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martedì 14 maggio 2019

Recensione: 'Io sono la preda' di Anna Pia Fantoni

Oggi voglio parlarvi di questo romanzo davvero intrigante, 'Io sono la preda' di Anna Pia Fantoni!


Titolo: Io sono la preda: Venezia oscura

Autrice: Anna Pia Fantoni

Edito da: Self publishing

Genere: Noir, romance

Formato: Cartaceo (brossura), Kindle

Prezzo: 13.00€ cartaceo, 3.99€ Kindle

Pagine: 224

Disponibile su Kindle Unlimited



Trama

Chi è Gabriele?
Potrebbe essere un normale consulente finanziario parmigiano che trascorre le giornate tra lavoro e filantropia. O potrebbe essere il sadico attore-regista di filmini amatoriali violenti e sanguinosi, con protagoniste ragazze rapite, narcotizzate e violentate.

E chi è Giuditta?
Potrebbe essere un’imprenditrice di trent’anni, irriverente e pasticciona, che si è trasferita da cinque anni al Lido di Venezia. Oppure potrebbe essere la vittima predestinata, la preda finale di un gioco perverso che va avanti da troppo tempo. 

Sullo sfondo di una Venezia afosa e affollata di turisti, Giuditta dovrà fare i conti con gli errori commessi, con le proprie insicurezze e, soprattutto, con un passato pronto a sferrare l’attacco decisivo.
"Io sono la preda" è un romanzo breve che sfugge alle classificazioni di genere, una storia umana di redenzione e di violenza, di amore puro e di desiderio implacabile. Un dramma, nero e luminoso al contempo, sul potere della manipolazione e sulla fragilità dell’essere umano.


Credo di aver adorato tutto di questo romanzo: l'inizio destabilizzante, la trama che ti risucchia e ti tiene incollato alle pagine e lo stile di scrittura che è davvero fantastico. Questo è un racconto che va oltre ciò che si vuole vedere, che scava nel profondo dell'animo e ci fa capire quanto una persona può essere vulnerabile, quanto può essere piegata a tal punto da spezzarsi. Giuditta è una donna che è stata sul punto di farla finita per quanto è stata denigrata e maltrattata: ha trovato il coraggio di scappare, di rialzarsi, di cercare aiuto presso gli unici che hanno sempre cercato di sostenerla e ha portato a termine questo enorme atto di coraggio, che per una persona devastata vuol dire tantissimo. Il romanzo si apre in un medias res che mette i brividi: la scena infatti turba, ci scuote. Ci ritroviamo a leggere subito qualcosa di molto potente e molto sadico, una ragazza è vittima di abusi della peggior specie. Trovo che sia un inizio che funziona sia perché ha già catturato l'interesse del lettore, ha già dato il via a una trama che sconcerta e fa aprire gli occhi e sia perché ci è già stato rappresentato perfettamente un personaggio nel suo lato peggiore. Giuditta è una trentenne che è scappata da tutto questo: si è trasferita al Lido di Venezia e lavora presso un'agenzia di interpreti e traduttori che le dà molte soddisfazioni. Ha un collega che la ama, Samuele, una persona che potremmo tranquillamente definirla il suo angelo custode, ma inizialmente Giuditta non si accorge delle attenzioni di Samuele e ha una tormentata relazione con Umberto che ogni tanto sparisce mandandola in crisi. La situazione si farà ancora più delicata quando farà amicizia con Chiara, una donna incinta con una bambina di nome Emma, abbandonata dal marito. Ha subito un certo feeling con Chiara e quando scopre che sa parlare perfettamente il russo e il giapponese le propone di lavorare presso la sua agenzia. Quelli che le sembrano normali problemi giornalieri, con Umberto, con quelli che potrà avere con Chiara, con Samuele, saranno nulla rispetto a quello che le potrebbe fare Gabriele, il suo ex che l'ha plasmata, distrutta e lacerata nell'anima. Quanto potrà essere forte una volta che, dopo anni di pace, lo incontrerà di nuovo?

Personaggi

Giuditta si è rifatta una vita: ha avuto il coraggio di chiedere aiuto ai due coniugi Alfred e Tina che l'hanno aiutata dopo esser arrivata a Dusselford con profonde ferite e in uno stato di panico assoluto. Ha passato sei mesi con loro, sei mesi che sono stati rigeneranti dopodiché negli anni a seguire ha ripreso in mano le redini della sua vita. Si è trasferita, ha un lavoro, delle relazioni più o meno tempestose ma certamente molto meglio di ciò che ha dovuto subire prima. Ho trovato Giuditta un personaggio estremamente forte e che deve essere preso d'esempio per ogni donna che è vittima di abusi di qualsiasi tipo. Il percorso che fa Giuditta non è per niente semplice: è anzi complesso. Come per la maggior parte delle vittime tentenna a chiedere aiuto ma quando lo fa ecco che si sente rinascere, ecco che si sente coraggiosa nell'esser riuscita a scappare dalle grinfie di Gabriele, spietato e depravato. Vediamo un animo fragile che è stato fatto a pezzi ma che con gli anni ha cominciato a risanarsi: la descrizione delle scene degli abusi, non soltanto su di lei, ma anche sulle altre malcapitate, fa venire i brividi. Ed è qui che conosciamo la mente malata di Gabriele che non riesce a darsi pace da quando Giuditta è scappata. Nessuno è riuscita ad eguagliarla, nessuna è stata come lei, vederla spezzata di fronte ai suoi occhi è stata una goduria troppo immensa per lui. Si odia per essersela fatta scappare ma più di tutti odia Giuditta proprio perché ha avuto quell'attimo di ribellione che gli è costato tutto. Per di più, non gli è nemmeno rimasto un suo video, cancellati dopo aver preso un virus. Gabriele è stato un personaggio sì, malato, ma incredibilmente affascinante da seguire. Sia chiaro, è quanto di più terribile possa essere una persona ma la sua psiche è stata interessante da studiare. Abbiamo qualcuno che non si dà pace da quando ha perso la sua preda e continua a cercarla negli occhi di altre povere ragazze che si lasciano ingannare dai suoi modi gentili. Modi che naturalmente sono in contrasto con i suoi pensieri: Gabriele infatti vede le donne solo come degli oggetti da usare per provocare il suo interesse sessuale, interesse che si accende soltanto se loro sono forzate e sono in preda al dolore, fino a quando non le coglie la morte. Quello è il piacere più intenso, la perfezione che può raggiungere. Ma sarebbe davvero perfetto se solo avesse di nuovo Giuditta. Neanche lo vediamo come uno stalker: Gabriele infatti la sta sì, cercando, ma non in un modo ossessivo come potremmo immaginare. Il suo è un gioco: appena arriva in una nuova città cerca un elenco telefonico e si mette a cercare se in quella città c'è davvero Giuditta. Per lui questa è una caccia ed è lì che sta il divertimento: deve cercare la sua preda e non lo può fare nel modo più facile, ovvero cercandola semplicemente sui social. Per Gabriele non c'è alcuno sviluppo: ed è giusto così perché altrimenti non sarebbe coerente con il personaggio che si è creato. Cosa che infatti ho apprezzato. Ho amato anche il confronto che ha con Giuditta perché vediamo una donna diversa, più forte e combattiva davanti ai suoi occhi ma questo non fa che eccitarlo ancora di più. Allo stesso tempo la reazione di Giuditta è perfettamente umana: infatti anche se è più forte rispetto alla ragazzina che era prima, c'è da dire che un trauma resta pur sempre un trauma. Infatti è spaventata, cerca di nuovo l'aiuto di Alfred, si aggrappa a Samuele e loro sono pronti a starle accanto e sostenerla. Quello che mi è piaciuto è che appunto Giuditta non è sola. Samuele è davvero un angelo, è innamorato di lei ormai da cinque lunghi anni e sa che farebbe di tutto per saperla felice. Per questo lo vediamo come il personaggio che non si tira mai indietro, che si mette anche allo scoperto. Non lo spaventa niente e nessuno, è motivato e fiducioso di una buona riuscita. Non si scompone neanche quando Giuditta gli rivela il suo passato e tutto quello che è stata costretta a fare sotto ordine di Gabriele. Samuele non la giudica: la comprende ed è pronto a lottare insieme a lei. Mi è un po' dispiaciuto che alla fine non ci sia stato un vero confronto diretto con Gabriele ma penso che sia meglio così. Era coerente con i fini della trama quindi posso capirne le scelte. Il messaggio davvero importante che lascia trasparire questo romanzo è che per uscirne, per essere forti bisogna esserlo insieme a qualcun altro. Non bisogna mai avere paura di chiedere aiuto perché in una situazione del genere è normale continuare ad avere timore come Giuditta. Sono stati i suoi amici a farla uscire. L'aiuto reciproco, la fiducia, è quanto di più essenziale possa esserci.

Stile

Nulla da dire riguardo lo stile perché è davvero ben strutturato. L'inizio e la fine specialmente li ho trovati simili nella costruzione, ed è una cosa che ho adorato perché vediamo l'inizio che si ricollega alla fine in un modo però del tutto nuovo e positivo. L'ho notato anche nella scelta di sottolineare il nome del personaggio in un incisivo, più volte. Ottimo show don't tell, siamo nella scena, siamo nell'azione e nella mente dei personaggi. Inoltre mi è piaciuto anche perché è uno stile che non si lascia andare in periodi troppo lunghi, ma è essenziale e colpisce il lettore andando dritto al punto. Così dovrebbe essere, ogni scena infatti ha una sua funzione e nulla è scritto per 'riempire pagine'.
La lettura scivola tranquilla, ci emoziona e ci fa rabbrividire. Quello che ogni romanzo dovrebbe fare.
Considerando che quindi non ho aspetti negativi da segnalare, concludo assegnando al romanzo il massimo del punteggio.


3 commenti:

  1. Grazie per avere colto il punto e per avere compreso a fondo un personaggio complesso come la 'mia' Giuditta. Grazie davvero.

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  2. Un viaggio tra i tormenti umani. Io sono la.preda ti obbliga a riflettere sull'importanza di essere sinceri prima con se stessi e poi con il mondo. Non si può essere preda sempre e neppure cacciatore. Ogni pagina è densa di dolore umorismo amore e molto altro. Come non poter essere dispiaciuti che sia finito...

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