Eccoci giunti alla recensione dell'ultimo libro di questa trilogia di Dream Halls! Se vi siete persi le scorse recensioni potete recuperarle cliccando qui per la prima e qui per la seconda.
Buona lettura!
Titolo: Dream Halls: il principe degli scansafatiche
Autore: Massimo Prevete
Edito da: Self publishing
Genere: Young adult, distopico, urban fantasy
Formato: Cartaceo & Kindle
Prezzo: 2.99€ Kindle, 9.90€ cartaceo
Trama
Con Lain caduto nel sonno etereo che imperversa su tutta Chromium, la
confusione ormai vige sovrana nella metropoli. Celine, intrappolata nel
vestibolo delle anime, si danna per cercare la chiave del limbo dove è
sprofondata, in preda a emozioni contrastanti. Richard, sempre più solo,
vede aprirsi una finestra nel ricevere il monito del boogeyman: una
pergamena che ritrae gli ultimi istanti della madre, Eveline Neumann.
Richard
vuole delle risposte. E per ottenerle, riesumare gli incontri della
Wonderland diventa di fondamentale importanza. Si costringerà allora a
impersonare una volta di più il personaggio che più ama e più odia,
pronto a dare battaglia per venire a capo dei problemi che sembrano
schiacciarlo sotto il loro peso.
Siamo arrivati quindi alla conclusione di questa saga che a partire dal secondo volume aveva mostrato di più i caratteri fantasy che tanto mi sono piaciuti perché particolari. Il vestibolo delle anime è infatti un'invenzione dell'autore che ho molto apprezzato in quanto ha creato anche una sua logica e una fisica, addirittura. Celine vi è intrappolata all'interno e l'avevamo lasciata insieme alla piccola Jade alla ricerca della fantomatica chiave che l'avrebbe liberata da lì. Ma Celine non vi era entrata di sua spontanea iniziativa per nulla: è infatti intenzionata a ritrovare l'amica Saeki, anche lei come molti altri caduta vittima del morbo. All'interno del vestibolo, di cui ognuno ha un proprio apostolo, Celine deve infatti fronteggiarsi con i grigi, i bianchi e i blu. Se i grigi sono una normalità e poco interessanti, più particolari sono i blu con i quali Celine ha a che fare specialmente in questo capitolo che, come le spiega Jade, si possono piegare e adattare alle necessità anche se soltanto per poco tempo. Dei bianchi ve ne avevo parlato anche nella scorsa recensione, deformazioni create da anomalie che potrebbero essere pericolose, così tanto da far svanire la persona. Celine è quindi ancora in gioco, alla ricerca di questa chiave dopo aver avuto un contatto tramite sogno con Richard proprio grazie a una di queste deformazioni. Richard, intanto, escogita insieme a Daen e Saffron un modo per creare scompiglio, talmente un bel caos che i boogeymen non potranno che esserne attratti. Per fare ciò però dovrà dare il meglio di se stesso, alienandosi per diventare qualcuno che forse non è mai stato. In più deve fare i conti con il fatto che ha trovato una pergamena che ritrae sua madre, Eveline, e deve scoprire cosa lei ha a che vedere con tutta questa storia. Come se non bastasse, il morbo ha appena preso un'altra vittima: suo padre, Lain. E adesso, non solo le persone della Wonderland, ma anche tutti gli altri soci e colleghi di suo padre non potranno fare affidamento che su Richard. Una situazione scomoda che potrebbe non giovarlo quanto pensa.
Personaggi
Richard è il personaggio che in questo romanzo ha avuto un cambiamento più drastico, in senso positivo. Se infatti nel primo romanzo lo abbiamo conosciuto come pigro, svogliato nel trovare un lavoro -anzi, non lo voleva proprio trovare!-, dedito solo al divertimento, adesso troviamo una persona completamente diversa. E questo è ciò che mi piace quando leggo un romanzo: avere un personaggio cambiato perché c'è stato un qualcosa -in questo caso un qualcuno- che lo ha smosso come si deve. E questo qualcuno non può essere che Celine. Sono infatti propensa a credere, visto com'era Richard, che se lei non ci fosse stata non si sarebbe fatto coinvolgere così tanto con questa storia del morbo, anzi, avrebbe lasciato correre con l'unica ansia che non avrebbe chiuso la Wonderland. Vediamo un Richard maturato che per far comparire i boogeymen non ci pensa due volte nell'ingannare con un gioco le persone coinvolte. Tutto, purché si realizzi il suo fine.
Quei capitoli, nei quali Richard spiegava anche come si sarebbe svolto il gioco, sono stati infatti tra i miei preferiti: ho visto un Richard con un pugno d'acciaio che è riuscito ad avere tutta l'attenzione su di sé e che non ci ha pensato due volte nel correre un rischio -chiamando anche la polizia. Non gli importava più di cosa sarebbe successo alla Wonderland. Ha le idee chiare e non ricorre a mezze misure. Daen e Saffron sono sicuramente dei personaggi che lo hanno molto aiutato ed è grazie a loro se per alcune cose lui è arrivato dove si trova adesso. Saffron perché è intelligente e ha agganci lavorativi non indifferenti e Daen perché farebbe di tutto pur di proteggerlo. Tanto che è proprio lui che pensa alla sua sicurezza quando, dopo il 'coma' di Lain, capisce perfettamente che tutti avrebbero fatto affidamento su di Richard e che non sarebbe stata una cosa buona. Richard avrebbe potuto rimanere invischiato in altri problemi seri, come se quelli che hanno già non fossero sufficienti.
Celine l'ho trovata adorabile e scalmanata come sempre: non ha bisogno di un mutamento radicale, le sue battute e i suoi dialoghi sono sempre stati perfetti. Un cambiamento sostanziale in lei l'ho rinvenuto nel secondo romanzo quando ha dimostrato il suo immenso coraggio e ora eccola qui, che non si perde d'animo e non cade nel panico quando Jade e l'apostolo le dicono in cosa si è cacciata.
A proposito di Jade, di lei abbiamo già avuto delle informazioni nel precedente volume ma ammetto che mi sarebbe piaciuto sapere di più su di lei, specie per alcuni dettagli che vengono menzionati.
Il finale del romanzo mi ha lasciato anche altre domande, tanto che infatti non mi stupirebbe se l'autore decidesse di continuare -e di cui sarei felice!
Stile
Se Richard l'ho trovato un personaggio profondamente cambiato, stessa cosa vale anche per lo stile. Nel leggere per esempio il primo volume e poi il terzo ci troviamo davanti a un cambio di stile a dir poco notevole. Nel primo romanzo l'autore era molto prolisso e c'erano scene che per esempio avrei eliminato e che nulla avrebbe tolto alla narrazione. Nel secondo c'è stato un miglioramento in questo senso e nel terzo posso tranquillamente affermare che l'autore ha trovato il proprio stile.
Adesso non è più prolisso, non ci sono scene o dialoghi che eliminerei, ma la sua voce è chiara e limpida: è assertivo nell'utilizzo dei termini e le battute sono perfette. Sono sia accattivanti sia necessarie. Per questo motivo -e anche per l'inventiva dell'autore- ho deciso di promuovere il romanzo con il massimo del punteggio.
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giovedì 25 giugno 2020
Recensione: 'Dream Halls: Il principe degli scansafatiche' di Massimo Prevete
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