminerei la prefazione. Può sembrare strano detto così perché la prefazione ci aiuta a capire come funziona il mondo di Gaia, la magia, la tecnologia, le religioni che ci sono. Ma come saprete già se avete letto altre mie recensioni io sono sempre a favore del 'mostrare non raccontare'. La prefazione è appunto un raccontato, mentre invece funziona meglio se tutte queste informazioni ci vengono fornite dai personaggi stessi, all'interno del romanzo. Si possono usare diversi modi per farlo: un discorso diretto tra due personaggi, un avvenimento che ci fa capire come le cose funzionano nel mondo, insomma qualsiasi cosa purché appunto detta all'interno del romanzo. Che tra l'altro infatti funziona già benissimo così come si presenta il testo stesso: alcune di queste cose le vengo a sapere dai personaggi ed è così che va bene.
Terzo e ultimo appunto: se l'utilizzo della forma al presente è come già detto una scelta stilistica e quindi non un errore, è però un errore cambiare lo stile del romanzo in quello che potrei definire da role. Non sto dicendo che lo stile da role è sbagliato, non lo è, io stessa ruolo e lo utilizzo, ma quando si ruola e quando si scrive un romanzo si devono utilizzare due stili differenti.
In questo caso per esempio abbiamo all'inizio di un discorso diretto il nome del personaggio che sta parlando. O a volte prima del discorso ci viene fornita l'azione del personaggio.
In certe occasioni però questo stile non viene utilizzato e il testo scorre benissimo!
Detto questo, non vedo l'ora di leggere il secondo atto dato che mi sono affezionata ai personaggi e sono curiosa di conoscere meglio alcuni di loro. Ne consiglio quindi la lettura!
Recensioni, letteratura, consigli di scrittura
Cerca nel blog
lunedì 26 novembre 2018
Recensione: 'Aeternitas Act I' di Marco Valerio La Grasta
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento